Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 14 Settembre, 2016
Nome: 
Stella Bianchi

Doc. XXIII, n. 20

Grazie, Presidente. La risoluzione che abbiamo ora all'esame riguarda una relazione sulla situazione dei rifiuti in Sicilia che è davvero una situazione di estrema gravità. È emerso un quadro di drammatica difficoltà nel lavoro che abbiamo svolto insieme all'altra relatrice, Renata Polverini, e al presidente della Commissione, Bratti, e a tutti i componenti della Commissione. È stato un lavoro approfondito, che abbiamo svolto in tre missioni in Sicilia e in numerose audizioni a Roma, con 34.600 pagine di documentazione che, come sempre, hanno avuto la consulenza preziosa dei funzionari che sono a servizio della Commissione ecomafie, la dottoressa Spinelli, il dottor Iervolino, la dottoressa Villani e la dottoressa D'Aprile che ringrazio per la loro professionalità. In Sicilia, Presidente, c’è la presenza di un sistema di illegalità diffuso e non lo scopriamo oggi, non lo scopro di certo io con le mie parole. Un sistema di illegalità diffuso e radicato che è di fatto il vero ostacolo ad una vera soluzione di problemi che sono presenti nella regione da decenni. L'illegalità trova terreno fertile nella mancanza di programmazione, nella mancanza di controllo, per usare delle espressioni che sono purtroppo eufemistiche visto il quadro davvero sconfortante che abbiamo potuto vedere e sentire anche dalle vive parole di persone coinvolte nelle nostre missioni in Sicilia. 
L'emergenza viene da lontano: il primo commissariamento è del 1999 e, come è stato ricordato dai colleghi, l'obiettivo era porre fine al modello di smaltimento fondato su una discarica per ogni singolo comune, con l'obiettivo di rispettare quanto previsto dal «decreto Ronchi» anche in termini di obiettivi di raccolta differenziata. Il risultato che si è raggiunto è purtroppo molto diverso da quello sperato: sono state chiuse le piccole discariche, ma sono state sostituite da quattro discariche più grandi, che fanno tutte riferimento a soggetti privati e che di fatto sono l'ossatura, ad eccezione della discarica di Palermo, Bellolampo, che è gestita da un soggetto pubblico ma che è in una situazione di inefficienza e di grave rischio per l'incolumità e per l'ambiente nella zona di Palermo nella quale si trova. Dicevo che sono proprio le quattro discariche private che costituiscono di fatto l'ossatura di quello che è il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia, sostanzialmente e interamente fondato ancora sulla discarica. 
Una data è centrale per capire purtroppo qual è la situazione drammatica nella quale si trova la Sicilia e viene bene spiegata nella relazione e questa data è il 2002. Il 2002 è l'anno in cui vengono compiute scelte scellerate: in quell'anno si decide di avviare la realizzazione di quattro megainceneritori e si decide di costituire 27 ATO, ambiti territoriali ottimati, e la costituzione dei 27 ATO di fatto toglie ai comuni le proprie competenze e genera una gravissima crisi finanziaria, soprattutto per la gestione non trasparente e interamente in deficit che viene svolta all'interno degli ATO, che vengono utilizzati essenzialmente come strumento di consenso. Ma torno a spendere qualche parola sul bando per i quattro inceneritori. Quattro inceneritori per i quali vengono presentate quattro offerte da quattro raggruppamenti di imprese variamente formate (i gruppi industriali del nord, con la partecipazione di gruppi locali). Questi quattro raggruppamenti di imprese riescono a formulare quattro offerte che hanno la straordinaria capacità di riuscire a coprire l'intero territorio siciliano, senza nessuna sovrapposizione e senza lasciare scoperto neanche un lembo del territorio siciliano, ed è evidente a chiunque che per riuscire ad ottenere un risultato del genere non c’è altro modo se non un accordo preventivo, cioè il fatto che i quattro raggruppamenti dovevano necessariamente essere arrivati a formare una sorta di cartello, beneficiando delle informazioni che riuscivano ad ottenere dalla pubblica amministrazione essenzialmente, dai loro contatti in ambito amministrativo-politico. 
La realizzazione dei quattro inceneritori salta per una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 18 luglio 2007, perché non era stata data la necessaria pubblicità al bando di gara e non sorprende che fosse mancata la pubblicità proprio su questo bando di gara ma l'ipotesi di accordo e di cartello non ha purtroppo avuto conferma a livello processuale. Le indagini della procura di Palermo iniziano nel 2010, certamente dopo aver ricevuto una denuncia circostanziata, ma rammarica il fatto che le indagini iniziate nel 2010 non abbiano purtroppo portato ad una conferma a livello processuale per l'intervenuta prescrizione. Rammarica un po’ il tempo che è passato dal 2007, quando la decisione della Corte di giustizia europea aveva dato certamente rilevanza pubblica ad un'ipotesi di reato piuttosto evidente. 
Presidente, se volessimo però immaginare una concorrenza tra la lobby di chi vuole gli inceneritori e la lobby di chi ha le discariche private saremmo però fuoristrada. Nella relazione si scrive un'espressione molto forte, che è «differenziazione dell'investimento illecito». Gli stessi gruppi sono presenti in tutte e due le partite: sono sia nella gara dei quattro megainceneritori e sono nella gestione delle quattro grandi discariche private, ognuna delle quali con criticità rilevantissime. Le ricordo brevemente: una a Siculiana, in provincia di Agrigento, Catanzaro Costruzioni; uno in provincia di Messina, Mazzarrà Sant'Andrea, Tirrenoambiente; una in provincia di Catania, molto vicina a centri abitati, Motta Sant'Anastasia, Proto poi Oikos; e una ancora in provincia di Catania ma più verso Siracusa, Grotte San Giorgio della Sicula Trasporti. La giunta Crocetta con il suo primo assessore, Nicola Marino – ci sono stati diversi avvicendamenti in questo campo – decide di fare un'operazione di trasparenza, se vogliamo, una mossa un po’, come dire, fuori dagli schemi: si decide lo spostamento della cruciale definizione dell'AIA, dell'autorizzazione integrata ambientale, sulle discariche e di spostarla dall'Assessorato al territorio e all'ambiente all'Assessorato all'energia e ai servizi di pubblica utilità. Qui abbiamo riscontrato quello che possiamo definire ostracismo, una vera e propria guerra: per più di un anno i documenti vengono richiesti dal nuovo Dipartimento competente alla concessione dell'autorizzazione integrata ambientale ma non vengono trasferiti dalla precedente amministrazione e la verifica delle autorizzazioni viene affidata ad una commissione che verifica i presupposti per l'estensione in volumetria o l'estensione nell'esercizio nel tempo di queste discariche private e sulla verifica delle tariffe che vengono applicate alle discariche private e da questa analisi della commissione molti elementi vengono poi acquisiti dalle procure competenti. Un quadro davvero allarmante quello che abbiamo riscontrato, un quadro fatto di incompetenza e di malafede diremmo nelle nomine di funzionari che non hanno alcuna esperienza che consenta loro di svolgere l'incarico per il quale vengono nominati, un quadro di corruzione di devastante gravità, zone d'ombra nelle condotte dei pubblici funzionari e degli imprenditori coinvolti nelle vicende oggetto di indagine, modalità operative che sono costantemente anomale. Un quadro di corruzionei, dicevo, di devastante gravità nel quale l'infiltrazione delle organizzazioni di stampo mafioso avviene nel secondo tempo, se vogliamo, avviene nei subappalti, nel noleggio a freddo, nelle assunzioni imposte e spesso realizzate attraverso quei 27 ATO di cui dicevamo prima, nelle truffe e nelle corruzioni. Su questo, Presidente, segnalo anch'io, come hanno già fatto diversi colleghi, una modalità sulla quale forse varrebbe la pena riflettere, che è quella delle white list: il sistema pressoché in costante emergenza della regione Sicilia fa sì che vengano utilizzate costantemente ordinanze contingibili e urgenti per le quali è sufficiente che un'impresa presenti iscrizione nellawhite list, non che abbia effettivamente esaurito tutto il procedimento che garantisce la certificazione antimafia dell'impresa e questo sfasamento di tempo fa sì che un rispetto a volte effettivo, ma che a volte potrebbe essere anche solamente formale della certificazione antimafia non consente una piena efficacia di questo strumento delle white list, sulle quali pure andrebbe fatta una riflessione. Naturalmente la relazione rileva anche delle criticità nel settore della depurazione, con gravi e prolungati inefficienze, e nel settore delle bonifiche; non dimentichiamo che la Sicilia ha ancora importanti insediamenti industriali, raffinerie nella zona di Siracusa e nella zona di Gela e ancora nella zona più verso Messina di Milazzo e allo stesso tempo criticità nello smaltimento dei rifiuti pericolosi. Una segnalazione di nuovo vorrei fare, Presidente, del fatto che abbiamo riscontrato in questa relazione così come in altre relazioni... ...perché quello che abbiamo riscontrato è che ritroviamo gli stessi protagonisti, non in senso positivo, ma sono gli stessi protagonisti. Li troviamo qui in Sicilia, per esempio protagonista la Aimeri Ambiente, che è molto attiva in Liguria ma che ha attività in decine di città italiane; li ritroviamo nella Tirreno Ambiente, che è quella impresa che gestisce – chiamiamola impresa – la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, partecipata dalla Gesenu, che è coinvolta in inchieste giudiziarie in Umbria e che con concatenazioni aziendali fa parte del sistema costruito dall'imprenditore Manlio Cerroni, che è l'imprenditore che ha gestito e che ancora ha un ruolo e che rischia di diventare rilevante di nuovo nella gestione dei rifiuti di Roma. Quindi sarebbe davvero importante una lettura unitaria delle vicende, uno scambio di informazioni tra le procure interessate in modo che si possano riunire i fili dei comportamenti e delle pratiche illegali svolte da queste società. L'ultima considerazione la faccio, Presidente, sulla mancanza di programmazione... .che abbiamo denunciato con questa relazione, che ha denunciato l'ANAC, che è stata oggetto dell'attenzione anche da parte del Ministro dell'ambiente, che ha autorizzato la regione Sicilia il 31 maggio scorso ad una nuova ordinanza contingibile ed urgente. Presidente, senza alcuna ingenuità e senza voler credere che l'arrivo di soggetti che pretendono di avere nessuna forma di partecipazione con quanto è stato fin qui realizzato, senza nessuna pretesa che questa possa essere la soluzione, vorremmo però anche con questa Risoluzione che ci apprestiamo a votare, con il voto favorevole del Partito Democratico, auspicare che si possa arrivare – faticosamente, credo – anche in Sicilia ad un quadro di legalità e alla programmazione che serve per la gestione efficace del ciclo dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).