• 12/06/2019

Il deputato del Pd Enrico Borghi ha presentato una  interrogazione al Presidente del Consiglio sul cosiddetto "processo del popolo"

"Dov’è  avvenuto il cosiddetto “processo del popolo” a carico dei sottosegretari del M5S che dopo essere stati preventivamente indicati al pubblico ludibrio su tutti i quotidiani da evidenti "veline” sono introdotti di fronte ad un sinedrio di una quindicina di parlamentari grillini selezionati,  vengono ripresi da una telecamera e sono chiamati a discolparsi del loro operato per una ventina di minuti?  Tale “processo” è forse avvenuto all’interno dei locali della Camera? E chi detiene le schede di “gradimento”? E che fine hanno fatto i video? Insomma, chiedo formalmente al presidente Conte se è lecito – qualora fosse accertato - che nei luoghi della democrazia sia possibile accettare tutto questo”.  Sono le domande che l’on. Enrico Borghi, membro dell’ufficio di Presidenza del gruppo Pd alla Camera,  ha presentato, attraverso una interrogazione urgente al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, sul “grottesco processo del Popolo” al quale sono stati sottoposti i sottosegretari del M5S. “Ci si può scontrare, ci si può dividere, ma non si può rimanere in silenzio davanti alla umiliazione sia di una persona che dell'istituzione che essa rappresenta”, ha scritto contestualmente Enrico Borghi in un post su Fb indirizzato al sottosegretario Davide Crippa , “avversario politico al quale esprimo tutta la mia solidarietà non pelosa o interessata, ma autentica”. “Sono indignato – prosegue Borghi - perchè non è accettabile che una Srl come la Casaleggio Associati abbia il potere di mettere sotto inquisizione -con uno stile a metà strada tra il confessionale del Grande Fratello, il processo di Torquemada e gli interrogatori del KGB- i rappresentanti del popolo.”

“Resta un fatto – conclude Borghi nel suo post - che questo "Processo del Popolo", che ricorda sinistramente pagine tristi della nostra Repubblica, è una cosa al di fuori della nostra Costituzione. Il luogo dove discutere dell'azione politica dei membri di un governo sono i partiti politici, secondo "il metodo democratico" sancito dall'articolo 49 della Costituzione. Quindi ci si confronta, si dibatte, e alla fine se serve ci si conta. Ma non si massacrano le persone e le istituzioni. E il luogo dove il membro del governo deve rendere conto del proprio operato è uno solo: il Parlamento. Fuori da esso c'è solo l'arbitrio, il controllo possessorio delle istituzioni e alla fine il ricatto alle persone. Spero che questa vicenda faccia aprire gli occhi a molti”, conclude amaramente il parlamentare del Pd.

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