I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
in data 17 marzo 2023 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin per crimini di guerra;
l'articolo 2 della legge n. 237 del 2012, recante norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale, attribuisce al Ministro della giustizia il compito di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e darvi seguito, concordando la propria azione, ove ritenga che ne ricorra la necessità, con altri Ministri od organi dello Stato; l'articolo 4 della stessa legge stabilisce che il Ministro della giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale trasmettendole al procuratore generale presso la corte d'appello di Roma perché vi dia esecuzione;
come riportato dagli organi di stampa, il Ministro della giustizia Carlo Nordio non avrebbe trasmesso alla procura generale di Roma le carte richieste dalla Corte penale internazionale, avvalendosi di una decisione politica che ha di fatto bloccato l'operatività del mandato di arresto internazionale;
tale decisione si pone di fatto in continuità con quanto già avvenuto nel caso Almasri, nel quale il Ministero della giustizia non avrebbe, addirittura, dato seguito alle richieste della Procura non conferendo con la stessa e non sottoscrivendo le carte richieste per confermare l'arresto;
ancora più grave ad avviso degli interpellanti sarebbe la mancata trasmissione alla procura generale di Roma delle carte richieste dalla Corte penale internazionale per altri cinque russi ricercati internazionali: la Commissaria per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova, «inseguita» dallo stesso provvedimento emesso contro Putin; il tenente generale Sergei Ivanovich Kobylash, già comandante dell'aviazione delle forze aeree, e l'ammiraglio della Marina Viktor Sokolov, per i quali il mandato d'arresto risale al marzo 2024; l'ex Ministro della difesa Sergei Shoigu e il Viceministro della difesa, nonché Capo di Stato Maggiore delle forze armate, Valery Gerasimov, ufficialmente «ricercati» da giugno 2024: secondo quanto riportato dagli organi di stampa, anche i provvedimenti a loro carico sono fermi al Ministero e, dunque, ineseguibili –:
se quanto riportato dagli organi di stampa corrisponda effettivamente a verità e nel caso, quali siano state le motivazioni specifiche che hanno portato il Ministro della giustizia a non trasmettere alla procura generale di Roma la documentazione richiesta dalla Corte penale internazionale relativa al mandato di arresto nei confronti di tutti i soggetti citati in premessa;
se tale decisione sia stata condivisa con il Ministero degli affari esteri e quale sia stata la valutazione in merito agli obblighi internazionali dell'Italia derivanti dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale;
se il Governo non ritenga che tale decisione possa compromettere la credibilità dell'Italia nel sistema di giustizia penale internazionale e se il Governo intenda garantire il pieno rispetto degli obblighi di cooperazione giudiziaria internazionale.
Seduta del 13 giugno 2025
Illustrazione di Toni Ricciardi, rispostao della Sottosegretaria di Stato per l'Interno, replica di Toni Ricciardi
TONI RICCIARDI, Grazie, signora Presidente. Signora Sottosegretaria Ferro, siamo dinanzi a una notizia che, se fosse confermata, sarebbe alquanto sconvolgente e preoccupante. In data 17 marzo 2023 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti del Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, per crimini di guerra. L'articolo 2 della legge n. 237 del 2012, recante norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale, attribuisce al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il compito di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e darvi seguito, concordando la propria azione, ove ritenga che ne ricorra la necessità, con altri Ministri o organi dello Stato. Ancora, Sottosegretaria, l'articolo 4 della stessa legge stabilisce che il Ministro della Giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale trasmettendole al procuratore generale presso la corte d'appello di Roma perché vi dia esecuzione.
A noi risulta - e credo che lei abbia avuto anche modo di vederle, Sottosegretaria -, come riportato da alcuni organi di stampa, che il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non avrebbe trasmesso alla procura generale di Roma le carte richieste dalla Corte penale internazionale, avvalendosi de facto di una decisione politica che ha, di fatto, bloccato l'operatività del mandato di arresto internazionale. D'altronde, se vediamo i precedenti, Sottosegretaria, mi sembra che, da questo punto di vista, il Ministro Nordio - sorrido perché la cosa è di una gravità tale - sia in linea, però, con quanto fatto con Almasri. Diciamo che questo Governo ha un po' di difficoltà a recepire le decisioni, i mandati di arresto e di cattura provenienti dalle corti penali internazionali per crimini di guerra - cioè, stiamo parlando di crimini di guerra, di crimini contro l'umanità -, ma ancora più grave, ad avviso nostro, sarebbe la mancata trasmissione alla procura generale di Roma delle carte richieste dalla Corte penale internazionale per altri cinque ricercati internazionali, come la commissaria per i diritti dei bambini, inseguita dallo stesso provvedimento emanato contro Putin, il tenente generale già comandante dell'aviazione e delle forze aeree, l'ammiraglio di Marina, ex Ministro della Difesa e altri soggetti.
Noi siamo qui questa mattina, Sottosegretaria, a sapere: se quanto riportato dagli organi di stampa corrisponda effettivamente alla verità e, nel caso, quali siano state le motivazioni specifiche che hanno portato il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a non trasmettere alla procura generale di Roma, come legge e trattati internazionali prevedono, la documentazione richiesta dalla Corte penale internazionale; ancora, Sottosegretaria, se tale decisione è stata condivisa con qualcuno, è stata condivisa con il Ministero degli Affari esteri, e quale sia stata la valutazione che voi, come Governo, avete fatto nel non rispettare gli obblighi internazionali derivanti dall'adesione dell'Italia allo statuto di Roma - ricordiamolo: di Roma - della Corte penale internazionale; soprattutto, Sottosegretaria - e chiudo -, se il Governo non ritenga che tale decisione possa compromettere la credibilità dell'Italia nel sistema di giustizia penale internazionale e se il Governo italiano, di grazia, almeno una volta, voglia rispettare gli obblighi della cooperazione giudiziaria internazionale.
WANDA FERRO, Sottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, signora Presidente. Anticipo già l'insoddisfazione che sarà manifestata dal collega nella risposta, sia per la brevità, ma credo che in questi casi risposte brevi e concise non diano spazio ad ulteriori interpretazioni.
Parto dall'ultima richiesta del collega interrogante, su quello che riguarda la credibilità di questo Paese. Io credo che tutto si possa dire sul lavoro di questo Governo, ma non che non si lavori per ridare sempre maggiore credibilità al Paese Italia, perché lo meritano gli italiani e perché lo merita la nostra storia.
Rispetto alla cooperazione, io credo che, invece, sia un Governo che stia lavorando mantenendo fede a degli impegni, che sono impegni relativi anche a quanto le norme richiedono, ma rispetto all'interrogazione, che è un tema certamente molto importante, per quello che ci riguarda le notizie di stampa, a cui si riferisce il testo appena esposto dal collega, sono destituite di ogni fondamento. Non sono state assunte iniziative nei confronti delle autorità della Federazione russa, di cui alle richieste di cooperazione pervenute dalla Corte penale internazionale, in quanto non sono mai transitate nel territorio italiano, né mai si è avuta notizia che fossero in procinto di farvi ingresso. La presenza delle persone o il loro imminente ingresso nel territorio dello Stato sono condizioni essenziali per i provvedimenti conseguenti e, soprattutto, per rispettare quei rapporti di cooperazione e certamente anche la parte che riguarda gli obblighi internazionali della Corte penale, di cui faceva cenno proprio il collega.
TONI RICCIARDI, Guardi, Presidente, io la dico così: sono, ovviamente, insoddisfatto, siamo insoddisfatti. Da un lato, che cosa debbo dire? Apprezzo l'onestà intellettuale della Sottosegretaria Ferro quando dice: per tenere buoni i rapporti, per noi, in un certo qual modo, è meglio non “sconcicare” il cane che dorme. Però, dall'altro lato, Sottosegretaria, glielo dico veramente con il massimo rispetto istituzionale che le porto: ma si può dire che, non essendo previsto il transito o l'arrivo di queste persone sul suolo italiano, allora noi non procediamo e il Ministro Nordio si può arrogare il diritto di non procedere a trasmettere la documentazione alla procura di Roma ed essere pronti nell'eventualità? È come se noi dicessimo, Sottosegretaria, che il reato del furto noi non lo prevediamo nel nostro ordinamento e, casomai, lo prevederemo solo nel momento in cui si dovesse manifestare il furto.
Io resto, in tutta onestà, abbastanza interdetto; cioè, voi siete il Governo che con l'ultimo DL Sicurezza ha dato una torsione democratica a questo Paese.
State introducendo un reato al giorno, un altro po' diventa reato anche parlare ai passeri di San Francesco, e ci venite a dire che non avete avvertito la necessità e la preoccupazione - lo dico per farmi capire da chi ci ascolta, quei pochi folli che ci possono ascoltare a quest'ora da fuori - di mettere quantomeno a posto le carte, di esser pronti, ove mai questa fattispecie si dovesse concretizzare, perché voi ipotizzate che Vladimir Putin e i soggetti sui quali ricade questo provvedimento non possano avere intenzione di transitare in Italia.
Glielo dico, Sottosegretaria, perché noi ancora oggi cerchiamo di capire cosa diavolo sia successo con Almasri. Un'idea ce la siamo fatta, ma è esattamente in una maniera preventiva, di sostegno e di aiuto all'immagine. Lei in premessa ha detto: noi lavoriamo per l'immagine perché la storia… Noi siamo tutti d'accordo, noi lavoriamo tutti per l'onore e per l'immagine di questa nostra Repubblica. E se fa brutta figura il Governo, Sottosegretaria, facciamo brutta figura tutti, perché è il Governo della nostra Repubblica. Io posso anche politicamente contrastarlo, ma sempre il Governo del mio Paese è.
Allora, mi permetto - di solito la formula di rito è: Presidente, suo tramite -, Sottosegretaria, suo tramite, dica al Ministro Nordio di occuparsi ogni tanto di qualche vicenda e faccenda delicata, perché probabilmente noi renderemmo un servizio all'immagine del nostro Paese sa come, Sottosegretaria? Se evitassimo che le opposizioni fossero costrette a venire in Aula a chiederle: ma scusate, avete rispettato gli obblighi di un trattato, di una Corte, di un principio del diritto internazionale nel quale questa Repubblica si riconosce, non fosse altro perché è stato siglato a Roma? Guardi, le sto anche dando l'assist patriottico, da questo punto di vista.
Sottosegretaria, io continuo a sorridere, perché mi sembra veramente una recita a soggetto, questa vicenda. Noi vi invitiamo veramente a mettervi mano con seria, seria attenzione, perché credo che il clima geopolitico internazionale - quello che sta accadendo negli ultimi due anni e in queste ore - necessiti di tanta prevenzione e sicurezza preventiva in questo Paese. Insomma, noi non possiamo essere impreparati nei confronti dei criminali di guerra, non possiamo essere impreparati rispetto a quello che accade sullo scenario internazionale e non possiamo continuare a nicchiare, a fare l'occhiolino a tutti coloro che hanno calpestato la democrazia nel mondo, immaginando che poi l'Italia sia la patria disponibile ad accogliere loro, mentre scalcia chi ne avrebbe pieno e profondo diritto.