Data: 
Lunedì, 18 Settembre, 2017
Nome: 
Luca Sani

C. 338-339-521-1124-4419-4421-A

Discussione generale

 

Grazie, Presidente. Il provvedimento in oggetto arriva all'esame dell'Assemblea dopo un lungo iter istruttorio, iniziato nel 2013, che ha visto impegnata la Commissione agricoltura, che ho l'onore di presiedere, in un dialogo assiduo e costante con le rappresentanze del settore e con il Governo. Particolarmente proficuo è stato il rapporto con le Commissioni di settore, le quali, attraverso l'espressione dei prescritti pareri, hanno agevolato la migliore redazione delle norme, considerato che esse hanno numerosi riflessi dal punto di vista fiscale, lavoristico, di sicurezza dei trasporti e sanzionatorio, solo per citarne i principali.

Trattandosi poi di un settore produttivo, al quale era doveroso fornire risposte anche in termini concreti, è stato necessario definire l'ambito di intervento finanziario del provvedimento, apprestando poi le necessarie coperture. A distanza di quasi quattro anni dall'inizio dei lavori sento, perciò, di poter esprimere una compiuta soddisfazione sui risultati raggiunti e sull'impianto della riforma, che oggi portiamo in Aula.

Certo, mentre alcune disposizioni hanno carattere immediatamente operativo, per altre si è ritenuto necessario e opportuno rinviare al Governo una compiuta e organica attuazione, ben definendo al tempo stesso i principi e i criteri che dovranno caratterizzare le disposizioni attuative.

Il prolungarsi dell'esame in Commissione ha permesso poi di affrontare alcune problematiche emerse, come quella riguardante la ricaduta sul comparto del nuovo sistema sanzionatorio, relativo alla pesca illegale, a cui chi mi ha preceduto ha fatto riferimento.

Va tenuto conto che, secondo gli ultimi dati Istat riferiti al 2016, la pesca ha registrato un forte calo della produzione in volume (meno 2,8 per cento), sintesi di una contrazione del pescato per pesci, molluschi e crostacei (meno 4,8 per cento) e una crescita dell'acquacoltura e dei servizi di supporto. In termini di valore aggiunto il calo è stato più sensibile, risentendo di una contrazione dei costi inferiore a quella della produzione.

A fronte di questi dati, che segnano la crisi, una prima problematica è stata quella, nell'iter della proposta di legge, di ben definire l'ambito d'intervento e cioè di scegliere se il provvedimento dovesse riguardare solo la pesca professionale - tenendo conto di tutte le sue specificità che sono state ricordate - o dovesse estendersi anche all'acquacoltura praticata in mare. È stata scelta la seconda alternativa, consapevoli dell'evoluzione che l'acquacoltura ha registrato negli ultimi decenni, affermandosi come una delle attività più dinamiche nel campo della produzione di cibo. E anche per questo la pratica dell'allevamento ittico in acque salmastre deve rientrare ormai nelle politiche riguardanti la pesca marittima e richiedere, al pari di questa, interventi mirati, per crescere e rafforzare la capacità di offrire produzioni di altissima qualità.

Si tratta, infatti, di un'attività fortemente sostenuta dall'Europa, di cui l'Italia vanta, secondo i dati FAO, un ruolo significativo, solo se si pensa che detiene il 13 per cento del volume delle produzioni d'acquacoltura dell'Unione europea (al quarto posto dopo Spagna, Francia e Regno Unito) e il 10,7 per cento del valore della produzione. È il principale produttore di vongole veraci, con il 94 per cento in volume e il 91 per cento in valore.

L'acquacoltura italiana ha dimostrato di avere, perciò, le capacità di creare reddito e occupazione e ha grandi potenzialità di sviluppo, che richiedono scelte decisive e interventi strategici mirati. La produzione, seppur di altissima qualità, ha perciò ancora enormi spazi di crescita, ma richiede una strategia ben mirata.

Si pensi anche al fatto che il nostro Paese - questo è il vero paradosso - è un forte importatore di prodotti ittici. Oltre il 70 per cento del pesce che consumiamo è di importazione, una percentuale che sale all'85 per cento se riferita a spigole e orate. Da qui la consapevolezza che uno sviluppo sostenibile dell'acquacoltura nei mari italiani può rappresentare non solo una fonte di approvvigionamento significativo in termini quantitativi, ma anche di qualità e di sicurezza alimentare. Le ricadute in termini occupazionali ed economici sono facilmente immaginabili.

Voglio, perciò, sottolineare l'importanza della delega contenuta nell'articolo 14, in materia di riordino delle concessioni demaniali per la pesca, e mi auguro che ciò venga prontamente attuato dal Governo. Rimando poi ad una lettura dell'articolato per valorizzare, appunto, i criteri e i principi direttivi, che sono oggetto della delega.

Il provvedimento in esame delega il Governo anche a predisporre una riforma complessiva della pesca sportiva e ricreativa, anche al fine di includere la stessa tra le attività che possono concorrere alla valorizzazione della risorsa ittica e alla salvaguardia dell'ecosistema marino, nell'ambito dei distretti di pesca.

Su questo aspetto ricordo che in Commissione e con alcuni rappresentanti si è dibattuto molto, talvolta vivacemente, anche a causa della complessità delle diverse tipologie di attività di pesca sportiva. Abbiamo quindi stralciato una parte, che prevedeva un tributo già all'interno della legge, anche se di questo pare che tutti non se ne siano accorti, per gli interventi che si sono registrati anche questo pomeriggio.

La pesca sportiva, però, - voglio ricordarlo - è stimata per difetto in circa 1,5 milioni di praticanti e capire l'impatto che quest'attività provoca sulla risorsa ittica non è un dettaglio rispetto alle politiche di gestione del prelievo, anche per prevenire e governare situazioni di conflitto non episodiche tra pesca sportiva e professionale.

Per questo, nel provvedimento si richiede, tra l'altro, un sistema di rilascio delle licenze che tenga conto del sistema di pesca praticato, della tipologia e delle dimensioni delle imbarcazioni utilizzate e del soggetto richiedente, anche per censire il numero effettivo dei pescatori sportivi e il quantitativo di pesce pescato, tenendo conto degli aspetti sociali, ricreativi e di svago che questa tipologia di pesca rappresenta nella tradizione delle nostre comunità, ma anche di quei fenomeni di abuso - che sono stati anche questi ricordati - che rappresentano un pericolo per il patrimonio ittico e, come tali, vanno contrastati.

Il relatore ha ricordato gli interventi sui meccanismi di tutela del reddito, che non riprendo, ma che sono fondamentali, soprattutto rispetto alla fine della cassa integrazione in deroga. Ricordo che 3 milioni di euro, per il 2018, andranno a finanziare il Fondo per lo sviluppo della filiera ittica, che opererà a sostegno delle aziende e degli operatori per realizzare programmi di formazione e di aggiornamento professionale, per incentivare esperienze di filiera corta e per sostenere lo sviluppo delle risorse autoctone.

Si tratta di un primo investimento che auspichiamo possa diventare strutturale, necessario a far compiere un salto di qualità alla pesca italiana e farla diventare più competitiva non solo in termini produttivi, ma anche sul piano della sostenibilità per rispondere meglio agli impegni europei in termini di conservazione della biodiversità e della tutela degli ecosistemi marini.

Sui distretti di pesca viene basato il rilancio dei sistemi produttivi locali: dovranno essere organizzati per aree marine omogenee e dovranno definire dei piani di gestione per ottimizzare la pesca, valorizzando le specificità locali, promuovendo la qualità e la salubrità dei prodotti, tutelando le risorse autoctone. Da questo punto di vista, il Governo, come veniva ricordato, è chiamato a meglio definire come possa svolgersi l'attività di pescaturismo, anche come occasione per ampliare l'offerta turistica nelle zone costiere e per garantire un'integrazione al reddito delle imprese e dei pescatori.

Vengono altresì rivisti i limiti della vendita diretta, mutuando, anche nel settore della pesca, quei concetti di filiera corta o, se vogliamo, di chilometro zero che si sono affermati in agricoltura, che sono apprezzati dai consumatori e che, anche in questo caso, sono in grado di garantire un maggior profitto, nella fattispecie al pescatore.

È stata inserita una disposizione che consente anche a chi al momento non partecipa alle quote di contingente assegnate all'Italia per pescare tonno rosso di poter beneficiare di un'eventuale quota aggiuntiva, che potrebbe essere assegnata al nostro Paese, specificando le percentuali che in tal caso saranno assegnate ai diversi sistemi di catture.

Infine, mi sia consentito di esprimere la soddisfazione per essere riusciti a trovare un punto di equilibrio, come veniva ricordato dall'onorevole Venittelli, in merito all'entità delle sanzioni applicate in caso di pesca illegale, con il passaggio, come appunto veniva menzionato, dalla sanzione penale all'illecito amministrativo, che aveva portato a non modulare bene la sanzione prevista.

Quindi, in conclusione, ritengo che il provvedimento che oggi arriva all'esame dell'Aula sia capace di dare risposte organiche e strutturate ad un comparto in grande difficoltà, costretto a dedurre lo sforzo di pesca per ragioni ambientali e nonostante questo rappresenti l'unica fonte di sostentamento per tanti operatori. La pesca italiana - è bene ricordarlo - ha caratteristiche peculiari, tipiche del Mediterraneo, prevalentemente artigianali ed è costituita per lo più da piccole imbarcazioni con pochi addetti a bordo: una caratteristica che non rappresenta solo un'attività economica, ma costituisce un forte elemento identitario che ritroviamo lungo gli 8 mila chilometri di costa della penisola e delle isole, che si snoda tra borghi, piccoli porti, mestieri e tradizioni. È una caratterista che vogliamo tutelare nell'ambito più vasto e complesso delle politiche europee per la pesca e per il mare.

Sono convinto che una normativa più attuale e innovativa su un settore che sconta molti ritardi può attribuire al nostro Paese maggiore autorevolezza, anche in un contesto europeo, che talvolta ha il baricentro delle politiche per la pesca lontano dal Mediterraneo e che, invece, richiede il riconoscimento di una sua specificità per le diverse tipologie e pratiche di prelievo, per il fatto che si pratica una pesca da parte di sei Stati membri fortemente regolamentare e, contestualmente, si pratica una pesca da parte dei Paesi nordafricani e della sponda orientale non sempre razionale, per usare un eufemismo, oltre alle incursioni di flotte delle più variopinte bandiere - giapponesi o coreane - che pescano fuori dalle acque territoriali, operando in assenza di qualsiasi controllo.

In questo contesto, esprimo anche preoccupazione per il ripetersi, a distanza di pochi giorni, di sequestri di imbarcazioni italiane da parte delle autorità militari tunisine, su cui invito il Governo a vigilare.

L'insieme di queste considerazioni ha accompagnato il lavoro della Commissione agricoltura e adesso confidiamo che l'attuazione dei numerosi provvedimenti attuativi da parte del Governo sarà capace di completare questo disegno di riforme. Per questo mi auguro che l'altro ramo del Parlamento possa sollecitamente esaminare la proposta senza modifiche entro il termine della legislatura .