I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
il deputato brasiliano Edoardo Bolsonaro e suo fratello, a sua volta senatore brasiliano, Flavio Bolsonaro, entrambi figli del Presidente uscente del Brasile Jair Bolsonaro, si sono rivolti alla cancelleria consolare dell'ambasciata italiana a Brasilia, per sollecitare l'iter di richiesta della cittadinanza italiana già avanzata nel 2019 sulla base di una antica origine italiana vantata da parte della famiglia;
in data 25 novembre 2022, il Governo, durante lo svolgimento di una seduta parlamentare, ha confermato quanto sopra, affermando che «il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è informato del fatto che, nel 2020, Flavio ed Edoardo Bolsonaro, figli del Presidente del Brasile Jair Bolsonaro, hanno chiesto di accedere alla lista di attesa della cancelleria consolare dell'ambasciata d'Italia a Brasilia per essere formalmente convocati dalla rappresentanza ai fini del riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Al momento della presentazione della domanda di inserimento in lista di attesa, i richiedenti hanno presentato la prescritta prova che confermava la loro residenza a Brasilia. Competente a trattare le pratiche è, dunque, l'ambasciata d'Italia a Brasilia. Non risulta pervenuta alcuna richiesta in tal senso da parte del Presidente Bolsonaro.»;
entrambi i figli dell'ex Presidente Bolsonaro sarebbero coinvolti in inchieste giudiziarie e il possesso della cittadinanza italiana potrebbe dunque diventare un escamotage per sottrarsi al giudizio della giustizia brasiliana;
in un'intervista radiofonica del 10 gennaio 2023, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani ha dichiarato che «l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro non ha mai chiesto la cittadinanza italiana e non mi risulta possa ottenerla. Poi ci sono leggi che autorizzano la cittadinanza, e se c'è qualcuno che la chiede e ne ha i requisiti, ha diritto ad averla», precisando che «non si tratta di una scelta personale. Se ci sono persone che hanno diritto a chiedere la cittadinanza italiana, le leggi dello Stato non lo impediscono», spiegando come non possa esserci una pregiudiziale politica;
alle recenti elezioni presidenziali in Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, leader della sinistra brasiliana ha vinto le elezioni, battendo il Presidente in carica Jair Bolsonaro;
in seguito al voto però, ci sono state molte proteste dei sostenitori dell'uscente Bolsonaro e, proprio il 9 gennaio 2023, al termine di una manifestazione a Brasilia in cui contestavano il risultato elettorale, migliaia di persone sono riuscite a sfondare il cordone di sicurezza ed entrare nel Palácio do Planalto, nel piazzale dove si trovano la sede della residenza presidenziale, del Parlamento brasiliano e della Corte suprema. L'attacco sarebbe stato portato avanti dalle migliaia di sostenitori di Bolsonaro – ricordando da vicino l'assalto a Capitol Hill di due anni fa –, sconfitto alle urne, che sono scesi in strada – come avviene da settimane – per contestare il risultato elettorale. Jair Bolsonaro si è dissociato da quanto accaduto, ma il neoeletto Luiz Inacio Lula da Silva lo ritiene colpevole di aver infiammato i manifestanti. Nel frattempo la protesta non è finita, e in molte strade e autostrade del Paese i bolsonaristi hanno creato dei blocchi. A San Paolo hanno dato fuoco a pneumatici e rifiuti, creando ingorghi su una delle arterie della megalopoli, la Marginal Tieté. Ma altre situazioni simili si sono verificate nello Stato di Mato Grosso, in altre aree dello Stato di San Paolo e a Santa Caterina;
ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis – come nel caso della famiglia Bolsonaro –, è necessario che i discendenti dell'avo italiano, compreso il richiedente, non abbiano mai perso la cittadinanza italiana e che, per gli italiani all'estero mediamente intercorrono, dalla richiesta all'ottenimento della stessa, tra i 10 e i 15 anni di tempo –:
quali siano le motivazioni che impedirono all'ex Presidente Jair Bolsonaro di richiedere la cittadinanza italiana, come affermato dal Ministro Tajani alla stampa e se ciò non determini, dunque, una interruzione de facto della catena di trasmissione della cittadinanza tale da far decadere anche i requisiti dei figli di Bolsonaro;
se invece ritengano, per quanto di competenza, di dare regolarmente seguito alla richiesta di cittadinanza dei membri della famiglia Bolsonaro e se, qualora ciò avvenga, lo si faccia nel rispetto delle tempistiche di evasione della pratica previste per tutti gli altri richiedenti.
Seduta del 13 gennaio 2023
Illustrazione e replica di Fabio Porta, risposta della Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Maria Tripodi.
FABIO PORTA. Grazie, Presidente, la illustro. Signor Sottosegretario, l'interpellanza che io illustro, ma che è stata sottoscritta dal presidente del nostro gruppo parlamentare, da altri colleghi della Commissione affari esteri e anche dal vicesegretario del nostro partito, Provenzano, è un'interpellanza - come ovviamente è giusto che sia in questi casi - particolarmente urgente, direi anche attuale, a seguito dei recenti fatti che ci hanno accompagnato - di cui sicuramente la signora Sottosegretaria è a conoscenza -, relativamente a quanto è successo a Brasilia, la capitale dello Stato federale del Brasile, dove domenica scorsa c'è stato un gravissimo attacco alle istituzioni democratiche, ai tre poteri costituzionalmente preposti a sovrintendere alla democrazia brasiliana, quindi alla Corte costituzionale, al Parlamento e all'Esecutivo, un attacco diretto ovviamente in prima persona al Presidente della Repubblica Lula, al quale ovviamente ribadiamo anche oggi tutta la nostra solidarietà, al suo Vicepresidente Geraldo Alckmin, al Parlamento brasiliano, ai nostri colleghi brasiliani e alla Corte costituzionale. Ripeto: si è trattato di un attacco violento di migliaia di manifestanti che hanno invaso la piazza e sono entrati in questi palazzi, con il rischio che gli incidenti potessero anche provocare delle vittime. Fortunatamente l'attacco è avvenuto di domenica, giorno festivo, quindi il Parlamento e anche gli altri organismi erano vuoti, però faccio presente che sono state individuate anche cinque granate che potevano esplodere e produrre effetti ovviamente ancora più gravi. Ci sono stati degli arresti - come sappiamo -: oltre mille manifestanti sono stati arrestati, si tratta di fanatici, ma pur sempre sostenitori dell'ex Presidente della Repubblica Bolsonaro, che tra l'altro in questo momento si trova fuori dal Paese, fuori dal Brasile, negli Stati Uniti dal 30 dicembre scorso, due giorni prima della cerimonia di trasferimento del mandato presidenziale al suo successore, il Presidente Lula. Il fatto che Bolsonaro non abbia partecipato a questa importante cerimonia ovviamente è stato interpretato come un ulteriore elemento di incitazione dei suoi fanatici elettori che – ricordiamo - non accettano il risultato democraticamente uscito dalle urne. E' stato interpretato come incitazione rispetto a manifestazioni antidemocratiche per ribaltare o per chiedere il ribaltamento del risultato, se non addirittura un intervento militare, un vero e proprio colpo di Stato per sovvertire la democrazia brasiliana. L'ex Presidente Bolsonaro, nel suo profilo Twitter e non soltanto in quello - come il Sottosegretario sa, come è stato ricordato ieri e riferito dallo stesso Ministro degli Affari esteri, Tajani - continua a definirsi il Presidente del Brasile. Tra l'altro, due giorni fa, ha anche messo in rete un post nel quale dichiara illegittima l'elezione del suo successore, post che poi è stato rimosso.
Dico tutte queste cose per rafforzare la preoccupazione che si ha non solo in Brasile, ma anche nella comunità internazionale, rispetto ad atteggiamenti gravi, perché provengono da un ex Presidente della Repubblica, di sostanziale delegittimazione delle istituzioni democratiche.
Tutti questi comportamenti è probabile che, nelle prossime settimane, siano oggetto di indagini da parte della giustizia brasiliana, se non di una vera e propria incriminazione dei soggetti responsabili, a partire dall'ex Presidente della Repubblica, sul quale pendono diversi capi di imputazione, quindi non soltanto relativi ai fatti successi pochi giorni fa. Quindi, non ci riferiamo soltanto a questi episodi, ma ad altri comportamenti gravi tenuti dall'ex Presidente Bolsonaro nel corso del suo mandato presidenziale. Tra tutti, voglio ricordare l'atteggiamento irresponsabile e negligente con il quale ha affrontato la pandemia, che ha colpito il Brasile più di altri Paesi: sono morte oltre 700 mila persone. Personalmente, ricordo addirittura affermazioni di scherno, se non di offesa, anche relativamente al nostro Paese: quando nelle prime settimane l'Italia fu colpita fortemente dal COVID, il Presidente Bolsonaro ironizzava sul fatto che, essendo l'Italia un Paese ad alta presenza di persone anziane, era normale che qui si morisse più che in altri Paesi, e lo faceva con un sorrisino quasi di compiacimento.
Ho fatto questa premessa, signor Sottosegretario, per evidenziare che, anche oggi, che il signor Bolsonaro non è più il Presidente della Repubblica del Brasile, l'attenzione e la preoccupazione italiana, ma anche della comunità internazionale, si dirigono ancora verso gli atteggiamenti e i comportamenti di questa persona e della sua famiglia. Ricordiamo che i tre figli dell'ex Presidente Bolsonaro, Flávio, Eduardo e Carlos, sono tutti e tre personaggi pubblici, con incarichi politici: senatori, deputati, consiglieri comunali.
È per questo che la nostra interpellanza chiede al Governo una informazione chiara e completa sull'iter delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana, che sarebbero state presentate dai figli dell'ex Presidente Jair Bolsonaro. E chiediamo anche qualche informazione più specifica, più chiara e più dettagliata sulla stessa eventuale possibilità che l'ex Presidente Bolsonaro presenti analoga domanda. Questo perché non vorremmo che tale diritto possa essere strumentalizzato e utilizzato in maniera impropria, come uno scudo, come un diversivo per ritardare, se non fuggire, dalle loro responsabilità civili e penali rispetto al Paese dove hanno la residenza e anche gli obblighi civili e politici, cioè il Brasile.
Il deputato Eduardo Bolsonaro e il fratello, senatore Flávio Bolsonaro, figli dell'ex Presidente, si sarebbero rivolti, come credo il Sottosegretario già sa, alla nostra ambasciata a Brasilia per sollecitare l'iter della richiesta di cittadinanza italiana, che sarebbe stata avviata nel 2019. Il Governo ha già risposto ad una analoga interpellanza presentata da un mio collega nel novembre scorso, chiarendo che questa domanda sarebbe stata presentata da Flávio ed Eduardo Bolsonaro nel 2020, che i richiedenti hanno presentato una prova prescritta dalla legge che conferma la loro residenza a Brasilia, e che, in tal senso, non risulterebbe alcuna domanda presentata dall'ex Presidente Bolsonaro.
In un'intervista radiofonica di qualche giorno fa, il Ministro Tajani ha dichiarato che l'ex Presidente Bolsonaro non ha mai chiesto la cittadinanza italiana e che non gli risulta che possa ottenerla. Poi ci sono leggi che autorizzano la cittadinanza, se c'è qualcuno che la chiede, ha diritto ad averla, eccetera, eccetera. Non si tratta di una scelta personale. Queste sono parole del Ministro Tajani.
Adesso, signor Sottosegretario - ed uno dei quesiti che le rivolgiamo -, considerando che, ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, è necessario che i discendenti dell'avo italiano, compreso il richiedente, non abbiano mai perso la cittadinanza italiana, cioè che ci sia una trasmissione ininterrotta del diritto, vorremmo capire se questo diritto non si interrompa - visto che il Ministro ha dichiarato che l'ex Presidente Bolsonaro non avrebbe diritto alla cittadinanza italiana – e, dunque, se questo non precluda la trasmissione della cittadinanza anche ai figli. Inoltre, in merito all'altra fattispecie, che sottolineiamo in questa interpellanza, vorremmo la conferma che - come nel caso di tutti i cittadini italiani che presentano analoga domanda presso i consolati del Brasile, aspettando 7, 8, a volte anche più di 10 anni per avere una risposta -, anche in questo caso, siano rispettate le tempistiche, per quanto lunghe e complesse, e non si faccia alcun tipo di favoritismo. Però sulla questione indicata dal Ministro, vorremmo capire se siamo di fronte ad una interruzione, di fatto, della catena di trasmissione della cittadinanza e se questa non faccia decadere anche i requisiti dei figli del dell'ex Presidente Bolsonaro.
Aspetto con attenzione il chiarimento e la risposta del sottosegretario, ribadendo che noi del gruppo del Partito Democratico, ma credo che questo valga per gran parte di questo emiciclo, vigileremo, sia sulla situazione (e poi, a seguito della sua risposta, mi soffermerò su questo anche nella replica), sia sulle eventuali conseguenze che potrebbero ricadere sulla famiglia Bolsonaro rispetto non soltanto alla eventuale richiesta di cittadinanza, ma anche alla situazione penale, che potrebbe derivare da una eventuale incriminazione dello stesso o dei suoi familiari.
MARIA TRIPODI, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Porta per aver illustrato l'interpellanza e gli onorevoli interpellanti che l'hanno presentata.
Onorevole Porta, lei ha fatto una premessa molto dettagliata e molto lunga e intanto mi pregio di rispondere alla sua premessa sulla questione dei gravissimi atti che ci sono stati in Brasile. Mi perdoni, ho notato anche una certa strumentalizzazione rispetto a questo e rispetto al tema dell'interpellanza che voi presentate, e intendo chiarirli. Innanzitutto, il Governo italiano ha preso posizione in merito, stigmatizzando chiaramente questi fatti gravissimi, tra l'altro, come era giusto e come è sempre stato, perché l'Italia, da sempre, riconosce i Governi democraticamente eletti, e questa è una prima cosa.
Glielo dico perché ho notato, per usare un eufemismo, una vena di strumentalizzazione. È giusto e rientra nel dibattito politico, perciò le rispondo in modo molto chiaro, evidenziando, tra l'altro, che sia il Ministro Tajani ha tempestivamente condannato questi atti con la dovuta fermezza che anche naturalmente il Presidente del Consiglio Meloni. Quindi, non c'è da parte dell'Italia, men che meno del nostro Governo, nessuna posizione equivoca, come purtroppo a volte ho letto sui giornali anche - le dico la verità - con leggero fastidio. Questo è il primo elemento che intendevo mettere in chiaro.
In merito alla sua interpellanza, poi, le rispondo con altrettanta chiarezza. Il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, come è noto, è disciplinato dalla legge n. 91 del 1992 e dalla circolare dell'8 aprile 1991 del Ministero dell'Interno. Queste disposizioni sanciscono i criteri e i presupposti in base ai quali si ha diritto a vedersi riconosciuto il nostro status civitatis per discendenza. In particolare sono due i requisiti previsti dal nostro ordinamento: la discendenza da un cittadino italiano e la mancanza di un evento interruttivo della trasmissione della cittadinanza italiana nella linea di discendenza. Nel riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis non è quindi prevista alcuna discrezionalità né valutazione da parte dell'amministrazione. Il responsabile del procedimento in merito deve soltanto verificare, esaminando per ogni singola pratica la documentazione presentata a supporto, che l'interessato abbia i requisiti stabiliti dalle disposizioni in materia. Solo a un esito positivo dell'esame viene riconosciuta la cittadinanza. Tale disciplina vale per qualsiasi richiedente - ma non lo dico io, lo stabilisce la legge - ed evidentemente è stata applicata anche per l'esame delle pratiche presentate da alcuni membri della famiglia Bolsonaro. Con specifico riguardo all'ex Presidente del Brasile, visto che lei lo ha ampiamente sottolineato ed evidenziato, confermo quanto detto dal Ministro degli Affari esteri agli organi di stampa, cioè che il Presidente Bolsonaro non ha presentato istanza di riconoscimento della cittadinanza italiana.
Io, onorevole Porta, spero di essere stata sufficientemente chiara e le dico anche che le strumentalizzazioni, che, legittimamente - perché il bello del dibattito politico è anche questo - sono state fatte dal partito che ha presentato questa interpellanza sono, appunto, strumentalizzazioni di natura politica, ma penso non lasci alcun dubbio la chiarezza con cui il Governo e il Ministero degli Affari esteri si sono espressi in merito.
FABIO PORTA. Intanto, ringrazio il sottosegretario, per la gentilezza e la completezza della risposta, che però - mi spiace ribadirlo - alla fine non ha risposto all'unica vera domanda che ponevo, ovvero perché il Ministro Tajani, in una sua intervista radiofonica, ha sostenuto, non soltanto, come ci ha appena detto il sottosegretario che l'ex Presidente Bolsonaro non ha presentato domanda di cittadinanza, ma - ripeto e voglio essere testuale nel riferire le parole del Ministro, perché “non mi risulta possa ottenerla”. Ecco, noi volevamo capire che cosa risulta al Ministro. Se, infatti, l'ex Presidente Bolsonaro, al di là che abbia presentato o meno la domanda, non può ottenere la cittadinanza, anche i suoi figli molto probabilmente, vista la trasmissione di cittadinanza iure sanguinis - che lei ci ha ben spiegato -, non potrebbero ottenerla, anche se ne presentassero domanda.
Quindi, questo è un primo appunto, rispetto alla risposta che è parziale, incompleta e che non risponde comunque al quesito principale. Quanto alla strumentalizzazione, come il sottosegretario sa bene, ieri abbiamo avuto, per quanto limitata nei tempi, un'intensa audizione su questi temi con il Ministro Tajani, ovviamente nel rispetto della dialettica maggioranza e opposizione, come lo stesso Ministro ha riconosciuto. Noi non abbiamo strumentalizzato nulla; abbiamo soltanto evidenziato un paio di elementi che ci sono parsi stonati rispetto alla gravità, tra l'altro, dei fatti avvenuti domenica. In primo luogo, al di là della tempistica con cui abbiamo espresso la solidarietà al Brasile, siamo stati l'unico Paese che non ha espresso direttamente e personalmente la solidarietà al Presidente Lula. Ecco, c'è una difficoltà a pronunciare queste due piccole sillabe. Il secondo elemento - che non è un dettaglio, visto che parla un sottosegretario per gli Affari esteri - è che, a maggior ragione alla luce di quanto successo domenica, l'assenza di un rappresentante del Governo italiano, - sono più specifico - di un membro del Governo italiano all'insediamento del Presidente Lula il 1° gennaio, ha costituito un fatto non irrilevante agli occhi non soltanto delle istituzioni del Brasile, una grande potenza economica, commerciale, politica, regionale, ma non solo, ma anche agli occhi degli oltre 30 milioni di cittadini italo-brasiliani. Signor sottosegretario, io ho seguito come tanti la diretta televisiva dell'insediamento del Presidente Lula, che ha salutato personalmente tutte le delegazioni straniere che sono andate a Brasilia a incontrarlo e a prestare omaggio a quell'importante momento, che era importante non solo per il Brasile, ma per la democrazia del mondo, minacciata - e tutti lo sapevamo - in quel preciso istante. Abbiamo visto il Presidente della Germania, il Presidente del Portogallo, i Ministri di Francia, Gran Bretagna, Spagna, ossia tutte le grandi potenze europee, mentre non abbiamo visto nessun rappresentante, nessun membro del Governo italiano esprimere la nostra soddisfazione, a differenza di quanto era avvenuto – quindi, non si tratta di una strumentalizzazione, ma di un resoconto dei fatti - con l'insediamento del Presidente Bolsonaro al quale il Governo aveva inviato il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Centinaio. Quindi, non si tratta di strumentalizzazioni, ma di una semplice ricostruzione dei fatti, che - ripeto - alla luce di quanto successo domenica ci fa capire che forse, da parte italiana, sarebbe stata necessaria una maggiore attenzione e una maggiore sensibilità rispetto al Paese e al contesto politico-istituzionale che quel Paese stava vivendo.
Per quanto riguarda la sua risposta, in conclusione, voglio confermare e aggiungere - affinché sia ovviamente anche agli atti di quest'Aula parlamentare – che, in ogni caso, il riconoscimento della cittadinanza – che, come lei ha giustamente detto ed è evidente, non può essere precluso per questioni di natura discrezionale o politica - non farebbe decadere gli obblighi che comunque i richiedenti la cittadinanza avrebbero nei confronti dello Stato brasiliano.
Inoltre, anche, in ragione tra l'altro dei trattati esistenti di estradizione e anche di trasferimento dei detenuti tra Italia e Brasile, non limiterebbero in alcuna maniera il decorso della giustizia brasiliana anche nel caso di presenza in Italia di soggetti, con cittadinanza o meno, che avessero commesso dei reati in Brasile. Quindi la ringrazio e apprezzo la sua disponibilità, la sua correttezza. Spero che successivamente, anche nelle occasioni che avremo in Parlamento, il Ministro chiarisca un po' meglio quel punto sull'impedimento da parte dell'ex presidente Bolsonaro di accedere o di avere riconosciuta, come è meglio dire, la cittadinanza italiana.