Data: 
Lunedì, 25 Marzo, 2019
Nome: 
Fausto Raciti

Doc. LXXXVI, n. 2-A

 

Presidente, oltre a rilevare che per l'ennesima volta discutiamo di affari europei senza il Ministro competente, volevo rappresentare la posizione del nostro gruppo parlamentare rispetto a questa relazione programmatica, che è molto chiara rispetto agli intendimenti della Commissione europea ma che non dice sostanzialmente nulla rispetto agli impegni che il Governo italiano intende davvero assumere.

La Relazione programmatica sulla partecipazione italiana all'Unione europea nel 2019 costituisce un elemento decisivo, non solo sul fronte della politica europea ma anche in termini di politica interna. Il nesso tra aspetti europei e dimensioni interne è cruciale in questo momento, data l'imminenza delle elezioni del 26 maggio, le quali verosimilmente modificheranno gli assetti delle istituzioni europee. Il ruolo del nostro Governo in Europa, al di là delle dichiarazioni formali, ha subito un progressivo isolamento: l'aspro confronto sulla legge di bilancio, lo scontro sul tema dei migranti portati avanti dal Ministro dell'Interno Salvini e iniziato la scorsa estate, le posizioni espresse sul Venezuela, il duro contrasto con la Francia, che ha portato il Governo di Parigi a richiamare il proprio ambasciatore a causa delle dichiarazioni del Ministro Di Maio, sono solo alcuni degli esempi di graduale allontanamento del Governo in carica dal classico tracciato europeo del nostro Paese. Anche l'accoglienza riservata al nostro Presidente del Consiglio in occasione del suo intervento nell'Aula del Parlamento europeo di Strasburgo il 12 febbraio scorso, con il duro intervento del presidente del gruppo ALDE, il liberale Verhofstadt, al quale si sono uniti in un coro di critiche i presidenti dei gruppi e S&D, Verdi e Popolari, la dice lunga sullo stato delle relazioni del nostro Governo a livello europeo. È ormai chiara la collocazione sempre più marcata dell'Esecutivo giallo-verde al fianco dei Paesi del cosiddetto gruppo Visegrad - formato da Governi che si collocano nell'Unione Europea all'estrema destra -, come le continue recenti visite del Ministero dell'Interno Salvini testimoniano. A peggiorare la situazione, le recenti dimissioni del Ministro Savona e l'interim assunto dal Presidente del Consiglio confermano l'assoluta assenza di una proposta politica del Governo capace di mettere al centro i temi europei.

Nella Relazione del Governo vengono sviluppati orientamenti e priorità del Governo per il 2019. Nella presente discussione, il mio intervento prova a individuare alcuni dei temi contenuti nella Relazione e a sviluppare qualche proposta un po' più completa di quelle avanzate dal Governo rispetto alle vicende e ai temi trattati nella Relazione del Governo, partendo dallo stato dell'integrazione politica europea, che doveva subire un rilancio in seguito all'iniziativa di questo Governo, iniziativa che era stata individuata attorno a due temi fondamentali all'inizio di questa legislatura, ovvero quello dell'immigrazione e quello dell'economia, rispetto ai quali ad oggi, dopo quasi un anno dall'insediamento del Governo, registriamo invece un significativo arretramento, derivato non solo dalla mancata discussione o addirittura la regressione rispetto al Trattato di Dublino, ma rispetto ai quali dobbiamo registrare anche un arretramento significativo per quello che riguarda la politica economica del Governo, non solo perché per la prima volta abbiamo avuto un testo della finanziaria che sostanzialmente è stato scritto integralmente altrove, ma anche perché registriamo che gli indicatori economici cominciano a dare segnali estremamente preoccupanti rispetto agli esiti della manovra finanziaria, indicando per il nostro Paese una condizione sostanzialmente di stagnazione o addirittura di recessione. Forte preoccupazione destano i dati sulla produzione industriale, che nel 2018 ha registrato un forte decremento, e ad aggravare il quadro si aggiungono le tensioni che hanno caratterizzato in questi mesi rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee.

Da molti osservatori l'Italia è vista attualmente come l'anello debole dell'area euro, e riguardo al futuro dell'Europa e le imminenti elezioni del prossimo maggio, il 6 marzo scorso a Bruxelles si è riunita la terza edizione del Weuco (Woman european council) che ha registrato la partecipazione dei deputati del Parlamento europeo, di rappresentanti della Presidenza del Consiglio europeo e di parlamentari provenienti dai diversi Parlamenti dell'Unione. In questa occasione sono stati esaminati i punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo del 21 marzo scorso e, in generale, gli elementi rilevanti sul futuro degli assetti delle diverse istituzioni dell'Unione europea, sono state formulate proposte, tenuto conto che le donne sono ancora sottorappresentate in ambito europeo, sia nelle istituzioni che nel mercato del lavoro, e da questo punto di vista è grande ed evidente il silenzio del Governo, l'inattività del Governo e il fatto che all'interno della relazione manchi qualsiasi spunto credibile di politica che il nostro Governo possa sostenere in sede europea.

Io credo che l'insieme delle cose che emergono da questa relazione, l'insieme delle lacune che emergono da questa relazione - per riferimenti più specifici rimando alla relazione che noi abbiamo presentato come gruppo parlamentare - metta in evidenza il fatto che il vuoto che questo Governo ha determinato non è semplicemente un vuoto istituzionale derivato dall'assenza del Ministro degli affari europei, ma è un vuoto di iniziativa politica più complessiva, sia sul piano interno, per quello che riguarda gli standard, il raggiungimento e l'innalzamento dei nostri standard ambientali, la spesa in ricerca che la stessa relazione dice essere più bassa rispetto alla media europea, ma rispetto alla quale non individua nessuna credibile strategia, sia rispetto agli obiettivi di politica estera e di politica europea complessiva del nostro Paese, con particolare riferimento alla politica europea, alla scarsa o mancata partecipazione italiana al dibattito che nel corso di questi mesi si è sviluppato sulla riforma del Fondo salva-Stati, sia rispetto al silenzio del Governo italiano sulle proposte di tassazione dei giganti del web, sulle quali, con grande stupore, anche in sede europea manca un'iniziativa italiana che possa completare e rafforzare questa iniziativa, sia, infine, rispetto ai temi più complessivi dell'integrazione delle riforme istituzionali del nostro sistema istituzionale europeo rispetto alle quali mancano iniziative del Governo.

Queste sono le ragioni che ci hanno indotto a presentare la nostra relazione, con l'auspicio che questa relazione possa essere utile, effettivamente discussa dal Parlamento e che possa offrire un contributo e uno spunto di lavoro al nostro Governo.