I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
il 13 gennaio 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge n. 2 del 2024 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 novembre 2023, n. 161, recante disposizioni urgenti per il «Piano Mattei» per lo sviluppo in Stati del continente africano;
l'articolo 5 del suddetto decreto-legge prevede che entro il 30 giugno di ciascun anno, il Governo trasmetta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano, previa approvazione da parte della Cabina di regia istituita presso la Presidenza del Consiglio, che indichi le misure volte a migliorare l'attuazione del «Piano Mattei» e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti;
già dall'insediamento del suo Governo, la Presidente Meloni ha parlato in molti consessi, sia istituzionali che pubblici, e, in particolare, nell'ambito della relazione illustrativa allegata al disegno di legge di conversione, del «Piano Mattei» come di un «piano che persegue la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, mediante la promozione di uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza»;
a dire il vero, non vi è stata occasione internazionale o europea nella quale la Premier non abbia citato l'importanza del «Piano Mattei», non solo nelle relazioni bilaterali dell'Italia, ma anche come nuovo modello di partenariato da esportare in Europa;
nel gennaio 2024 è stata indetta una conferenza «Italia-Africa», alla quale hanno partecipato 25 Paesi africani e durante la quale, ancora una volta, il «Piano Mattei» è stato evocato e sponsorizzato;
a tutt'oggi però, del «Piano Mattei» nessuno ha davvero contezza, né tanto meno il Parlamento, poiché non è stata mai esplicata alcuna policy, alcun apposito fondo, alcun prospetto, alcuna direttrice di visione strategica e geopolitica, se non progetti vari in pochi paesi e anche di esiguo impegno economico e politico;
eppure, il «Piano Mattei» è stato più volte presentato come una nuova direttrice della politica estera italiana nei rapporti con il continente africano, che quindi, a maggior ragione, avrebbe dovuto essere oggetto di un approfondito confronto parlamentare e politico, sul merito, le priorità, le finalità e sulle modalità di conseguimento degli obiettivi, in un'ottica di condivisione degli indirizzi di politica estera del Paese;
ad inizio anno, il Parlamento ha dovuto deliberare in tutta fretta e con «urgenza» il decreto-legge recante «disposizioni urgenti per il Piano Mattei», seppur il testo del decreto-legge contenesse solo l'istituzione e l'organizzazione di una cabina di regia presso Palazzo Chigi del piano: nessuna illustrazione dei contenuti del piano, nessuna risorsa stanziata per le politiche di attuazione del Piano, una scatola vuota che comunque Governo ha ritenuto di far approvare alle Camere con la decretazione di urgenza; un decreto dal contenuto puramente ordinamentale, organizzativo, nel quale sono state stanziate risorse atte solo al funzionamento della struttura stessa, che è stata anche sottratta al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, suo Ministero naturale, per accentrare l'ennesima cabina di regia a Palazzo Chigi, come prima accaduto con il PNRR spostato di fatto dal Ministero dell'economia e finanze;
in sede di esame del suddetto decreto, il Vice Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Cirielli ha affermato che si era scelto di utilizzare la decretazione di urgenza «perché era necessario uno strumento rapido dal punto di vista della straordinaria necessità ed urgenza dettata anche dalla Conferenza Italia-Africa, che rappresenta l'elemento centrale della costituzione e dei contenuti, come ho detto, del "Piano Mattei". Quindi non è una scatola vuota, è tutto quello che ho detto e noi lo riempiremo di contenuti.»;
il 9 gennaio 2024, per tutti i mesi a venire, è sempre stato detto che il «Piano Mattei» sarebbe stato «svelato» nella relazione prevista dalla legge alle Camere: ebbene questa relazione sarebbe dovuta essere prodotta entro il 30 giugno 2024, ma non ve ne è traccia. C'è un'unità di missione, ma non ci sono risorse, non ci sono investimenti e non c'è un approccio strategico insieme all'Europa verso l'Africa, volti a migliorare l'attuazione del «Piano Mattei» e ad accrescere l'efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti;
non vi è traccia di ciò dopo mesi di roboanti proclami, di annunci, di propaganda, di convocazione di summit con tanto di delegazioni africane presenti a Roma e di un decreto-legge che istituisce un'unità di missione che gestisce il fantomatico «Piano Mattei» –:
quando il Governo intenda ottemperare alla normativa dallo stesso prevista e rendere noti finalmente al Parlamento i contenuti del «Piano Mattei».
Seduta dell 12 luglio 2024
Illustrazione di Laura Boldrini, risposta del Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Laura Boldrini
LAURA BOLDRINI, Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro Cirielli, signori del Governo, colleghi e colleghe, come voi sapete, Enrico Mattei fu una grande personalità della ricostruzione dell'Italia, dopo la seconda guerra mondiale. È stato un imprenditore, è stato anche un parlamentare - non tutti lo sanno - ed è stato un dirigente pubblico. È stato un partigiano antifascista, membro del Comitato militare Alta Italia del Comitato di liberazione nazionale.
Per questo, rimanemmo sorpresi quando la Presidente Meloni, che la parola antifascista non riesce proprio a pronunciarla, nelle sue dichiarazioni programmatiche di fronte a questo Parlamento, non solo pronunciò il nome di Enrico Mattei, ma lo fece legandolo ad un progetto di collaborazione dell'Italia con i Paesi africani. Che cosa disse la Presidente Meloni in quell'occasione? Disse così, cito testualmente: “E allora mancherà un'ultima cosa da fare, forse la più importante: rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali e la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa”. Beh, lo sapevamo che per lei la cosa più importante è evitare che i migranti arrivino da noi, ma poi continuava la Presidente Meloni dicendo: “Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il 60° anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione postbellica, capace di stringere rapporti di reciproca convenienza con le Nazioni di tutto il mondo”. Che fosse stato un partigiano combattente, naturalmente, non lo disse, non ne fece menzione, un dettaglio insignificante per lei, forse anche un po' scomodo. “Ecco” - proseguì la Presidente - “credo che l'Italia debba farsi promotrice di un piano Mattei per l'Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e Nazioni africane”.
Ora questo lo disse il 25 ottobre del 2022. Sono passati, Presidente, quasi 2 anni e, incredibilmente, il Piano Mattei non esiste ancora. Non è stato mai presentato un programma vero e proprio, uno stanziamento di fondi, una scansione temporale degli interventi e neanche la definizione di obiettivi, niente di tutto questo. Si è usato il nome di Enrico Mattei per un Piano senza contenuti, Presidente; un Piano senza soldi; un Piano senza tempo. Caduto nel dimenticatoio, questo Piano, dopo il suo annuncio? Niente affatto, la Presidente Meloni ha continuato a citare il Piano Mattei ad ogni piè sospinto, perfino ad una Conferenza Italia-Africa del gennaio del 2024, alla quale hanno partecipato 25 Paesi africani.
Anche lì, in quel consesso, il Piano Mattei è stato evocato con enfasi, ma tutt'altro che descritto. E il Parlamento in tutto questo? Il Parlamento è stato del tutto ignorato. Un Piano così strategico che avrebbe dovuto - cito ancora le dichiarazioni programmatiche - recuperare, finalmente, dopo anni in cui è stato preferito indietreggiare, il ruolo strategico che l'Italia ha nel Mediterraneo, che si fa? Un Piano così strategico non lo si presenta di fronte alle Camere? Non lo si presenta, non lo si presenta proprio, fino a quando, Presidente, all'inizio dell'anno arriva un decreto-legge intitolato: Disposizioni urgenti per il Piano Mattei. Bene. Bene, abbiamo detto: forse ci siamo, il Governo ci presenta un Piano di interventi con uno stanziamento di fondi, con un cronoprogramma. Troppo ottimismo. Eh no, macché. Ci presenta un decreto urgente solo per istituire una cabina di regia presso Palazzo Chigi. Sottratta, quindi, la cabina di regia alla sua sede naturale, che sarebbe stata quella del Ministero degli Esteri, della Farnesina, nonché uno stanziamento di 3 milioni di euro solo per far funzionare questa cabina di regia, questa struttura amministrativa, che dovrebbe guidare che cosa? Un piano che non c'è, che continua a non esserci. Però, nel frattempo, iniziano a fioccare interventi sporadici occasionali, ai quali si attribuisce il nome di Piano Mattei, interventi che sono del tutto scollegati da un quadro generale, armonico, nonché privi di una strategia. Ecco, al pari dell'annuncio, avvenuto con enorme enfasi da parte del Ministro Lollobrigida, circa un'intesa con l'Algeria, in base alla quale il Paese africano mette ben 36.000 ettari di territorio a disposizione della società italiana Bonifiche Ferraresi S.p.A. per recuperare questi 36.000 ettari ad uso agricolo.
Signor Vice Ministro, secondo lei chi ci guadagna? Me lo dica, perché voi parlate di rapporto paritario, non predatorio, ma ce lo dica un po' secondo lei chi ci guadagna, a noi sembra chiaro. Ed ecco spuntarne un altro di questi interventi a singhiozzo. All'esame dell'Aula della Camera è giunto un decreto-legge chiamato così, attenzione: Disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico per il processo penale e in materia di sport. Allora: infrastrutture, processo penale e sport. Che cosa c'è di omogeneo in questo? Cioè, un decreto dovrebbe essere omogeneo, no? Proprio per questo è di urgenza. Bene, in questo decreto c'è un articolo 10, in cui si autorizza Cassa depositi e prestiti a concedere fino a 500 milioni per il 2024 per le imprese italiane che operano in Africa, e si istituisce anche il Comitato tecnico. Dove? indovinate un po', presso la cabina di regia di Palazzo Chigi - anche qui, esproprio di competenze - che dovrà decidere se il finanziamento chiesto dalla singola impresa italiana che intenda operare nel continente africano è coerente oppure no con le finalità del Piano Mattei. Ma come si fa a decidere se è coerente oppure no con qualcosa che non esiste, con qualcosa che non è definito? Con quali criteri andranno a fare questo lavoro? Nel famoso decreto, quello, appunto, di inizio anno ossia quello recante: Disposizioni urgenti per il Piano Mattei, all'articolo 5 c'è anche scritto che entro il 30 giugno di ciascun anno il Governo deve trasmettere alle Camere una relazione, anche qui, sullo stato di attuazione del Piano Mattei. Il 30 giugno è passato, oggi è il 12 luglio e neanche questa relazione si è vista, non ce n'è traccia. Il Piano Mattei continua ad essere, dunque, un oggetto misterioso. Più precisamente, Presidente, continua ad essere una presa in giro, una presa in giro verso l'opinione pubblica, verso il Parlamento, e anche verso i Paesi africani, ai quali era stato fatto credere ad una svolta, ad un serio impegno, senza precedenti addirittura, dell'Italia nei loro confronti. Ma qui tutto c'è tranne che la serietà. E allora, signor Presidente e signor Vice Ministro, in attesa di sapere se questa relazione arriverà oppure no e quando - mi auguro che lei ce lo dirà, perché noi chiediamo questo nell'interpellanza - allora accogliete questo mio suggerimento, accoglietelo. Cambiate la denominazione e lasciate in pace Enrico Mattei, perché, lui sì, lui sì era una persona seria.
EDMONDO CIRIELLI, Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente, grazie colleghi, non soltanto per aver ricordato l'importanza della iniziativa del Governo relativa all'Africa, ma anche aver ribadito l'importanza del dibattito parlamentare. In effetti, poiché ci sono molte cose messe in piedi, c'è stata questa piccola lacuna burocratica di una tempestiva trasmissione del Piano alle Camere, cosa che sicuramente verrà a breve recuperata.
Innanzitutto, Piano Mattei viene così denominato perché Mattei è stato un grande amico dell'Africa, perché il Piano ha una visione anticolonialista, seppur nella variante postcoloniale, antitotalitario; in effetti, Mattei fu un grande uomo, che si batté contro le dittature, partigiano bianco, antifascista e anticomunista. Proprio per questo, il suo nome credo che sia anche un nome che serve a ribadire quanto l'Italia odierna, nel suo complesso, ripudi ogni forma di atteggiamento prevaricatore e nazionalista nei confronti dell'Africa.
Rispetto alle modalità organizzative, credo che il Ministero degli Esteri non abbia subito nessuna decurtazione, non certo nel suo Ministero in quanto tale, perché il Ministro degli Esteri presiede alternativamente la cabina di regia del Piano Mattei alla Presidenza del Consiglio. In effetti, ci sono state per ora due riunioni: una presieduta dalla Premier; l'altra dal Vicepresidente del Consiglio, nonché Ministro degli Esteri, Tajani. Ne fa parte anche il Viceministro della Cooperazione, che, in base alla legge n. 125 del 2014, ha una competenza gestionale, che rimane assolutamente invariata, perché tutte le delibere attuative che riguardano l'erogazione dei finanziamenti passano, o per il comitato congiunto, o anche direttamente nelle mani del Viceministro. D'altro canto, non mi risulta che, in Parlamento, con atti o provvedimenti normativi, emendamenti o ordini del giorno, ci siano state (da parte di nessun gruppo, di maggioranza e opposizione) iniziative volte - semmai ce ne fosse stato bisogno - a rafforzare il ruolo della cooperazione internazionale, che, per quanto mi riguarda, è assolutamente salvaguardato. D'altro canto, la maggior parte delle iniziative del Piano Mattei vengono portate avanti dal Ministro degli Esteri o dal Viceministro; in maniera particolare, stiamo curando tutta una serie di attività bilaterali, con Egitto Tunisia, Marocco, Algeria, Congo, Costa d'Avorio, Kenya, Etiopia, Eritrea. Quindi, è chiaro che, essendo cambiato il sistema della cooperazione (che prima era basato tutto sul sistema multilaterale onusiano, mentre invece oggi è rovesciato sul piano della cooperazione bilaterale), c'è la necessità di approfondimenti e anche di richieste da parte degli Stati. Quindi, non è che noi, visto e considerato che vogliamo che sia paritario, possiamo dire agli Stati africani cosa devono o non devono fare. Posso garantire che l'attività di spesa è molto elevata e anche quella di programmazione è assolutamente cospicua; del Ministero degli Esteri, in maniera particolare, con la cooperazione internazionale (sia l'Agenzia di cooperazione, sia la Direzione generale per la cooperazione stanno svolgendo un'attività particolarmente intensa). Anzi, la Farnesina è in prima linea persino - come è giusto che sia - col Segretario generale.
A questo si accompagnano tutta una serie di viaggi, di iniziative e di interlocuzioni fortissime del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Esteri in prima persona. In realtà, l'urgenza del dispositivo organizzativo, avvenuta con decreto - che io ho condiviso non semplicemente perché faccio parte del Governo, ma perché penso che ci fosse la necessità di avere uno strumento di coordinamento in seno alla Presidenza del Consiglio, che mettesse allo stesso tavolo, non soltanto tutti i Ministeri, tutte le autonomie territoriali, il sistema privato, così come il sistema delle autonomie finanziarie e funzionali (dalle Camere di commercio, piuttosto che le università).
E, allo stesso tavolo, non soltanto tutti i Ministeri, tutte le autonomie territoriali, il sistema privato, ma anche il sistema delle autonomie finanziarie funzionali, dalle Camere di commercio alle università. Credo che tutto questo mondo, compreso quello delle organizzazioni non governative, sia molto soddisfatto su questo nuovo modello organizzativo e lo ha espresso, anche per iscritto. Si può fare meglio? Certo, si può sempre fare meglio, si può sempre fare di più, è sempre possibile impegnarsi ed è quello che stiamo cercando di fare. Io credo che, quando avremo i primi segnali specifici nell'ambito della relazione, si potrà portare avanti un consuntivo di opere già finanziate, di interventi già messi in campo, di risorse reindirizzate, perché negli anni molte risorse della cooperazione non erano state spese, non erano state impegnate e quindi era necessario anche finalizzare al Piano Mattei queste risorse.
Oggi la cooperazione internazionale può mettere in campo, oltre il pacchetto molto consistente delle risorse, non soltanto del Ministero degli Esteri, con le sue varie forme di approvvigionamento, ma anche del MEF, così come degli altri Ministeri coinvolti (il MIMIT, il MASAF, il Ministero dell'Ambiente, il Ministero della Cultura, il Ministero dell'Istruzione e del merito).
Nel Piano Mattei - può sembrare una banalità - è già partita l'istituzione di un liceo informatico nuovo in Etiopia. Può sembrare una banalità, ma significherà che 200 ragazzi, 200 persone verranno formate da una scuola italiana di Saba, 200 persone in più che potranno avere un ruolo importante, innanzitutto per la loro vita ma anche per il loro territorio, per il loro percorso. Io credo che questa rivoluzione culturale di un approccio nuovo della cooperazione internazionale rappresenti sicuramente un fatto e una novità importante.
Voglio anche ricordare che il Piano Mattei ha riportato alla centralità l'agenda africana per l'Unione europea e per il G7, grazie alla Presidenza del Consiglio che, con forza, ha convinto la Presidente della Commissione uscente Ursula von der Leyen a recarsi sia in Egitto che in Tunisia, a sostenere due Paesi che erano stati messi nell'angolo in passato, da una certa cultura della sinistra occidentale. Invece, con forza, questi due Paesi sono sostenuti, con un miglioramento netto rispetto alle prospettive e ai pericoli, data la situazione complessiva del Nordafrica, di scivoloni e di arretramenti sociali e sui diritti. Io penso che è molto importante lavorare per la stabilità di questi paesi, dare loro una speranza.
Noi non possiamo immaginare che i Paesi africani, nati magari 30, 40, 50 anni fa, possano avere la stessa governance, la stessa organizzazione sociale, giuridica, parlamentare dell'Italia, che è un Paese che ha oltre 100 anni o, in genere, dei Paesi europei, che hanno una storia costituzionale, civile, culturale molto più lunga, frutto anche di una situazione di vantaggi derivati da una situazione predominante nel mondo.
Io credo che invece, senza intolleranza culturale, senza presunzione, senza immaginare di essere migliori, solo perché noi abbiamo un sistema assai più rafforzato di diritti e di organizzazione, di governance istituzionale, credo che noi dobbiamo essere vicini e accompagnare questi paesi. Il Piano Mattei è anche questo.
Presto allargheremo anche ad altri Paesi dell'Africa australe il nostro intervento. Ma la cosa importante è che l'Unione europea si è resa conto quanto sia importante finalizzare sia il Global gateway sia al Team Europe e tutta un'altra serie di iniziative, in maniera focalizzata soprattutto verso l'Africa, che può essere una grande opportunità. È un continente immenso, più del 60 per cento delle terre arabili del pianeta sono lì, più del 60 per cento delle materie prime, delle risorse e delle terre rare, degli idrocarburi, della futura potenzialità dell'energia verde e, soprattutto, delle risorse umane, per la gioventù e per la quantità complessiva dei giovani, anche in percentuale rispetto alle altre fasce d'età.
L'Africa può essere una grande opportunità, innanzitutto per gli africani. L'Europa ha il dovere morale, e l'Italia si è intestata questa battaglia di portarla avanti, e, allo stesso tempo, è una grande opportunità economica per quello che ci riguarda. Sulla vicenda dei rischi, è chiaro che un continente così grande rischia di essere preda - lo sta già in parte divenendo - di mire totalitarie della Russia, tramite la Wagner,
, o di attenzioni di altri regimi non democratici del mondo, che in qualche maniera certamente svolgono attività predatoria in Africa, può essere anche un grande rischio.
Parlo del discorso dell'immigrazione, perché con chiarezza non è certamente quello il tema del Piano Mattei. È evidente che noi siamo contro l'immigrazione illegale innanzitutto a tutela dei migranti, perché più sono le partenze e più sono le morti. Poi esiste il diritto a migrare, questo è sacrosanto, ma esiste anche il diritto a non migrare, cioè le persone hanno il diritto di andare via dal loro Paese se vogliono andare e non sospinti dalla fame, dalla violenza, dalla povertà o dai rischi, oppure da persone che magari li illudono di una vita facile. Vediamo e sappiamo soltanto, purtroppo, dei morti in mare, che sono paralleli, dal punto di vista percentuale, purtroppo, alle partenze. Quindi, se si riducono le partenze illegali in mare si riducono anche i morti, ma noi non vediamo tutti i morti e le tante ipotesi e i casi di sfruttamento che arrivano con le rotte di migrazione. Quindi, l'intervento è rafforzare la governance di quei Paesi, nonché rafforzare la resilienza economica e sociale, e questo pensiamo che avrà anche dei risvolti importanti in tema di diritti civili e di democrazia.
Il Piano Mattei è un'idea importante, è un'idea che è stata denominata in onore di un grande italiano, il cui passato è stato soprattutto antitotalitario, antifascista e anticomunista, perché quelle sono state le dittature di quell'epoca, dell'epoca di Mattei, e lo abbiamo scelto perché pensiamo che possa essere anche un esempio importante da rinnovare nella memoria dei giovani.
LAURA BOLDRINI, Grazie, signor Presidente. Diciamo che non mi aspettavo nulla di diverso, ma veramente questa è la conferma della scatola vuota. Lei, signor Vice Ministro, ha parlato di cose vaghe; ha messo insieme parole, ma non ha dato nessun dato concreto, nessun elemento di riferimento di questo Piano Mattei. Parla di lacuna burocratica addirittura riguardo al fatto che non avete presentato neanche la relazione. Questa, invece, è mancanza di rispetto del Parlamento, peraltro condizione che affermate anche con le vostre riforme, perché il premierato è proprio questo: vuol dire esautorare il Parlamento. Quindi, siete fedeli e coerenti con l'idea che il Parlamento può attendere: una settimana in più, 2 o 3 settimane, un mese. Che problema c'è? Quando saremo comodi ci presenteremo al Parlamento. Non funziona così in una democrazia parlamentare, almeno fintanto che sarà tale, e lo faccio presente.
È una scatola vuota: il Piano Mattei è una scatola vuota; lo apri e dentro non c'è niente, non c'è nulla. Mancano i contenuti, mancano gli stanziamenti, manca un cronoprogramma, mancano gli obiettivi e manca la relazione che per legge - nel decreto l'avete messa voi quella data - dovevate presentare a questo Parlamento. Non lo avete fatto! Che importanza ha per voi?
Ma c'è di più, perché è nell'impostazione generale che mancano cose fondamentali. Quali? La più importante? Manca la verità, manca la verità. Voi avete parlato - e continuate a farlo - di un rapporto paritario e non predatorio con i Paesi africani, ma le finalità non scritte nel Piano sono di esclusivo interesse del Governo italiano, di esclusivo interesse del Governo italiano, cioè fermare i flussi migratori e fare dell'Italia l'hub del gas del Mediterraneo, che tradotto significa estrarre dal suolo africano quanto più gas naturale possibile, in un tempo in cui noi dovremmo, invece, investire nelle energie rinnovabili. Dov'è in tutto questo l'interesse paritario? Me lo faccia capire. Che cosa c'è di innovativo? Che cosa c'è di senza precedenti? Non c'è nulla!
La seconda cosa che manca nella vostra narrazione, perché ci dobbiamo fidare di questa in quanto non abbiamo visto nulla di scritto, è proprio l'Africa: manca l'Africa. Lo ha detto Moussa Faki, che è il Presidente della Commissione dell'Unione africana, intervenendo il 28 gennaio alla conferenza Italia-Africa.
“Parlate” - vi ha detto Faki - “di un partenariato paritario e non state coinvolgendo i Paesi africani nella fase di progettazione del Piano?” Ma vi sembra possibile questo? Pensate che gli africani non se ne accorgano? Questa è un'enorme presa in giro. Non c'è niente da fare, avete proprio un'idea antiquata, sorpassata, giurassica, forse nostalgica del continente africano. È, certamente, un continente lacerato da contraddizioni quello africano, c'è ancora una diffusa povertà, ma vorrei fare presente che, tra il 2000 e il 2017, ha conosciuto una crescita media annua del 4,7 per cento e il Fondo monetario internazionale prevede una crescita, per il 2024, del 3,8 per cento e del 4 per cento nel 2025, percentuali di crescita che l'Italia si sogna. Signor Vice Ministro, io so la sua idiosincrasia per la società civile, la conosco bene, ma, vede, anche in Africa c'è una società civile organizzata, che voi dovreste coinvolgere, dovreste ascoltare, cosa che non vi viene neanche lontanamente in mente di fare. Manca la verità in quello che dite e manca l'Africa nella vostra narrazione. La terza cosa che manca è l'Europa, e qui si svela una clamorosa miopia politica.
Vedete che cosa sta accadendo in quei continenti? Lei lo ha accennato, però ha omesso la Cina. Non è solo la Russia, lo sa? C'è anche la Cina, che è il principale partner commerciale dell'Africa. Certo, poi, ci sono stati i colpi di Stato in Mali, Burkina Faso e Niger e nelle piazze sventolavano le bandiere russe. Ma ha omesso di dire anche quanto è importante oggi il ruolo della Turchia. Voi pensate che con il Piano Mattei - mi viene da sorridere - andate a competere con tutto questo? Vi rendete conto che è una pretesa fuori dal senso della realtà? Ma non sarebbe più logico contribuire al Piano europeo, che già esiste, che è un Piano molto forte, il Global Gateway. Invece di mettere quegli spiccioli sul Piano Mattei, perché non contribuite al Piano europeo? Perché, forse, questo non vi serve alla vostra propaganda? Sa quanti investimenti sono stati fatti? Sono stati fatti investimenti per 300 miliardi di euro, di cui 150 nel 2023. E sappiamo quanti soldi sono stati stanziati nel Piano Mattei, ipoteticamente? Sono stati stanziati 5,5 miliardi. Le cifre non sono dettagli, e questo in 4 anni.
La verità è che anche l'Unione africana è molto più avanti di voi, tanto che ha adottato, nel 2023, un progetto chiamato “L'Africa che vogliamo”, che si lega all'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, come è giusto che sia, parlando anche dello sviluppo delle energie rinnovabili. Guarda un po', le energie rinnovabili, mentre voi continuate ancora a cercare il gas e i combustibili fossili. È ora di cambiare strada, Vice Ministro, lo stanno facendo tutti tranne voi, prendetene atto. La cosa è seria, non si può più aspettare. Ma voi dell'emergenza climatica neanche volete parlarne. La Presidente Meloni non la cita mai, è una realtà che non esiste, è una nostra farneticazione, della sinistra. Questa emergenza, invece, quella climatica, costringe milioni di africani a lasciare i territori dove abitano. Volete fare del bene all'Africa? Occupatevi di questo, cosa che non fate.
Vi occupate di fossili, di estrarre, depredare il gas, perché è quello che vi interessa, a voi che parlate dell'emergenza migranti, che fate di questo una bandiera e, dunque, fate patti con gli autocrati. Che importa se Saied, l'autocrate tunisino, manda i carri armati davanti al Parlamento? Se ha mandato in galera tutti gli oppositori politici? Che importa? Per carità, è un gentiluomo. Fate i patti con al-Sisi, che importa? Anche lì, ci interessa solo una cosa: bloccare le partenze; fate i centri di detenzione per i migranti in Albania, un po' a rilento, veramente. Ma a voi che parlate in questi termini di immigrazione, rispondono i dati della situazione africana. Lei lo sa, signor Vice Ministro, quanti sono i milioni di africani sfollati all'interno del continente subsahariano? Lo sa? Ha un'idea? Lei lo sa che il 42 per cento degli sfollati interni di tutto il mondo si sono verificati nell'Africa subsahariana? Parliamo di quasi 35 milioni di rifugiati e sfollati, di cui 32,5 milioni a causa dei conflitti e 2,3 per i disastri causati dagli eventi climatici estremi. E voi andate a chiedere all'Africa, andate a lamentarvi e a piagnucolare perché qualche barchino arriva in Italia? Ma voi vi rendete conto delle proporzioni? Vi rendete conto? E tra di voi c'è pure chi parla di “sostituzione etnica”. Questo sarebbe il rapporto paritario con i Paesi africani.
Tanto poco considerate la necessità di contrastare l'emergenza climatica che, per il lancio e l'attività del Piano Mattei, avete stanziato - come ricordavo - un totale di appena 5,5 miliardi in quattro anni: da dove li avete presi questi soldi? Qui c'è il Sottosegretario, lo dovrebbe sapere. 3,5 miliardi li avete attinti dal Fondo italiano per il clima, che è svuotato e non ha più nulla, e 2,5 miliardi dalla Cooperazione allo sviluppo. Allora, questa è una partita di giro. Questa è una partita di giro, signor Presidente. Non avete aggiunto nulla, neanche un euro: avete fatto il gioco delle tre carte. Veramente dei miseri espedienti. Come se l'Italia, proprio mentre parla del rapporto con l'Africa, potesse permettersi di tagliare ancora di più gli stanziamenti per l'aiuto allo sviluppo.
Presidente, concludo; mi dia la possibilità di chiudere questo ragionamento. Oggi, il rapporto tra fondi investiti per l'aiuto allo sviluppo e reddito nazionale lordo è sceso, in Italia, allo 0,27 per cento: un record negativo negli ultimi anni, ben lontano dallo 0,70 sul quale, in sede OCSE, l'Italia aveva assunto e ribadito il suo impegno. Ci sono Paesi come la Germania, la Svezia, la Danimarca e altri, che lo 0,70 lo hanno già superato da tempo: anche questo è un segno del corto respiro con il quale voi gestite il futuro delle relazioni con il continente africano.
Una nuova strategia, degna di questo nome, aumenterebbe, invece che tagliare, i fondi per l'aiuto pubblico allo sviluppo. Ma questa strategia non c'è nel Governo italiano. Solo slogan e dietro agli slogan niente. Così, voi patrioti, state minando la credibilità internazionale del nostro Paese. Collocare l'Africa al centro dell'agenda politica europea e internazionale è una cosa importante e seria. Ma è troppo seria perché possa essere gestita con la superficialità e l'incompetenza che, anche in questa materia, il Governo Meloni sta dimostrando.