Discussione
Data: 
Mercoledì, 15 Luglio, 2020
Nome: 
Andrea Frailis

Doc. XXV, n. 3

Signor Presidente, grazie. Esponenti del Governo, gentili colleghe e colleghi, parlando di missioni internazionali mi sia consentito in apertura di rivolgere un deferente e grato ricordo ai nostri caduti in queste missioni (Applausi). Da sardo - consentitemi - parlo ai morti della Brigata Sassari, uno per tutti l'episodio di Nassiriya, ma ovviamente non soltanto a loro. A proposito di Brigata Sassari, il mio in bocca al lupo e buon lavoro ai ragazzi che sono partiti solo da qualche giorno per la missione in Libano. Ritengo che il lavoro svolto congiuntamente nelle Commissioni esteri e difesa, a seguito delle deliberazioni assunte dal Consiglio dei ministri il 21 maggio scorso, abbia esaminato ma anche approfondito in maniera esauriente gli aspetti che caratterizzano le partecipazioni del nostro Paese all'impegno internazionale che in questa occasione stiamo approvando. Si tratta di un impegno su più fronti, un impegno teso a evitare che le numerose aree di crisi in atto possano degenerare attraverso l'escalation di conflitti locali, con rischi significativi per la sicurezza internazionale. Destano una giustificata preoccupazione, in particolare - e deve corrispondere a questa preoccupazione maggiore attenzione e l'assunzione di adeguate iniziative sia dal punto di vista militare che da quello diplomatico - soprattutto le dinamiche in atto in Libia, in Siria, nello Yemen, segnate da un'accresciuta presenza di attori stranieri intenti a trasformare quei conflitti locali in opportunità per accrescere il proprio peso politico in quelle realtà.

Tutto questo giustifica e rende necessaria, come ha evidenziato il nostro Ministro della difesa nelle audizioni svolte nelle Commissioni, l'esigenza di mantenere una proiezione internazionale che sia in grado, da un lato, di prevenire in profondità le principali minacce alla nostra sicurezza nazionale e, dall'altro, di sostenere, assieme alle altre amministrazioni coinvolte, gli interessi e il ruolo del Paese nello scenario internazionale, anche nell'ambito dell'organizzazione di riferimento.

Il Libano si trova anch'esso ad essere un elemento essenziale per mantenere un equilibrio ragionevole in una situazione che è già difficile e dove sono presenti tentativi di condizionarne dall'esterno gli equilibri, con tentativi di infiltrazione jihadista, favoriti da una profonda e pesante crisi economica. In questo quadro, la presenza della nostra missione UNIFIL si rivela, ancora una volta, elemento cardine per garantire una condizione di effettiva stabilità.

Nell'ambito di tante iniziative diplomatiche, può essere collocata anche l'iniziativa che il nostro Ministro della difesa, insieme alla collega francese, tedesca e spagnola, ha assunto, inviando una lettera all'Alto rappresentante e Vicepresidente della Commissione dell'Unione europea, Borrell, e ai Ministri della difesa dell'Unione europea, allo scopo di promuovere una maggiore assunzione di responsabilità da parte dell'Unione europea nel campo della difesa e della sicurezza.

La nostra iniziativa politico-diplomatica sul fronte libico si basa sulla assoluta necessità di ottenere, come condizione necessaria per ulteriori e positivi sviluppi, e raggiungere una tregua degli scontri in atto e un cessate il fuoco tra le parti in conflitto, convincendo ad operare per questo risultato le fazioni libiche e le ingerenze esterne. In questo quadro, è del tutto condivisibile, d'altra parte, l'adesione dell'Italia alla missione IRINI, con l'obiettivo di dare attuazione, tramite assetti aerei, satellitari e marittimi, all'embargo di armi in Libia, disposto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. A questa missione, tramite lei, signor Presidente, chiedo ai colleghi, a tutti i colleghi in Aula, se non sia opportuno chiedere anche qualcosa in più in termini di soccorso in mare.

Il nostro Paese assume un ulteriore impegno nel contesto della coalizione per il Sahel, già comprendente l'operazione francese Barkhane e l'iniziativa militare congiunta G5 Sahel con la task force Takuba; si tratta di una missione finalizzata al contrasto della minaccia terroristica nel Sahel e frutto della cooperazione di 14 Paesi europei. Oltre a garantire l'accesso a un'area che detiene un importante valore strategico per il suo impatto nel Nord Africa e in quanto crocevia di flussi migratori, Takuba offre all'Italia la possibilità di rafforzare i rapporti con l'alleato francese. È stato, infatti, lo stesso Emmanuel Macron a chiedere un sostegno italiano nella lotta al terrorismo nel Sahel durante il vertice bilaterale tenutosi lo scorso febbraio (il collega Volpi lo ricordava nel suo intervento). La situazione in Afghanistan sembra giunta alla vigilia di una svolta che dovrebbe concludersi con un accordo di pace intra afgano, che potrebbe consentire una riflessione sulla nostra presenza e che doverosamente dovrà essere concordata con gli alleati.

Condivido, quindi, le conclusioni raggiunte nel lavoro delle Commissioni ed esprimo con ciò il nostro voto favorevole, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, e intendo limitarmi in questo breve intervento ad alcune considerazioni di carattere politico. Arrivammo a discutere le deliberazioni assunte dal Consiglio dei ministri nel maggio scorso con un certo ritardo, dovuto anche alle condizioni di difficoltà generate dalla pandemia del virus COVID-19 che sta attraversando il nostro pianeta. Intendo, però, richiamare l'attenzione dei colleghi sulla natura giuridica dei provvedimenti che stiamo adottando, ai sensi della legge 21 luglio 2016, n. 145; una legge che ha definito il procedimento decisionale per la partecipazione dell'Italia a questo tipo di iniziative, risolvendo, con una norma quadro, il rapporto tra Governo e Parlamento. Per molti anni, prima dell'approvazione di questa legge, fortemente sollecitata dal Partito Democratico, le missioni internazionali venivano decise dal Governo con l'emanazione di un decreto-legge che il Parlamento doveva convertire in legge. La differenza tra i due procedimenti ha un significato intrinseco: il decreto-legge è per sua natura un intervento su questioni segnate da un carattere di necessità ed urgenza, direi un qualcosa che sopraggiunge inaspettato; una legge come la n. 145 è, di fatto, una legge quadro, invece, che definisce un processo decisionale che tende a riproporsi nel tempo.

Questo, a mio giudizio, è sufficiente a renderci chiaro come, purtroppo, non viviamo nel migliore dei mondi possibili e l'uso responsabile della forza militare, legittimato dalle istituzioni sovrannazionali di cui facciamo parte, può e deve essere un fattore di stabilità e di pace… Sto concludendo, Presidente, grazie per la sua pazienza. Il quadro della nostra presenza all'estero risulta articolato all'interno di uno scenario internazionale; un quadro che rende difficile pianificare il futuro e rende proprio per questo necessario e indispensabile il ricorso ad una incessante e incalzante iniziativa diplomatica. Volevo concludere con un altro riferimento, cioè la necessità di organizzare giuridicamente una riserva ausiliaria dello Stato, basata sul volontariato, il cui profilo è definito in una nostra proposta di legge assegnata da tempo alla IV Commissione, aperta, ovviamente, al contributo di maggioranza e opposizione, e della cui approvazione si gioverebbero sia le autorità civili che le autorità militari nelle situazioni di emergenza sul territorio nazionale e nel sostegno agli stessi interventi internazionali, dove potrebbe trovare utile impiego.