• 21/05/2019

"I pasticci del governo, che non ha voluto ascoltare le nostre proposte in sede di scrittura delle norme, ora vengono a galla e rischiano seriamente di bloccare il tanto strombazzato trasferimento dei sovra-canoni idrici alle Province montane. Sarebbe il caso che si ponesse fine a questa campagna elettorale permanente e si scrivessero norme realmente applicabili come da noi proposte, altrimenti il rischio boomerang per i territori montani è dietro l'angolo". Così Enrico Borghi, dell’ufficio di presidenza del Pd alla Camera, interviene comunicando le due novità che minacciano di bloccare l'attuazione della norma prevista dal "decreto Semplificazioni", la quale dispone che il canone di concessione delle grandi derivazioni idroelettriche corrisposto alle Regioni venga destinato per il 60% alle province il cui territorio è interessato dalle derivazioni e che norma le modalità attraverso le quali le Regioni, alla scadenza delle concessioni, riassegnano le stesse o mediante gara o mediante società a capitale misto pubblico-privato o mediante forme di partenariato pubblico-privato.

"In questi giorni - osserva  Borghi - si sono concretizzati due fatti giuridici che avevamo paventato, sostenendo la necessità di scrivere la norma per evitare che si verificassero. Il primo è la messa in mora da parte della Commissione Europea dell'Italia per le procedure di selezione delle gare, il secondo è un ricorso alla Consulta della Regione Toscana per violazione supposta dell'art. 117 della Costituzione. Entrambe le questioni si sarebbero potute evitare se il governo avesse accolto le proposte del Pd. Invece, si è voluti andare avanti a testa bassa, ed ora in questa situazione il settore praticamente viene congelato in attesa del pronunciamento da un lato della Consulta e dall'altro della chiusura della procedura di infrazione con la UE. Con tanti saluti ai soldi alle province nel 2019, come qualcuno si sta vendendo in queste ore di campagna elettorale".

"L'ennesimo risultato della fretta e della sordità del governo -conclude il deputato del Pd - porta di fatto al congelamento della situazione. Il governo sarà chiamato a dover dare risposte alla Ue, quando poteva tranquillamente sistemare la vicenda nel decreto Semplificazioni e le Regioni dovranno attendere la pronuncia della Consulta per poter dare attuazione alle norme del decreto semplificazioni. Risultato: il trasferimento dei canoni alle province, da qualche sprovveduto in disperata ricerca di consensi facili già annunciato per il 2019, si allontana decisamente. Una dimostrazione in più di come il pressapochismo al potere si ferma alla demagogia e produce errori e guasti che dovranno essere sanati ma che per l'immediato bloccano tutto".