Data: 
Giovedì, 19 Giugno, 2014
Nome: 
Fabrizia Giuliani

A.C. 1589-A

Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, io credo che, come molte delle questioni che abbiamo discusso anche prima di questo atto legislativo, anche la norma stessa che andiamo a discutere tocca questioni davvero molto delicate e credo dunque che sia necessario, più che opportuno per affrontare il confronto, sgombrare il campo da giudizi affrettati, quando non veri e propri pregiudizi, cornici ideologiche superate per evitare semplificazioni e strumentalizzazioni che non aiutano in alcun modo. 
  Credo che sia necessario, invece, conoscere e approfondire con attenzione e sensibilità – ripeto: sensibilità – data la materia, per consentire a processi legislativi di natura internazionale, come quelli che oggi discutiamo e dei quali ci occupiamo, di giungere finalmente a compimento e, quindi, di risolvere i problemi che ci si prefigge di risolvere. 
  Il richiamo è alle parole del collega Nicoletti. I valori di certezza e determinazione che rappresentano specificamente l'obiettivo di questo provvedimento, a mio avviso, debbono rappresentare una vera e propria stella polare; devono essere i principi ai quali ci ispiriamo per riuscire a portare a compimento e, quindi, ratificare la norma in oggetto. Solo così, io credo, concretamente si evita quell'esposizione al rischio e allo sfruttamento a cui il contesto internazionale espone i minori e che credo, senza distinzioni di sorta in quest'Aula, vogliamo perseguire, perché rappresenta il nostro obiettivo. 
  Vado a sintetizzare, perché molte delle ragioni che ci spingono, appunto, a questa ratifica sono state già ben riassunte dai relatori. Io credo che le ragioni che sono alla base della necessità di questa ratifica siano essenzialmente tre: in prima istanza, la nostra comune appartenenza europea. Lo ripetiamo spesso: l'Europa non è soltanto austerità, fiscal compact o emergenze di natura sociale ed economica. Non solo l'Europa, alla quale guardiamo, è l'Europa dei diritti, ma io credo che la storia che attraversa il nostro continente contenga davvero fino in fondo la capacità di perseguire valori come quelli dell'uguaglianza, tenendo conto del riconoscimento delle differenze, differenze di natura religiosa, di natura culturale e politica. La capacità di mediare concretamente, a livello giuridico, tra queste differenze è il compito che ci spetta, la responsabilità che abbiamo sulle spalle. Per questa ragione, dunque, richiamo l'Europa. 
  La seconda istanza è quella di continuare nello sforzo inaugurato dal Governo Letta e proseguito oggi dal Governo Renzi, perché questa legislatura prova a portare il segno – e a mio avviso lo porta – di un avanzamento sul terreno della partecipazione ai processi democratici, della promozione di una democrazia partecipativa che riesce a riconoscere i bisogni delle persone anche quando con la nozione di persona noi ci riferiamo ai minori, ai bambini. Le istanze dei minori, oltre davvero ogni retorica, non possono rimanere inascoltate. È importante sostenere lo sforzo del diritto di accompagnare il riconoscimento dei bisogni dei bambini in un contesto internazionale, come quello che hanno evocato i colleghi prima di me, che li espone davvero a molti rischi e a molte opportunità. Insomma, i movimenti che attraversano i nostri continenti danno molte opportunità, ma espongono a molti rischi e con molta laicità dobbiamo essere in grado di identificarli. 
  Vengo al punto. Si tratta di una Convenzione davvero rilevante che – appunto lo hanno ricordato anche altri prima di me – è entrata in vigore dal 1o gennaio 2002 e finora è stata ratificata da più di 30 Paesi. L'Italia è però in ritardo. Risulta, appunto, tra gli ultimi Paesi dell'Unione ad avviare questo processo, nonostante i moniti della Commissione. Oggi io credo che, dopo la riforma del diritto di famiglia, che ha comportato pienamente il superamento del concetto, del principio, di potestà genitoriale, ancora così fortemente radicato nel nostro senso comune, io credo che dobbiamo essere capaci di affrancarci da questo senso comune e non possiamo esimerci dal muovere un ulteriore passo, nel senso della tutela e della promozione dei diritti dell'infanzia e dei minori. 
  Del resto, l'articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza afferma con chiarezza come in tutte le decisioni relative ai minori, di competenza delle istituzioni pubbliche o private, di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative e degli organi legislativi, l'interesse superiore debba essere preminente. Il lavoro che abbiamo svolto all'interno delle Commissioni è andato con decisione in questo senso, ossia quello del riconoscimento dei diritti dell'infanzia al netto di qualunque discriminazione. 
  Io credo che la lotta proprio per il contrasto a queste discriminazioni non deve conoscere né confini né frontiere. Del resto, per dire quanto è stato grande lo sforzo dei lavori delle Commissioni competenti, basta verificare quante sono le proposte di emendamenti alle quali si è lavorato e quante sono state le audizioni. Non mi soffermo su di essi per ragioni di tempo e perché io credo che siano stati presenti anche a tutti i colleghi che vi hanno partecipato e, quindi, a questa Assemblea. Perché la proposta ha avuto bisogno di tutto questo dibattito ? Perché coinvolge i provvedimenti di kafala, sui quali si sono soffermati sia la Presidente Ferranti che il collega Nicoletti, e perché la misura di protezione dell'infanzia disposta all'estero nei Paesi di tradizione islamica, come sappiamo, ha posto anche qualche problema, non riconoscendo altro legame oltre quello della consanguineità. 
  La kafala, se dovessimo dirlo in parole molto semplici, è un affidamento che si protrae fino alla maggiore età e non trova, ad oggi, corrispondenze all'interno dell'ordinamento giuridico italiano. È espressamente citata nella Convenzione internazionale dei diritti dei minori del 1989, ratificata in Italia nel 1991. In essa si legge come ogni fanciullo, il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare, oppure non può essere lasciato in tale ambiente, ha diritto a protezione e ad aiuti speciali dello Stato. Gli Stati che prevedono per questo minore una protezione sostitutiva in conformità con la loro legislazione nazionale, possono provare a tradurre questa norma concretamente attraverso la sistemazione in una famiglia, lakafala di diritto islamico, l'adozione o, in caso di necessità, il collocamento in un adeguato istituto per l'infanzia. 
  Nell'effettuare una selezione tra queste soluzioni si terrà debitamente conto della necessità della continuità nell'educazione e nei bisogni del minore, nonché della sua cultura, della sua origine etnica, religiosa, culturale e linguistica. Del resto, i fenomeni di migrazione, con i quali sempre più frequentemente anche questa Assemblea legislativa si confronta, sanno quanto sia difficile mediare fra tradizioni diverse e, dunque, nell'effettuare una selezione tra queste soluzioni si deve tenere conto di questa continuità. 
  Ora, io credo che il disegno di legge che si propone la ratifica della Convenzione dell'Aja sulla competenza, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori e di adeguamento dell'ordinamento interno ai principi espressi dalla Convenzione, per dare veste giuridica a quella sorta di affidamento familiare, debba misurarsi con queste mediazioni. È un provvedimento atteso e fortemente voluto dal Governo... È un provvedimento importante su cui le Sezioni unite della Corte di cassazione si sono espresse con la sentenza n. 21108 del 2013, che voglio rapidamente richiamare: «non può essere rifiutato il nulla osta all'ingresso nel territorio nazionale, per ricongiungimento familiare, richiesto nell'interesse di minore cittadino extracomunitario affidato a cittadino italiano residente in Italia con provvedimento di kafalah pronunciato dal giudice straniero nel caso in cui il minore stesso sia a carico o conviva nel paese di provenienza con il cittadino italiano ovvero gravi motivi di salute impongano che debba essere da questi personalmente assistito». Credo che debba essere questa una traduzione che non possiamo esimerci dal compiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).