Esprimo a nome del gruppo Pd il dolore per la morte di Salvatore Failla a Fausto Piano e la gioia per la liberazione di Gino Pollicardo e Filippo Calcagno. Mi auguro che il calvario delle famiglie che aspettano le salme dei loro cari possa concludersi a breve. Questa drammatica vicenda ha evidenziato tutti i problemi che registriamo da tempo in Libia, legati al fatto che non c’è più una autorità centrale che controlla il territorio, ma il paese si trova frammentato tra micro-autorità locali in lotta tra di loro. In questa situazione di totale instabilità si sta facendo strada una crescente islamizzazione di alcune milizie a cui si affianca la penetrazione di elementi collegati al terrorismo di Daesh. E’ dal 2011 che l’Italia guarda con preoccupazione all’evoluzione della crisi libica e chiede agli attori internazionali di farsene carico.
Quando diciamo che ci si deve occupare della Libia, ci riferiamo a un quadro più ampio di quello relativo a un intervento armato. Perché nel dibattito pubblico di questi giorni è spesso passata un’equazione pericolosa: se non si dà l’immediato avvio a una spedizione militare, allora non ci si sta occupando della Libia. In realtà, non bisogna confondere gli strumenti della politica estera - tra cui l’intervento militare - con il quadro di visione necessario per avere una strategia internazionale.
Non è con le bombe dal cielo che si ferma la fragilità delle istituzioni. Lo sappiamo dall’Afghanistan, dall’Iraq: serve un sentiero politico che costruisca un dopo, serve accompagnare la volontà del popolo libico nel ricostruire il loro paese. Questa è la politica estera dell'Italia: sostenere i nostri partner nel primato del diritto, nel rendersi stato di diritto. Qualsiasi altra soluzione, come può essere un intervento affrettato senza una cornice, non solo di legittimità internazionale, ma soprattutto di riconoscibilità interna nazionale libica è molto pericolosa. Questa è la politica estera dell'Italia: sostenere i nostri partner nel primato del diritto, nel rendersi stato di diritto. L’Italia non si tira indietro rispetto a una responsabilità verso la Libia, però sappiamo che occuparsene implica non solo l’intervento militare, ma un insieme di strumenti - politici e diplomatici innanzitutto, di cooperazione ed economici - con una visione di lungo periodo.
Lo afferma Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri della Camera, intervenendo durante il dibattito sull’informativa del ministro Gentiloni sulla Libia.