Data: 
Giovedì, 8 Ottobre, 2015
Nome: 
Edoardo Fanucci

 Doc. LVII, n. 3-bis

Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, la Nota di aggiornamento del DEF illustra con serietà e responsabilità un contesto macroeconomico tutt'altro che statico. Esistano elementi di criticità oggettivi che nessuno vuole celare o nascondere: la crisi di domanda della Cina in particolare, un contesto internazionale di crescita più sfavorevole rispetto alle previsioni originarie del DEF. Inoltre, come sottolineato nel corso delle audizioni – Banca d'Italia, Corte dei conti, Ufficio parlamentare di bilancio – esistono elementi di incertezza che potrebbero minare il contesto espansivo internazionale prefigurato nel corso dell'ultimo anno, a causa ad esempio del caso Volkswagen, che potrebbe determinare quindi un impatto sulla crescita europea. Inoltre stiamo vivendo una crisi umanitaria senza precedenti, flussi di immigrazione straordinari ed eccezionali che vedono coinvolto il nostro Paese in prima linea, ma l'Europa non dovrà e non potrà lasciarci soli. Anche in termini di flessibilità, ciò potrebbe determinare un margine aggiuntivo determinato dal momento eccezionale che stiamo vivendo per far fronte ad una vicenda non nazionale ma comunitaria dai risvolti globali oggettivi e molto pesanti. Gli obiettivi prefissati dalla Banca centrale europea attraverso il QE, quantitative easing, sono solo in parte raggiunti. Certo, i tassi di interesse sono a livelli straordinariamente bassi in linea con le aspettative, ma il tasso di inflazione non cresce come previsto e il fenomeno della deflazione non è del tutto scongiurato. 

In questo contesto difficile, l'Italia si mostra oggi più forte, più autorevole e più credibile agli occhi dell'Europa e del mondo, grazie ad un Governo finalmente stabile, determinato a portare a compimento un articolato processo di riforme che, almeno in parte, stanno già dimostrando nei numeri effetti concreti per la nostra economia. Indicatori fondamentali dimostrano che il Governo è sulla strada giusta: con queste parole l'onorevole Tabacci, che ho ascoltato con attenzione, ha fatto nella sua analisi un riferimento all'azione di Governo. In particolare voglio specificare alcune azioni: in primis, la riduzione del tasso di disoccupazione, un miglioramento dell'occupazione, la fiducia di consumatori, famiglie e imprese, la ripresa della domanda interna, il rafforzamento delle esportazioni. Certo, anche grazie a fenomeni esterni, quali il cambio euro-dollaro favorevole, tassi di interesse e costo del petrolio. Sarebbe un grave errore non cogliere e non sottolineare queste opportunità. In questa fase a mio avviso dovremmo sostenere questa fase di crescita, non certo scoraggiarla. Dobbiamo considerarla ancora più positiva se confrontata a un quadro economico internazionale recessivo che ha colpito con violenza e drammaticità il nostro Paese dal 2008 al 2014 con più violenza rispetto agli altri competitor europei e internazionali. Avanti quindi con un'azione espansiva volta ad accompagnare e sostenere l'attuale fase di crescita per consolidarla e rafforzarla. 
Cosa può fare l'Europa per l'Italia ? Non è la domanda giusta, la domanda è: cosa può fare l'Italia per l'Europa. Certamente può contribuire a rendere la comunità europea più giusta, più equilibrata e più sostenibile, solo così saremo in grado di respingere i nazionalismi emergenti più biechi e crudeli rispetto anche alle vite umane. Noi ci rivediamo nell'Europa della banda larga, dei ponti, degli investimenti internazionali, non certo nell'Europa dei muri. La nostra è l'Europa della solidarietà e della speranza. Anche grazie all'Italia stiamo realizzando il piano Juncker, certo, ancora agli inizi, ma è un piano che determinerà investimenti senza i quali il nostro Paese e l'Europa faticherebbero a continuare a crescere. Come fare ? Aspettare e chiedere assistenzialismo ? Potevamo farlo, ma abbiamo scelto di farlo da protagonisti, attraverso azioni decise, forti e cambi di paradigma importanti e mai visti prima. 
Voglio declinare queste azioni con alcune parole chiave. Serietà vuol dire portare avanti una spending review continua, costante, mai orientata a semplici tagli lineari. Una revisione della spesa a tutti i livelli, ma senza impattare sui servizi ai cittadini, una sfida tanto difficile quanto ambiziosa e sfidante. Poi, il rafforzamento delle centrali d'acquisto, obiettivi benchmark sfidanti e obiettivi anche legati ai costi standard. Il problema non è solo spendere meno, quindi, ma spendere meglio senza incidere su quello che può determinare da una riduzione della spesa, ovvero sull'impatto della crescita economica. 
Ambizione è un'altra parola chiave. Tagli delle tasse per le famiglie e per le imprese, in un quadro programmatico di medio-lungo termine. 
Quanti, nel recente passato, hanno promesso e annunciato un taglio delle tasse ? Oggi non soltanto lo annunciamo, ma lo realizziamo nei fatti. Voglio rispondere anche al rappresentante di SEL, che nell'intervento ha definito il taglio delle tasse come la cosa più semplice del mondo. A me non risulta che lo sia o, certamente, è la cosa più difficile da realizzare, visto che in tanti si sono riempiti la bocca di questi propositi ma non li hanno mai portati a compimento. 
Ma noi siamo andati oltre rispetto al concetto di riduzione delle tasse. Abbiamo cercato di mettere al centro i più deboli, i più poveri, le classi che nel tempo hanno pagato di più. Ricordo quello che abbiamo fatto, in questi anni, agli amici di SEL: la rimodulazione delle rendite finanziarie; l'abbiamo fatta noi, mentre altri l'hanno annunciata senza mai farla. Abbiamo portato avanti delle misure fortemente ridistributive: la misura degli 80 euro e il «bonus bebè» su tutti. 
Ma non ci fermiamo. In più, in passato non soltanto non si sono abbassate le tasse, ma con le tasse si sono fatti degli assegni postdatati (e mi riferisco alle clausole di salvaguardia). Il primo obiettivo ben certificato in questa nota di accertamento del DEF, non previsionale ma programmatica, sarà l'abbattimento ed essere in grado di disinnescare la clausole di salvaguardia, che in tre anni contano 72 miliardi di euro. Lo dico ad alta voce e lo ripeto: 72 miliardi di euro in tre anni ! Se saranno disinnescate vorrà dire un grande impatto per la nostra economia, se non altro in termini di minore impatto recessivo; soltanto per il 2016 si parla di 16,8 miliardi. 
Solidarietà è l'altro termine: contrasto alla povertà assoluta con misure con spiccata attenzione all'universalità finalizzata a sostenere un quadro di giustizia sociale. Il Governo lavorerà ad un collegato, un provvedimento finalizzato a trattare, con risorse e progetti strategici, il contrasto alla povertà. Quindi, non è una bandiera, ma è un obiettivo strategico di questo Governo. 
Rispetto e determinazione. Rispetto: noi vogliamo andare avanti contro la lotta all'evasione fiscale, ma anche contro la lotta all'elusione fiscale. Penso ai grandi processi internazionali. Lo abbiamo annunciato ai tempi della web tax, poi rimossa perché chiedevamo un intervento in Europa. Oggi chiediamo all'Europa di intervenire e se non lo farà lo faremo noi, da soli, nei prossimi anni. 
Determinazione, dicevo. Il lavoro al centro della ripresa. Il contratto a tempo indeterminato sia la via maestra, costi di meno rispetto al contratto a tempo determinato. La riforma del mercato del lavoro è forse il fiore all'occhiello di questo Governo e noi intendiamo andare avanti, con misure volte alla decontribuzione che continueranno, anche se nel caso verranno rimodulate. 
Infine, il Mezzogiorno e gli enti locali. Il Mezzogiorno è per noi non una zavorra ma un'opportunità, un volano di sviluppo, senza il quale l'Italia non potrà crescere come nelle aspettative. Paradossalmente, il Mezzogiorno ha più margini di crescita rispetto al resto del Paese. Con questo spirito intendiamo affrontare la lotta alla corruzione, la lotta alla burocrazia, la capacità di spesa, anche nel Mezzogiorno, di fondi spesso male utilizzati o, in alcuni casi, mai utilizzati. 
Gli enti locali verranno accompagnati e sostenuti in un percorso di riforme senza le quali non potremo andare incontro alla crescita.  In conclusione, Presidente, avremmo potuto accettare il quadro tendenziale, lavorare a piccoli accorgimenti, rimanere passivi e inerti di fronte a quello che sta accadendo sopra le nostre teste, far scattare le clausole di salvaguardia e sperare nella buona sorte. Non lo abbiamo fatto, abbiamo optato per la strada più difficile e più impervia: quella delle riforme, grazie alle quali potremo ottenere la flessibilità prevista nel Patto di stabilità e crescita, non chiedendo un favore, ma esigendo il rispetto del nostro Paese, avanti con la forza di chi, guidato da un amore viscerale per il nostro Paese... ...sa che non si risparmierà nemmeno per un attimo e ce la metterà tutta per portare a casa i risultati attesi, da tempo, troppo tempo, oggi c’è speranza, coltiviamoli col duro lavoro, oggi più che mai tocca a noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).