Relatrice per la maggioranza
Data: 
Martedì, 18 Ottobre, 2016
Nome: 
Marietta Tidei

 A.C. 4079-A

Grazie Presidente, colleghi deputati, onorevole Ministro, l'Accordo di Parigi sul clima è stato siglato il 12 dicembre 2015 nell'ambito della XXI Conferenza delle parti della Conferenza quadro delle Nazioni Unite sul clima, la COP21, e firmato il 22 aprile 2016 a New York da più di 170 Paesi, nel corso di una cerimonia solenne tenutasi presso la sede delle Nazioni Unite. Ricordo che la lotta ai cambiamenti climatici costituisce uno degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata nel settembre 2015 nell'ambito dello storico summit delle Nazioni Unite ed entrata in vigore il 1o gennaio 2016. In particolare, l'obiettivo 13 dei diciassette obiettivi per uno sviluppo sostenibile esplicita l'esigenza di adottare azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico ed i suoi impatti, evidenziando come l'attuazione dell'Accordo di Parigi risulti essenziale per il raggiungimento degli obiettivi in materia di sviluppo sostenibile. 
L'Accordo fissa una serie di impegni a livello internazionale per la diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra, contenute in vista di una limitazione dell'aumento della temperatura del pianeta e di conseguenti effetti negativi sull’habitat umano, soprattutto con il moltiplicarsi di eventi climatici a carattere estremo. 
Inoltre, costituisce l'esito più significativo di un percorso iniziato nel 1992 con la Convenzione di Rio sui cambiamenti climatici e che, cinque anni dopo, con il Protocollo di Kyoto, ha visto concentrare l'attenzione più specificamente sull'obiettivo di una riduzione del 5 per cento delle emissioni di gas ad effetto serra nel periodo 2008-2012, in riferimento ai valori del 1990. 
Anche nel caso dell'Accordo di Parigi, come già per il Protocollo di Kyoto, l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno optato per adempiere congiuntamente agli impegni in questione. Ciò comporterà, al momento del deposito degli strumenti di ratifica, la contemporanea notifica di un accordo di attuazione congiunta, nel quale emergano con chiarezza gli impegni dei singoli Stati. 
L'accordo di attuazione congiunta risulta attualmente in fase di definizione sulla base del pacchetto europeo di riduzione dell'emissione di gas serra in riferimento all'anno 2030. Nel marzo 2015, in vista dell'adozione dell'Accordo di Parigi, l'Unione europea e gli Stati membri hanno comunicato un impegno a ridurre le emissioni di gas a effetto serra nella misura del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990. 
L'Accordo di Parigi, che sostituirà l'impianto dell'attuale Protocollo di Kyoto, basato sulla responsabilità dei Paesi industrializzati, è un accordo universale, vincolante ed equilibrato, che fissa impegni equi e ambiziosi di tutte le parti, stabiliti in base alle differenti realtà nazionali, alla luce delle diverse circostanze nazionali. 
In particolare, in termini di mitigazione, l'Accordo fissa un obiettivo a lungo termine volto a limitare l'aumento della temperatura ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, con l'intento di contenerlo entro 1,5 gradi centigradi. A tal fine le parti dovranno raggiungere il picco globale delle emissioni il più presto possibile, per poi intraprendere rapide riduzioni in seguito. 
Inoltre, le parti prepareranno, comunicheranno e manterranno i contributi, determinati a livello nazionale, che intendono progressivamente conseguire. I contributi dovranno essere presentati ogni cinque anni sulla base di un meccanismo di revisione degli impegni assunti, che prenderà l'avvio dal 2018. 
Prima e durante la COP21 di Parigi, le parti hanno presentato i propri contributi completi. 
L'Unione europea e i suoi Stati membri sono stati la prima grande economia a provvedere in tal senso, il 6 marzo 2015. 
I contributi dell'Unione europea prevedono una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra almeno del 40 per cento entro il 2030. 
Quanto al contenuto dell'Accordo di Parigi, rinvio alla relazione svolta in Commissione. 
Ricordo che l'accordo è stato formalmente ratificato dal Consiglio ambiente dell'Unione europea il 4 ottobre scorso, subito dopo aver ottenuto il consenso del Parlamento europeo. 
La decisione di ratifica è stata ufficialmente approvata in tempi strettissimi dal Consiglio dell'Unione europea, grazie ad una procedura inedita, che lo stesso aveva messo a punto nella riunione straordinaria tenutasi il 30 settembre scorso e che il Parlamento europeo ha avallato a larghissima maggioranza (610 voti a favore) nella mattina del 4 ottobre, con quello che è stato considerato un voto storico, a cui hanno assistito il Segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon, la presidente della COP 21, la Ministra francese Ségolène Royal ed il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. 
La procedura ha consentito al Consiglio di ratificare l'accordo a nome dell'Unione europea, senza attendere, come altrimenti previsto, che i singoli Stati membri completassero i loro iter nazionali. 
La decisione prevede infatti che questi ultimi procedano alla ratifica simultaneamente all'UE o, qualora non l'avessero ancora fatto, successivamente, purché in tempi brevi. 
Si tratta però, come espressamente scritto in una dichiarazione congiunta, a firma di Consiglio e Commissione, approvata assieme alla decisione di ratifica, di una procedura straordinaria, applicata solo all'Accordo di Parigi, proprio per la sua importanza storica. 
Con l'approvazione dell'Accordo da parte del Parlamento europeo ed il completamento del processo di ratifica da parte dell'Unione europea, è stata raggiunta la soglia fissata: ratifica da parte del 55 per cento delle parti contraenti, rappresentanti il 55 per cento delle emissioni totali. 
Pertanto, l'accordo entrerà in vigore il 5 novembre prossimo. 
Per quanto riguarda i singoli Stati membri, allo stato l'accordo è stato ratificato da Austria, Francia, Germania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Ungheria. 
L'accordo è inoltre stato già ratificato da Cina e Stati Uniti. 
Quanto al disegno di legge, segnalo che l'articolo 3, dedicato al contributo italiano al green climate found, prevede che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia autorizzato ad assicurare la partecipazione italiana al fondo, nella misura di 50 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2016- 2018, onde contribuire alla prima capitalizzazione del Fondo medesimo. 
L'articolo 4 riguarda gli eventuali oneri finanziari conseguenti ai contributi nazionali, quali previsti all'articolo 4, paragrafi 2 e 3 dell'Accordo di Parigi. Tali oneri finanziari saranno autorizzati, una volta definiti a livello europeo, con provvedimenti normativi ad hoc. 
L'articolo 5 reca la copertura finanziaria degli oneri, collegati alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Parigi. In particolare, il riferimento all'onere collegato al contributo italiano al green climate found prevede che, alla spesa di 50 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2016-2018, si provveda mediante riduzione del Fondo speciale di parte capitale dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. 
La rapidità che sta caratterizzando l'esame di questo importante disegno di legge di ratifica è senz'altro motivata dall'esigenza di assicurare una piena operatività all'Accordo di Parigi, che fissa per la prima volta una serie di impegni alla limitazione delle emissioni di gas a effetto serra, anche in capo a Paesi finora esclusi, in quanto al di fuori del novero dei Paesi sviluppati. 
Ciò dovrebbe, nel tempo, ridurre i differenziali di convenienza per gli investimenti, che nei decenni passati hanno accelerato il fenomeno della delocalizzazione produttiva delle aziende italiane. 
Ancora più importante è l'impatto potenziale per le aziende italiane, che dovrebbe comportare l'insieme degli sforzi per accrescere le capacità dei Paesi meno avanzati nel settore del contenimento delle emissioni e dei relativi controlli. Ciò dovrebbe infatti favorire l'esportazione delknow how italiano nel settore delle tecnologie verdi, il cui sviluppo ha consentito al nostro Paese, già nel periodo 1990-2013, di conseguire una diminuzione netta delle emissioni di anidride carbonica del 17,4 per cento. 
È altresì importante che l'iter parlamentare dell'autorizzazione alla ratifica possa concludersi prima della nuova Conferenza sui cambiamenti climatici, che si svolgerà a Marrakech dal 7 al 18 novembre prossimi, la COP 22, che definirà una serie le azioni in vista dell'entrata in vigore dell'Accordo di Parigi.