Grazie, Presidente. La richiesta di proroga della Commissione d'inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, di cui faccio parte, è stata condivisa, come si è sentito anche negli interventi precedenti, da tutti i componenti della Commissione stessa per permettere di completare il corposo lavoro ad oggi realizzato che ha visto, dal novembre scorso ad oggi, missioni a Roma, Napoli, Milano, Bologna, Genova, Venezia, Bari, Torino e Palermo, con l'ascolto di 170 testimonianze, tra cui i sindaci metropolitani, assessori, prefetti, questori e forze dell'ordine, oltre alle associazioni operanti nei territori. Inoltre, la Commissione ha programmato audizioni con 37 esponenti del mondo accademico, delle istituzioni e di enti pubblici, di rappresentanti di categorie socio-economiche e con oltre 27 associazioni di volontariato privato e sociale.
Una quantità di dati importantissimi, che fanno il punto sullo stato delle aree urbane più dinamiche e in trasformazione, che sono le città metropolitane, dove si concentrano 21 milioni di persone, e che, proprio per la loro complessità, sono contemporaneamente i luoghi dello sviluppo economico e dei conflitti sociali.
Ci sono forti relazioni tra le trasformazioni delle città e i processi di marginalizzazione che portano al degrado e al disagio sociale, problemi che non sorgono nelle zone periferiche in sé, ma nelle zone che perdono la loro identità. Le periferie non sono dei luoghi lontani dal centro storico, ma luoghi presenti in diversi punti delle città di disorganizzazione sociale, dove gli immobili sono degradati, il tasso di povertà alto, ci sono reti informali fragili, uno scarso senso di appartenenza e conflitti culturali tra gruppi diversi. Il compito della Commissione è stato quindi enorme, perché apparentemente doveva indagare su due punti, degrado e sicurezza delle città e delle loro periferie, ma nella realtà ha dovuto affrontare decine di argomenti, perché per fare ordine là dove c'è disordine, fragilità sociale e quindi insicurezza e degrado, occorre affrontare il tema dei servizi scolastici, sportivi, sociali, della casa e del lavoro, delle reti sociali, della partecipazione, della qualità degli spazi pubblici, dei rom, dello spaccio di droga, dell'insicurezza, e anche affrontare il tema, che è molto presente nelle relazioni che presenteremo al Parlamento, dei ruoli e competenze dei vari livelli istituzionali.
I dossier che stiamo completando saranno strumenti importanti per il nuovo Parlamento, perché costituiscono un solito quadro conoscitivo utile definire un'agenda urbana nazionale che orienti i programmi di rigenerazione urbana verso obiettivi duraturi e incisivi. Per questo mi auguro che il prossimo Parlamento possa fare delle esperienze di questa Commissione d'inchiesta occasione per dotarsi di una Commissione bicamerale permanente che accompagni la definizione dell'agenda urbana italiana e verifichi il risultato le politiche di rigenerazione urbana, continuando a tenere il filo diretto con i cittadini e le loro associazioni, che ancora una volta, in questi mesi di incontri, hanno dimostrato che, anche grazie al loro impegno, le periferie sono anche dei luoghi di sperimentazione di politiche e di servizi e di nuovi modelli di integrazione sociale. Nelle periferie, infatti, sono presenti straordinari patrimoni di competenze e culture, tante persone che si impegnano per produrre valore sociale e che operano in associazioni, cooperative e imprese sociali. Sono coloro che hanno trasformato immobili dismessi o sottoutilizzati in spazi culturali o luoghi di incontro, in spazi per coworking o start-up di piccole imprese che fanno scuole di recupero per gli stranieri, dopo scuola ed esperienza di cohousing. Al loro fianco ci sono spesso istituzioni locali, università, fondazioni, e adesso, grazie al lavoro della Commissione d'inchiesta, anche il Parlamento. Per tutto questo esprimo quindi il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.