28/01/2025
Andrea Casu
Barbagallo, Bakkali, Ghio, Morassut
2-00524

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il servizio ferroviario vive da tempo una profonda crisi nella gestione del servizio, caratterizzato da pesanti difficoltà e gravi disagi per gli utenti a causa di ritardi e cancellazioni di servizi di trasporto pressoché quotidiani nella totale assenza di misure di coordinamento, di puntuali informazioni e di interventi efficaci per fronteggiare tali disservizi;

   il 24 gennaio 2025 il Consiglio di amministrazione del gruppo Ferrovie dello Stato ha approvato le nomine delle partecipate del gruppo per il 2025;

   è stato indicato come Ceo di Trenitalia chi fino ad allora aveva ricoperto l'incarico di amministratore delegato e direttore generale di Mercitalia Logistics nonché amministratore delegato e direttore generale di RFI Rete ferroviaria italiana dal 2023;

   ai sensi di quanto disposto dall'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112 recante norme in materia di Indipendenza del gestore dell'infrastruttura «i responsabili dell'adozione di decisioni sulle funzioni essenziali non possono ricoprire, per un periodo di ventiquattro mesi da quando cessano nelle proprie funzioni, alcun ruolo all'interno delle imprese ferroviarie operanti sulla relativa infrastruttura.»;

   in coerenza con quanto previsto dall'ordinamento europeo, l'assetto della rete ferroviaria nazionale è caratterizzato dalla separazione tra gestione dell'infrastruttura ferroviaria e svolgimento del servizio ferroviario, alla quale si è accompagnata la separazione societaria, all'interno dell'holding Ferrovie dello Stato spa, tra Rete ferroviaria italiana spa (Rfi) società che è titolare della concessione della rete nazionale, e Trenitalia, società che effettua il trasporto e che è affidataria dei contratti di servizio pubblico nazionale ferroviario passeggeri e merci. Ai sensi della direttiva UE 2016/2370 le due imprese sono considerate integrate verticalmente, e quindi assoggettate alle norme relative a garantire l'indipendenza e l'imparzialità del gestore introdotte da ultimo proprio dalla stessa direttiva;

   con il decreto legislativo n. 139 del 2018, l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura ferroviaria è stata ulteriormente rafforzata attraverso le modifiche al decreto legislativo n. 112 del 2015 che hanno introdotto il citato articolo 11 per evitare che l'imparzialità del gestore sia compromessa da un qualsivoglia conflitto di interesse e affinché ne sia garantita l'indipendenza disponendo il divieto, per 2 anni, di assumere ruoli all'interno delle imprese che svolgono il servizio ferroviario qualora abbiano ricoperto ruoli decisionali sulle funzioni essenziali relative alla gestione della rete;

   come risulta evidente, questa scelta appare agli interpellanti in netto contrasto con i princìpi della disciplina comunitaria e nazionale, rischiando di generare ulteriori incertezze per passeggeri lavoratori e imprese coinvolte –:

   quali siano stati i criteri di nomina e le motivazioni che hanno portato a non considerare in alcun modo quanto disposto dall'articolo 11 del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112 nelle procedure di nomine avanzate dal gruppo FS e quali iniziative di competenza si intendano assumere per garantire il rispetto dei princìpi giuridici comunitari e nazionali in materia di indipendenza e terzietà.

Seduta del 7 febbraio 2025

Illustrazione di Andrea Casu, risposta del Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, replica di Andrea Casu

ANDREA CASU, Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, noi illustriamo la nostra interpellanza, anche se il quesito che poniamo è abbastanza semplice, diretto e chiede una risposta e un'assunzione di responsabilità politica da parte del Governo. Ringraziamo il Sottosegretario presente che ci fornirà una risposta, ma riteniamo politicamente molto grave il fatto che, essendoci noi rivolti al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e al Ministro dell'Economia e delle finanze, pur rivolgendo un quesito molto specifico - che andrò a illustrare – e molto importante, relativo proprio al destino del sistema delle ferrovie italiane, nessun Ministro o Sottosegretario dei due Ministeri interpellati si sia reso disponibile, stamattina, ad un confronto nell'interesse del Paese.

Perché, vedete, noi avremo la possibilità, la prossima settimana - nell'ambito di un percorso che, come opposizione, abbiamo chiesto e che la maggioranza ha accolto - di avviare un ulteriore percorso di confronto in Commissione trasporti che ha visto l'unanimità delle forze di opposizione e di maggioranza, all'indomani dei problemi che, come ricorderete, ci sono stati lo scorso 2 ottobre alla stazione Termini, che, poi, sono diventati un problema nazionale che in quella giornata ha bloccato l'Italia con tutti i problemi che ne sono seguiti.

La prossima settimana avremo l'amministratore delegato del gruppo e stiamo cercando di andare avanti in un percorso e avremo, in quella sede, l'occasione di approfondire le questioni del Piano strategico.

Per adesso, abbiamo visto solo le slides di questo Piano strategico. Abbiamo chiesto e, per suo tramite, Presidente, rinnoviamo la richiesta di poter avere il testo completo del Piano strategico del gruppo, ma quando si arriva ad affrontare il tema, anche di quelli che sono i criteri che hanno portato il 24 gennaio a operare le nomine di questo gruppo e si fa una domanda molto specifica al Governo, vorremmo che i Ministri responsabili venissero ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni direttamente.

Stiamo parlando, ricordiamolo, di 17.000 chilometri di linee gestite, di oltre 570 milioni di passeggeri, 2 milioni di passeggeri ogni giorno, 9.000 treni ogni giorno e questi sono solo quelli trasportati in Italia. C'è, poi, un contributo a 230 milioni di passeggeri nel mondo, un presidio internazionale, il trasporto ferroviario merci (37 milioni di tonnellate), le lavoratrici e i lavoratori che queste settimane si sono mobilitati contro le aggressioni: oltre 800 nell'ultimo anno, oltre 100.000 lavoratori, se consideriamo sia la rete ferroviaria, ma anche il trasporto pubblico locale che opera a livello regionale, che ogni giorno sono in prima linea. È un problema che non può continuare a essere negato, che deve essere affrontato, di disagi e di disservizi.

Voglio ripeterlo, ancora una volta, in quest'Aula per chiarire, per togliere ogni ambiguità ad una discussione politica: il problema non sono e non possono essere i cantieri, perché i cantieri - che sono anche un risultato che si è ottenuto grazie agli investimenti dei Governi precedenti, che hanno passato il testimone a questo Governo, al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non solo - rappresentano delle opportunità di rafforzamento della rete, rappresentano delle opportunità per garantire maggiore sicurezza, rappresentano delle opportunità. Il problema vero che noi, però, stiamo registrando è che c'è tutta una serie di problemi su cui si rifiuta proprio anche di aprire un confronto, che vanno da come i cicli di manutenzione programmata si siano ridotti, a come vengono utilizzati alcuni tratti della rete, a come vengono utilizzate alcune stazioni, e vanno al come ogni singolo guasto diventa, poi, un disastro nazionale, è quello che succede subito dopo il guasto che è il problema.

Invece, abbiamo avuto un confronto politico con un Ministro che è venuto in Aula ad agitare una questione legata al complotto, parlando di un esposto relativo a solo 6 casi che si sono svolti tra l'11 e il 14 di gennaio. Benissimo, si approfondisca tutto e si scopra cosa è successo e, se ci sono delle responsabilità, vengano fuori. Il problema non è cominciato l'11 di gennaio, non è finito il 14 di gennaio, ma avviene ogni giorno e ce n'è una percezione tra i passeggeri, tra i lavoratori e le lavoratrici. C'è una situazione per cui, veramente, si richiede un'assunzione di responsabilità collettiva circa le difficoltà che ci sono state.

Perché il problema delle nomine? Qui lo vogliamo dire molto chiaramente. Non a caso, non abbiamo citato nessun nome nella nostra richiesta di chiarimenti sui criteri e su un aspetto normativo che ci preoccupa. Perché la questione, per noi, in questo momento, non è relativa alle persone, assolutamente. La nostra, è una questione relativa a che tipo di messaggio si vuole dare al Paese, alla comunità nazionale e alla comunità internazionale che sta osservando questi passaggi. In Aula, il Ministro ha scelto di negare il problema e, anzi, di cercare di scaricare la responsabilità su un eventuale, fantomatico, complotto che deve essere tutto dimostrato. Ricordiamo che trattasi di un esposto che sviluppa tutto in termini molto al condizionale, non è neanche ipotizzato un reato in quello che, fino ad adesso, è stato messo in campo, ma è giusto che la giustizia faccia piena luce e si venga a capo di tutte le eventuali responsabilità. Ma, invece, noi dobbiamo affrontare una responsabilità, prima di tutto politica, su quello che sta avvenendo ed evitare di generare ulteriore caos e incertezza nella gestione di questo sistema. Per questo, è fondamentale che tutti i passaggi avvengano, da un punto di vista normativo ma anche da un punto di vista di coerenza con i principi del diritto nazionale e comunitario, che sia inattaccabile, a prescindere dalle qualità dei singoli, a prescindere da chi viene scelto per fare cosa. Avremo tante occasioni di sindacato ispettivo, avremo tante occasioni di confronto politico e parlamentare per mettere in evidenza tutte le tantissime scelte che si stanno facendo e che vanno in una direzione che è sbagliata, anche, nel merito delle scelte che si stanno facendo.

Ma, oggi, noi ponevamo una questione di metodo perché, se di questa questione di metodo non se ne fa carico nessuno - e se ne è fatto carico solo il Partito Democratico, perché io non ho sentito altre voci levarsi, in questo momento, nel dibattito pubblico, noi l'abbiamo fatto - perché si rischia di indebolire l'intero sistema, si rischia di indebolire l'intero sistema, di generare ulteriore caos e di andare incontro anche a conseguenze che sono molto, molto preoccupanti.

Andiamo a vedere i fatti. I fatti sono molto semplici. Noi ci rivolgiamo al Governo per chiedere conto, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 11, comma 7, del decreto legislativo n. 112 del 15 luglio 2015, recante norme in materia di indipendenza del gestore dell'infrastruttura, che indica molto chiaramente che: “i responsabili dell'adozione di decisioni sulle funzioni essenziali non possono ricoprire, per un periodo di ventiquattro mesi da quando cessano nelle proprie funzioni, alcun ruolo all'interno delle imprese ferroviarie operanti sulla relativa infrastruttura”. In coerenza con quanto previsto dall'ordinamento europeo, l'assetto della rete ferroviaria nazionale è caratterizzato dalla separazione tra gestione dell'infrastruttura ferroviaria e svolgimento del servizio ferroviario - questo noi lo indichiamo chiaramente nella nostra interpellanza - alla quale si è accompagnata la separazione societaria, all'interno dell'holding Ferrovie dello Stato Spa, tra Rete ferroviaria italiana Spa (Rfi), società che è titolare della concessione della rete nazionale, e Trenitalia, società che effettua il trasporto e che è affidataria dei contratti di servizio pubblico nazionale ferroviario passeggeri e merci. Ai sensi della direttiva UE 2016/2370, le due imprese sono considerate integrate verticalmente e, quindi, assoggettate alle norme relative a garantire l'indipendenza e l'imparzialità del gestore, introdotte da ultimo proprio dalla stessa direttiva. Con il decreto legislativo n. 139 del 2018, l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura ferroviaria è stata ulteriormente rafforzata attraverso le modifiche al decreto legislativo n. 112 del 2015, che hanno introdotto il citato articolo 11 per evitare che l'imparzialità del gestore sia compromessa da un qualsivoglia conflitto di interesse e affinché ne sia garantita l'indipendenza disponendo il divieto, per 2 anni, per 2 anni, di assumere ruoli all'interno delle imprese che svolgono il servizio ferroviario qualora abbiano ricoperto ruoli decisionali sulle funzioni essenziali relative alla gestione della rete.

Come risulta evidente, questa scelta appare agli interpellanti in netto contrasto con i principi della disciplina comunitaria e nazionale, rischiando di generare ulteriori incertezze per passeggeri lavoratori e imprese coinvolte.

La scelta è quella che, senza rispettare questo limite dei 2 anni che, a nostro avviso, la norma indica in una maniera chiara, oserei dire, cristallina, noi abbiamo visto come la figura che era chiamata a ricoprire l'incarico di amministratore delegato e direttore generale di Mercitalia Logistics nonché amministratore delegato e direttore generale di Rfi (Rete ferroviaria italiana) dal 2023, sia stato nominato, il 24 gennaio 2025, alla guida, invece, della società Trenitalia. Questo passaggio, a nostro avviso, è incompatibile con questi principi. Per questa ragione ci siamo rivolti al Governo e ai ministri competenti per chiedere quali sono stati i criteri di nomina e le motivazioni che hanno portato a non considerare, in alcun modo, quanto disposto dall'articolo 11, del decreto legislativo del 15 luglio 2015, n. 112, nelle procedure di nomina avanzate dal gruppo Ferrovie dello Stato e quali iniziative, di competenza, si intendano assumere per garantire il rispetto dei principi giuridici, comunitari e nazionali, in materia di indipendenza e terzietà. Ancora prima di una valutazione, che non spetta noi, circa quali siano i profili di questa scelta e, se, ci possano essere o meno le condizioni per andare, poi, a sanzionare il nostro Paese per una violazione, palese, di quelli che sono gli obblighi derivanti da una direttiva e da una legge italiana che ha portato, pienamente, dentro il nostro ordinamento questa direttiva, la domanda che noi poniamo al Governo è la seguente: con tutti i problemi che ci sono in questo momento sulla rete ferroviaria italiana; con il l'incapacità, palese e conclamata, dimostrata da questo Governo, da Giorgia Meloni, da Matteo Salvini (come Ministro), di sintonizzarsi sulla frequenza del Paese reale che viaggia perennemente, almeno, con un'ora di ritardo e cercare di creare le condizioni per un dibattito che affronti questo problema, mettendo in campo delle soluzioni. In uno scenario come questo rischiare, anche, solo di aprire un dibattito su un complesso di nomine, che fanno ruotare alcune posizioni o spostano alcune figure, è qualcosa che fa bene o che danneggia il nostro Paese? Siamo veramente sicuri che, questo tema, non possa essere una spada di Damocle che peserà sulle azioni del Governo, del gruppo, dei vertici, nel momento in cui qualunque soggetto che potesse sentirsi, in qualche modo, penalizzato da questa scelta politica decidesse di ricorrere agli strumenti che sono, ad oggi, consentiti, a livello nazionale e comunitario, per cercare di ottenere il pieno soddisfacimento dei propri diritti? Ecco, da questo punto di vista, noi pensiamo che si debba sgombrare il campo da questo tema e si debba, invece, cercare di costruire un confronto, vero, sui problemi che noi abbiamo oggi e su quelle che sono le soluzioni che devono essere mette in campo. Ciò con un atteggiamento che, non può essere, sempre quello di cercare di trovare solo un capro, un chiodo espiatorio, un complotto su cui scaricare la responsabilità ma, anche, assumerci collettivamente, istituzionalmente e politicamente la responsabilità di rendere migliore il diritto alla mobilità delle cittadine e dei cittadini soprattutto, nelle aree interne, nelle periferie più penalizzate. Perché noi parliamo, sempre, dell'alta velocità. Ma l'alta velocità è solo la punta dell'iceberg; poi quando ci sono grossi problemi sulla rete le conseguenze peggiori le pagano, proprio, i trasporti regionali, il trasporto ferroviario merci e, al tempo stesso, le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. La nostra è una domanda molto semplice chiediamo al Governo di dirci, rispetto a questa specifica norma che, a nostro avviso, è palesemente violata da queste nomine, quali sono stati i criteri adottati e qual è, anche, lo stato dell'arte perché dobbiamo dire che, dopo la nostra interpellanza, non abbiamo più sentito di altri passaggi quindi questa è l'occasione, forse, per avere una risposta.

LUIGI D'ERAMO, Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Signor Presidente, onorevoli colleghi. In riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti si rappresenta, quanto segue, sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'Economia e delle finanze.

In premessa ricordo che il gruppo Ferrovie dello Stato italiane è una società per azioni, il cui capitale è interamente detenuto dal MEF, che esercita i diritti dell'azionista. All'interno della holding FS, la Rete Ferroviaria italiana Spa, RFI, è titolare della concessione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale e Trenitalia S.p.A. è la società che effettua il trasporto. Con riguardo alle procedure di nomina degli organi sociali delle società partecipate occorre evidenziare che il MEF, con apposita direttiva adottata in data 31 gennaio 2023 e pubblicata sul sito istituzionale del citato Ministero, ha fornito indicazioni sulle procedure da seguire ai fini della designazione dei componenti degli organi sociali nelle società partecipate. In particolare, per i rinnovi degli organi sociali nelle società controllate indirettamente dal MEF, è individuata una procedura che rimette alla società capogruppo l'istruttoria di carattere qualitativo e attitudinale dei potenziali candidati, comprensiva della verifica dei requisiti di eleggibilità. Tale analisi va effettuata, dalla capogruppo, sulla base di criteri individuati in un apposito regolamento, adottato in materia di selezione e nomina dei membri degli organi sociali delle società partecipate, nel rispetto della normativa vigente. Inoltre, prima di procedere alla nomina dei componenti degli organi, la medesima società deve trasmettere l'esito dell'istruttoria compiuta al MEF, affinché il Dipartimento dell'economia verifichi il rispetto dei criteri e delle procedure. In riferimento al caso di specie, il MEF ha rappresentato che, in relazione alla individuazione dei componenti dell'organo amministrativo della società Trenitalia Spa, il consiglio di amministrazione della società capogruppo ha deliberato una proposta di nomina. A seguito della verifica dell'istruttoria della capogruppo, si completerà la procedura per la nomina dell'organo gestorio di Trenitalia Spa.

ANDREA CASU,