Signora Presidente, colleghi deputati, la scelta della Commissione d'inchiesta sul fenomeno della contraffazione, di esaminare approfonditamente il settore della mozzarella di bufala, dopo il voto unanime dell'Aula sulla filiera dell'olio d'oliva, trae spunto dalle sue caratteristiche di eccellenza e dal riconoscimento giustamente assegnatogli nella storia agroalimentare nazionale.
Questo prodotto è il frutto di un lavoro secolare, fondato sulla passione, la competenza, l'ingegno di agricoltori e allevatori. È soprattutto grazie a loro che si è conservato intatto il valore di un alimento orgoglio del made in Italy nel mondo. La mozzarella di bufala è acquistata dal 52 per cento delle famiglie italiane e il suo valore di mercato in Italia, dove si vende il 73 per cento della produzione, supera il miliardo di euro. Voglio ricordare ai colleghi che la mozzarella di bufala è il formaggio più venduto al mondo, con un incremento, quest'anno, del 4,7 per cento del valore dell’export dell'agroalimentare. Il prodotto è però caratterizzato da una tendenziale stagionalità, con picchi produttivi nei mesi estivi.
Viceversa, la produzione del latte di bufala si concentra nei mesi invernali e primaverili, facendo emergere il problema dell'uso di materia prima straniera o di prodotto congelato nella preparazione della mozzarella, in violazione del disciplinare di produzione. Altra evidenza emersa nel corso delle audizioni è che, a fronte dell'aumento della produzione di mozzarella, il prezzo del latte di bufala alla stalla è diminuito; il latte di bufala, nel 2015, è stato pagato allo stesso prezzo del 1992, quando i costi di produzione erano circa un terzo rispetto a quelli odierni. Esiste un'evidente sperequazione nella distribuzione del reddito lungo la filiera; gli allevatori alimentano i fatturati crescenti dei grandi caseifici industriali, il successo commerciale della mozzarella determina anche il moltiplicarsi dei contratti con gli allevatori disdettati da caseifici, indebolendo il sistema allevatoriale. Se questa tendenza continuasse si favorirebbe, inevitabilmente, la costituzione di megaziende agricole con stalle annesse alle filiere industriali. La DOP Mozzarella di Bufala Campana beneficia in ambito UE della protezione garantita dall'articolo 13 del regolamento (UE) n. 1151/2012 con particolare riferimento all'istituto dell'evocazione. Il doppio piano di tutele garantito dall'inserimento dell'abbreviazione «DOP» per la mozzarella di bufala e «STG» per la mozzarella con latte vaccino nell'etichettatura delle produzioni conformi ai rispettivi disciplinari non è valso, purtroppo, ad impedire la continuità di un uso distorto dell'indicazione merceologica «mozzarella». È evidente a tutti che la diffusione di un prodotto che millanta il credito che la mozzarella di bufala sia DOP o STG, surrogando, invece, l'utilizzo di materie non sempre adeguate, spesso in stato di congelazione, danneggi gravemente le imprese costrette a subire concorrenza sleale in termini di costi di produzione sul mercato. La corretta tracciabilità del latte di bufala, sia esso proveniente dall'area DOP sia da altre aree per il prodotto non DOP può costituire un serio argine al fenomeno della contraffazione, scelta rafforzata dalla decisione del Governo di procedere rapidamente all'etichettatura di latte e formaggi. Etichettare, tracciare garantisce i consumatori sulla salubrità di ciò che mangiano, così come offre ai produttori di latte cagliato un'opportunità di valorizzare la materia prima nel ciclo industriale. Nel libero mercato – lo dico sempre – ciascuno è libero di acquistare ciò che vuole, al prezzo che ritiene più conveniente, a nessuno, però, deve essere consentito di ingannare gli acquirenti con etichette che spacciano per made in Italy una mozzarella di bufala ottenuta da cagliate rumene, tedesche e così via.
La decisione del Governo indica con chiarezza che l'Italia intende tutelare il proprio patrimonio agricolo e agroalimentare, una ricchezza economica e un presidio di salubrità che altri, di interessi, stanno provando ad impoverire. Tant’è vero che in Commissione abbiamo preso atto dell'incremento dei casi di contraffazione determinati dall'impiego di cagliate congelate o provenienti dall'estero, recando un grave danno ai consumatori e a chi produce onestamente e in qualità. La causa del fenomeno è da individuare nel basso costo della cagliata di importazione, tanto basso da far ritenere che il prodotto sia ottenuto, non con latte fresco, bensì in polvere; andrebbe perciò indicata tra gli ingredienti la cagliata utilizzata per la produzione di mozzarella, in modo da configurare un'etichetta trasparente per il consumatore che dovrebbe essere messo in condizione di scegliere e non dovrebbe trovare sempre e solo un'etichetta generica che indichi: latte, sale e caglio. Durante le audizioni è stata avanzata la proposta di definire un'appropriata politica di destagionalizzazione della lattazione delle bufale, in modo tale da aumentare la produzione di latte nel periodo di maggiore domanda del mercato, vale a dire l'estate, e da non avere eccedenze invernali da congelare. Anche a tale scopo sarebbe opportuno che sia portato a conclusione, una volta per tutte, il dibattito tra gli operatori del settore e le istituzioni, sulle modifiche del disciplinare di preparazione della mozzarella di bufala, in particolare sul vincolo delle sessanta ore dalla mungitura per l'impiego del latte bufalino ai fini della preparazione della mozzarella.
Altro fenomeno contraffattivo che voglio far presente all'Aula è rappresentato dalla messa in circolazione, in Italia e all'estero, di confezioni di mozzarella che violano i marchi DOP e recano indicazioni false o fallaci sull'origine, richiamando in maniera evocativa i simboli italiani e la qualità tradizionale della mozzarella italiana, sfruttandone la qualità, l'apprezzamento, la notorietà commerciale, ma vendendola a prezzi ribassati.
Meno rischioso sotto il profilo sanitario ma ugualmente dannoso economicamente è l’italian sounding, con cui si indicano le pratiche di produzione e commercializzazione di prodotti contenenti una falsa evocazione dell'italianità senza però scadere nella frode vera e propria, come quella prodotta negli Stati Uniti, vale a dire: con il latte del Wisconsin è commercializzata mozzarella di bufala campana. Anche per arginare questo fenomeno occorre garantire agli operatori del settore e alle istituzioni chiamate ad effettuare i controlli l'immediata conoscenza del numero dei caseifici operanti in regime di DOP, del numero degli allevatori aderenti, di quanta produzione di latte bufalino sia tracciato fuori e dentro l'area DOP, per determinare con sicurezza la reale capacità produttiva del settore.
Andrebbe inoltre potenziata la piattaforma informatizzata, acquisendo tutti i dati in possesso degli stakeholders che partecipano al sistema di produzione, diffusione e degustazione del prodotto. In sede di tutela penale è indispensabile operare una razionalizzazione dell'apparato sanzionatorio, prevedendo sanzioni interdittive delle autorizzazioni all'esercizio dell'attività di impresa per le aziende che operano illegalmente, ampliando le misure di carattere preventivo, così come si è fatto nella legge «salva olio» con le intercettazioni e l'associazione a delinquere. E al fine di garantire l'eccellenza della mozzarella di bufala campana, due principi: il primo, preservarne il carattere di artigianalità; il secondo, scegliere un modello di sviluppo razionale per la filiera di mozzarella di bufala campana DOP.
La sfida è, quindi, conciliare le esigenze di espansione della quantità prodotta con la produzione orientata alla qualità, proponendo un modello di territorio che si affaccia e si apprezza sui mercati internazionali per l'autenticità di un'agricoltura basata sul rapporto con il territorio, il lavoro generazionale dell'uomo che coltiva questa tradizione secolare. Per questo esprimo a nome del Partito Democratico il voto favorevole alla relazione della Commissione anticontraffazione e alla risoluzione di Paolo Russo ed altri.
Dichiarazione di voto
Data:
Mercoledì, 22 Giugno, 2016
Nome:
Colomba Mongiello