Data: 
Lunedì, 19 Febbraio, 2024
Nome: 
Piero Fassino

Signor Presidente, non sapremo mai, credo, come sia morto Aleksej Navalny, cioè se effettivamente per cause naturali o se invece, come si sospetta largamente, per un assassinio. Quello che è certo è che il responsabile morale e politico di quella morte si chiama Vladimir Putin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Aleksej Navalny è stato sottoposto a un calvario che lo ha logorato e usurato nella mente, nello spirito e nel corpo, fino alla sua scomparsa. Imprigionato, processato, condannato a molti anni di carcere, trasferito in parecchi istituti di pena, fino a essere internato in uno dei gulag della zona artica, da un regime feroce e brutale che non tollera oppositori e gli oppositori i opprime - e molti in questi anni sono stati repressi e condannati a pene detentive pesantissime per il solo fatto di invocare quello che in termini tecnici si chiamerebbe un reato di opinione, cioè il diritto a esprimere liberamente le proprie opinioni. E quando non è sufficiente la detenzione, anche la più dura, non si esita ad eliminarli, come è accaduto a Boris Nemtsov, ad Anna Politkovskaja e ad altri meno noti, ma che hanno conosciuto la drammatica e infausta sorte. Per questo non possiamo che esprimere in modo netto e chiaro, come tutti hanno fatto in queste ore, la condanna più netta nei confronti del regime russo. Al tempo stesso però sapere che la condanna non è sufficiente, se non è accompagnata da comportamenti coerenti, perché quella brutale violenza che è stata applicata ad Aleksej Navalny è la stessa brutale violenza con cui Putin e il suo regime ha aggredito l'Ucraina, invadendo un paese vicino, opprimendo quel popolo, scaricando su cittadini inermi un volume di fuoco enorme, che ha colpito case, scuole, ospedali, infrastrutture elettriche e altro, e che non ha esitato a ricorrere a massacri come quello di Buča. Quindi, oggi, qui ricordando Navalny e lo ricorderemo tutti insieme questa sera al Campidoglio, credo che abbiamo il dovere di confermare il nostro impegno a sostenere l'Ucraina, perché lì si combatte una battaglia che non è solo dei cittadini di quel Paese, è una battaglia per il diritto, la libertà e la giustizia, quei valori a cui Navalny ha sacrificato tutta la sua vita.