“Da uomo di governo, e nello specifico da ministro della giustizia del primo governo Berlusconi, Biondi è stato certamente un militante. Un militante che non ha mai nascosto quali fossero le idee sue e della sua parte politica sul rapporto tra politica e magistratura. Quelle sue idee sono e restano lontane dalle nostre. Ma non è questo che conta oggi. Quello che è invece fondamentale ricordare oggi, rievocando la figura di Biondi, è che il nodo politica-giustizia rimane da ormai un quarto di secolo irrisolto e estremamente minaccioso per la credibilità delle nostre istituzioni.
Quel nodo non è stato sciolto da nessuno in questi 26 anni. Non ci sono riusciti coloro che agitavano il cappio, non ci sono riusciti coloro che agitavano le manette, non ci sono riusciti coloro che tiravano le monetine, non ci sono riusciti coloro che si consideravano vittime di fantomatiche toghe rosse. Non ci sono riusciti coloro che sedevano in quest’aula prima di noi, e rischiamo di non riuscirci neanche noi.
La scomparsa di Alfredo Biondi serve dunque a ricordarci l’enormità del problema. Ma anche a suggerirci un metodo per la sua soluzione: quello dell’azzeramento di tutte le incrostazioni che si sono depositate in questo lunghissimo periodo sul nodo politica-giustizia, quello di un’archiviazione di tutte le bandierine propagandistiche che sono state piantate sul problema. Perché nessuna di quelle bandierine è risolutiva, e solo lavorando insieme potremo essere all’altezza della responsabilità che questo trentennio di storia ci ha consegnato: dare all’Italia una giustizia finalmente libera dal peso di un rapporto malato con la politica”. Lo ha detto in Aula il deputato del Partito Democratico, Andrea Romano, rievocando la scomparsa dell’ex ministro Alfredo Biondi.