04/03/2025
Giuseppe Provenzano
Francesco Silvestri, Fratoianni, Della Vedova, Boschi, Onori, Cuperlo, Porta, Lomuti, Ascari, Boldrini, Amendola, Quartapelle Procopio, Di Biase, Marino, Lai, Scarpa, Forattini, Filippin, Manzi, Iacono, Sarracino, Merola, Fossi, Orfini, Ciani
2-00557

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 15 novembre 2024, Alberto Trentini, un operatore umanitario italiano che collabora in Venezuela con la Ong francese «Humanity & Inclusion», è stato fermato a un posto di blocco e trattenuto mentre si recava in missione da Caracas a Guasdualito. Il giorno successivo, l'Ong è stata informata che Trentini è stato trasferito da Guasdualito a San Cristóbal, con destinazione finale Caracas, e che sarebbe sotto la custodia della direzione generale di controspionaggio militare;

   da quel momento però, si sono perse le sue tracce. La Ong «Humanity & Inclusion» ha immediatamente inviato operatori umanitari per informare le autorità locali che disponevano di un'autorizzazione ufficiale rilasciata dall'autorità militare venezuelana che gestisce le operazioni di sicurezza in aree sensibili come quella di Apure dove si è verificato il fermo. Un nullaosta essenziale per operare legalmente nella regione che avrebbe dovuto garantire la protezione e la legittimità delle attività dell'Ong, evitando accuse di attività illegali o sovversive;

   il 15 novembre 2024 Trentini, che si trovava nello stato di Amazonas, su richiesta della sua Ong, raggiunge in aereo lo Stato di Apure, un'area al confine con la Colombia nota per essere ad alta tensione a causa della presenza di gruppi armati e del traffico di droga. Ed è li che viene poi fermato. L'uomo è affetto da ipertensione, condizione che richiede cure mediche regolari, ma non ci sono garanzie che stia ricevendo le necessarie attenzioni né i generi di prima necessità;

   il caso del connazionale Trentini è stato oggetto di una risoluzione urgente emessa il 7 gennaio 2025 dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), nella quale si chiede al Venezuela di fornire informazioni immediate sulle condizioni di detenzione di Trentini;

   si sono registrate numerose iniziative della società civile e delle amministrazioni, quali ad esempio il Comune di Bologna, per tenere alta l'attenzione intorno al caso di Alberto Trentini ed è stata lanciata una petizione per chiedere di riportarlo a casa che ha già superato le 76 mila firme;

   la madre di Alberto, Armanda Colosso Trentini, si era rivolta, come risulta da una lettera inviata a Repubblica, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ricordando come siano ormai 100 giorni che vive senza notizie dell'unico suo figlio. «Le chiediamo di percorrere tutte le strade, domandando se necessario il contributo di istituzioni anche di altri paesi per porre fine, il prima possibile, alla detenzione di nostro figlio», si legge nel suo appello;

   ad oggi, i contatti istituzionali con il Venezuela sarebbero stati soltanto contatti informali, senza un coinvolgimento ufficiale dei rispettivi governi. Il Ministro degli esteri Antonio Tajani, alcune settimane fa, in audizione alle commissioni affari esteri di Camera e Senato, aveva dichiarato che avrebbe a breve incontrato il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio, aggiungendo che con lui «ci siamo trovati perfettamente d'accordo sulla necessità di ripristinare il quadro democratico» in Venezuela, «a partire dalla liberazione dei prigionieri politici» e «mi ha voluto esprimere la sua attenzione e solidarietà per la situazione dei nostri connazionali, a partire da quella di Alberto Trentini»;

   secondo notizie di stampa, lo Stato di Apure è diventato il centro di detenzione di cittadini stranieri che lavorano per organizzazioni non governative e vengono solitamente accusati di spionaggio, mercenariato e reati simili. Negli ultimi mesi, numerosi cittadini, anche stranieri, sono stati arrestati con l'accusa di spionaggio o attività sovversive. Il Ministro dell'interno e della giustizia venezuelano Diosdado Cabello si era espresso su questi arresti collegandoli a un presunto piano «contro il presidente Nicolás Maduro»;

   a quanto risulta Trentini ad oggi non ha potuto conferire con un legale né con nessun rappresentante diplomatico italiano, né ha mai potuto comunicare con la famiglia o i colleghi –:

   quali notizie, fatte salve le eventuali ragioni di riservatezza legate alla trattativa, abbia il Ministro interrogato riguardo al caso del nostro connazionale e quali iniziative urgenti stia mettendo in atto per garantire che tutti i diritti processuali e di detenzione siano garantiti a Trentini, a partire dalla possibilità di comunicare con un legale, con la propria ambasciata e con i propri familiari – possibilità a oggi negate – nonché per garantire il suo immediato rientro in Italia.

Seduta del 7 marzo 2025

Illustrazione di Rachele Scarpa, risposta del Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, replica di Rachele Scarpa

RACHELE SCARPA, Grazie, Presidente. Sottosegretario, con questa interpellanza urgente siamo a chiedere notizie e aggiornamenti su quanto e come il Governo si sta attivando per la liberazione del nostro connazionale Alberto Trentini: non solo un nome, non solo un caso diplomatico, ma un operatore umanitario. Quindi, una persona che dedica la sua vita agli altri e che ha scelto di portare aiuto e speranza in luoghi difficili, rischiando anche la sua stessa vita per dare sostegno alle persone più fragili.

Sappiamo ormai qual è la sua storia: il 15 novembre 2024, mentre era in missione con la ONG francese Humanity & Inclusion, Alberto Trentini viene fermato ad un posto di blocco mentre si sta muovendo da Caracas a Guasdualito. Da quel momento è il buio. Non abbiamo più notizie di lui. Sappiamo che è stato trasferito prima a San Cristobal e poi a Caracas e che si trova sotto la custodia della Direzione generale di controspionaggio militare venezuelano; tuttavia, non sappiamo nulla delle sue condizioni, non sappiamo nulla delle accuse che gli sono state rivolte e non sappiamo nulla delle motivazioni reali del suo fermo.

Ricordiamo che Alberto Trentini soffre di ipertensione e quindi necessita di cure specialistiche ma, soprattutto, continuative nel tempo, e che da più di 100 giorni non solo non abbiamo notizie di quali siano le sue condizioni di detenzione ma sappiamo che non ha avuto accesso ad alcun tipo di assistenza legale, né ha avuto contatto con i familiari, con diplomatici italiani. È una situazione molto grave, soprattutto visto che si sta protraendo nel tempo.

Trentini non è un criminale, non è un sovversivo e non rappresenta un pericolo per il Venezuela. È un operatore umanitario e, in quanto tale, dovrebbe essere protetto dal diritto internazionale, tanto che anche la stessa ONG per cui lavorava aveva tutte le autorizzazioni che gli avrebbero dovuto garantire di operare in regione in sicurezza, garantendo la protezione e la legittimità dell'operato della ONG stessa, evitando accuse di attività sovversive di sorta.

Sappiamo da notizie di stampa che lo Stato di Apure, dove è avvenuto il fermo di Trentini, è diventato il centro di detenzione dei cittadini stranieri che lavorano per organizzazioni non governative e che vengono sistematicamente accusati di spionaggio, di mercenariato e di reati simili. Negli ultimi mesi, sono stati molti gli arresti da questo punto di vista.

Data questa situazione, gli aggiornamenti più recenti è che il Governo ha avuto contatti con il Venezuela, ma che per ora si sono limitati a contatti informali, quindi senza il coinvolgimento dei rispettivi Governi. Il Ministro Tajani, in audizione in Commissione affari esteri di Camera e Senato, un po' di tempo fa, ci ha riferito che avrebbe incontrato a breve il Segretario di Stato, Marco Rubio, e che si erano trovati d'accordo sulla necessità di ripristinare un quadro democratico in Venezuela, anche e soprattutto a partire dalla liberazione dei prigionieri politici di entrambi i Paesi, lì detenuti. A febbraio, sei prigionieri politici americani sono stati liberati e Alberto Trentini non era incluso in questa trattativa.

Ripeto: questo nostro connazionale non ha potuto ancora consultare un legale, chiamare, farsi sentire dalla sua famiglia e dai i suoi colleghi, parlare con una figura della diplomazia italiana. Questo è quello che sappiamo: un concittadino da più di 100 giorni nel buio totale; noi non abbiamo notizie da parte sua, ma di sicuro non è caduto nel dimenticatoio.

Voglio sottolineare, anche davanti a lei, Sottosegretario, la grande mobilitazione che in questo momento è in corso non solo a Venezia, ma anche, in realtà, in tutta Italia, per chiedere la liberazione di Alberto Trentini. Abbiamo 76.000 persone che, in pochi giorni, hanno sottoscritto una petizione. È partito da poco un digiuno a staffetta, che ha coinvolto ormai più di 500 persone, me compresa, e illustri figure delle istituzioni e delle autorità locali; persino il Patriarca di Venezia ha preso posizione per chiedere l'immediata liberazione di Alberto.

A questa mobilitazione popolare deve corrispondere un altrettanto forte attivismo da parte del Governo. Quindi, chiedo a lei che misure urgenti stia mettendo in campo il Ministero, sperando che anche la Presidente Meloni stessa si stia attivando personalmente per una quanto più rapida risoluzione. Io credo che la famiglia Trentini abbia bisogno di risposte soprattutto con i fatti e, quindi, di sviluppi concreti di questa vicenda. Quindi, torno a chiederle: cosa sta facendo il Governo italiano per garantire ad Alberto Trentini i pieni diritti processuali e di detenzione e, non da ultimo, per riportarlo al più presto in Italia?

GIORGIO SILLI, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Ho avuto modo più volte di spiegare, anche in Commissione, quanto l'Italia, a differenza di molti altri Paesi, anche - come si suole dire - like-minded o addirittura europei, abbia un'attenzione molto particolare su questi casi, soprattutto per le detenzioni di nostri concittadini all'estero. Io ho il privilegio e l'onore di avere la delega agli italiani all'estero e, quindi, chiaramente mi occupo di casi simili a questo. Peraltro, è notizia di questa notte che Stefano Conti, che è un italiano detenuto a Panama, è stato assolto, perché il fatto per il quale era agli arresti non sussiste. Detto questo, la vicenda Trentini ha contorni molto, molto più delicati.

Io, signor Presidente, leggerò la risposta nella raccomandazione e nella sicurezza che gli onorevoli deputati, che ascolteranno questa risposta, abbiano l'esperienza politica sufficiente per capire che i canali spesso differiscono l'uno dall'altro, ma nella speranza, soprattutto, che gli onorevoli deputati abbiano la certezza di quello che il Governo italiano fa per qualsiasi connazionale detenuto all'estero. È un qualcosa che - come ho sempre ripetuto anche in Commissione - avviene in automatico, attraverso la nostra rete consolare, attraverso le nostre ambasciate. Chiaramente, casi, come quello di Trentini, vedono l'impegno di tutti i livelli istituzionali e politici.

La crisi in Venezuela continua a essere oggetto della massima attenzione da parte del Governo. La priorità assoluta resta la tutela dei nostri connazionali, la difesa dei loro diritti e la salvaguardia della sicurezza della numerosa comunità italiana residente nel Paese, composta da circa 160.000 persone. In un contesto reso ancora più difficile dalla decisione del Governo venezuelano di ridurre il personale diplomatico italiano, l'ambasciata e i consolati continuano ad assicurare ogni possibile assistenza soprattutto ai connazionali che sono sottoposti a misure restrittive della libertà personale. Il caso di Alberto Trentini - sin dalla prima notizia del suo arresto, il 15 novembre del 2024 - è stato seguito dal Governo con la massima attenzione, mantenendo costanti contatti anche con la sua famiglia e i legali.

Il signor Presidente della Repubblica ha contattato telefonicamente la madre di Alberto Trentini il 16 gennaio scorso e, il giorno seguente, il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Tajani le ha espresso vicinanza, rassicurandola sull'impegno delle istituzioni. Questo a testimonianza dell'impegno di tutti i gradi, fino al massimo delle istituzioni nel Paese.

Il Governo continua a lavorare incessantemente per cercare di riportarlo in Italia. Come potete immaginare, non è un contesto in alcun modo semplice, ma non stiamo rinunciando a nessuna iniziativa, e sottolineo nessuna. È costante l'azione di sensibilizzazione e pressione diplomatica nei confronti delle autorità venezuelane. Il Governo, a più riprese e a vari livelli, ha sollecitato con fermezza l'autorizzazione a effettuare una visita consolare, chiare indicazioni sui motivi della detenzione, una adeguata tutela delle sue condizioni di salute, il dovuto rispetto delle garanzie processuali, la possibilità per Alberto Trentini di comunicare con la famiglia. Sono tutte cose - mi permetta di dirle, onorevole - normali in qualsiasi altro caso di detenzione all'estero, che, purtroppo, il Venezuela, ad oggi, non ci ha riconosciuto o, comunque, non abbiamo ricevuto.

Funzionari diplomatici delle nostre sedi in Venezuela si sono recati più volte presso la struttura penitenziaria nella quale Alberto Trentini sarebbe asseritamente detenuto, chiedendo di poter visitare il connazionale. Si tratta di quella struttura di cui lei parlava nel suo intervento. Quindi, fisicamente si sono recati, addirittura là.

Su istruzione del Ministro degli Affari esteri è stata convocata in diverse occasioni l'incaricata d'affari venezuelana a Roma per rappresentare con risolutezza la mancanza di informazioni sulla detenzione e per continuare a richiedere la sua liberazione immediata.

In aggiunta a questi passi effettuati a livello nazionale, di concerto con la delegazione dell'Unione europea a Caracas e con il coordinatore ONU in Venezuela, stiamo portando avanti ulteriori iniziative presso le autorità venezuelane, insistendo in particolar modo sull'accesso al carcere e sulla richiesta che Alberto Trentini possa avere contatti con la propria famiglia.

L'obiettivo ultimo è riportarlo a casa nel più breve tempo possibile, pur nella consapevolezza degli ostacoli ancora posti dai venezuelani. È senza dubbio una situazione complessa e di non facile soluzione. Posso assicurarvi che il Governo non sta lasciando niente di intentato. Stiamo attivando tutti i canali disponibili - sia istituzionali che informali - e impiegando ogni risorsa utile per riportarlo in Italia.

Ringrazio il Parlamento per lo spirito di unità e coesione con cui sta accompagnando l'azione del Governo in questa delicata vicenda e, aggiungo - convinto di avere la vostra comprensione -, che, trattandosi di un caso particolarmente delicato, la riservatezza, soprattutto, sui media è un qualcosa di fondamentale. Onorevole deputato, siamo - come si suol dire - veramente sul pezzo ogni giorno, non lasciando niente di intentato.

RACHELE SCARPA, Grazie, Presidente. Penso che potremmo dirci tutti quanti soddisfatti solo quando Alberto Trentini rientrerà sano e salvo in Italia. Ma, al di là di questo, Sottosegretario, noi continueremo con responsabilità ad attenerci a un profilo di discrezione e di piena collaborazione, da questo punto di vista, con il Governo italiano, chiedendo anzi di rimanere informati, costantemente, sia per le vie formali che per le vie informali. Io non posso, ovviamente, qui, nell'Aula del Parlamento, fare altro che continuare a sollecitare, ancora una volta, il Governo affinché vengano messi in campo, appunto, tutti gli strumenti formali, i canali formali e informali che si possono attivare in questo senso. Ricordo, ancora una volta, l'appello disperato che ha fatto la madre di Alberto Trentini qualche giorno fa, a mezzo stampa, dove invita il Governo, appunto, a percorrere tutte le strade, domandando, se necessario, il contributo delle Istituzioni di Paesi terzi e, anche - penso - sollecitando l'intervento diretto della Presidente Meloni su questo fronte che, sicuramente, anche per le relazioni istituzionali e anche la dimestichezza che ha dimostrato nel muoversi su questo fronte, può far fare un salto di qualità probabilmente a questa trattativa.

Voglio, insomma, chiudere questo intervento, anche cercando di lanciare un messaggio di speranza, soprattutto, ai familiari e agli amici del connazionale Trentini. Ci sono stati casi in cui una forte mobilitazione popolare, una buona pressione diplomatica e, soprattutto, la determinazione degli attori coinvolti hanno consentito di portare a casa dei risultati veri e di ottenere la liberazione di nostri concittadini detenuti in situazioni altrettanto complesse rispetto a quella di Alberto Trentini.

In questo senso deve andare e va tutto il nostro lavoro e tutto il nostro impegno. Serve il coraggio di non arrendersi. Noi, appunto, continueremo a sollecitare in pieno spirito di collaborazione, perché non pensiamo, anzi non vogliamo assolutamente che una qualsiasi forma di silenzio nel Parlamento italiano possa essere interpretato come una disattenzione, un disinteresse rispetto alle condizioni di Alberto.

Le autorità venezuelane devono essere ben consapevoli che tutta l'Italia e il Parlamento italiano vogliono rivedere Alberto a casa sano e salvo, il prima possibile. Quindi, noi non lasceremo in alcun modo che questa vicenda cada nel dimenticatoio e continueremo, insistentemente, a sollecitare. Perché per quanto io trovi rassicurante, ovviamente, il fatto che lei ci assicuri che stanno venendo tentate tutte le strade possibili nel frattempo il tempo, purtroppo, scorre. I giorni di Alberto in quelle condizioni di detenzione sono molto lunghi e sono molto faticosi, così come lo sono per la famiglia, i colleghi e gli amici in forte apprensione. Quindi, ogni giorno fa la differenza e su questo noi continueremo a insistere.