• 15/11/2017

“Come su tante altre questioni, anche sul rapporto con la Russia il Movimento ha detto tutto e il contrario di tutto”. Lo scrive su Facebook Lia Quartapelle, capogruppo Pd in Commissione Esteri alla Camera, per commentare il viaggio di Luigi Di Maio negli Stati Uniti. 

“Vorrei approfittare – spiega – del viaggio negli Stati Uniti con cui di Maio e M5S provano a darsi un profilo internazionale, per rilanciare una notizia apparsa la settimana scorsa, ovvero l’incontro, avvenuto a marzo 2016, tra Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista con Robert Shlegel, conosciuto come l’uomo di Putin per internet. Nel 2013, appena entrati in Parlamento, i 5S, erano ferocemente anti-russi: in occasione della visita di Putin in Italia i deputati del Movimento chiedevano al governo di riferire in parlamento ‘sugli oscuri affari dello zar russo’, mentre durante le Olimpiadi di Sochi la deputata Giulia Di Vita dichiarava che ‘l’Italia ha perso l’ennesima occasione per dimostrarsi un Paese pienamente democratico e china la testa di fronte al potente di turno, Vladimir Putin’, perché Enrico Letta era andato all’inaugurazione dei Giochi. Qualche cosa deve essere cambiato se ieri sera, a DiMartedì, Alessandro Di Battista ripeteva che bisogna parlare anche con la Russia di Putin, definito ‘interlocutore storico’ dell’Italia. Lo stesso Di Battista si è reso protagonista di un significativo voltafaccia sul più sanguinoso conflitto civile di questi anni, la guerra in Siria. Nell’agosto del 2013, commentando l’attacco con le armi chimiche del regime di Assad contro la popolazione civile scriveva sul suo blog che ‘la Siria va liberata dalla dittatura’ suggerendo che ‘la rete permetterebbe agli stessi siriani di liberarsi di Assad’. Questo giudizio severo su Assad non scoraggiava però Di Battista a sposare nel 2015 una posizione totalmente diversa, vicinissima a quella del più fedele alleato della Siria, ovvero la Russia: la risoluzione 7/00771, di cui Di Battista è firmatario, chiede al governo di ‘riconoscere e ripristinare le relazioni diplomatiche con la Repubblica araba siriana; di dissociarsi e a contribuire in sede europea alla rimozione delle inique sanzioni economiche alla Repubblica araba siriana; di intraprendere e a promuovere iniziative di dialogo con il Governo siriano’, che guarda caso era presieduto proprio da quell’Assad che Di Battista si augurava di vedere sparire solo due anni prima. Quello denunciato dalla Stampa non è stato l'unico incontro tra esponenti del M5S e membri del partito di Putin. Manlio Di Stefano per esempio nel giugno del 2016 aveva portato il suo saluto al congresso di Russia Unita, parlando per secondo tra tutti gli interventi internazionali. L’agenda dell’incontro del marzo del 2016 con l’uomo di internet di Putin è in ciò di cui si è discusso: oltre all’agenda internazionale, in quella occasione si parlò di cooperazione tra M5S e Russia Unita ma soprattutto di campagne elettorali. Che, da parte di chi è stato maestro in questi anni di utilizzo di internet per sconvolgere i risultati delle elezioni nelle democrazie occidentali, vuole dire una cosa precisa. 

“Chissà se Di Stefano e Di Battista hanno capito cosa vuole dire democrazia digitale quando è tradotto in russo. Dal cambiamento radicale che c’è stato nei loro atti parlamentari sembrerebbe di sì”, conclude.

 
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