Discussione generale
Data: 
Lunedì, 17 Settembre, 2018
Nome: 
Luigi Marattin

A.C. 850-851-A

Grazie, Presidente. Io mi distaccherò dagli interventi che mi hanno preceduto, non solo perché, in maniera poco diligente, non ho preparato un testo scritto, ma anche perché ho qualche dubbio che in questa sede, anche se siamo in pochi, ma forse proprio perché siamo in pochi, possiamo cogliere l'occasione per una discussione un po' più franca, un po' più costruttiva, se ce n'è data l'opportunità.

Ho qualche dubbio pure, ovviamente nel pieno rispetto delle modalità che i colleghi scelgono per intervenire in discussione generale, che facciamo un passo avanti nella comprensione della fase in cui siamo o, nel caso del rendiconto, della fase che abbiamo attraversato, se ci limitiamo a leggere delle tabelle di numeri che, fra l'altro, come proverò a dire, dimostrano l'esatto contrario degli sloganche hanno caratterizzato la campagna elettorale e che caratterizzano spesso il dibattito fuori e dentro quest'Aula, senza che questo provochi alcun problema per i colleghi. Leggono cifre che smentiscono le colonne portanti del loro discorso politico di queste ore - è capitato, se posso permettermi, anche nell'ultimo intervento - senza che questo rappresenti un problema per alcuno.

Ho anche qualche dubbio - è andato via il collega Pella - che in questa sede si possa chiedere conto al Governo dei provvedimenti futuri, flat tax, pace fiscale, eccetera, perché sì, certo, è un'occasione, questa, per discutere della finanza pubblica di questo Paese, ma avremo modo, da fine settembre in poi, per tre lunghi mesi, di esaminare il Governo sui suoi intendimenti di politica economica futura, e vi assicuro che, perlomeno noi, perlomeno io, non vediamo l'ora; però, da questo punto di vista, oggi noi discutiamo due provvedimenti.

Dirò quattro cose molto semplici: ne dirò due sul Rendiconto 2017 - però sul Rendiconto 2017! - e due sull'assestamento 2018, provando a interpretare queste spesso lunghe e noiose tabelle di numeri che compongono i documenti di finanza pubblica, perché, se ce le rileggiamo qui, non credo che fra noi facciamo un passo avanti, figuriamoci se lo facciamo fare al dibattito fuori.

La prima cosa, forse è la più noiosa di tutte, ma se – ripeto - siamo in pochi intimi, affrontiamo una discussione possibilmente costruttiva. La prima cosa sul Rendiconto: questo è il primo Rendiconto che contiene quasi tutti gli effetti di una delle riforme a cui noi tenevamo particolarmente nella scorsa legislatura, che è stata, ovviamente, una di quelle meno pubblicizzate, proprio perché questi non sono argomenti appetibili per l'opinione pubblica. Mi riferisco alla riforma del bilancio dello Stato, al completamento, meglio, della riforma della legge di contabilità pubblica iniziata nel 2009, che ha cambiato profondamente la struttura al nostro bilancio.

Si dice: chi se ne importa. No, perché alla fine, consentendo una maggiore flessibilità di gestione durante l'anno nei cambiamenti di poste di bilancio e consentendo una rappresentazione più veritiera di un complesso enorme di spesa pubblica superiore a 800 miliardi, quello è un elemento di funzionalità del processo democratico e di democrazia. Quindi, quella è una riforma che ha funzionato, lasciamo stare chi l'ha fatta; è una riforma che ha funzionato, che è anche in via di completamento: l'ultimo decreto legislativo di completamento di quella riforma è stato esaminato dalla Commissione bilancio prima delle ferie, se non ricordo male, con relatori congiunti Boccia e il collega Angiola.

Quindi, quella è una riforma che ha funzionato e, trovandoci ad esaminare il primo Rendiconto rappresentato quasi interamente con gli effetti di quella riforma, possiamo, credo, forse tutti concordare che è un elemento di maggiore flessibilità gestionale e di maggiore trasparenza nella rappresentazione dei nostri documenti di finanza pubblica.

Seconda e ultima cosa che dico sul Rendiconto consuntivo, sul Rendiconto 2017: prima sentivo i colleghi dire alcuni dei numeri che sto per ripetere e pochi decimi di secondo dopo ripartire con slogan che contestavano quei numeri. Proviamo a dare un'occhiata? Allora, siamo fortunati, ogni Rendiconto guarda ai tre anni precedenti per ottenere un trend di finanza pubblica. Con questo documento noi abbiamo l'occasione di vedere a conti chiusi - a conti chiusi, non ci sono previsioni, previsioni assestate, sono conti chiusi - come sono andate le nostre finanze pubbliche durante i Governi del Partito Democratico della scorsa legislatura, dal 2014 al 2017.

Questo è quello che noi facciamo e approviamo questa settimana, la chiusura definitiva dei conti di finanza pubblica dei Governi del Partito Democratico.

Cominciamo: la pressione fiscale, sentivo delle cifre prima, non lo so, la pressione fiscale si misura come somma di imposte dirette, indirette e contributi. Questa pressione fiscale nel 2014 era al 43 per cento del PIL, nel 2017 è il 42 per cento del PIL. È scesa di poco? Può darsi, ma il fatto che in questo Paese, alla fine del ciclo dei Governi del PD, si paghino meno tasse rispetto all'inizio non è più una cosa che uno può dire: secondo me no o siccome avete perso il 4 marzo non è vero. Stiamo votando un documento che certifica che, con riferimento al peso a livello aggregato (poi si può dire che c'è una categoria che paga di più, ma la macroeconomia si occupa di conti aggregati), su 100 euro, prima se ne pagavamo 43, oggi se ne pagano 42 di tasse, e questo non è più un argomento da campagna elettorale, è un qualcosa che stiamo votando. Certo, si può sempre dire che bisognava che fossero 41, 40, 39, eccetera.

Andiamo avanti: le forme di spreco. In questo Paese dobbiamo imparare che nei bilanci pubblici, se voi cercate, non c'è mai la voce sprechi. Dobbiamo tagliare gli sprechi: lo spreco non è una voce di bilancio che uno non taglia perché è stupido. Lo spreco, così inteso, è immanente in tutte le voci di bilancio pubblico, e, fra l'altro, come tutti noi sappiamo, è politicamente un argomento delicato, perché gli sprechi non sono soldi che si bruciano. Ogni euro di soldo pubblico che viene considerato sprecato è reddito per qualcuno, che spesso non concorda nel definirlo spreco, ma tutti noi concordiamo che nella pubblica amministrazione ci sono molti sprechi che vanno aggrediti; ed è opinione comune che i cosiddetti sprechi siano concentrati nella spesa corrente primaria. Poi, parlerò anche degli investimenti e non sarò tenero con quello che è successo per gli investimenti pubblici, perché ho il vizio di guardare ai dati e non a come vorrei che fosse la realtà.

La spesa corrente primaria, all'inizio dei Governi del PD, nel 2014, era pari al 42,6 per cento del PIL. Si è fatta mezza campagna elettorale dicendo che erano aumentati gli sprechi, era aumentata la spesa, non si era riusciti a tagliare le tasse perché la spesa era fuori controllo. La spesa corrente primaria nel documento che avete letto e che votiamo, nel 2017, a chiusura del ciclo, scende al 41,3 per cento del PIL, ed è la prima volta che si inverte il trend della spesa corrente primaria, vale a dire che si è cercato di tenere sotto controllo, riducendolo, addirittura, di un ammontare che non è poi del tutto impercettibile, il livello di spesa corrente primaria.

Quindi, non c'entrano gli interessi, non c'entra l'effetto del quantitative easing, non c'entra nulla; è la spesa corrente al netto della spesa per interessi. Quindi, il fatto che durante quei Governi si sia tenuta sotto controllo la parte in cui, con probabilità, sono maggiormente annidati gli sprechi non è un argomento che non è più vero perché il PD ha preso il 17 per cento. È un fatto che stiamo per votare.

Il deficit, l'indebitamento netto della Repubblica nel 2014 era pari al 3 per cento del PIL. La Francia, per la cronaca, sono due anni che rispetta il 3 per cento del PIL, era la Spagna che nel 2017 andava al 3,1, ma per il resto tutti lo rispettano, e noi lo rispettavamo anche nel 2014. Diceva giustamente il collega Angiola che l'indebitamento netto nel 2017 scende al 2,3 per cento, che sarebbe 1,9 se non considerassimo gli effetti dell'intervento sul sistema bancario, che noi non avevamo considerato - lo sa bene l'onorevole Padoan qui presente - impattanti sull'indebitamento netto e che Eurostat, con una decisione che non esito a definire controversa, ma che, ovviamente rispettiamo, ha invece, quota parte, considerato impattanti. Ma l'effetto trascinamento rimane, e quindi dal punto di vista strutturale il deficit si è in realtà ridotto all'1,9 per cento dal 3 per cento che era. Si è fatta più di mezza campagna elettorale dicendo che durante i Governi del PD si era fatto esplodere il deficit senza controllo.

Si è fatta e si fa discussione sul fatto che, durante i Governi del PD, il debito pubblico sia aumentato, e anche in quest'Aula, se non ho capito male anche poco fa, si continua a giudicare buono o cattivo l'aumento del debito pubblico in valore assoluto; cioè, si dice che è un male perché il debito pubblico è aumentato di 50, 40, 80, 200 miliardi, dimenticando o facendo finta di dimenticare che, finché c'è anche soltanto un euro di deficit (e noi abbiamo il 2,3 per cento di deficit, quindi 43 o 45 miliardi, quello che sono), il fatto che il debito aumenti è una proprietà matematica. Il debito in valore assoluto non può diminuire fino a che c'è anche soltanto un euro a rigore di fabbisogno, che è la versione di cassa dell'indebitamento netto. Così come, a rigore, non vuol dire nulla guardare il mio debito assoluto, perché, se ho 100 euro di debito e lui ne ha 500, se guardate solo questo pensate che lui sta messo peggio di me; ma, se io guadagno 200 euro al mese e lui ne guadagna 10 mila, è evidente che il peso di quel debito sul suo reddito è molto inferiore, e quindi sta messo meglio lui di me, anche se in valore assoluto ha un debito più alto.

Ed è per questo che si guarda al rapporto debito-PIL, mai al valore assoluto del debito; e il rapporto debito-PIL (anche questo passo mi è sfuggito nella relazione della collega poco fa) all'inizio dei Governi del PD, del documento che oggi votiamo, che domani votiamo, era al 131,8 per cento, e alla fine dei Governi del PD era al 131,8 per cento. Un livello sicuramente troppo alto, se non ricordo male il terzo al mondo; ma dire che durante i Governi del PD il debito pubblico è esploso è una falsità totale, che non è meno falsa perché il PD ha perso il 4 marzo o perché nei sondaggi… dovesse pure arrivare allo zero per cento, il PD! Questi sono dati certificati di finanza pubblica, che non sono in discussione e non lo dovrebbero essere né fuori di qui, né tanto meno qui.

La crescita cumulata. Io non parlo di altri indicatori, il mercato del lavoro, perché parliamo dei documenti di bilancio. Noi venivamo dal 2008 al 2013 da un periodo in cui il PIL di questo Paese cumulativamente era sceso del 9,4 per cento, la più grande caduta della storia moderna italiana: dal 2008 al 2013 questo Paese ha perso quasi 10 punti di PIL. Dal 2014 al 2017 ne ha recuperati 3 e mezzo. La crescita è ripartita in questo Paese: di nuovo, si può dire non abbastanza, ma non si può affermare che la direzione di crescita del nostro prodotto interno lordo non si sia anche decisamente invertita, perché si è recuperato un terzo del grosso danno subito durante la crisi.

Vengo al punto dolente: gli investimenti pubblici erano il 2,3 per cento nel 2014, sono diventati il 2 per cento, quindi sono scesi invece di riprendersi. È vero, lo dicevamo più volte: abbiamo capito durante la scorsa legislatura che ad un certo punto non era più un problema di risorse, perché di risorse ne abbiamo liberate tante, 3,6 miliardi di avanzi delle amministrazioni comunali, altrettanti per le regioni. Il problema era nel meccanismo di trasmissione e di formazione dell'investimento, dalla progettazione alla messa in gara. La transizione verso il nuovo codice degli appalti probabilmente ha rappresentato uno shock nel 2016, in quei mesi in cui gli appalti diminuirono del 70 per cento, ma indubbiamente il problema sta lì; e a dirci che il problema sta lì e non è più nella mancanza di risorse fu il Ministro Tria, da quei banchi e dai banchi della Commissione bilancio qualche settimana fa, dicendo che bisognava dare priorità ai progetti pronti per partire, bisognava dare priorità, più che ad aumentare le risorse stanziate per gli investimenti che facevano fatica a diventare PIL, allo snellimento e alla riforma delle procedure. Io la chiamo la filiera dell'investimento, che è una filiera lunga, complicata, che arriva anche dopo il ricorso alla gara, eccetera.

Non voglio far polemica perché ho promesso che parlo del rendiconto, ma abbiamo fatto le notti in quest'Aula la settimana scorsa ad approvare un provvedimento che fa l'esatto contrario, perché toglie 1 miliardo e 100 milioni da progetti… non tutti, ma per la maggior parte pronti a partire, che son quelli delle periferie, e vengono messi, senza essere distribuiti come spazi finanziari, ulteriormente a sbloccare avanzi, quindi laddove l'utilità pratica nel far ripartire la macchina del PIL non è sicuramente massima. Se in legge di bilancio ci saranno provvedimenti che portano a risolvere quel problema, cioè la filiera dell'investimento, lo snellimento della filiera dell'investimento, più che a metterci risorse sopra e basta, saranno provvedimenti su cui credo che il Partito Democratico dovrà fare le sue valutazioni, che potranno anche non necessariamente essere negative. Io questo dico del rendiconto; non dico altro, ma invito i colleghi di maggioranza a riflettere sul fatto che stanno votando un documento che contraddice tre quarti della loro campagna elettorale.

Sull'assestamento, domani l'onorevole Padoan svolgerà la dichiarazione di voto a nome del Partito Democratico. Io mi limito… È inutile che vi citi e vi legga per la quinta volta, perché le abbiam sentite tre volte in Commissione e due oggi, le tabelle di assestamento. Io dico la cosa che non ci ha convinto in Commissione; poi è evidente che l'esercizio finanziario 2018 è stato per buona parte gestito dai Governi precedenti, ma di nuovo, lo dicevo all'inizio: siamo in pochi, facciamo una discussione concreta e costruttiva, a me non interessa dare meriti e colpe.

Io dico che in assestamento nell'esame in Commissione c'è una cosa che non ci ha convinto, ne abbiamo lungamente discusso col Viceministro Castelli, non so se oggi siamo in grado di capire di più; ma c'è un andamento rispetto alle previsioni che non capiamo, e che secondo noi è sospetto, non certamente per comportamenti fraudolenti, ma è sospetto per i futuri sviluppi del nostro gettito tributario e per il nostro andamento macroeconomico. Abbiamo una forte flessione del gettito IVA. Poi abbiamo capito, è in parte spiegata, c'è un problema tecnico; ma sono più di 6 miliardi 300 milioni di flessione delle previsioni assestate rispetto alle previsioni. È veramente tanto, anche se depuriamo dalla parte fisiologica dei rimborsi. A prima vista, essa non è compatibile con una flessione del ciclo economico. Perché non è compatibile? Perché le imposte dirette invece aumentano di 2 miliardi 600 milioni rispetto alle previsioni assestate, e noi tutti sappiamo che l'effetto del ciclo economico non può essere asimmetrico rispetto alla natura dell'imposta: non è che quando l'economia va peggio le imposte dirette aumentano e quelle indirette diminuiscono. Poi, ovviamente il gettito dell'IVA in particolare dipende dall'andamento dei consumi, il gettito dell'Irpef dipende dall'andamento dei redditi; però non siamo riusciti a capire. Quindi questo segnalerebbe una divaricazione fra andamento dei redditi e andamento dei consumi. Non siamo riusciti a capire che sta succedendo. Non è facile fare previsioni in tempo reale, non abbiamo l'oracolo di Delfi né cerchiamo l'oracolo di Delfi, ma questo andamento del gettito IVA, non compatibile con l'andamento del ciclo economico seppure in rallentamento, non ci convince, segnala qualcosa di strano. Secondo noi, segnala qualche primo affetto sulla compliance dell'IVA, visto che da quando questo Governo si è insediato è stato tutto un parlare di: aboliamo lo split payment. Temiamo che ci sia un inizio di effetto di mancata compliance. C'è stato anche un intervento sullo split payment nel decreto-legge “dignità”, se non ricordo male: sì, sui professionisti. Quindi c'è stato un segnale abbastanza chiaro! Temiamo che questa flessione stia per indicare una diminuzione della compliance, e quindi un effetto potenzialmente negativo sui nostri conti pubblici. Per questo, questa discussione non ci convince. Non so, magari avremo modo fra oggi e domani di capirne di più.

Infine, si potrebbe dire: ma che ne parli a fare, visto che se apriamo un social network sembra un clamoroso autogol del PD. Io non so se è un autogol del PD, ma preannuncio che domani nel Comitato dei nove il PD chiederà la formalizzazione di un emendamento da parte del relatore, perché non si può fare altro, che poi diventa emendamento dalla Commissione che vada in Aula, che recuperi quei famosi 5 milioni. Di cosa stiamo parlando? Voi sapete che uno dei progetti della scorsa legislatura… Uno dei disegni di legge, una delle leggi della scorsa legislatura a cui il nostro partito è più affezionato è il cosiddetto “dopo di noi”, vale a dire il primo intervento nella storia di attenzione verso i disabili; “dopo di noi”, perché i disabili finché sono in vita i genitori sono ovviamente nella maggior parte dei casi assistiti dai genitori, quando i genitori passano a miglior vita il disabile è abbandonato a se stesso. E per la prima volta ci fu, con uno schema che ci piaceva perseguire la scorsa legislatura, prima i soldi e poi le regole, perché questo era un Paese in cui troppe volte si erano fatte le regole senza metterci i soldi. Noi in quell'occasione e sul reddito di inclusione prima mettemmo dei soldi, 180 milioni sul triennio, e poi facemmo le regole, la legge “dopo di noi”, che prevede possibilità di assistenza ai disabili i cui genitori passano appunto a miglior vita, e che hanno opportunità di essere assistiti, oppure la possono avere anche con i genitori in vita, nel senso che era un modo per fornire assistenza alle persone che non sono autonome. Abbiamo stanziato una messa in bilancio, 180 milioni sul triennio; sono competenze concorrenti con le regioni, quindi è necessario il riparto in Conferenza Stato-regioni, come è avvenuto. In più vi abbiamo messo - questo non viene detto ovviamente in tre righe dei tweet - il 10 per cento del Fondo non autosufficienza. Il Fondo non autosufficienza era una voce che durante i Governi di centrodestra era stata azzerata, e che durante i Governi del Partito Democratico è stata stabilmente riportata a 450 milioni di euro annui. Il 10 per cento di quelli andavano stabilmente alle stesse finalità. E poi (e arriviamo al punto) nel riparto della settimana scorsa, su 180 milioni le regioni hanno lamentato l'assenza di 5 milioni; su cui poi insomma c'è stato… Che cosa è successo?

Questi 5 milioni mancanti derivano da un adeguamento tabellare della scorsa legge di bilancio; adeguamento tabellare del Ministero del lavoro della scorsa legge di bilancio; perché era impazzito il Ministero del lavoro? No, semplicemente perché in quella legge stava scritto: siccome esiste una serie di deduzioni, sia per le erogazioni liberali che si fanno per l'assistenza ai disabili, sia per le assicurazioni, che si fanno contro la disabilità, io ti faccio scaricare dal fisco quelle somme e devo appostare a bilancio delle somme per fronteggiare questa minore entrata, ogni deduzione, immagino che il Ministero dell'economia stia lavorando sulle tax expenditures per la legge di bilancio, di 30 o 40 miliardi si sente parlare, quindi, vedremo, si sa bene che se io taglio le deduzioni, se aumento in questo caso le deduzioni, devo appostare maggiore posta per controbilanciare le minori entrate nel bilancio dello Stato. Siccome nessuno sa, a priori, quanta gente effettivamente farà uso di quelle deduzioni e detrazioni, lo sai due anni dopo, perché c'è la dichiarazione dei redditi che si fa l'anno dopo, poi, insomma, almeno un anno e mezzo dopo, devi fare una stima di quanto ti serve per parare le deduzioni relative a questa legge. È opinione di molti che la stima, in quel caso, fu un po' sovrastimata e nella legge c'è scritto che, se rimane un pezzo inutilizzato, questo va a copertura del fondo, cioè va ad aggiungersi ai 180 milioni, sui tre anni.

Non so se mi sono spiegato; il meccanismo è tale per cui io stimo quanto la gente chiederà di deduzioni, se ci ho messo un euro in più, quell'euro non va a beneficio del bilancio dello Stato, va nel “dopo di noi”, cioè va nell'erogazione diretta a regioni e comuni, meccanismo di recupero. Allora, nel momento in cui tu sei ragionevolmente sicuro che quella stima a copertura delle maggiori detrazioni è un po' sovrastimata, puoi permetterti di ripartire il 2,7 per cento in meno, perché 5 milioni su 180 sono il 2,7 per cento in meno, confidando che, una volta che i dati sulle dichiarazioni dei redditi 2017 siano definitivi, salti fuori che, magari, ce ne sono dieci di milioni in più e, per via di quello che abbiamo scritto nella legge, quei 10 milioni non vanno in economia, non vanno da altre parti, ma vanno ad aumentare il trasferimento a regioni e comuni per le finalità del “dopo di noi”. Ingenuità? Può darsi, ancora più ingenuità nel fare tweet senza capire… può darsi anche quello, ma non ci interessa; stiamo cercando di capire che cosa è successo. Questo è successo; non c'è stata nessuna, come dire, volontà diabolica di tagliare il “dopo di noi”, anche perché, lo ripeto, parliamo di 5 milioni su 180.

A questo punto, noi chiediamo, innanzitutto, che si acceleri il percorso di comprensione dell'effettivo tiraggio delle deduzioni, per capire quanto è rimasto lì da rimettere a regioni e comuni, ma visto che ci deve essere tutto questo polverone, se la maggioranza è d'accordo, perché, ovviamente, ora essendo il provvedimento passato in Commissione non è possibile presentare direttamente, per lo meno così mi pare di aver capito, un emendamento del Partito Democratico, se questi benedetti 5 milioni possono essere, con l'assenso di tutti, rimessi in circolo, noi domani ufficialmente chiederemo al Comitato dei nove di farlo, ricordando che, poi, quando si scoprirà quant'è il tiraggio effettivo delle deduzioni, ogni euro che ci avanza, e abbiamo ragionevole opinione di credere che ce ne avanzeranno diversi, vada ad aumentare il trasferimento a regioni e comuni, quindi, ex post, non si sarà trattato, secondo noi, di alcun taglio.

Questa è una richiesta che anticipo, qui, in discussione generale e che farò domani a nome del mio partito nel Comitato dei nove.

Concludo sull'argomento che più mi interessa; non so se chi verrà dopo di noi, dopo di me, inteso in questa discussione, ha interesse, in qualche modo, a riprendere il concetto, perché, se no, se leggiamo tutti la lezioncina non facciamo un passo avanti. Io voglio capire perché avete fatto tre quarti della campagna elettorale su cifre di finanza pubblica che sono esattamente l'opposto di quelle che oggi difendete e che andiamo a votare domani. Cioè su come le finanze pubbliche di questo Paese dal 2014 al 2017 a conti chiusi, lo ripeto, a conti chiusi sono evolute. Questo è quello che è successo, io credo che questo sarà un Paese migliore quando, con tutta la passione anche che ci possiamo mettere, nel nostro discorso pubblico, soprattutto rivolto a chi sta fuori di qui, non avremo bisogno di smentire la realtà; abbiamo bisogno di caricare la realtà di significato, di passione, ma non possiamo continuare a fare discorso pubblico in questo Paese dicendo l'opposto di quello che realmente è. Perché di questo passo qualche problema, secondo me, la nostra democrazia, prima o poi, ce l'avrà.