Repliche dei relatori e del Governo
Data: 
Lunedì, 19 Ottobre, 2015
Nome: 
Antonello Giacomelli

A.C. 3272-A

 

Signor Presidente, ho seguito il confronto e mi pare di dover all'Aula alcune risposte, anche se non è la prima volta che ci troviamo a confrontarci su questi stessi temi. Diceva ora il presidente Fico: mi piacerebbe molto che giocassimo a carte scoperte. Noi abbiamo provato a farlo dal Senato e io ci riprovo ancora oggi; il punto è uno solo: se a una linea che viene esposta da Governo e maggioranza la risposta è la ricerca della dietrologia, il meccanismo non funziona. Io ribalto il tema: se comunque l'opposizione deve motivare una posizione contraria, è inutile proseguire nel dibattito, ciascuno farà la sua parte. Se, invece, davvero si ritiene che il confronto sia utile, allora proviamo a farlo come dice il presidente Fico: a carte scoperte. Il Governo l'ha fatto qualche mese fa e ha presentato la propria linea sulla RAI in modo chiaro, anche se ora si dice: dovremmo partire da un altro punto, perché si parte dalla governance ? Il Governo ha presentato un'idea di servizio pubblico e di RAI articolata su tre atti, su tre provvedimenti, e li abbiamo specificati: la trasformazione della governance, la riforma del canone, il rinnovo della concessione con ridefinizione della mission di servizio pubblico. E perché quest'ultimo punto non fosse vago, come pure si continua a dire, il Governo ha approvato un documento con le linee guida di proposta del Governo. Non sono i comandamenti scolpiti nella pietra, sono una proposta di cui si può discutere. Di quello ! Allora, abbiamo iniziato il percorso sul provvedimento della governance, l'abbiamo fatto al Senato e sfido chiunque a dire qui che il provvedimento che è uscito dal Senato è lo stesso che è entrato come proposta del Governo. Sfido chiunque ! È certo che istituzionalmente il Senato è una Camera diversa dalla Camera dei deputati, ma i gruppi politici non sono diversi, a meno che non abbiamo scoperto nella modernità anche l'incomunicabilità dei gruppi sulla base della Camera. Vi è stato un dibattito serio, una disponibilità, e sono stati compiuti quello che io giudico passi avanti. Sono esauriti i margini di miglioramento ? Io credo di no. Credo di no e, come in Commissione i relatori hanno mostrato attenzione e disponibilità su alcuni punti e, come già detto, prenderanno iniziative in Aula su alcune delle questioni oggetto del dibattito, sono a ribadire questo punto. Il canone appartiene a un altro testo, a un altro disegno di legge, la stabilità: ci sarà l'occasione di discuterne. Non credo si possa parlare di una straordinaria sorpresa, ne discutiamo da un anno ! Non è che il Governo ha tirato fuori il coniglio: è una scelta seria su cui non abbiamo forzato un anno fa perché non tutti i tasselli e gli approfondimenti erano stati fatti, ma quella è l'idea: togliere l'evasione e abbassare il canone per i cittadini; abbassare il costo del canone per chi l'ha sempre pagato e colpire gli evasori. Non so che cosa c’è di misterioso. Credo che questi possano essere punti almeno largamente condivisi. Poi, certo, ne parleremo – l'ha ricordato il presidente Buttiglione e Lainati più volte in Commissione e qui l'ha detto –, c’è un appuntamento: il rinnovo della concessione; discuteremo. Noi abbiamo già detto quali sono le linee, non sono misteriose. Quando sento parlare del servizio pubblico solo in relazione – ed è un punto certo importante – all'aspetto informativo, è certo che quella è una questione, penso però che sia una visione riduttiva della realtà di oggi.
Il servizio pubblico ha un compito, oggi, molto più ampio: essere il perno di un sistema-Paese, in una dimensione nella quale noi rischiamo di essere semplicemente terreno di conquista culturale, o fornitori di benzina a titolo gratuito, macchine di altri, se, in termini di trasformazione del ruolo della RAI e del rapporto con il mondo della creatività italiana, non c’è una definizione più forte e più precisa. 
Ma io vorrei dedicare invece due minuti solo ai punti emersi su questo testo, sul testo di riforma della governance. I principi sono stati ricordati: pluralismo, imparzialità, completezza. Si dice che questo testo stravolga l'equilibrio dei poteri a vantaggio del Governo: questa è la sostanza dell'accusa. Quindi io desumo che, a giudizio delle opposizioni, il sistema attuale non è così ! Come se le cose accadute negli anni passati in questo Paese, con la modalità attuale di gestione del servizio pubblico, appartenessero all'Iperuranio ! Chi porta la responsabilità ultima delle scelte e della gestione, se non la maggioranza ? Finché la Corte costituzionale ancorerà al Parlamento il rapporto al servizio pubblico, è del tutto evidente; ma è stato così fino ad ora, è così ora, che c’è una maggioranza che ha la responsabilità, sia pure nella forma mediata che conosciamo, della scelta ultima dell'indirizzo. O no ? O non ricordiamo alcuni fatti accaduti ? 
Quello che noi diciamo, è che questo, il rapporto tra istituzioni e servizio pubblico, si è trasformato in una commistione tra la gestione e la politica. Questo aspetto va superato ! Per noi è un male, va eliminato; mentre va rafforzato il rapporto tra l'istituzione parlamentare, prima di tutto, e il servizio pubblico. 
Per questo il testo propone l'elezione in Aula dei rappresentanti parlamentari, e non nella Commissione. Non perché cambino le maggioranze: altrimenti, se questo è il senso e questa è l'attesa delle opposizioni, certo non c’è dialogo; non è che noi possiamo modificare le maggioranze per decreto-legge. È logico che ogni riferimento alle istituzioni ha prima di tutto un riferimento a chi ha maggior ruolo, per il voto dei cittadini, nelle istituzioni. Lo portiamo in Aula, e diminuiamo il numero, esattamente per accendere i riflettori sulla scelta delle persone, per favorire la ricerca delle personalità migliori, più forti. 
Dice il presidente Fico, e non è la prima volta, abbiamo già discusso di questo: perché non prevedete la maggioranza dei due terzi su ogni nome ? Essenzialmente per due motivi (lo dico con franchezza, io rispetto l'opinione diversa): perché questo rischia di determinare uno stallo, e perché questo rischia di esser letto dalla mattina dopo – non dico dal presidente che lo propone, immagino lo condivida –, da qualunque osservatore come il fatto che non ci sarà nessuna nomina se il Governo non l'approva, se la maggioranza non l'approva. Perché è del tutto evidente che ogni nome approvato dai due terzi dei voti significa consegnare le chiavi alla maggioranza di ogni nome; tanto più con maggioranze – lo ricorda il presidente Fico – non sempre disponibili al coordinamento. Mi piacerebbe dire qualche volta che questo tema del «non disponibile al coordinamento» appartiene anche alla maggioranza e ai suoi gruppi, ma lasciamo stare ora l'analisi della realtà: diciamo che il voto limitato tradizionalmente è il sistema che garantisce il fatto che non sia solo espressione di maggioranza. Quindi si può condividere o non condividere, ma non c’è una dietrologia: questo è il motivo ! 
Nell'equilibrio dei poteri, questo testo riporta chiarezza di responsabilità. Il consiglio di amministrazione ha un potere enorme che non ha mai avuto: non solo approva i testi fondamentali, ma nomina l'amministratore proposto dal Governo, nomina e revoca, se crede, l'amministratore. Il consiglio di amministrazione è a maggioranza parlamentare: allora, se parliamo del rapporto tra istituzioni, Governo-Parlamento, questo testo rispetta pienamente la centralità del ruolo parlamentare; se parliamo del rapporto tra maggioranza e opposizioni, è un altro tema, ma questo tema non esiste per un testo di legge che può rovesciarlo ! 
Allora, il Consiglio di amministrazione ha il potere di nomina, di revoca e di approvazione del piano industriale, del piano editoriale, del preventivo di spesa annuale, anche con riferimento agli investimenti superiori ai dieci milioni, del piano per la trasparenza; approva cioè gli atti e le linee fondamentali, mentre l'amministratore delegato gestisce, realizza e, se il CdA ritiene che la gestione non sia coerente con le indicazioni fornite, viene revocato, solo sentito l'azionista. A me pare che l'equilibrio dei poteri ci stia tutto, tuttavia ciascuno ha le sue responsabilità; la commissione di vigilanza ha il potere di controllare che i principi siano attuati e rispettati, che la caratteristica di servizio pubblico sia integra, nonché quello di avere relazioni annuali ed un controllo efficace, ma non altri. Quella linea di commistione, che vi è sempre stata negli anni passati, deve interrompersi; la gestione appartiene all'amministratore che ne risponde pubblicamente (ne risponde), mentre il potere di indirizzo dell'azienda appartiene al CdA. 
Si è detto, infine, che vi sono state scarse modifiche, in particolare, nell'ultimo intervento, e più volte da parte di SEL è stato segnalato. Lo dico fin d'ora, su alcuni punti assumeremo nuove iniziative, anche sul tema della trasparenza; sulla questione del rapporto con il codice appalti, voglio esprimere con chiarezza l'opinione del Governo: non è in alcun modo quella di uscire da una certa disciplina; al contrario, quella stessa disciplina riconosce una specificità di RAI. Vogliamo soltanto prevedere delle tutele ossia che, nella sua attività propria RAI sia in condizione di stare esattamente nella dimensione di azienda sul mercato; per tutto quello che non appartiene ad una specifica attività, su cui peraltro valgono le regole europee, quindi trasparenza, obbligo di economicità e buon amministrazione, su tutto il resto valgono le norme. Quindi, discutiamo nel merito, scriviamolo nel modo migliore ma non ci sono questioni strane. 
Sulla trasparenza facciamo un passo in avanti notevolissimo; abbiamo raccolto alcuni spunti del dibattito e vogliamo ulteriormente precisarlo (i relatori lo faranno). 
Infine, vi è l'invito ad una consultazione, a mettere alcuni punti fermi nel processo di rinnovo della convenzione; se questo è il tema, siamo disponibili al confronto e a raccogliere l'invito alle modifiche; ma personalmente, e lo dico con franchezza, anche per raccogliere l'invito alle carte chiare, non sono molto convinto di irrigidire il meccanismo della revoca con i due terzi. Intanto andrebbe oltre la disciplina attuale che prevede la revoca da parte della Commissione di vigilanza ma non prevede una maggioranza qualificata. Temo che finiremmo, in questo caso, per ingessare uno strumento, creando, in difformità con il meccanismo delle responsabilità che è stato creato in azienda, un ruolo speciale e quindi non mi convince fino in fondo. Tuttavia, nessuno sbarramento preventivo: se l'atteggiamento delle opposizioni anche in aula sarà, come è stato in Commissione e come è stato al Senato, quello di un confronto anche serrato nel merito, da parte del Governo, ma sono certo da parte dei relatori, ci sarà piena disponibilità ad approfondire tutti i punti. L'obiettivo del Governo è solo questo: avere un servizio pubblico, una RAI dove la dimensione aziendale prevalga su un certo rapporto malsano e, del resto, ho sentito usare molti termini in questa sede: lottizzazione, pacchetti di nomine, tutti sappiamo quali sono i mali dai quali vogliamo guarire la RAI perché la stessa sia l'azienda del sistema paese. Questa è l'intenzione del Governo. Gli strumenti si possono condividere o meno ma su questa base, lo dico finora, siamo disponibili, se il clima rimane quello delle Commissioni e quello del Senato, a proseguire il lavoro svolto.