Data: 
Giovedì, 17 Gennaio, 2019
Nome: 
Enrico Borghi

Signor Presidente, come ha ricordato il collega, sono passati cinquant'anni dal sacrificio di Jan Palach e anche noi desideriamo esprimere i nostri sentimenti di ricordo e unirci a questa commemorazione di una figura che è entrata, a pieno titolo e a tutto diritto, nella storia per la sua volontà, che non era solo di carattere personale, ma di natura collettiva. Jan Palach faceva parte di un movimento che aveva scelto questa forma estrema, in funzione sostanzialmente del tentativo di ribellarsi all'autoritarismo di quel regime. Le richieste che facevano quei ragazzi che si erano autodefiniti torce erano funzionali al fatto che non ci fosse più la pubblicazione obbligatoria di un giornale che era l'unico giornale di quel regime, un regime autoritario e assolutamente anti liberale, e chiedevano l'espressione della libertà di parola.

È stata una grande pagina che è giusto che si debba ricordare, così come è giusto che, in parallelo, rispetto a questo tema, quest'Aula ricordi - e per parte nostra lo vogliamo fare con grande emozione e con un sentimento che credo debba essere esteso a tutti i colleghi presenti - un'altra figura dell'Est Europa, che non cinquant'anni fa, ma poche ore fa, non per sua scelta ma per una scelta criminale - mi riferisco al sindaco di Danzica, Pawel Adamowicz (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) - è stato ucciso su un palco perché sosteneva le tesi della libertà, le tesi del diritto, le tesi dell'integrazione. Quindi questi aspetti, della libertà, del diritto di parola, della possibilità di incrociare sensibilità e opinioni, devono trovare nel ricordo di ieri la costante attuazione dell'oggi. Crediamo che sotto questo profilo queste azioni non siano espressione di vuota retorica ma il modo con il quale proseguire una comune battaglia in questo senso.