21/04/2021
Elena Carnevali
Berlinghieri, Bazoli, Ciagà, Fiano
2-01181

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione l'evolversi della situazione in Lombardia, lungo un versante del lago d'Iseo in agro di Tavernola Bergamasca (Bergamo), dove un fenomeno franoso in atto, la cui pericolosità varia in funzione della sua evoluzione e velocità di spostamento, finendo nel lago d'Iseo potrebbe generare un'onda anomala tale da mettere in pericolo i centri abitati;

   la frana, monitorata dalla società Italsacci da ormai più di 15 anni, ha subìto una significativa riattivazione a partire dalla seconda metà del mese di febbraio 2021. Questa fase, avviatasi in condizioni meteorologiche di sostanziale tempo sereno e tuttora in corso, ha comportato la formazione di nuove fessurazioni superficiali e un incremento repentino delle velocità rilevate dalla strumentazione geotecnica da valori generalmente inferiori a 1 mm/giorno a valori ben superiori a 1 cm/giorno;

   il 27 febbraio 2021, il professor Nicola Casagli, presidente dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, ha effettuato con il Centro per protezione civile dell'università degli studi di Firenze, un sopralluogo sulla frana situata sul versante sud-orientale del Monte Saresano;

   tenuto conto della relazione del citato sopralluogo, pubblicata il 4 marzo 2021, l'università di Milano-Bicocca ha eseguito uno studio sui possibili scenari di rischio che potrebbero verificarsi in virtù dell'espandimento della frana del Monte Saresano;

   gli scenari di rischio in caso di collasso catastrofico della frana sono molteplici. In quello peggiore la frana (o almeno parte di essa) si propagherebbe fino al lago d'Iseo, generando un'onda anomala che potrebbe potenzialmente raggiungere le aree limitrofe all'abitato di Tavernola Bergamasca, la costa orientale di Monte Isola, oltre che altre località rivierasche;

   in generale, il lago di Iseo è soggetto al rischio di frane lungo tutto il suo perimetro. Si ricorda che Tavernola Bergamasca fu colpita già nel 1906 da una frana costiera (denominata «avvallamento») che fece rovinare nel lago alcune delle case più vicine alla riva. Si ricordano poi gli eventi di crollo nel cantiere Ognoli in data 23 dicembre 1970 e quello nel cantiere Scapioni in data 25 marzo 1986, fino al dissesto avvenuto in data 22 novembre 2010 sulla strada di collegamento tra Tavernola Bergamasca e Parzanica;

   il fenomeno franoso è controllato sin dal 2004 e, a partire dal giorno 22 febbraio 2021, in concomitanza con l'inizio della recente fase di intensa riattivazione, l'attività di monitoraggio è stata intensificata;

   la riattivazione della frana si è manifestata in assenza di precipitazioni e sotto forma di un repentino incremento degli spostamenti secondo un andamento esponenziale, destando pertanto un notevole livello di preoccupazione tra le autorità preposte alla sicurezza dei luoghi;

   successivamente, lo stato di attività del fenomeno sembra essersi impostato su una tendenza debolmente regressiva. Parrebbe, infatti, che la frana sia stata rallentata dalla presenza di uno strato roccioso profondo che fungerebbe da ancoraggio alla massa in movimento; dalla relazione del citato sopralluogo di monitoraggio del 4 marzo 2021 si legge, inoltre, che: «In caso di collasso catastrofico la frana potrebbe raggiungere lo stabilimento cementifero Italsacci, le strade che la attraversano, la strada litoranea e il lago d'Iseo, con tutte le conseguenze che un'eventuale onda anomala indotta potrebbe comportare. Sulla base delle risultanze del sopralluogo, delle caratteristiche del fenomeno investigato e della documentazione condivisa, si ritiene che il sistema di monitoraggio attualmente in funzione sia idoneo, completo e in grado di individuare anomalie significative nello stile deformativo del fenomeno»;

   dalla medesima relazione si evince che «E tuttavia presumibile che un evento di tale portata sia preceduto da una sensibile accelerazione dei movimenti ben rilevabile con la strumentazione di monitoraggio già attivata, garantendo così un sufficiente preavviso per l'attuazione delle necessarie azioni e procedure di protezione civile»;

   permane, quindi, al momento, nell'ambito della classificazione riportante le fasi operative e i rispettivi criteri di attivazione su cui basare la predisposizione del piano speditivo di protezione civile una situazione di ATTENZIONE che corrisponde a «Significativi movimenti della frana con velocità mediamente costante»;

   in seguito, il 19 marzo 2021 si è tenuto in videoconferenza un incontro con i tecnici incaricati dalle comunità montane del Basso Sebino e dei Laghi bergamaschi che stanno coordinando la pianificazione di emergenza di protezione civile per gli abitati interessati dalla potenziale frana del monte Saresano;

   come dichiarato dall'assessore regionale alla protezione civile della regione Lombardia Pietro Foroni (www.lombardianotizie.online) «Il quadro complessivo emerso dalle simulazioni di maremoto – che è ancora da validare ed approfondire – è comunque decisamente più rassicurante rispetto alle notizie uscite nei giorni scorsi sulla stampa. A ciò si aggiunge il fatto che anche la frana sta costantemente decelerando sino a uscire dalla "fase di attenzione" prevista nelle procedure di gestione del rischio»;

   tuttavia, il pericolo non è scongiurato e, anche se costantemente monitorato, deve essere garantita, in termini di risorse e di mezzi, un'adeguata pianificazione dell'emergenza che consenta la pronta messa in sicurezza degli abitanti nel caso in cui si dovesse verificare l'improbabile, ma possibile, scenario peggiore;

   si ritiene, inoltre, fondamentale garantire un efficace e costante monitoraggio dell'attività franosa, sia con riferimento al Monte Saresano, sia in generale per tutte le montagne che circondano il lago di Iseo che consenta l'attivazione di misure di messa in sicurezza dei territori –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire, per quanto di competenza, un costante e approfondito studio e monitoraggio dei fenomeni franosi in atto, sia per quanto riguarda il Monte Saresano sia, in generale, le montagne che circondano il lago di Iseo, anche in relazione alla predisposizione dei diversi scenari di rischio;

   se abbia verificato, per quanto di competenza, se siano stati adottati i piani di emergenza e se gli stessi siano pienamente idonei, in relazione ai diversi scenari di rischio, in termini di risorse e mezzi, a garantire la messa in sicurezza della popolazione in caso di evento disastroso e se siano presenti in loco idonee risorse per la migliore e tempestiva attuazione della pianificazione di emergenza;

   quali iniziative urgenti intenda adottare per la messa in sicurezza del territorio mediante azioni concrete di contenimento, mitigazione e stabilizzazione del rischio di frane, anche con particolare riguardo alla frana in zona Tavernola-Parzanica.

 

Seduta del 23 aprile 2021

Illustrazione di Elena Carnevali, risposta della Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica Ilaria Fontana, replica di Graziella Leyla Ciagà

ELENA CARNEVALI. Grazie, signor Presidente, Governo, sottosegretaria. L'interpellanza di oggi verte appunto su una situazione che sta davvero molto preoccupando sindaci, cittadini e autorità, che riguarda appunto un versante del lago d'Iseo in agro di Tavernola Bergamasca, provincia di Bergamo. Stiamo parlando di un evento di una massa franosa, dove le stime - quindi stiamo parlando di stime - si aggirano a 2 milioni di metri cubi, e peraltro spiegherò, nel testo e nella narrazione di questa interpellanza, quali sono le preoccupazioni degli studi che sono stati condotti fino adesso. È chiaro che questa pericolosità varia a seconda dell'evoluzione e della velocità degli spostamenti, tra cui - questo è stato ipotizzato - anche di un'eventuale un'onda anomala, che potrebbe poi mettere a rischio anche i centri abitati. La frana è monitorata da ormai più di quindici anni dalla società Italsacci e ha subito una significativa attività e riattivazione a partire dalla seconda metà di febbraio. Questa fase, la cosa particolare è che si è realizzata in condizioni di sostanziale tempo sereno - ed è un'attività che ancora si sta svolgendo - e ha comportato delle nuove fessurazioni superficiali e un incremento repentino delle velocità che sono state rilevate attraverso una strumentazione geotecnica, che dai valori precedenti, che erano inferiori a un millimetro al giorno, ha superato e ha superato con valori molto superiori a un centimetro al giorno. Il 27 febbraio del 2021 il professor Nicola Casagli, che è presidente dell'Istituto nazionale di geofisica sperimentale ha effettuato, con il Centro per la protezione civile dell'Università degli studi di Firenze, un sopralluogo proprio lungo la frana situata sul versante sud-orientale del monte Saresano. Tenuto conto anche della relazione che è stata pubblicata il 4 marzo del 2021, l'Università di Milano-Bicocca ha eseguito uno studio sui possibili scenari di rischio che potrebbero verificarsi in virtù dell'espandimento della frana del monte Saresano. Gli scenari di rischi di collasso della frana sono molteplici, in un'ipotesi quindi - che ancora naturalmente è allo studio - essa si propagherebbe fino al lago d'Iseo, generando quindi questa onda anomala che potrebbe raggiungere anche le aree limitrofe e quindi investire anche la costa orientale di Monte Isola.

In generale, il lago d'Iseo è soggetto a rischio di frane lungo tutto il periodo - lo sanno bene -, peraltro quel luogo è condizionato da un'attività estrattiva per la produzione di calcio. Cito brevemente poche date per cercare di far comprendere come sia difficile e complicato vivere in una condizione come questa: nel 1906, abbiamo avuto già una frana costiera, ne avvenne un'altra nel cantiere Ognoli nel 1970, un'altra nel 1986, un'altra nel 2010 sulla strada di collegamento tra Tavernola Bergamasca e Parzanica. Questo fenomeno franoso è controllato dal 2004 e, a partire quindi dal 22 febbraio del 2021, in concomitanza con l'inizio di questa recente fase di intensiva riattivazione, l'attività di monitoraggio è stata fortemente intensificata. Successivamente, questa frana sembra essersi impostata su una tendenza debolmente regressiva e parrebbe che si sia rallentata anche per la presenza di uno strato roccioso profondo, che funge da ancoraggio alla messa in movimento. Nella relazione del citato sopralluogo del 4 marzo si legge inoltre che in caso di collasso catastrofico, la frana potrebbe raggiungere lo stabilimento Italsacci, le strade che lo attraversano e anche la strada litoranea e il lago d'Iseo, con tutte le conseguenze di questa eventuale onda. Nella medesima relazione, si dice anche che tuttavia è presumibile che un evento di tale portata sia preceduto da sensibile accelerazione dei movimenti, ben rilevabili con una strumentazione di monitoraggio che è già stata attivata - devo dire anche con solerzia da parte della provincia e degli enti che sono stati coinvolti -, garantendo così un efficace preavviso per l'attuazione delle necessarie azioni e procedure di protezione civile. Però rimane quindi, nell'ambito della classificazione riportante le fasi operative e i rispettivi criteri di attivazione su cui basare la predisposizione di un piano speditivo di protezione civile, una situazione di attenzione che corrisponde a significativi movimenti della frana con una velocità costante. Il 19 marzo, anche per una titolarità che sta in capo a regione Lombardia, in una videoconferenza, insieme ai tecnici e alle comunità montane del basso Sebino, dei laghi bergamaschi, dei sindaci, si sta coordinando la pianificazione di emergenza di protezione civile per gli abitati interessati alla protezione della frana del monte Saresano. Devo dire che l'assessore regionale alla protezione civile di regione Lombardia, Pietro Foroni, ha anche dichiarato che il quadro complessivo emerso dalle simulazioni di maremoto, che è ancora da validare e da approfondire, è comunque decisamente più rassicurante rispetto alle preoccupazioni che sono emerse anche per voce della stampa, tuttavia il pericolo non è scongiurato e, anche se costantemente monitorato, deve essere garantito, in termini di mezzi, in termini di risorse e in termini di una adeguata pianificazione dell'emergenza, che consenta, da un lato, la pronta messa in sicurezza per gli abitanti nei casi in cui dovesse verificarsi l'improbabile, ma possibile, scenario peggiore. Noi che cosa le chiediamo? Cosa chiediamo al Governo attraverso questa interpellanza? Innanzitutto, quali sono le iniziative. Oggi sarà un giorno importante, tra poche ore ci sarà l'audizione dei sindaci, delle comunità montane interessate, abbiamo voluto portare la situazione all'attenzione del Governo: ovviamente ci sono riflessi che riguardano la sicurezza dei cittadini, la sicurezza di quel territorio, l'esigenza di garantire comunque anche - e anche di conseguenza - le ragioni di sicurezza, l'attività turistica insomma, anche la vitalità di un territorio, che ci sta particolarmente a cuore. Quindi che cosa le chiediamo? Le chiediamo che cosa intenda adottare il Governo per garantire, per quanto di sua competenza, in collaborazione naturalmente con regione Lombardia, un costante e approfondito studio e monitoraggio dei fenomeni franosi in atto, sia per quanto riguarda il monte Saresano, sia in generale le montagne che circondano il lago d'Iseo, anche in relazione alla predisposizione dei diversi scenari di rischio. Le chiediamo se abbia verificato, sempre per competenza, se siano stati adottati i piani di emergenza e se gli stessi siano pienamente idonei in relazione ai diversi scenari di rischio, in termini sempre di risorse e di mezzi, a garantire la messa in sicurezza della popolazione nel caso di un evento disastroso e se siano state collocate in loco idonee risorse per migliorare la tempestiva attuazione della pianificazione di emergenza. Credo che tutti conosciamo qual è la condizione dei bilanci degli enti locali. La fase di preallarme, secondo quanto è stato riportato, si raggiunge con una velocità di scendimento della frana - lì viene definito allarme - tra i 2,25 centimetri fino ai 3,35 centimetri. Ma soprattutto ci sta particolarmente a cuore - ed è questo che le chiediamo - quali sono le iniziative che il Governo intende adottare per la messa in sicurezza, soprattutto per il contenimento, per la mitigazione e per la stabilizzazione del rischio di frana, perché non è possibile vivere - è una condizione che riguarda molto il territorio italiano – , le posso assicurare che è difficile vivere in una condizione in cui non sai mai come e quando l'evento franoso si può realizzare.

Quindi chiediamo anche di verificare anche se è stato avviato uno studio da parte degli enti di competenza di dettaglio del movimento franoso da parte di regione Lombardia, affinché sia possibile la messa a punto di un progetto di intervento, che credo non possa non vedere il Governo anche non solo nel seguire questa attività, ma anche nella disposizione di risorse, di uomini, di capitale umano e di responsabilità, per dare una risposta, speriamo davvero definitiva, ad un territorio comunque fragile.

 

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie Presidente, ringrazio gli onorevoli interpellanti. L'interpellanza si riferisce agli accadimenti verificatosi lo scorso mese di febbraio, riguardanti la riattivazione di un movimento franoso localizzato sul versante sovrastante la miniera “Ognoli”; in particolare la frana ricade al confine tra i comuni di Tavernola Bergamasca e Vigolo, e interessa, sia pur marginalmente, il comune di Parzanica.

Si tratta di una frana di imponenti dimensioni, come lei stessa onorevole ha illustrato.

La regione Lombardia riferisce che il fenomeno è noto almeno dagli anni Settanta ed è monitorato in continuo, attraverso un articolato sistema strumentale gestito dalla ItalSacci, società del gruppo Italcementi, subentrata nell'assegnazione della concessione mineraria “Ognoli” alla Cementir Sacci a partire dal 2018 e il cui stabilimento industriale (cementificio) è ubicato ai piedi del versante in frana.

La regione rende noto, altresì, che nel 2016 aveva già richiesto alla Cementir Sacci, la presentazione del progetto di chiusura e sistemazione finale della miniera “Ognoli” e uno studio circa la messa in sicurezza del relativo versante, a seguito del quale la società, nel 2017, aveva dichiarato che nessun intervento può stabilizzare una frana con volumi così elevati, né si può prevedere dove possano innescarsi fenomeni locali di piccole e medie dimensioni correlati all'evoluzione del corpo di frana principale.

Nell'ambito dei lavori della Conferenza di servizi tenutasi nell'ottobre 2017, avente ad oggetto la “sistemazione finale concessione Ognoli”, si è stabilito di implementare il sistema di monitoraggio in essere e di avviare un'analisi degli scenari di rischio necessari per elaborare dei piani di emergenza.

Ad oggi la frana è monitorata da tre sistemi complementari. Il primo è stato installato a cura della società ItalSacci, a seguito delle attività istruttorie svolte dagli uffici statali e poi regionali competenti, ai sensi della normativa di settore.

Un secondo è stato installato dalla provincia di Bergamo a partire dal 26 febbraio 2021 e consta di una sofisticata tecnologia radar, che consente di registrare e fornire in continuo i dati sui movimenti della frana con accuratezza millimetrica.

Un terzo sistema è stato attivato dal comune di Tavernola e consiste nelle verifiche periodiche sul terreno per la misurazione delle aperture delle fratture recentemente formatesi in seguito all'accelerazione dei movimenti registrati a partire dalla fine del mese di febbraio sulla SP 78.

Tutte le informazioni vengono elaborate dai gestori delle singole reti, che validano i dati e li trasmettono sotto forma di un bollettino alla sala operativa regionale di Protezione civile, che, a sua volta, li fa pervenire a tutti i soggetti istituzionali coinvolti.

Sempre da informazioni fornite dalla regione, si è appreso altresì che, a partire dal 19 febbraio 2021, i dati strumentali hanno evidenziato l'accelerazione degli spostamenti della massa franosa, con incremento costante sino al 25 febbraio, quando i valori, dopo aver superato il picco massimo di 25 millimetri al giorno, hanno iniziato gradualmente a decrescere.

Sono state prontamente attivate le strutture territoriali competenti in materia di Protezione civile, quindi: comuni, regione, prefettura, provincia e comunità montana.

A seguito di diversi incontri operativi, sono scaturiti i primi provvedimenti urgenti di rispettiva competenza, inclusi l'incremento del monitoraggio della zona interessata dal dissesto in atto e l'avvio della predisposizione di uno specifico Piano di emergenza speditivo di Protezione civile.

La direzione territoriale della Protezione civile della regione, in collaborazione e a supporto delle prefetture, si è resa disponibile ad effettuare il coordinamento tecnico tra tutti gli enti coinvolti, mettendo a disposizione risorse finanziarie come contributo alle amministrazioni più direttamente coinvolte e finanziando un pronto intervento in somma urgenza per togliere dall'isolamento il comune di Parzanica, coordinando un tavolo tecnico-scientifico per la definizione delle attività emergenziali e gli approfondimenti sugli scenari di franamento.

Ad oggi, permane lo stato di “attenzione”; in caso di ulteriori accelerazioni oltre predeterminati valori di soglia è previsto il passaggio alla fase operativa di “preallarme” ed, eventualmente, di “allarme”, con l'adozione delle corrispondenti misure.

Per quanto di stretta competenza del Ministero che rappresento, con particolare riguardo alle risorse destinate al dissesto idrogeologico, va osservato che sulla banca dati ReNDiS (Repertorio nazionale per la difesa del suolo), non compaiano progetti di intervento riguardanti il dissesto in argomento.

A tal proposito, nel corso delle recenti interlocuzioni con la regione Lombardia, si è suggerito di predisporre uno studio di fattibilità tecnico-economica, finalizzato ad individuare adeguate soluzioni tecniche per la mitigazione del rischio idrogeologico e a quantificare i relativi costi.

Solo a valle di questa attività, nella futura programmazione, sarà possibile valutare l'eventuale inserimento di interventi mirati a risolvere le criticità in argomento e ciò a prescindere dalle iniziative che nel frattempo verranno intraprese dalla regione, in raccordo con gli altri organi di Protezione civile, finalizzate alla gestione e alla risoluzione della situazione emergenziale.

Prima di concludere, si ritiene opportuno sottolineare che, sebbene non competa al MiTE la verifica della idoneità e adeguatezza dei piani di emergenza relativi a situazioni di rischio idrogeologico, si è a tutt'oggi in attesa di proposte operative, da parte della regione Lombardia, riguardanti interventi sulla frana di Monte Saresano.

 

GRAZIELLA LEYLA CIAGA'. Grazie Presidente, ringrazio innanzitutto la sottosegretaria Ilaria Fontana per la risposta e per l'impegno del Ministero della Transizione ecologica a finanziare la messa in sicurezza e il ripristino ambientale del Monte Saresano, naturalmente quando questo studio di fattibilità tecnico-economica sarà predisposto da regione Lombardia e, quindi, poi inserito nel repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo. Ricordo che il Recovery Plan prevede una linea di finanziamento importante in materia di dissesto idrogeologico e, quindi, chiediamo che a questo impegno del Governo seguano dei fatti concreti, in modo tale da tutelare il territorio del lago d'Iseo. Ricordo che il cementificio, che opera da oltre un secolo, non è mai stato sottoposto a valutazione d'impatto ambientale, e questa è una grave carenza che i sindaci hanno sempre lamentato. A questo si aggiunge il fatto che gli ambiti delle miniere “Ognoli” (in corrispondenza della quale è localizzata l'attuale frana) e “Ca' Bianca” (che ha un'attività estrattiva ancora in corso) si trovano in una zona di vincolo idrogeologico. Questo a sottolineare, ancora una volta, la delicatezza proprio della situazione geologica del sito.

Sottolineo tre questioni che destano preoccupazione ai sindaci e alle popolazioni del lago d'Iseo. La prima: la questione dei rifiuti e materiali pericolosi che sono stoccati nello stabilimento. La seconda: la presenza di una miniera ancora attiva, “Ca' Bianca”, a solo 500 metri in linea d'aria dalla frana. La terza: la questione del futuro dello stabilimento, che evidentemente ha un orizzonte temporale più lungo.

Per quanto riguarda il primo punto, i cosiddetti “rifiuti”: si tratta di combustibili, additivi, materie secondarie, a cui è necessario provvedere e per cui è necessario attivare misure preventive, perché, nel malaugurato caso in cui la frana scivolasse verso il lago, questo materiale entrerebbe in acqua e provocherebbe un grave danno ambientale sotto il profilo dell'inquinamento delle acque. Ma di quali rifiuti si tratta, giusto per entrare nel merito di questioni proprio concrete? Dunque, in loco si trova una cisterna con una soluzione ammoniacale al 24 per cento, con un quantitativo di 56 tonnellate; ci sono poi 30 tonnellate in tre serbatoi contenenti additivi, 10 tonnellate di gasolio e mezza tonnellata di olio esausto. Questo in base alle dichiarazioni fornite dalla stessa ItalSacci su istanza del comune e della provincia.

Sottosegretario, si tratta di materiali estremamente inquinanti, non oso pensare cosa potrebbe succedere se fossero riversati nel lago. Ricordo che l'acqua del lago è utilizzata per l'irrigazione e, quindi, questi inquinanti potrebbero entrare anche nella catena alimentare, oltre che come riserva per l'acquedotto del comune di Tavernola, per non parlare poi della pesca e della balneazione. Al danno ambientale si sommerebbero, quindi, preoccupazioni per la salute delle popolazioni e, naturalmente, un danno anche al turismo e all'economia locale. Capite bene che si tratta di una questione di grande rilevanza. Sottolineo anche il fatto che, sempre all'interno dello stabilimento, sono presenti quantitativi di marna superiori a quelli autorizzati.

Secondo problema: verificare, attraverso uno specifico studio - questa è la richiesta dei comuni -, che non vi siano interferenze tra la miniera Ca' Bianca, nella quale vengono utilizzati esplosivi, e l'evoluzione della frana, come richiesto lo scorso 29 marzo dal sindaco di Tavernola. Ricordo, inoltre, che la concessione mineraria, che è stata rinnovata nel 2017 da regione Lombardia, prevede, a titolo di compensazione ambientale, una prescrizione specifica, cioè la demolizione e/o il riutilizzo degli edifici e dei volumi tecnici in disuso. E non si tratta di poca cosa, perché questi volumi corrispondono quasi al 50 per cento della superficie dell'intero stabilimento che, ricordo, ha un'estensione di ben 50 mila metri quadrati, quindi di notevoli dimensioni.

Per quanto riguarda, poi, la questione del futuro del cementificio l'intera comunità lacustre bergamasca e bresciana chiede la riconversione dell'impianto verso attività a minor impatto ambientale e paesaggistico. È stato anche svolto un referendum popolare, nel 2018, con esito nettamente favorevole a questa ipotesi. Una riconversione che, evidentemente, dovrebbe avvenire per tappe successive: la prima e la più importante, l'abbiamo già ricordato, la messa in sicurezza del versante con operazioni di consolidamento e di alleggerimento e, quindi, la riconversione dello stabilimento con altri usi che siano compatibili con l'ambiente, il paesaggio e la vocazione turistica del comune di Tavernola e, più in generale, dei comuni del lago d'Iseo.

Per concludere, il dissesto idrogeologico in atto sul monte Saresano, che è stato in quest'Aula ricostruito evidenziando tutti i passaggi e le competenze dei diversi livelli istituzionali, è un problema molto complesso, non è certamente un caso isolato in Italia, tutt'altro, e dimostra la necessità, dal nostro punto di vista, non più procrastinabile di rafforzare i corpi tecnici e, in particolare, il sistema delle Agenzie regionali di protezione ambientale, che, ricordo, fanno parte del Sistema nazionale di protezione ambientale, istituito dalla legge n. 132 del 2016, che ha attivato il SNPA il 14 gennaio del 2017.

Quando, come nel caso specifico di Tavernola, al rischio industriale si somma il rischio ambientale, con possibili anche ripercussioni sulla salute pubblica, è necessario un approccio integrato. Sono necessarie risorse adeguate per mettere in campo progetti di riqualificazione ambientale e non ci si può affidare solo la buona volontà dei comuni. Non lasciamo soli i sindaci del lago d'Iseo.