• 17/10/2017

“Le parole del Presidente Gentiloni, a proposito del tema previdenza nella legge di Bilancio, sembrano lasciare poco spazio per un intervento. Se così fosse sarebbe una scelta grave: ad esempio, confermare burocraticamente l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni, cioè ben 5 mesi in più dell'attuale limite, con un Decreto direttoriale che non passerebbe dal Parlamento, sarebbe un cattivo segnale”. Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.

“La misura –prosegue- scatterebbe dal 2019: è vero che la legge Monti lo prevede, ma nel frattempo qualcosa è successo. Nel 2015 l'aspettativa di vita, per la prima volta, è diminuita e pare che anche quest'anno succederà la stessa cosa. È il riflesso di una condizione di crescente povertà: molti cittadini rinunciano a curarsi per mancanza di risorse”.

“ Di questo, almeno, - spiega Damiano - bisognerebbe tenere conto: la soluzione più semplice sarebbe quella di rimandare il Decreto a giugno 2018, come ha chiesto la Commissione Lavoro della Camera per avere il tempo di valutare meglio la situazione è come chiedono i sindacati. Il Governo deve, inoltre, rendere conto al Parlamento dei risparmi delle salvaguardie degli esodati e di quelle di Opzione Donna: tutte risorse che saranno devolute al Fondo per l'occupazione e potrebbero essere utilmente e giustamente impiegate per ulteriori interventi di miglioramento della previdenza, dall'APE sociale all'età pensionabile”, conclude.

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