30/04/2025
Andrea Casu
Bakkali, Berruto, Cuperlo, Curti, De Luca, Evi, Ferrari, Filippin, Forattini, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Graziano, Gribaudo, Guerra, Iacono, Lai, Malavasi, Manzi, Marino, Mauri, Orfini, Ubaldo Pagano, Pandolfo, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Romeo, Sarracino, Scotto, Stefanazzi, D'Alfonso, Fassino, Porta, Simiani
2-00596

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   la carenza di personale nella pubblica amministrazione è estremamente grave, come evidenziato da numerosi piani integrati di attività e organizzazione (Piao 2025-2027);

   la necessità di assumere nuovo personale in tempi rapidi è confermata anche dalle stime dei sindacati comparativamente più rappresentativi, secondo le quali entro il 2033 oltre un milione di dipendenti pubblici andrà in pensione;

   tali dati, inoltre, secondo l'ultimo rapporto FPA, sono aggravati dal fatto che anche a livello europeo l'Italia si colloca al di sotto della media dei Paesi più sviluppati quanto a dotazione di organico nelle PA: l'Italia ha 5,7 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, contro i 6,1 della Germania, i 7,3 della Spagna, gli 8,1 del Regno Unito e gli 8,3 della Francia;

   per questo, oltre a una nuova grande stagione di concorsi, è necessario utilizzare lo strumento dello scorrimento integrale delle graduatorie dei concorsi in corso di validità, così da rispondere in tempi rapidi alla carenza di personale nella pubblica amministrazione e permettere a risorse già selezionate e pronte di prendere immediatamente servizio, contribuendo a rendere più efficace l'azione amministrativa per le cittadine e i cittadini;

   al riguardo, è importante ricordare che la Corte costituzionale ha chiarito che lo scorrimento delle graduatorie non costituisce, di per sé, una deroga al principio del pubblico concorso, in quanto presuppone comunque lo svolgimento di una selezione concorsuale. Come affermato nella sentenza n. 267/2022, lo scorrimento può contribuire a realizzare il buon andamento della pubblica amministrazione, consentendo, da un lato, di far fronte in modo tempestivo ed efficace alle esigenze sopravvenute e, dall'altro, di contenere la spesa pubblica evitando i costi di nuove procedure;

   per questo, ad avviso degli interpellanti, risultano inaccettabili le recenti affermazioni del Ministro interpellato dinanzi le Commissioni riunite I e XI della Camera, durante l'esame del decreto-legge cosiddetto PA laddove ha dichiarato che esiste un'organizzazione al mondo che si chiama pubblica amministrazione in cui chi non passa un concorso viene definito «idoneo», mentre nel resto del mondo viene definito «bocciato»;

   il Ministro interpellato ha anche affermato che il limite del 20 per cento è funzionale ad aumentare la qualità della pubblica amministrazione, dal momento che, andando sotto tale limite, si assumerebbero persone che non che hanno avuto un buon esito nel concorso, sostenendo altresì che sua ambizione è che la pubblica amministrazione sia composta da persone all'altezza delle alte sfide da affrontare;

   si tratta per gli interpellanti di opinioni infondate e che offendono gravemente non solo coloro che hanno superato un concorso collocandosi nella graduatoria come idonei, ma anche chi – tramite gli scorrimenti realizzati negli anni – è già entrato in servizio e sta contribuendo concretamente all'efficacia e all'efficienza della pubblica amministrazione;

   si ricorda, infatti, che gli idonei in una graduatoria di concorso pubblico sono i candidati, qualificati e preparati, che hanno superato tutte le prove del concorso, ma non sono stati assunti perché il loro punteggio non rientrava nel numero di posti disponibili messi a bando. Sono, in sostanza, coloro che hanno già dimostrato di possedere i requisiti e le competenze per il ruolo per il quale concorrevano;

   durante la discussione in Commissione del citato decreto PA, il PD ha presentato numerosi emendamenti (tutti respinti), finalizzati sia a consentire gli scorrimenti delle graduatorie e, laddove necessario, la loro proroga, sia ad applicare il principio di non discriminazione e di parità di trattamento salariale, dal momento che attualmente si verifica la situazione per cui soggetti che hanno partecipato e superato la medesima procedura concorsuale, ma sono stati assunti in momenti diversi per effetto dello scorrimento, percepiscono, ingiustamente, trattamenti economici differenti a causa di un inquadramento disomogeneo;

   sul tema del differente inquadramento economico degli idonei, il voto contrario della maggioranza, dopo il parere negativo del Governo, ha inoltre contraddetto l'approvazione all'unanimità dell'ordine del giorno 9/01532-bis-A/071 dell'8 ottobre 2024, con il quale il Governo si impegnava a «valutare l'opportunità di adottare misure utili a garantire, nell'ambito dei rapporti di lavoro con la pubblica amministrazione, la piena applicazione del principio di non discriminazione nel trattamento economico tra lavoratori assunti a seguito delle medesime procedure concorsuali» –:

   quanti siano i lavoratori e le lavoratrici assunti fino ad oggi nei ruoli delle amministrazioni pubbliche a seguito dello scorrimento delle graduatorie;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire, nell'ambito dei rapporti di lavoro con la pubblica amministrazione, la piena applicazione del principio di non discriminazione nel trattamento economico tra lavoratori assunti a seguito delle medesime procedure concorsuali, al fine di evitare che le posizioni espresse dal Ministro interpellato si traducano concretamente in quella che agli interpellanti appare un ingiustificata discriminazione nei confronti degli idonei assunti nei ruoli a seguito dello scorrimenti delle graduatorie.

 

Seduta del 23 maggio 2025

Illustrazione e replica di Andrea Casu, risposta della Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento, Giuseppina Castiello

 

ANDREA CASU. Grazie, Presidente. Mi unisco, naturalmente, a nome del gruppo del Partito Democratico, al commosso ricordo in questa giornata così importante per la storia della Repubblica del giudice Giovanni Falcone, della moglie e degli agenti della scorta. Sono passati diversi anni, ciascuno di noi ricorda il momento in cui questa notizia è arrivata nelle nostre vite e io penso che sia importante oggi e ogni giorno tributare il giusto omaggio a quelli che sono gli eroi della guerra, della lotta contro la mafia che continua con forme diverse e con strumenti diversi ma continua ogni giorno, perché è una battaglia che non abbiamo ancora vinto ma che, grazie a figure così straordinarie, siamo nelle condizioni di poter portare avanti.

È chiaro che, invece, adesso parliamo di un altro argomento - quello dell'interpellanza di oggi - che si inserisce in un solco di numerose iniziative che, come gruppo del Partito Democratico e insieme alle altre forze di opposizione, abbiamo preso su questi temi. In particolare, però, oggi cerchiamo di inquadrare una vicenda anche alla luce di quello che è stato il confronto sull'ultimo decreto PA, i passaggi di scambio che sono avvenuti in Commissione, ma anche inquadrandolo in quella che è la giurisprudenza costituzionale della Corte costituzionale, le scelte che sono state prese negli ultimi anni da questo Governo e le azioni che noi ci auguriamo possano essere messe in campo nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

È chiaro che noi partiamo da un presupposto che è condiviso da tutte le forze politiche di quest'Aula -sebbene poi ci siano posizioni diverse in quelle che sono le conseguenze di queste valutazioni -, cioè sul fatto che noi siamo in una condizione di grande carenza da un punto di vista di personale della pubblica amministrazione, che è attestata, che è fotografata dai PIAO (dai Piani integrati di attività e di organizzazione) del triennio 2025-2027. Questa necessità di assumere nuovo personale è ancora più necessaria se teniamo conto dei dati necessari legati al fatto che da oggi al 2033, come segnalato da tutte le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, ma non solo, come evidenziato da tutti gli osservatori - andiamo verso un fortissimo turnover con un milione di persone che sono destinate, in 10 anni, ad andare in pensione, ad andare in quiescenza.

Inoltre, se inquadriamo la situazione italiana in un orizzonte comunitario, ci rendiamo conto che in Italia ci sono 5,7 impiegati pubblici ogni 100 abitanti contro i 6,1 della Germania, i 7,3 della Spagna, gli 8,1 e Regno Unito e gli 8,3 della Francia. Quindi, alla fine, anche questa fake news sul fatto che ci siano troppe persone nella pubblica amministrazione italiana non è vera. In realtà, anzi, rispetto agli altri grandi Paesi europei noi siamo in ritardo in numero di persone, e se ne rendono conto ogni giorno i cittadini nelle difficoltà che trovano nell'ottenere i servizi essenziali che devono essere garantiti dalla pubblica amministrazione.

Per questa ragione noi, come Partito Democratico, con tante iniziative insieme alle altre forze di opposizione abbiamo segnalato come sia necessario, insieme alla grande stagione di concorsi che è stata avviata e che noi abbiamo sempre riconosciuto - anche il dato delle 350.000 assunzioni nell'ultimo biennio è un dato sicuramente positivo e importante per il Paese, non solo per il Governo, anche per l'opposizione - che si utilizzi, che si valorizzi al meglio ogni opportunità che abbiamo di ottenere il personale di cui ha bisogno la pubblica amministrazione; e dato che abbiamo uno strumento, che è quello dello scorrimento di graduatorie di persone che hanno già fatto le prove, che sono già selezionate e che sono immediatamente pronte a offrire il loro contributo, noi abbiamo sempre chiesto di utilizzare, per quanto necessario e in quanto necessario, il più possibile questo strumento senza pregiudizi, e lo abbiamo fatto sapendo che la Corte costituzionale ha chiarito come lo scorrimento delle graduatorie non costituisca di per sé alcuna deroga al principio del pubblico concorso, in quanto “presuppone lo svolgimento di una selezione concorsuale”, come affermato nella sentenza n. 267 del 2022. “Lo scorrimento può (…) contribuire a realizzare il buon andamento della pubblica amministrazione” consentendo, da un lato, di “far fronte in modo tempestivo ed efficace alle esigenze sopravvenute” e, dall'altro, di contenere la spesa pubblica evitando i costi di nuove procedure.

Proprio alla luce di questa sentenza della Corte costituzionale, abbiamo trovato quantomeno gravi - le abbiamo segnalate, speriamo che oggi possa essere un'occasione per un ravvedimento da parte del Ministro su questo punto - le frasi che abbiamo ascoltato pronunciare al Ministro Zangrillo durante le Commissioni riunite I e XI, durante l'esame del decreto-legge del cosiddetto terzo decreto pubblica amministrazione, quando c'è stato dichiarato - cito testualmente le parole che sono state usate dal Ministro - che esiste un'organizzazione al mondo che si chiama pubblica amministrazione in cui chi non passa un concorso viene definito “idoneo”, mentre nel resto del mondo viene definito “bocciato”. Il Ministro interpellato si è anche soffermato sul limite del 20 per cento all'utilizzo dello scorrimento delle graduatorie che è un limite posto da questo Governo, che poi è stato sospeso con questo decreto, ma che noi chiedevamo di rimuovere perché è un limite contro un senso logico, perché non puoi sapere a monte se di una graduatoria ti servirà il 10 per cento, il 20 per cento, il 30 per cento o il 50 per cento di scorrimento; nel caso in cui siano plurivincitori potrebbe servirti lo scorrimento integrale, magari per assolvere anche solo alle necessità date da quelli che sono i posti banditi. Se poi, invece, attraverso le convenzioni che abbiamo chiesto si possono utilizzare quelle persone già selezionate per svolgere altre mansioni utili per la pubblica amministrazione, potrebbero servirtene di ulteriori, ma come si fa a saperlo prima? E non bisogna andare lontano per rendersene conto: ciascuno di noi è parlamentare, ciascuno di noi, nel confronto quotidiano, parla con persone che lavorano, per esempio, qui alla Camera - è chiaro che la Camera ha un suo sistema diverso rispetto alla pubblica amministrazione -, ma anche qui alla Camera si ricorre, talvolta, a delle idoneità nel momento in cui, magari, il numero di vincitori non è sufficiente rispetto a quelle che sono le esigenze, e dunque si ricorre allo scorrimento di una graduatoria per avere quel personale selezionato che ha superato le prove e che è in grado di svolgere quella funzione che può essere necessaria.

Quindi, in qualunque posto di lavoro è una cognizione comune che, però, non è condivisa dal Ministro Zangrillo, che ha addirittura spiegato la motivazione per cui lui difendeva tale limite, perché andando sotto questo limite, a suo avviso, si assumerebbero persone che non hanno avuto un buon esito nel concorso, sostenendo - lui ha usato queste parole, a nostro avviso molto gravi - che la sua ambizione è che “la pubblica amministrazione sia composta da persone all'altezza delle sfide”, e poi ha aggiunto “delle alte sfide” che dobbiamo affrontare. Ecco, a nostro avviso, queste frasi sono opinioni totalmente infondate e offendono gravemente non solo coloro - e parliamo di migliaia e migliaia di persone - che hanno già superato le prove e attendono scorrimenti che vanno avanti al singhiozzo, vedono scadere le proprie graduatorie senza poter offrire quel contributo per cui hanno studiato e per cui hanno fatto sacrifici, ma offendono anche migliaia e migliaia di lavoratori pubblici che già oggi lavorano nella pubblica amministrazione, stanno facendo un percorso al servizio della nostra Nazione di lavoro quotidiano e lo fanno dopo essere stati assunti in quanto idonei del loro concorso, e non stanno abbassando la qualità della pubblica amministrazione, stanno offrendo il loro contributo perché loro il concorso l'hanno fatto, la prova l'hanno superata.

Ora noi abbiamo cercato, nel decreto, di presentare una serie di emendamenti per gli scorrimenti, per le proroghe che sono necessarie, per la parità retributiva che oggi non è garantita. Il principio cardine “stesso concorso, stesso lavoro, stesso salario”, per cui anche in quest'Aula abbiamo votato all'unanimità un ordine del giorno alcuni mesi fa, non viene rispettato. Ci sono persone che, solo perché sono entrate più tardi con uno scorrimento, guadagnano anche 100, 200 euro in meno del proprio collega che fa lo stesso lavoro, ha fatto lo stesso concorso ma è stato chiamato solo alcuni mesi prima, e questa è un'ingiustizia a cui bisogna porre rimedio. Bisogna armonizzare quello che è il trattamento accessorio, quello che è il trattamento salariale, quello che è il riconoscimento della dignità del lavoro del pubblico impiego, è fondamentale, e il Governo non può non considerare che debba essere un obiettivo procedere in questa direzione.

I nostri emendamenti sono stati bocciati. Ora noi per questa ragione, però, oggi, con un'interpellanza, che è un atto che ci consente di chiedere al Governo di dare delle risposte, noi speriamo di poterla avere oggi questa risposta, perché pensiamo che sia un elemento di verità che serve al confronto politico che stiamo avendo su questo tema in varie sedi. Prima di tutto chiediamo un dato: dato che noi non pensiamo che gli idonei stiano abbassando la qualità della pubblica amministrazione, ma stiano contribuendo, dopo aver superato un concorso a testa alta per migliorare l'attività amministrativa - e riconosciamo dignità al loro lavoro, quella dignità che queste parole hanno negato -, noi chiediamo quanti sono.

Noi vogliamo sapere il numero di idonei che lavorano nella pubblica amministrazione, cioè di persone che sono entrate nella pubblica amministrazione perché idonee al loro concorso; quante sono rispetto a tutti i dipendenti pubblici. Perché noi vogliamo avere contezza - e vogliamo che attraverso questa risposta abbia contezza il Ministro - di quante centinaia di migliaia di persone ha insultato, nel momento in cui ha detto che nel resto del mondo sarebbero stati considerati bocciati e che la loro presenza sta peggiorando la qualità della pubblica amministrazione. Vorremmo capire chi guida la pubblica amministrazione italiana se sa quante persone insulta quando viene a intervenire in Commissione, dicendo il contrario di quello che dice la Corte costituzionale, di quello che dice il diritto, di quello che dice il buon senso, di quello che dice l'esperienza vissuta, di quello che dice la vita vera di migliaia e migliaia di persone che hanno fatto sacrifici per fare un concorso.

La seconda questione: chiediamo quali iniziative di competenza, dopo che è stato approvato l'ordine del giorno, dopo che sono stati bocciati i nostri emendamenti, dopo che le persone che fanno lo stesso lavoro, dopo aver fatto lo stesso concorso, continuano da mesi a ricevere cedolini diversi, quali iniziative concrete il Governo ha adottato per garantire il principio di non discriminazione salariale tra le lavoratrici e i lavoratori italiani. Perché il combinato disposto di un Ministro che dice che chi ha fatto un concorso, è idoneo, è stato assunto, abbassa la qualità della Pubblica Amministrazione e, poi, non fa niente per fare sì che chi entra attraverso questo meccanismo dell'idoneità abbia lo stesso salario di chi, invece, è entrato magari prima perché direttamente vincitore di concorso del numero di posti banditi da quel concorso originariamente, senza passare per l'idoneità, produce un risultato, una discriminazione intollerabile, una divisione nel pubblico impiego tra dipendenti di serie A e di serie B.

Stendiamo un velo pietoso per quelle che sono le altre azioni che sta mettendo in campo questo Governo, per quanto riguarda le altre strade attraverso cui sta procedendo per quanto riguarda l'assunzione e la scelta dei profili, le scelte che state portando avanti sul tema della selezione dei dirigenti, l'idea che sta picconando, colpo dopo colpo, un sistema, che è quello del pubblico impiego, che si fonda sul principio dei concorsi e sul principio di un riconoscimento del merito, che non può essere solo una parola appiccicata a un Ministero. Deve essere un principio che si fonda attraverso un'azione concreta e coerente di rispetto di determinati adempimenti; di quello oggi non parleremo. Noi facciamo due domande semplicissime: quanti sono i dipendenti pubblici italiani insultati dal Ministro Zangrillo in Commissione nel momento in cui ha definito gli idonei bocciati, quante sono le persone che ha insultato. Speriamo che lo sappia. Noi abbiamo faticato a rilevare questo dato. Speriamo che il Ministero sia in grado di darcelo, almeno ci renderemo conto di quante persone stiamo parlando, oltre a tutte quelle che attendono lo scorrimento. E la seconda questione: cosa vuole fare il Governo per evitare che tutte queste persone continuino a vivere l'ingiustizia che stanno vivendo oggi.

 

GIUSEPPINA CASTIELLO, Sottosegretaria di Stato per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, il tema sollevato dagli onorevoli interroganti consente a questo Ministero di presentare, nuovamente, alcuni dati sulle assunzioni effettuate dalle amministrazioni a seguito dello scorrimento delle graduatorie vigenti e di ribadire quanto già chiarito in merito alla figura del cosiddetto “candidato idoneo non vincitore” nei concorsi pubblici. In questa sede, inoltre, mi pare opportuno, vista la richiesta degli onorevoli interroganti, sgombrare il campo da ogni dubbio sul tema dell'inquadramento economico dei soggetti reclutati in diversi momenti, selezionati nell'ambito della medesima procedura concorsuale. Per quanto attiene alla richiesta sui dati delle assunzioni effettuate fino ad oggi nei ruoli dell'amministrazione a seguito dello scorrimento delle graduatorie, rappresento che, alla data del 17 aprile 2025, risultano essere stati assegnati alle varie amministrazioni pubbliche, solamente nell'ambito dei concorsi unici indetti dalla commissione RIPAM e quelli indetti dalle singole amministrazioni gestite da Formez PA, circa 19.500 idonei.

Tale dato - è bene chiarirlo - corrisponde alla cifra complessiva di assunzioni effettuate a seguito di tutti gli scorrimenti disposti sulle graduatorie dei concorsi unici a partire dal 2022, anno di vigenza delle stesse. A tale dato, si somma, per raggiungere 19.500 unità, quello relativo agli scorrimenti dei concorsi gestiti autonomamente da Formez PA per conto delle amministrazioni associate nell'anno 2024.

Meritano una menzione, inoltre, ulteriori dati che testimoniano una costante crescita dell'attrattività della pubblica amministrazione negli ultimi anni: il Portale InPA, infatti, ha gestito, nell'anno 2023, un totale di candidature pari a 816.307 (di cui 759.567 relative a bandi di concorso) e, nell'anno 2024, un totale di candidature pari a 1.291.157 (di 1.193.524 relative ai bandi di concorso), con un incremento delle domande che sfiora circa il 60 per cento.

Ciononostante - come già ho avuto modo di precisare in occasione di una precedente interrogazione sul tema - la recente evoluzione legislativa succedutasi in materia di scorrimento di graduatorie è stata caratterizzata dalla tendenza a contenere il ricorso all'utilizzo delle graduatorie degli idonei, in favore del reclutamento del personale tramite indizione di nuovi concorsi, nell'ottica di consentire alle amministrazioni di reclutare le migliori risorse disponibili tra quelli che si sono sottoposte alla selezione concorsuale. In tale direzione si è, difatti, operato da ultimo con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 25 del 2025, convertito, con modificazioni, lo scorso 9 maggio che, all'articolo 4, comma 1, ha inteso chiarire, per garantire omogeneità all'operato delle amministrazioni, la portata applicativa dell'articolo 4, comma 3, lettera a), del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, come convertito, che dispone in ordine alla necessaria assunzione da parte delle amministrazioni di tutti i “vincitori” di una procedura concorsuale, prima che possa procedersi all'espletamento di una nuova e diversa procedura.

Si ribadisce, infatti, che lo scorrimento delle graduatorie, pur configurandosi come un istituto utile in determinate circostanze, riveste - già da diversi anni - un ruolo meramente eventuale, complementare e residuale rispetto alla procedura concorsuale, in considerazione dell'esigenza di assicurare all'amministrazione il reclutamento dei candidati risultati più preparati nelle selezioni pubbliche, salvo casi eccezionali che richiedano regole straordinarie.

Ha suscitato un'accesa polemica la mia affermazione secondo la quale gli idonei sono una figura presente quasi solo in Italia e che “negli altri Stati gli idonei sarebbero stati considerati bocciati”.

La portata della dichiarazione del Ministro, che non è una dichiarazione di guerra agli idonei, ma una semplice presa d'atto di quanto accade oltre confine, è agevolmente verificabile attraverso una comparazione delle modalità di reclutamento con gli altri Stati.

In particolare, l'utilizzo delle liste dei vincitori e idonei nei principali Paesi benchmark, UE e OCSE, non è una costante e dipende dai modelli di organizzazione del lavoro pubblico che sono prescelti dal singolo Paese, e in particolare da due variabili: a) la prevalenza di sistemi organizzativi basati sullo sviluppo di carriera (c.d career-based) o su incarichi dirigenziali (c.d. position-based); b) grado di centralizzazione dei meccanismi di selezione del personale e di pianificazione strategica delle risorse umane, con l'eventuale creazione di liste nazionali di idonei da cui le singole amministrazioni possono attingere.

In estrema sintesi, l'Italia ha creato un meccanismo “ibrido”, in cui sino ad ora sono state, per gran parte delle procedure concorsuali, le singole amministrazioni a gestire le proprie procedure selettive, con la creazione di liste di idonei su base di singola pubblica amministrazione, caratterizzata da un limite temporale di validità.

Tale sistema, peraltro, è stato in passato anche criticato severamente sia dalla dottrina sia dalle principali istituzioni internazionali per la durata eccessiva delle validità delle liste, il rischio di discontinuità nei reclutamenti e gli incentivi distorti per i candidati (che hanno un incentivo implicito a candidarsi per più concorsi, rendendo il sistema nel complesso meno efficace).

L'unico altro Paese in cui è rinvenibile un meccanismo simile al nostro è la Spagna e in forma diversa nella Commissione europea. Nella maggior parte dei casi (Francia, Germania e Portogallo), le assunzioni avvengono esclusivamente in base ai posti messi a concorso, senza il ricorso a graduatorie estese o riutilizzabili.

I modelli anglosassoni - quindi, gli Stati Uniti, il Canada - tradizionalmente position-based, mostrano una maggiore flessibilità e decentralizzazione, puntando più sull'allineamento tra competenze e profili richiesti piuttosto che sul punteggio concorsuale.

In questi casi, pertanto, non si parla di “idonei”. Semplicemente non esistono.

Nella Commissione europea e altre istituzioni europee, i candidati che superano tutte le prove entrano in una lista di riserva, ma senza alcuna garanzia di assunzione: le istituzioni europee possono attingere dalla lista, ma non sono obbligate a farlo.

In Francia, il sistema formalizzato e centralizzato. I concorsi pubblici prevedono una classifica di merito, dove i primi classificati ottengono i posti disponibili mentre non esiste una categoria di “idonei non vincitori” da cui attingere in seguito e le assunzioni avvengono solo in base alle posizioni bandite.

In Germania, invece, il reclutamento è più decentrato e la maggior parte delle assunzioni sono gestite da parte delle singole istituzioni o dagli Stati federali. Le assunzioni avvengono spesso tramite valutazioni individuali e colloqui, anche dopo una preselezione scritta. I concorsi pubblici non producono liste di idonei e si tende a fare una selezione per una posizione precisa, senza alcun sistema paragonabile alle graduatorie italiane aperte e prolungate.

Anche in Portogallo non esistono idonei permanenti e finanche in Spagna, che ha il sistema di reclutamento più simile al nostro, come ho appena ricordato, negli ultimi anni, il Governo ha cercato di limitare l'abuso di graduatorie estese e con periodi di validità eccessivamente lunghi.

Dire, dunque, che in molti altri Stati essere idonei equivale - correttamente - a non aver superato il concorso.

Tali casi rispecchiano la necessità delle amministrazioni - e, quindi, anche di quella italiana - di dotarsi del personale che, per quella precisa selezione, mostra il migliore rendimento possibile.

Da ultimo, in relazione al diverso inquadramento economico degli idonei di un concorso che sono stati assunti successivamente ai vincitori, ma appartenenti alla graduatoria della stessa procedura.

A questo riguardo devo preliminarmente evidenziare che un'amministrazione utilizza le proprie facoltà assunzionali mediante gli strumenti disponibili a legislazione vigente.

Il quadro ordinamentale vigente stabilisce, a tal fine, che seppure concorso sia lo strumento ordinario e prioritario per coprire i propri fabbisogni, le amministrazioni possono anche utilizzare, con le modalità stabilite dalle leggi, altri istituti, quali per l'appunto l'utilizzo degli idonei e la mobilità di personale già in servizio presso altre amministrazioni.

Si tratta, dunque, di tre distinte modalità che sotto il profilo della modalità di accesso non hanno alcun effetto di trascinamento di situazioni giuridiche o economiche pregresse.

Sia in caso di mobilità volontaria, che in caso di assunzione per concorso, che per attingimento da graduatorie vigenti, l'inquadramento economico dipende esclusivamente dalle posizioni economiche di destinazione.

Sotto questo punto di vista, la disparità di trattamento lamentata dagli onorevoli interroganti si sarebbe concretizzata tra personale vincitore di un concorso, assunto prima del 1° novembre 2022, e personale idoneo ma non vincitore del medesimo concorso, assunto invece mediante scorrimento successivamente a tale data.

Nel caso specifico, il concorso riguardava posizioni economiche superiori a quelle iniziali.

Tuttavia, proprio a decorrere dal 1° novembre 2022, è entrato in vigore il nuovo sistema di classificazione professionale, introdotto con il contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto funzioni centrali relativo al triennio 2019-2021. Il nuovo sistema di classificazione professionale, nel ridisegnare la struttura della retribuzione, ha di fatto superato le posizioni economiche ora non più esistenti. Per l'effetto, nessuna nuova assunzione successiva a tale data può essere effettuata per una fascia economica superiore a quella iniziale.

Per meglio rendere l'idea, nel caso specifico, l'amministrazione avrebbe potuto sicuramente bandire un nuovo concorso, che non avrebbe potuto prevedere un inquadramento economico diverso da quello in cui sono stati inquadrati gli idonei assunti, per scorrimento di graduatoria, dopo la data del 1° novembre 2022.

Come noto, la disciplina del contratto collettivo nazionale di lavoro è quella della legge ordinaria ed è dunque inderogabile dall'apprezzamento dell'amministrazione tenuta alla sua applicazione.

Soggiungo, infine, che il contratto collettivo nazionale di lavoro sopra indicato è stato sottoscritto da tutte le maggiori sigle sindacali, tra cui anche CGIL, CISL e UIL.

Occorre rammentare, anche alla luce delle considerazioni fatte e fin qui esposte (e, in particolare, sull'inesistenza di un diritto soggettivo all'assunzione in capo agli idonei, tantomeno in un tempo prestabilito e coincidente con quello dell'assunzione dei vincitori), che il rapporto di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione viene a perfezionarsi - e questo a prescindere dalla specifica situazione rappresentata - solo ed unicamente al momento della sottoscrizione del contratto di lavoro e, solo da quel momento, in ossequio ai principi che regolano la materia contrattuale e giuslavoristica, il contratto inizia così a produrre i suoi effetti giuridici ed economici. Ne discende, con ogni evidenza, che il lavoratore non può, in esito all'assunzione, che essere soggetto all'applicazione della contrattazione collettiva vigente nel momento in cui l'assunzione va a perfezionarsi. E questa, occorre sottolinearlo, è tutt'altro che espressione di una mancata volontà politica di andare incontro alle esigenze di una categoria di lavoratori, afferendo, di contro, ad aspetti squisitamente tecnico-giuridici, la cui pregnante valenza ordinamentale non può essere ridimensionata al punto da porre in essere interventi, come quello auspicato dall'emendamento citato dall'onorevole Casu, che violano i più basilari principi in materia di contratti e le norme dei contratti collettivi vigenti, le cui disposizioni sono evidentemente vincolanti.

Sotto tale profilo, consentire ai lavoratori assunti successivamente ad altri per effetto di un legittimo e corretto agire dell'amministrazione, di accedere ad un trattamento non più consentito dalla contrattazione collettiva vigente, vorrebbe dire, di fatto, attribuire illegittimamente alla pubblicazione della graduatoria gli effetti tipici del contratto e trattare - in questo caso si va a violare il principio di non discriminazione - situazioni diverse in maniera uguale.

In sintesi - e mi accingo a concludere - la circostanza rappresentata dagli onorevoli interroganti rappresenta non già il frutto di una discriminazione, ma una normale e legittima differenziazione tra lavoratori che si trovano in situazioni diverse tra loro, poiché assunti (legittimamente) in un momento differente, con una differente disciplina di contrattazione collettiva di riferimento vigente alla data di sottoscrizione del contratto (per effetto delle normali dinamiche di sviluppo della contrattazione), senza che questo si vada a tradurre in una discriminazione.

Il fatto che sia una circostanza spiacevole non fa sì che diventi illegittima.

E questo è tanto più vero se si considera che la durata biennale delle graduatorie può facilmente generare situazioni in cui tra gli idonei e vincitori vi sono anche due anni di differenza in termini di assunzione e, quindi, due anni di differenza in termini di anzianità di servizio. Due anni in cui, con le normali dinamiche che vanno a regolare il pubblico impiego, può tranquillamente essere intervenuto un rinnovo contrattuale o possono essere state bandite progressioni verticali. Due anni, comunque, nel corso dei quali l'idoneo non ha maturato alcun diritto all'assunzione e nel corso dei quali non ha prestato alcuna attività lavorativa nei confronti dell'amministrazione.

Peraltro, il costo economico che le amministrazioni dovrebbero sostenere per perequare la posizione di chi nell'amministrazione non era ancora entrato (e non per inerzia dell'amministrazione, ma nell'ambito delle normali vicende che vanno ad accompagnare le procedure concorsuali e gli scorrimenti delle graduatorie), si rivelerebbe un esborso consistente di risorse pubbliche non supportato dall'esistenza di alcun diritto dei soggetti per i quali è richiesto, posto che non erano ancora in servizio, né da alcun elemento che lascia intravedere una discriminazione tra lavoratori.

ANDREA CASU. Grazie, Presidente. Ringrazio personalmente la Sottosegretaria Castiello. Non è la prima volta che ci troviamo a confrontarci e - anticipo - non sarà l'ultima, perché la risposta che abbiamo ricevuto non ci soddisfa minimamente. Innanzitutto, per un dato proprio quantitativo, numerico. Ora, io pensavo di averlo espresso abbastanza chiaramente. Lo rinnovo qui verbalmente. Lo faremo in forma scritta nei prossimi atti che presenteremo. Noi non abbiamo chiesto - e vado a vedere la dicitura che è stata formulata - quanti sono gli idonei assunti sulla base dei concorsi unici Ripam, portati avanti dal Formez dal 2022 ad oggi. Quel dato lo conosciamo, anche perché abbiamo seguito, insieme ai comitati, alle associazioni e ai movimenti che si sono battuti in questi anni per sollecitare i necessari scorrimenti di queste graduatorie, anche vista la necessità di ricambio che c'era nelle pubbliche amministrazioni, la fame di queste figure.

Alcune di queste graduatorie sono già state completamente esaurite. Penso a quella degli informatici, ma non solo. È un tema che conosciamo. Sappiamo bene che sono 19.500, a fronte di alcune migliaia di posti che erano stati banditi, le persone in più che sono potute entrare attraverso questi strumenti e gli ulteriori strumenti resi possibili dalle convenzioni che insieme avevamo votato nei precedenti decreti PA.

La domanda che abbiamo posto riguarda i 3 milioni di dipendenti pubblici italiani. Noi abbiamo chiesto non dal 2022 a oggi relativamente solo a questi concorsi, noi abbiamo chiesto quanti dei 3 milioni di persone che lavorano nella pubblica amministrazione italiana sono entrati in quanto idonei. Questo dato chiediamo perché la correzione in corsa della risposta che abbiamo sentito oggi pone una profonda differenza rispetto alle parole che abbiamo sentito in Commissione. Quindi, speriamo che sia un'implicita ammissione almeno di errore da parte del Ministro perché oggi abbiamo sentito correggere in rotta. Noi avevamo sentito la prima volta dire: solo in Italia gli idonei hanno queste pretese perché nel resto del mondo sono considerati bocciati. Adesso invece abbiamo ascoltato un quadro comparato più ampio in cui ci è stato spiegato che c'è una situazione in Spagna, c'è una situazione in Francia, c'è un modello differente, alcuni modelli sono più vicini a noi, alcuni sono più lontani. Questo è ben diverso, cioè dire che ci possono essere altri modelli rispetto al nostro è ben diverso da dire che noi siamo gli unici a fare una determinata scelta.

Ma quello che avevamo posto in quella sede, e che rinnoviamo oggi, è che il Ministro può legittimamente riformare la pubblica amministrazione e portare qui un quarto decreto PA che non serve semplicemente a consentire ai Ministeri di ritoccare alcune assunzioni o limiti assunzionali, che non serve esclusivamente a fare operazioni di piccolo cabotaggio per aumentare il numero di persone che possano lavorare alla corretta collaborazione di quel Ministero piuttosto che di quell'altro Ministero, ma che può riformare complessivamente il sistema.

Se ritiene che il nostro sistema non sia giusto e corretto, può legittimamente decidere da oggi, con la riforma che, insieme a Giorgia Meloni, vuole portare avanti andando a fare il contrario di quello che chiedevano quando erano all'opposizione - io ricordo i tweet di Giorgia Meloni che all'opposizione chiedeva soprattutto, per quanto riguarda il comparto della sicurezza, a gran voce lo scorrimento delle graduatorie ma evidentemente quei tweet li ha dimenticati nel momento in cui è diventata Presidente del Consiglio -, presentare una proposta di riforma. Se lo farete ci vedrete contrari. Penseremo che di tutto quello che dobbiamo fare in questo momento nella pubblica amministrazione, in termini di riforma, questa per noi non è la priorità. Ma voi lo potete fare. Quello che non potete fare però, perché considerate il nostro modello oggi meno soddisfacente per quelle che sono le vostre aspettative, è non applicarlo e condire questa non applicazione del modello, che attualmente è legale, anche di considerazioni che vanno a mettere in una posizione spiacevole perché sentirsi dare del “bocciato” dopo aver fatto tutte le prove e averle superate, semplicemente perché il numero di posti banditi non era sufficiente a consentire a tutte le persone che avevano acquisito l'idoneità di poter essere immediatamente chiamate, è veramente spiacevole. È spiacevole per queste persone, per le loro famiglie, per le realtà di coloro i quali hanno partecipato a questi concorsi pubblici.

Quindi diamo un giusto senso al nostro confronto. Se voi volete cambiare questo sistema, modello lo potete fare. Se ritenete che si debbano cambiare le procedure nei concorsi, lo potete fare e ci confronteremo nel merito. Quello che non possiamo fare però è avere un atteggiamento discriminatorio nei confronti queste persone.

Poi, il punto sul trattamento salariale è proprio il punto in cui la distanza politica fra noi è abissale. Addirittura abbiamo rovesciato completamente il tema. Adesso ci siamo sentiti dire che garantire a due persone, che hanno fatto lo stesso concorso e stanno facendo lo stesso lavoro, lo stesso salario o lo stesso inquadramento sarebbe una discriminazione e una violazione degli accordi sindacali, cioè praticamente applicare un criterio di giustizia sarebbe un'ingiustizia da un punto di vista del diritto.

Ora, io non voglio aprire su questo un confronto che sarebbe non solo politico, ma quasi filosofico. Però ricordo a tutti che non siamo al bar o alla fermata dell'autobus, siamo nel Parlamento della Repubblica. Siamo stati eletti dai cittadini per scrivere le leggi e per correggere quelle leggi che determinano ingiustizia e fare sì che queste leggi invece determinino situazioni di giustizia. Quindi, se è vero quello che state dicendo, io non ho ragione di dubitare che ci sia un inquadramento giuridico che vi consente di affrontare questo tema, aprendo poi a un infinito numero di ricorsi, perché le persone che sentiranno invece violati altri principi interverranno in un'altra direzione, e aprendo un infinito elemento di contenziosi.

Ma se c'è invece una considerazione di opportunità del fatto che siamo di fronte a un'ingiustizia, che ci può essere un'azione che favorisce l'armonizzazione dei trattamenti accessori e che favorisce l'armonizzazione dei trattamenti salariali per andare invece nella direzione della giustizia, ma allora noi dovremmo porci il tema non di nasconderci dietro queste norme per difendere giustizia, ma di scrivere le norme per cambiare. Avete già fatto 3 decreti PA. Avete lo strumento del decreto-legge che vi consente anche in maniera rapida di intervenire.

Se riconoscete politicamente che è necessario cambiare questa norma perché sta generando un'ingiustizia, se avete di fronte delle forze di opposizione che insieme ve lo chiedono in maniera convinta e condivisa - l'abbiamo fatto in ogni sede e abbiamo presentato una proposta di legge sul tema di andare nella direzione non di bloccare gli idonei, ma di sbloccare gli idonei che era stata firmata da parlamentari di tutte le forze e firmata anche da parlamentari di maggioranza - e se ci può essere una disponibilità a un ragionamento, ma facciamo questo cambiamento e andiamo a intervenire. Noi non diciamo di togliere niente a nessuno, chiediamo di inserire dei criteri di giustizia nei confronti di quelli che già lavorano nella pubblica amministrazione. Ma di fronte a questo noi non possiamo utilizzare le norme come scudo, le riforme come alibi. Noi dobbiamo a un certo punto confrontarci serenamente in Parlamento e capire che cosa si vuole fare.

Io penso e ritengo che sia assolutamente un ragionamento che si deve assolutamente mettere in campo quello di intervenire su quelli che sono gli ostacoli normativi, che anche voi avete segnalato, per superarli. Volete farlo con un'iniziativa del Governo, avrete il nostro sostegno all'opposizione. Volete che siamo noi a prendere un'iniziativa, la prenderemo in Parlamento, in Commissione. Ma troviamo un terreno perché l'unica cosa che non è tollerabile, dal punto di vista delle persone che ascolteranno il nostro confronto anche di oggi, è che nel luogo in cui si scrivono le leggi italiane, di fronte a una richiesta dell'opposizione di correggere un'ingiustizia, la risposta del Governo record per decreti-legge nella storia della Repubblica è: ma la legge garantisce questa ingiustizia, ci dispiace per quello che succede nella vita di queste persone, noi dobbiamo applicare la legge. No, noi non siamo qui per applicare le leggi. Noi siamo qui e siamo stati votati in democrazia per scrivere le leggi. Se ci sono degli errori o ci sono degli orrori non possiamo consegnare la correzione di questi errori e orrori solo all'ingolfamento del sistema giudiziario e generare infiniti numeri di ricorsi che poi hanno ingenerato… Vvedete che questo atteggiamento c'è stato anche su altre questioni, sugli scorrimenti, sulle proroghe e avete visto cosa ha generato. Ha generato di bloccare sia l'ingresso dei nuovi assunti con nuovi concorsi che l'ingresso di quelli che aspettavano gli scorrimenti.

Ecco, noi non possiamo scaricare il barile su altri, dovremmo occuparcene noi. Se c'è un'ingiustizia, siamo qui per scrivere le leggi e per correggerla.