• 07/06/2023

Dichiarazione di Arturo Scotto, deputato Pd-Idp

“Questo decreto è un’operazione striminzita che non risponde alla domanda fondamentale: come strappare alla precarietà una generazione di lavoratori pubblici, come dare un contratto decente - che aspettano da tempo - per 3,2 milioni di addetti che hanno perso potere d’acquisto, come costruire un piano straordinario per l’occupazione che consenta a una generazione, soprattutto nel Sud, di ricostruire lo Stato e salvare il welfare. Governo e maggioranza lavorano solo per stabilizzare qualche staff ministeriale e cambiare qualche capo dipartimento. Troppo poco per l’emergenza di un paese che a breve non sarà nemmeno in condizione di stampare le carte d’identità”. E’ il “severo il giudizio” del gruppo del Pd-Idp  al decreto sulla Pubblica Amministrazione,  nella  dichiarazione di voto del deputato Arturo Scotto. Per l’esponente del Pd-Idp, “c’è nel decreto  la tendenza a sovvertire regole e procedure democratiche per conculcare le minoranze e difendere le proprie posizioni di potere. Quattro decreti al mese, 2 fiducie solo in questa settimana. Decreti che diventano Ombibus nonostante i richiami del Capo dello Stato - prosegue Scotto - secondo il quale “lo sfregio a questo parlamento è rappresentato dall’emendamento sul controllo concomitante della Corte dei Conti, inserito dentro un provvedimento che doveva occuparsi di Pa.” “Qui non c’è solo il merito che delinea un’indifferenza verso le regole – ha concluso Scotto-  ma un vero e proprio disegno di demolizione di qualsiasi organismo che si limita a fare e dire quello che la Costituzione gli assegna. Dall’Ufficio di Bilancio, alla Procura nazionale Antimafia per finire alla Corte dei Conti passando dalla dichiarazione, gravissima e senza precedenti, sulle tasse come “pizzo di Stato”: un appello a evadere il fisco e a smantellare quel poco di principio di solidarietà che consente ancora la tenuta unitaria del paese. Quando accadono queste cose, interrogarsi sullo stato di salute della democrazia è un dovere morale, non un esercizio accademico.”