Illustrazione
Data: 
Martedì, 25 Settembre, 2018
Nome: 
Ivan Scalfarotto

Grazie, signora Presidente. È una mozione alla quale teniamo molto noi del Partito Democratico. È a prima firma di Graziano Delrio che è il nostro capogruppo, a significare che, al di là delle firme apposte da tutti noi parlamentari, c'è una condivisione particolarmente forte dovuta al fatto che questa mozione riguarda gli aspetti più profondi, più importanti, più fondamentali di quello che vogliamo essere e che siamo, direi, non soltanto come Europa e Unione Europea ma anche come Italia. Riguarda il nostro assetto costituzionale, riguarda il nostro senso e il nostro amore per la libertà, la concezione della democrazia, tutti argomenti molto importanti che spesso nelle Aule parlamentari passano in secondo piano perché, naturalmente, siamo spesso presi da questioni più mondane e, invece, avere il tempo e prenderci qualche minuto per riflettere su quali siano le cose che davvero ci tengono insieme penso che sia estremamente importante. Quindi, ringrazio anche il gruppo per avermi dato questa possibilità.

L'antefatto è che il 12 settembre di quest'anno il Parlamento europeo ha preso una decisione a suo modo storica, estremamente importante, attivando, per la prima volta nella sua storia, l'articolo 7 dei trattati dell'Unione europea. Cosa dice l'articolo 7 (e questo sarà importante anche nel prosieguo della mia illustrazione)? L'articolo 7 dà la possibilità all'Unione Europea di rilevare il rischio di violazioni o violazioni persistenti e gravi legate ai valori fondamentali dell'Unione e al tipo di società che l'Unione europea vuole essere e che promuove. In questo senso si fa riferimento all'articolo 2 che, appunto, descrive che cos'è una democrazia per l'Unione europea e quali sono i requisiti che uno Stato, che volesse aderire all'Unione Europea, deve rispettare. Sono parole altissime che, secondo me, vale la pena di leggere in quest'Aula, perché poi sono parte integrante del nostro patrimonio democratico perché i valori dell'Unione europea sono i valori della Repubblica italiana, gli stessi: il rispetto della dignità umana, il rispetto della libertà, il rispetto della democrazia, il rispetto dell'uguaglianza, il rispetto dello Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani compresi quelli delle minoranze. Sono parole nelle quali tutto il popolo italiano si riconosce, non soltanto come componente e come membro dell'Unione europea ma come cittadini della nostra Repubblica che nasce su questi valori.

E che società ci immaginiamo di essere? Società caratterizzate - dice l'articolo 2 dei trattati - dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà, dalla parità tra uomini e donne. Parole, appunto, che ci appartengono profondamente e che sentiamo parte integrante del nostro essere cittadini. Eppure, il Parlamento europeo a grandissima maggioranza, con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti, dichiara che c'è un Paese dei 28 - forse 27 tra poco - che suscita gravi preoccupazioni per la possibilità di una violazione di questi valori. Questo Paese è l'Ungheria ed è l'Ungheria di Viktor Orban. Sono preoccupazioni che investono, a parere della vastissima maggioranza del Parlamento europeo, parti integranti della vita di un Paese democratico ed è una lista lunga. Io mi permetto, signora Presidente, di leggerle, perché vale la pena di soffermarsi a pensare a quanto gravi e approfondite e capillari siano le preoccupazioni del Parlamento europeo, che dice che in Ungheria esistono preoccupazioni quanto ai valori di cui parlavo, circa il funzionamento del sistema costituzionale e del sistema elettorale, l'indipendenza della magistratura e di altre istituzioni e i diritti dei giudici, la corruzione e i conflitti di interesse, la tutela della vita privata e la protezione dei dati, la libertà di espressione, la libertà accademica, la libertà di religione, la libertà di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi i rom e gli ebrei, e la protezione da dichiarazioni di odio contro tali minoranze, i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, e i diritti economici e sociali.

Possiamo dire, una devastazione quanto ai diritti democratici che ci sono in Ungheria ed è, in realtà, una preoccupazione che non nasce da una osservazione peregrina dei fatti o parziale, perché è lo stesso Primo ministro Orban a definire l'Ungheria una democrazia illiberale, un'espressione che ha fatto storcere il naso, aggrottare il sopracciglio a molti studiosi, perché si dice: ma come può essere illiberale una democrazia? Sembra una contraddizione in termini e, invece, il diavolo sta nei dettagli si dice, perché si ritiene che possa essere illiberale una democrazia per un semplice motivo, perché quando il popolo lo vuole, cioè quando la maggioranza del popolo decide qualcosa quella maggioranza ha la possibilità sostanzialmente di schiacciare chiunque non sia d'accordo con essa, e se ci pensiamo bene, l'essenza delle democrazie sta, signora Presidente, esattamente in questo. Per usare un paradosso, potremmo dire che si riconosce una democrazia non tanto e non solo dall'efficacia con la quale consente alle maggioranze di esprimere il proprio parere e di esercitare la propria volontà, ma in quanto riesca, con questa Costituzione a fare in modo che i principi di democrazia e quindi quei valori di cui parlavo prima, l'alternanzam il rispetto delle minoranze, eccetera, siano tuttora rispettati, che sia per esempio rispettata l'alternanza al Governo, che quindi le regole del gioco consentano a chi governa di mettersi, in un certo senso a rischio, e a chi è all'opposizione di poter aspirare ad andare al Governo, perché se, nell'esercizio del proprio potere di maggioranza, si cambiano le regole al punto in cui di fatto diventa impossibile per chi è opposizione diventare maggioranza, è chiaro che la parola illiberale finisce col prevalere sulla parola democrazia, e questo è esattamente quello che sta succedendo in Ungheria, diciamolo con tutta chiarezza.

Noi italiani comprendiamo che cosa voglia dire tutto questo perché è la nostra stessa Carta costituzionale che ci spiega, in modo altissimo, in modo conciso e perfettamente puntato come un laser, quale sia il bilanciamento necessario, e la nostra Costituzione lo fa, signora Presidente, nell'articolo 1, quando dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, che la sovranità appartiene al popolo e quindi, per principio democratico, la maggioranza del popolo, ma tale sovranità viene esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione, nei limiti, quella è la parola chiave, la sovranità appartiene al popolo, che la esercita con principio democratico e quindi con principio di maggioranza, ma con dei limiti.

Lo dico e lo ripeto, perché purtroppo anche la cronaca politica del nostro Paese, anche la cronaca recente qualche volta ha visto taluni partiti, in particolare dalla maggioranza, delle volte anche esponenti di prestigio della maggioranza, dimenticare che la sovranità appartiene al popolo, che però la esercita con dei limiti. Ricordiamo tutti, durante le fasi concitate e lunghe della formazione del Governo, l'idea che serpeggiava nella maggioranza, che l'avere una maggioranza parlamentare consentisse di sganciare da qualsiasi procedimento costituzionale la formazione del Governo, che non vi fossero organi d'autorità preposti al presidio di valori costituzionali non disponibili dalla maggioranza, signor Presidente, perché in questo consiste la democrazia.

E, allora, la nostra mozione chiede di capire come il Governo e, quindi la nostra maggioranza, si comporterà davanti a questa deliberazione del Parlamento europeo, perché, si badi bene, i partiti che formano la maggioranza si sono divisi, il MoVimento 5 Stelle ha votato a favore di questa mozione, la Lega ha votato contro. Ora, l'articolo 7 prevede due commi, che prevedono due meccanismi diversi, è importante, chiedo scusa se scendo nel tecnico, ma è fondamentale perché si legge sui giornali che di questa mozione non si farà niente, perché per dare sanzioni all'Ungheria è richiesta l'unanimità. Ebbene, questa è una imperfezione piccola, ma sostanziale, perché l'articolo 7, signor Presidente, prevede due meccanismi: un meccanismo al comma 1 dell'articolo 7 che è quello attivato dal Parlamento europeo, che dice che si può rilevare, constatare un evidente rischio di violazione grave dei valori, evidente rischio, e l'articolo 7, comma 2 che, invece, prevede l'esistenza di una violazione grave. Ora, il Parlamento europeo non si è addentrato nell'esistenza, ha parlato del rischio e sul rischio non c'è bisogno dell'unanimità, è necessario che ci siano i quattro quinti del Consiglio europeo, dal che si deduce che la posizione italiana sarà fondamentale, perché il Presidente Conte, che dovrà votare in questo Consiglio voterà come vorrebbe il Vicepremier Salvini, opponendosi e quindi unendosi agli Stati governati da maggioranze sovraniste che hanno votato contro, o votando a favore, come preferirebbe il MoVimento 5 Stelle? Perché quella decisione sarà una decisione determinante, perché potrebbe essere il voto decisivo per raggiungere i quattro quinti. Non siamo nel secondo comma, dove si dice: vabbè, c'è la Polonia che vota contro e, quindi, il nostro voto non conta comunque; no, attenzione.

E, quindi, la nostra mozione chiede proprio al Presidente Conte di votare in ossequio, in accordo con la maggioranza del Parlamento europeo e per questo chiediamo che l'Aula voti impegnando il Governo in questa direzione. Questo ci dirà molto della natura di questo Governo e di quali sono le opinioni di questo Governo per davvero, di cosa pensa, per esempio, della corruzione il MoVimento 5 Stelle, perché il MoVimento 5 Stelle fa una battaglia per la corruzione, e per combattere la corruzione sappiamo che è in arrivo anche un provvedimento importante in queste Aule, ma sappiamo bene che nell'Ungheria di Orbán sono fioriti oligarchi che spesso sono compagni di scuola, amici, famigli, persone che sicuramente hanno, come in altri Paesi di quel tipo, approfittato di una certa situazione, devo dire approfittato anche dell'Unione europea. Ricordo che l'Ungheria contribuisce per meno di un miliardo di euro al bilancio dell'Unione e prende più di quattro miliardi dal bilancio dell'Unione, quindi si parla malissimo dell'Unione europea fintanto che non si va a battere cassa perché in quel momento l'Unione europea diventa simpatica anche a Orbán.

E, quindi, ci interesserebbe moltissimo capire che cosa succederà, perché, vedete, quando vedo nei banchi di altri partiti parlare di solidarietà al popolo ungherese ricordo che la solidarietà al popolo ungherese non si può esprimere rispetto alla maggioranza del popolo ungherese, la solidarietà si esprime a tutto il popolo ungherese, anche a chi non la pensa come Orbán, perché esprimere la solidarietà soltanto a una maggioranza di un Paese è dimenticare che magari esistono importanti minoranze, è una solidarietà piuttosto pelosa. Allora, quando mi è capitato di vedere un video dell'attuale Vicepremier Salvini dell'aprile del 2017 - tra l'altro, accanto a lui era seduto l'attuale Ministro Fontana, quindi due autorevoli rappresentanti del Governo - in cui Salvini diceva: cosa facciamo? Gli mandiamo i carri armati agli ungheresi? Ma assolutamente no, però dobbiamo ricordare che per entrare nell'Unione europea bisogna rispettare dei requisiti e dei parametri. E quei requisiti e quei parametri devono essere rispettati anche, come si dice, in costanza di rapporto di lavoro. Non si può iscriversi a un club avendo dei requisiti e poi, in corso d'opera, dimenticarsene. Per tutte queste ragioni, per l'amore che abbiamo per la democrazia e per la sua essenza più vera, quindi, a nome del Partito Democratico, annuncio la presentazione di una mozione che impegna il Governo a proseguire nell'applicazione dell'articolo 7, comma 1, del Trattato dell'Unione europea, e ad affermare, a nome della Repubblica italiana, il sostanziale, storico, identitario amore per le istituzioni democratiche che ci contraddistingue.