28/12/2018
Gianluca Benamati
Carla Cantone, Critelli, De Maria, Rizzo Nervo, Enrico Borghi
2-00210

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

Industria italiana autobus (lia) è un'azienda nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e l'Irisbus di Avellino;

l'azienda, stante la crisi industriale e finanziaria partita nel 2016 che rischia di compromettere il futuro dei lavoratori (154 a Bologna e 290 a Flumeri), ha richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per cercare delle soluzioni che consentano la ristrutturazione degli stabilimenti e la piena ripresa dell'attività produttiva anche alla luce della scadenza, il 31 dicembre 2018, degli ammortizzatori sociali attualmente erogati;

l'8 ottobre 2018 si è svolto al Ministero dello sviluppo economico l'ultimo tavolo di crisi durante il quale Ferrovie dello Stato italiane ha confermato l'interesse al progetto, Leonardo ha ribadito l'intenzione di incrementare la propria partecipazione societaria nell'azienda, Invitalia ha ribadito la volontà di proseguire nell'operazione di rilancio;

l'11 dicembre 2018 l'assemblea degli azionisti di lia ha deciso di ricapitalizzare l'azienda che è ora controllata al 70 per cento dall'ormai ex socio turco di minoranza, Karsan, e per il restante 30 per cento da Leonardo: secondo fonti ministeriali, si tratterebbe di una soluzione «tampone» che dovrebbe durare circa un mese e che ha consentito di evitare il fallimento dell'azienda a causa dei debiti, mantenendola in attività, in attesa che torni sotto il controllo pubblico;

è evidente, invece, come il Governo finora, ad avviso degli interpellanti, non sia stato assolutamente in grado di finalizzare l'annunciato progetto di favorire la creazione di un polo pubblico per la produzione di autobus, e che quanto fatto finora, per evitare la delocalizzazione della produzione, sia stato insufficiente: nell'ultimo anno lia ha vinto numerosi bandi pubblici e la scorsa estate aveva in casa ordini per 1.100 nuovi autobus da costruire, ma, a causa dell'immobilismo del Governo, peraltro già segnalato dagli interpellanti, non si è arrivati a una soluzione che consentisse il rilancio dell'azienda e l'avvio della produzione, dal momento che a Bologna e a Flumeri si continua con la cassa integrazione e con una produzione a singhiozzo, stante il fatto che le commesse sono state in buona parte delocalizzate in Turchia, alla controllata Karsan, che è diventata il nuovo socio di maggioranza –:

quale sia lo stato della trattativa in corso, che per ora ha contraddetto tutte le indicazioni ufficiali fornite, e quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo per assicurare l'erogazione degli stipendi e degli ammortizzatori sociali in favore dei lavoratori e la continuità aziendale e per trovare una soluzione alle problematiche esposte in premessa circa la crisi di Industria italiana autobus.

 

Seduta del 1 febbraio 2019

Illustrazione di Andrea De Maria, risposta del Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio, replica di Gianluca Benamati

ANDREA DE MARIA: Industria italiana autobus è una grande attività imprenditoriale nata dall'unificazione del 2015 fra Bredamenarini e Irisbus di Avellino. Bredamenarini è una presenza imprenditoriale industriale fondamentale nella storia di Bologna e dell'Emilia Romagna. Insieme queste due realtà rappresentavano e rappresentano, con la fusione che hanno fatto, il principale riferimento di un polo pubblico di produzione di autobus e di mezzi per il trasporto collettivo. Dal 2016 Industria italiana autobus attraversa una grave crisi finanziaria che ne ha messo in pericolo l'attività produttiva e ha messo in pericolo l'occupazione. Parliamo di 154 lavoratori a Bologna e di 290 lavoratori ad Avellino. Da allora il Ministero per lo Sviluppo economico ha assunto un'iniziativa volta a promuovere e favorire una ristrutturazione produttiva che consentisse la piena ripresa dell'attività produttiva dell'impresa e garantisse l'occupazione, peraltro occupazione molto valida sul piano della qualità, delle capacità produttive, oltreché molto significativa sul piano numerico. L'8 ottobre al MiSE vi è stato un incontro dove Ferrovie dello Stato ha manifestato interesse a partecipare al progetto; Leonardo l'intenzione di incrementare la propria partecipazione societaria all'azienda e Invitalia la volontà di proseguire nell'operazione di rilancio. Poi questo percorso si è sostanzialmente interrotto: l'11 dicembre gli azionisti hanno deciso di ricapitalizzare l'azienda che ora al 70 per cento è proprietà di un socio turco che prima era in minoranza e solo del 30 per cento di Leonardo. Da fonti ministeriali abbiamo appreso che si tratterebbe di una soluzione tampone volta a evitare il fallimento dell'azienda in attesa che ritorni un controllo pubblico e una iniziativa pubblica a sostegno dell'attività produttiva. Devo dire che in tutti questi mesi il Governo ha fatto tante promesse, ha preso tanti impegni, lo stesso Vicepresidente del Consiglio ha incontrato i lavoratori dell'azienda ma fino ad ora siamo sostanzialmente a uno stallo che conferma un grande pericolo per la permanenza dell'attività produttiva e per l'occupazione. Peraltro gli ordinativi ci sono, la possibilità di un forte rilancio di un polo pubblico di produzione di autobus e di mezzi per il trasporto collettivo c'è e voglio sottolineare in particolare che la regione Emilia-Romagna in tutti questi mesi è intervenuta direttamente e, accogliendo la richiesta della regione, le aziende di trasporto pubblico dell'Emilia Romagna hanno anticipato pagamenti di commesse anche per permettere di continuare ad erogare gli stipendi e le retribuzioni ai lavoratori e per evitare che la situazione sfuggisse totalmente di mano. Voglio sottolineare l'ultimo impegno di 1,4 milioni di euro per il pagamento di nuovi mezzi da parte della Tep di Parma. Ora noi siamo molto preoccupati della situazione; riteniamo che ai tanti impegni presi debbano seguire fatti; chiediamo al Governo aggiornamenti sullo stato dell'arte, sulle iniziative che sta assumendo e intende assumere; vogliamo anche dire subito che come Partito Democratico tutte le iniziative vere e concrete che verranno messe in campo avranno il nostro sostegno e anche tuttavia che saremo molto rigorosi e attenti a verificare il fatto che gli impegni presi, come non è accaduto finora, siano effettivamente rispettati.

LUIGI DI MAIO, Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro e delle politiche sociali: Grazie, Presidente e grazie deputati, Questa interpellanza mi dà l'opportunità di ripercorrere la storia della crisi della società Industria italiana autobus, la storia del calvario dei lavoratori e delle loro famiglie. L'azienda è nata nel 2015 quando l'allora Viceministro dello sviluppo economico De Vincenti fuse l'ex Bredamenarini di Bologna con l'Irisbus di Avellino e le mise in mano all'imprenditore Stefano Del Rosso. Grazie alla sua storia e alla capacità dei suoi dipendenti, l'azienda è stata in grado di aggiudicarsi diversi appalti pubblici per fornire migliaia di pullman a comuni e regioni italiani. Ma Del Rosso, scelta sbagliata, non è riuscito a far rispettare le commesse e ha fatto entrare in società l'azienda turca Karsan. Morale della favola gli autobus non sono mai stati fatti né ad Avellino né a Bologna: una follia che si fatica anche solo a raccontare. Di conseguenza l'azienda non è mai decollata, la produzione di autobus in Italia si è azzerata ed i comuni e le regioni compravano mezzi prodotti in Turchia. Questa è la situazione che ci siamo trovati a dover gestire in condizioni di emergenza, perché i lavoratori venivano da anni di esasperazione e senza alcuna certezza sul proprio futuro. La prima cosa che abbiamo fatto come Ministero è stato incontrarli e parlare con loro per ascoltare le loro richieste. Con loro abbiamo preso due impegni: non far fallire l'azienda, cioè non portare i libri in tribunale, e fare entrare lo Stato con una partecipazione e ci siamo subito messi all'opera. In una riunione del 10 settembre 2018 i miei diretti collaboratori hanno chiesto alle società garanzie in merito al pagamento degli stipendi arretrati e dei contributi dei dipendenti, nonché al pagamento delle utenze. Invitalia, presente alla riunione, ha proposto di valutare l'acquisizione di una partecipazione di minoranza. Successivamente, l'8 ottobre scorso, la società Leonardo ha fatto sapere di voler acquistare altre quote della società. A fine gennaio ho firmato il decreto autorizzativo dell'accordo di programma tra il Ministero dello Sviluppo economico e la regione Campania e ho dato mandato ad Invitalia di entrare nella compagine societaria dell'azienda al fine di implementare il rilancio produttivo dei due siti di Bologna e Avellino. Il 29 gennaio scorso l'assemblea straordinaria di Industria italiana autobus ha pareggiato le perdite e ha deliberato l'aumento di capitale di 30 milioni di euro, già sottoscritto per complessivi 21 milioni di euro da Leonardo. L'aumento di capitale è stato in parte riservato ad un nuovo socio industriale che dovrà sottoscrivere la propria quota entro i prossimi sei mesi. Quindi, Industria italiana autobus potrà ora implementare il nuovo piano industriale di recente elaborato e condiviso dagli attuali soci che differentemente da quanto riferiscono gli interpellanti è così costituito: il 50 per cento è una partecipazione statale, di cui il 20 per cento Leonardo-Finmeccanica e il 29,95 per cento di Invitalia, il 20 per cento è di Karsan e il 29,95 per cento del nuovo socio industriale. Industria italiana autobus non è fallita e lo Stato ha acquisito più del 50 per cento delle quote per accompagnarla nel suo rilancio. Le due promesse che avevamo fatto ai lavoratori sono state mantenute; ora, andiamo avanti per far sviluppare l'azienda con l'obiettivo di far tornare a fabbricare gli autobus in Italia.

GIANLUCA BENAMATI: Grazie, signora Presidente. È ovvio che non sono soddisfatto della risposta, ma lo dico, per suo tramite, al Ministro con molto rispetto, non per una questione meramente formale e per un gioco delle parti, il Governo risponde e l'opposizione non è soddisfatta, un gioco che in quest'Aula prosegue da anni, è un fondamento del regime parlamentare, ma lo dico proprio per la sostanza, per il modo e per il contesto con cui si è sviluppata questa crisi.

Vede, signor Ministro, lei oggi ci ha dato delle notizie che sono anche positive, ciò che non riteniamo positivo è come si è sviluppata tutta questa vicenda. Un anno fa, in campagna elettorale, lei con i dipendenti, lo ricordava adesso, ha fatto delle promesse, ha scattato dei selfie, ha detto delle cose su un'azienda che, voglio ricordarle, comunque, aveva un accordo di programma molto forte, con circa 25 milioni di euro, aveva, a luglio dell'anno scorso, 1.100 ordinativi in portafoglio, aveva poco meno di 500 lavoratori; si tratta, quindi, di una risorsa preziosa e, mi spiace dirlo, con il suo Governo, nell'ambito delle attività del suo Governo in questo periodo, si è raggiunto l'orlo del fallimento.

Certo, lei ci dice che è colpa dei Governi precedenti, fa nomi e cognomi, indica persone che, peraltro, hanno contribuito a salvare una situazione che era già degradata e stava volgendo alla chiusura. È un gioco al quale faccio fatica a partecipare, in questi giorni è in voga, per esempio, cercare chi sia il responsabile della recessione in questo Paese. Guardi, signor Ministro, quando si occupa la sua alta carica, lei sa che ho stima di lei, è tema osservare le situazioni e assumersi le proprie responsabilità. Nel gioco del vedere chi c'era prima potremmo arrivare a Romolo e Remo, in questa città, e sarebbe una cosa abbastanza divertente. Quello che è vero è che sostanzialmente gli stipendi in questo periodo, sono stati pagati, lo diceva il collega De Maria, grazie agli interventi di aziende e di regioni, come l'Emilia Romagna, che hanno anticipato pagamenti; i famosi trasferimenti del 10 di settembre di Invitalia non sono stati quelli che hanno sbloccato i pagamenti degli stipendi. Perché per noi la politica in questi casi non è politica di parte, noi riconosciamo e vogliamo riconoscere il lavoro positivo svolto, sapendo che sia maggioranza che opposizioni cambiano le posizioni, le entità territoriali possono essere di un colore o dell'altro, ma bisogna riconoscersi la buona fede, se non ci si riconosce la buona fede c'è un problema.

Allora, signor Ministro, quando lei dice: abbiamo ottemperato alla nostra promessa, io però vorrei sommessamente ricordarle che fra settembre e dicembre abbiamo assistito a un balletto francamente problematico. Quando lei dichiarava, il 13 di settembre, che Ferrovie dello Stato sarebbe entrata nel capitale sociale, dando vita a un polo dei trasporti - mi permetto, anche qui, sommessamente, di dire: andiamo cauti con Ferrovie dello Stato, già abbiamo Alitalia, poi gli autobus, andiamo cauti con Ferrovie dello Stato - su questa cosa il CdA dell'azienda, il 9 di ottobre, apriva un percorso che rasentava il codice civile, perché le perdite imponevano la ricapitalizzazione che non veniva fatta in attesa di questi passaggi. Passaggi che hanno portato Karsan ad essere socio di riferimento, per un periodo, di maggioranza, dell'azienda, e, quindi, a mettere l'azienda in mano turca. Era un momento, era un passaggio, come stiamo vedendo in queste ore, nessuno ha fatto troppa polemica su questo e, nell'epoca del decreto dignità, con la sua parte di delocalizzazioni, sarebbe stato facile farla, però così è andata la storia, lo ripeto, così è andata, gli autobus si sono prodotti in parte in Turchia e gli ammortizzatori sociali hanno spirato a dicembre.

Oggi, lei ci dice di questa nuova compagine; noi siamo contenti che si vada in una direzione di salvaguardia e a quel 49,95 pubblico costituito da Leonardo e Invitalia manca ancora quel 29 per cento del socio privato, del socio industriale, di colui che sugli autobus può dire qualcosa; leggiamo di voci, di tedeschi più che di altri, però questo manca e, allora, signor Presidente, per suo tramite, mi rivolgo al Ministro, quella che manca – e da qui la nostra insoddisfazione su questa vicenda - è la chiarezza. Ci sono state promesse, c'è uno sviluppo abbastanza contraddittorio, come dicevo Ferrovie è sparita, ci sono poche cose certe e altre da definire. Di sicuro c'è stata l'attività delle regioni, sia dell'Emilia Romagna che della Campania, ad accostarsi a sostenere questi poli industriali. Di sicuro ci sono gli ordini in portafoglio, di sicuro c'è la possibilità, signor Ministro, per il suo Governo, di indirizzare uno sviluppo del trasporto pubblico e, quindi, questa azienda produttrice di autobus verso un trasporto sostenibile, sistemi a gas, sistemi elettrici che potrebbero far riprendere competitività al settore industriale. Oso sperare che non avvenga come il famigerato bonus malus di rottamazione che avete messo nella legge di bilancio, perché, se no, anche questo procedimento qualche problemino potrebbe averlo.

Quello che ci manca, oggi, signor Ministro, e lo dico con spirito costruttivo, è il socio privato, è questo piano industriale di cui stiamo discutendo e che ci auguriamo il Ministero vorrà seguire con attenzione sulla redazione e sulla sua preparazione, anche alla luce degli obiettivi di Paese, e manca sostanzialmente, mi consenta, un forte collegamento con i lavoratori e con i sindacati. C'è una lamentela giusta, in queste ore, in questi giorni, di una mancanza di momenti di confronto con le rappresentanze dei lavoratori. Sia la FIOM che la FIM e tutte le rappresentanze dei lavoratori di settore lamentano una mancanza di collegamento verso di loro da parte del Governo, nella gestione di una crisi che, francamente, come ho avuto modo di dire, qualche aspetto di criticità lo ha avuto.

Da questo punto di vista la invitiamo veramente a riaprire anche un tavolo, in questo senso, anzi, a riattivare, non a riaprire, a riattivare un tavolo con le parti sociali e, come è già stato detto, noi ci saremo per dare una mano alla soluzione di questa crisi, senza troppe vene polemiche e politiche, ma guardando alla sostanza delle cose.

Lei, signor Ministro, se intenderà fare lo stesso, troverà in questa parte politica una sponda solida, se percorrerà altre vie, ovviamente, ci sarà un aspro confronto, ma se saremo uniti nell'interesse vero del sistema produttivo italiano e dei lavoratori forse potremo scrivere finalmente una pagina importante per questo sistema industriale che è centrale nella mobilità del nostro Paese.