Dichiarazioni di voto
Data: 
Mercoledì, 19 Luglio, 2017
Nome: 
Maria Iacono

 Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A

 

Grazie, Presidente. Ci accingiamo oggi ad esprimere il nostro sostegno alla relazione della XIV Commissione che ha svolto un esame proficuo e approfondito della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea e del programma di lavoro della Commissione Europea, entrambi riferiti all'anno 2017. Si tratta di un passaggio molto importante che merita la massima attenzione. Sono, infatti, in discussione i temi su cui il dibattito pubblico e il confronto politico in tutti i Paesi dell'Unione europea, a cominciare dai maggiori partner, si è concentrato negli ultimi anni e su cui si misurano, secondo noi, le forze politiche nei confronti elettorali che si sono svolti recentemente e che si terranno nel prossimo futuro.

L'Europa è stata stabilmente al centro delle discussioni e delle preoccupazioni dei cittadini europei, spesso indicata dalle forze populiste che in mala fede alimentano l'antieuropeismo come il fattore primo a cui attribuire le responsabilità delle attuali condizioni di criticità in cui versano gran parte dei Paesi del nostro continente. L'Europa, che per tanti anni ha rappresentato un punto di riferimento imprescindibile e una speranza per i cittadini dei nostri Paesi, sempre più spesso è percepita con esclusivo riferimento alle incertezze e alle difficoltà che hanno contraddistinto l'azione delle istituzioni europee di fronte a fenomeni di portata globale con i quali ci stiamo confrontando. Mi riferisco all'instabilità crescente ai confini dell'Unione europea, alle tensioni e ai conflitti che si registrano in molti Paesi limitrofi alle frontiere dell'Unione europea, alla recrudescenza del terrorismo e della criminalità organizzata, alla concorrenza, sempre più agguerrita e spesso sleale, delle cosiddette economie emergenti, a cominciare dalla Cina, alle difficili sfide derivanti dagli andamenti demografici e, in particolare, dall'invecchiamento della popolazione per quanto concerne, ad esempio, la necessità di aggiornare i modelli di welfare state, alla crescita impressionante dell'economia finanziaria a fronte di un andamento molto più lento dell'economia reale, all'allargamento dei divari di sviluppo tra i diversi Paesi membri e dell'iniqua distribuzione del reddito all'interno di ciascun Paese.

Mi riferisco poi, Presidente, alla sfida più complessa, quella dei massicci flussi migratori dall'Africa verso il continente europeo, in particolare verso il Mediterraneo centrale, a causa di conflitti, guerre, carestie, disastri ambientali e di una feroce tratta di esseri umani gestita da organizzazioni criminali. È una migrazione con carattere globale e permanente e dalle dimensioni epocali, il cui onere non può ricadere sulle spalle di pochi singoli Stati come l'aumento di sbarchi sulle coste italiane ha evidenziato appunto. Essi necessitano, secondo noi, di un ventaglio di risposte comuni a livello europeo. Si tratta, infatti, di fenomeni che superano largamente le dimensioni e la capacità di risposta dei singoli Paesi membri, compresi quelli come la Germania che appaiono più strutturati e solidi e meglio attrezzati per preservare la loro posizione negli scenari internazionali.

Tutti questi temi richiamano la necessità di adeguare e rinnovare non soltanto alcune regole e alcune dinamiche dei processi decisionali dell'Unione, che appaiono farraginose e spesso pesantemente condizionate dalla prevalenza, in questi ultimi anni, di una logica intergovernativa rispetto a quella comunitaria. Occorre pure affrontare, con coraggio e senza ulteriori rinvii, che rischierebbero di delegittimare ulteriormente l'Europa e le sue istituzioni, la necessità di modificare talune strategie politiche dell'Unione europea, ponendo al centro della sua azione il recupero della competitività e di soddisfacenti tassi di crescita dell'economia, uniche condizioni per ridurre l'area del disagio sociale ed economico, del precariato e della povertà che, negli ultimi anni, con l'aumento dei tassi di disoccupazione e la riduzione della quota di reddito complessivo corrisposta al fattore lavoro, si è significativamente ampliata.

Collocare, dicevo, al centro dell'Unione europea il tema della crescita sostenibile, dell'innovazione e del recupero di competitività significa ricondurre le diverse strategia ad una coerenza complessiva e mettere in campo anche le risorse necessarie allo scopo.

Di conseguenza, anche il bilancio dell'Unione europea deve superare gli attuali limiti che oggettivamente pregiudicano un'efficace politica di sostegno alla crescita e disporre di risorse proprie e adeguate per investimenti, crescita e occupazione. Ciò significa che occorre cambiare le regole sulla governance economica e finanziaria, anzitutto completando il progetto dell'Unione bancaria, superando le resistenze dei Paesi che fino ad oggi hanno bloccato l'approvazione del programma di garanzia comune dei depositi e rivedendo talune disposizioni del Patto di stabilità e crescita e del fiscal compact, in modo da lasciare spazio alla ripresa degli investimenti, prioritaria non soltanto per l'effetto moltiplicatore che ne può derivare sul piano macroeconomico ma anche per la modernizzazione e la dotazione infrastrutturale del nostro continente, che per molti aspetti è ormai obsoleta.

Il recupero dei più elevati tassi di crescita, oltre ad assicurare spazi più ampi per la realizzazione di investimenti e l'incremento dell'occupazione, presenterebbe l'ulteriore vantaggio di offrire all'Unione europea risorse necessarie per sostenere lo sviluppo dell'Africa. Serve una sorta di Piano Marshall europeo rivolto ai Paesi dell'Africa. Si tratta di priorità che negli ultimi anni il Governo italiano ha ripetutamente sollecitato nelle sedi europee e nel confronto con i partner dell'Unione, anche avanzando importanti proposte ma che, fino ad ora, non hanno trovato adeguata traduzione pratica per la resistenza di alcuni Stati membri a rimettere in discussione modelli e regole come quelli, appunto, del Regolamento di Dublino, concepiti in un contesto completamente diverso da quello attuale e che ora appaiono inevitabilmente datati.

Tali considerazioni valgono sia per le priorità di politica economica e finanziaria sia per la problematica gestione - dicevo - dei flussi migratori. Anche su questa materia l'Italia ha più volte incalzato i maggiori partner e le istituzioni dell'Unione europea per una gestione comune e concordata, atta a garantire la piena attuazione dei principi di responsabilità e solidarietà richiamati nei Trattati, ma sino ad ora gli impegni, seppure concordati, sono rimasti per lo più disattesi per le dure resistenze di alcuni Stati membri, in particolare nel rispetto dei programmi di reinsediamento e ricollocazione, disimpegni che dovrebbero trovare adeguate risposte sanzionatorie così come previsto dai trattati. Serve, dunque, una vera politica europea in materia di asilo, di integrazione e di contrasto alla tratta di esseri umani; servono risorse europee per gli accordi di partenariato - i cosiddetti Migration Compact - con i Paesi africani di maggiore flusso e transito, per prevenire all'origine le partenze e contrastare la tratta degli esseri umani; servirebbero almeno le stesse risorse impiegate per arrestare i flussi della rotta balcanica; serve una strategia comune europea, ma anche una sua completa attuazione con interventi finanziari adeguati per la stabilizzazione della Libia, perché anche in questa azione l'Italia non sia lasciata da sola.

Non possiamo che appoggiare gli sforzi del Ministro Minniti per questa importante attività politico-diplomatica per raggiungere questi obiettivi di interesse strategico non solo per l'Italia ma per la stessa Europa, di cui un passaggio importante sarà il prossimo 24 luglio a Tunisi per consolidare il gruppo di contatto Europa-Africa Settentrionale per il controllo dei flussi contro il traffico degli esseri umani e anche in funzione antiterrorismo. Questa strategia comune deve vedere, secondo noi, impegnati sulla stessa lunghezza d'onda tutti i partner, scongiurando che gli oneri derivanti dal salvataggio, dall'accoglienza e dalla valutazione dei requisiti richiesti per acquisire lo status di rifugiato gravino sui soli Paesi di primo approdo, tra cui, appunto, in primo luogo l'Italia.

Un'iniziativa forte e convincente dell'Unione europea sul terreno del sostegno allo sviluppo, in particolare dell'Africa, e del contenimento dei flussi migratori potrebbe offrire anche l'opportunità di ricollocare l'Europa in una posizione di leadership sugli scenari internazionali, mentre attualmente troppo spesso l'Unione europea si trova relegata in una posizione secondaria e poco incisiva. Esemplare al riguardo è stato, ad esempio, il caso delle politiche per la lotta ai cambiamenti climatici, dove l'Europa ha svolto un'apprezzabile ruolo pioneristico tuttavia non seguito da un impegno comune altrettanto forte per la realizzazione degli obiettivi che l'Europa stessa si è data in termini sostanzialmente coerenti da parte degli Stati membri. Alla luce di questi motivi la proposta di risoluzione a prima firma Berlinghieri merita pieno apprezzamento perché non manca di sottolineare, con assoluta chiarezza, quelle che sono le vere priorità da affrontare e sollecitare il Governo italiano anche a condurre un'azione ferma e convincente.

E infine voglio aggiungere, Presidente, un'ultima nota, che non è ultima per importanza. Le procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia sono calate visibilmente, passando da 89 a 65, frutto di un lavoro straordinario svolto negli ultimi tre anni dal Governo, che proprio ieri lei, signor sottosegretario, ricordava sul Corriere della Sera, rivendicando anche che negli ultimi anni sono stati recuperati 769 milioni elargiti erroneamente come aiuti di Stato. Ecco, e concludo: siamo sempre più convinti che proprio ora occorra un salto di qualità dell'Unione, e che solo nella capacità di dare risposta alle crisi globali senza smarrire i suoi valori fondanti l'Europa possa continuare ad esistere e a rappresentare un faro di speranza per i cittadini europei. Per questi motivi il gruppo del PD voterà favorevolmente.