A.C. 3331
Signora Presidente. Giovedì e venerdì scorso si è tenuto a Milano il terzo forum Italia – Svizzera sotto l'attenta regia dell'ambasciata Svizzera in Italia e di Limes alla presenza delle massime autorità politiche e sociali, nonché di esperti sui vari problemi in discussione tra i due paesi vicini.
I lavori contrassegnati da un intenso e approfondito dibattito, sono poi stati conclusi dal presidente della Confederazione Didier Burkhalter e da un saluto del nostro ministro degli affari esteri e comunitari, Gentiloni, impegnato a Vienna.
Libera Circolazione dei capitali delle merci e direi soprattutto delle persone, nuova linea transalpina (Alptransit) al seguito della prossima apertura del traforo del Gottardo e in seguito, dopo alcuni anni, del Ceneri, con tutto quanto ciò significhi per il trasporto delle merci e per gli spostamenti delle persone sull'asse nord Sud che va da Rotterdam a Genova, anche e soprattutto dopo il termine dei lavori del traforo del terzo valico.
Sono solo alcuni dei temi affrontati a Milano nel mentre terminava quella straordinaria avventura dell'Expo con particolare attenzione al recente accordo fiscale tra i due Paesi.
Vorremmo dire: era ora. E persino tardi. Anche perché, per utilizzare una celebre affermazione di Reiner Maria Rilke,«il futuro entra in noi molto prima che accada». Andavano superate le divisioni, le polemiche, le resistenze, l'insieme di incomprensioni che avevano in parte avvelenato il clima dei rapporti tra le due nazioni amiche.
La presenza della Svizzera nelle liste nere (Black list) a causa dei capitali in centinaia di miliardi, illegalmente detenuti dai nostri cittadini italiani in conti svizzeri grazie al segreto bancario. Che non vanno tuttavia confusi con i conti dei cittadini italiani stabilmente residenti nella confederazione per una attività lavorativa o rientrati in Italia, quasi sempre da pensionati, dopo aver vissuto una vita lavorativa in territorio elvetico.
Era evidente la necessita di regolamentare i problemi legati alla doppia imposizione fiscale introducendo in particolare lo standard dell'OSCE sullo scambio di informazioni fiscali su domanda.
La revisione della convenzione tra l'Italia e la Svizzera, entrata in vigore nel marzo del ’79 che stabiliva la compensazione finanziarie dei tre cantoni di frontiera non oltre il 40 per cento del gettito fiscale da versare alla tesoreria del Ministero del tesoro con il vincolo di trasferimento ai comuni di provenienza dei lavoratori frontalieri. Nonché il complessivo miglioramento dell'accesso al mercato italiano dei fornitori svizzeri di prestazioni finanziare, partendo dallo stato di fatto di un interscambio tra i due paesi, oggi, oltre i trenta miliardi.
Tutto ciò in un accavallarsi di tensioni e per quanto riguarda i lavoratori frontalieri, la resistenza sino alla minaccia, del cantone Ticino di congelare i trasferimenti del gettito fiscale, ammontante all'incirca a 44 milioni di Euro, all'Italia e, con drammatiche conseguenze di carattere finanziario per i comuni interessati.
Il voto del referendum del febbraio del 2014, lanciato dalla destra svizzera, sulla limitazione della libera circolazione e degli accordi bilaterali tra la confederazione, l'Unione europea e i suoi Stati membri, approvato a stretta maggioranza (circa Ventimila voti di scarto) dal popolo svizzero, ma con un voto quasi plebiscitario degli elettori del cantone Ticino, fu un momento di forte tensione tra la svizzera, l'Italia e l'Unione.
Le stesse votazioni federali di ottobre scorso che hanno premiato le forze di destra, hanno fornito ulteriori ostacoli alla ricerca di un compromesso tra l'UE e la Confederazione, fermo restando il principio indissolubile della libera circolazione. C’è ancora tempo, tuttavia, per un accordo onorevole o una possibile ulteriore consultazione referendaria.
La firma dell'intesa sulle questioni fiscali tra l'Italia e la Svizzera, un passo nella giusta direzione, per quanto riguarda il nostro paese ma anche e soprattutto per la Svizzera, paese in cui, l'atto finale sarà il pronunciamento referendario del popolo sovrano.
E di forte interesse per la comunità italiana in Svizzera da sempre fattore di progresso e di crescita. Ha sviluppato nel tempo un rapporto sociale e umano tale da superare i pregiudizi, gli steccati imposti in passato dai rispettivi confini nazionali.
E per quanto riguarda il cantone Ticino è persino inutile rimarcare lo straordinario contributo delle Lombardia e del Piemonte al suo sviluppo.
I tecnici, i lavoratori di ogni professione che hanno trovato in Ticino, nei Grigioni e nel Vallese la possibilità di espletare con successo la loro attività, hanno contribuito allo sviluppo dei cantoni limitrofi e nelle regioni italiane nel corso dei decenni.
Ecco il perché dell'intesa che, una volta completata sul piano politico e tecnico, può aprire un nuovo capitolo nei rapporti tra le due nazioni.
Il 19 dicembre 2014, la Svizzera e l'Italia hanno parafato un protocollo di modifica alla convenzione doppia imposizione che prevede lo scambio automatico di informazioni su domanda delle due parti. Il protocollo di modifica è applicabile dal giorno della firma vale a dire dal 23 febbraio 2015.
Di conseguenza ai fini della VDP, la Svizzera verrà trattata come se non figurasse sulla lista nera. Naturalmente, per quanto riguarda la Svizzera, il protocollo, oltre all'approvazione delle camere federali, dovrà sottostare a referendum facoltativo.
È prevista inoltre una roadmap per gli obblighi politici reciproci in riferimento ai lavoratori frontalieri, all'accesso al mercato, alle questioni riguardanti l'enclave di Campione d'Italia,
Nello scambio di informazioni i due paesi adotteranno in futuro lo standard dell'OSCE tramite una nuova base legale da costruire in progress e che riguarda anche l'estensione dello scambio automatico d'informazioni tra la Svizzera e i Paesi membri dell'Unione Europea.
Il capitolo più importante dell'accordo riguarda i contribuenti italiani che detengono, illegalmente, un conto in Svizzera e che possono partecipare alla (VDP) dichiarazione volontaria del capitale posseduto alle stesse condizioni di quelle applicate a paesi che non figurano nella lista nera italiana.
Entrambi gli Stati possono agire per identificare le persone che intendono dissimulare valori patrimoniali non dichiarati. In questo caso è applicato lo standard penalizzante dell'OSCE.
I contribuenti che partecipano al VDP, in scadenza a fine novembre 2015, beneficiano di progressive riduzioni delle pene.
Per quanto riguarda i lavoratori frontalieri operanti nei cantoni confinanti con l'Italia, (circa 70.000), essi sono soggetti attualmente a imposizione esclusiva in Svizzera.
I cantoni interessati versano all'Italia il 38,8 per cento del gettito fiscale che è destinato ai comuni di residenza.
In futuro, i frontalieri saranno assoggettati ad una imposizione nello stato in cui esercitano la loro attività professionale e ad una imposizione ordinaria nello stato di residenza.
La quota spettante allo stato del luogo di lavoro ammonterà al massimo al 70 per cento del totale dell'imposta prelevabile alla fonte, il rimanente nel paese di residenza del lavoratore frontaliero.
Va naturalmente precisato che su tale problema sono previste delle fasi in progressione anche per rispondere, visto il differenziale impositivo tra i due paesi (quello svizzero è molto inferiore all'italiano) alle preoccupazioni dei nostri lavoratori frontalieri e degli stessi comuni di confine. Si può ipotizzare nel tempo anche qualche forma di salvaguardia.
Con l'entra in vigore del protocollo di modifica della CDI (Convenzione doppia imposizione) la Svizzera sarà tolta dalla lista nera.
Su Campione d'Italia si ricercheranno soluzioni pragmatiche concernenti le questioni fiscali e non dell'enclave.
In conclusione, dopo anni di controversie l'accordo tra la Svizzera e l'Italia pone le basi per il superamento delle frizioni del recente passato e per il rafforzamento della cooperazione tra i due paesi in ogni campo.
E permetterà ai cantoni di confine di affrontare in positivo i problemi dei rapporti tra le due comunità legati alla presenza dei lavoratori frontalieri che sono stati, pur tuttavia, in tutti questi anni gli attori protagonisti dello sviluppo.
Considerati a torto portatori di concorrenza (dumping sociale) non è a loro che si può chiedere il rispetto della normativa e dei contratti aziendali, ma alle forze politiche e sociali del Ticino, dei grigioni e del Vallese anche in stretta collaborazione con le forze politiche e sociali delle regioni italiane interessate perché sia valorizzato appieno il loro lavoro, la loro professionalità, il sacrificio e l'impegno con cui hanno operato oltre allo spirito aperto e solidale con cui si sono rapportati alla popolazione locale.
Se ciò avverrà avremo aperto una nuova pagina dei rapporti italo svizzeri nel segno della vicinanza e della collaborazione nell'interesse delle due nazioni amiche.Per le considerazioni esposte chiedo a nome del gruppo democratico l'approvazione del protocolla d'intesa tra la Confederazione elvetica e l'Italia che è l'atto finale degli accordi ratificati sul piano fiscale tra una serie di Paesi tra i quali: Vaticano, Canada, Taiwan, San Marino, Lussemburgo.