• 22/01/2019

“Secondo l’attuale testo di riforma costituzionale, di fronte ad una proposta di legge sottoscritta da 500mila cittadini, le Camere, se non la fanno propria votandola senza apportare alcuna modifica sostanziale, vengono di fatto private della competenza legislativa in materia, almeno fino a quando non si sarà svolta la consultazione popolare o i promotori avranno deciso di accogliere le eventuali modifiche sostanziali votate dal Parlamento. Il testo eventualmente approvato dalle Camere, se si discosta da quello della proposta popolare, non entra in vigore, né può essere promulgato dal Presidente della Repubblica, fino a quando appunto non riceve l’assenso del comitato promotore o l’indiretto giudizio positivo dei cittadini che bocciano quello popolare. Prima di entrare nel merito di aspetti secondari, seppur molto importanti (come quorum, materie, competenze della Consulta, numero massimo di pronunciamenti popolari ecc..), il Pd chiede la rimozione di ogni profilo di ambiguità sulla natura e sulla funzione che il referendum propositivo potrebbe assumere anche in rapporto al Parlamento e alla democrazia rappresentativa”.

Così il deputato Dem Andrea Giorgis, intervenendo nel dibattito in Aula sulla proposta di legge costituzionale in materia di iniziativa legislativa popolare.

“Come appare evidente - aggiunge Andrea Giorgis - non vi è alcuna forma di stimolo o di correttivo della democrazia rappresentativa, né alcuna forma di coordinamento e di reciproco completamento tra la democrazia diretta e la democrazia rappresentativa, come pure si legge nella presentazione del disegno di legge costituzionale.  Siamo invece di fronte ad un istituto di produzione del diritto del tutto nuovo ed autonomo, che rischia di entrare in conflitto con le istituzioni della democrazia rappresentativa e di svalutare i diritti di partecipazione politica dei cittadini. Paradossalmente - conclude il deputato Dem - per questa strada si rischia di rendere il nostro ordinamento, non più ma meno democratico e meno capace di rispettare e valorizzare le esigenze e i caratteri del pluralismo”.

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