01/07/2024
Emanuele Anthony Barbagallo
Casu, Bakkali, Ghio, Morassut, Simiani, Braga, Curti, Ferrari, Scarpa, Peluffo, Orlando, Gnassi, Di Sanzo
2-00406

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   per favorire lo sviluppo della mobilità stradale pulita, elettrica ed ibrida, si è intervenuti sia sul versante dello sviluppo delle infrastrutture pubbliche per la ricarica elettrica dei veicoli, che sui contributi per l'acquisto da parte dei privati di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici;

   sul versante infrastrutturale, nella Missione 2 del Pnrr (M2C2-I4.3) sono previste sovvenzioni per lo sviluppo della rete infrastruttura e di ricarica elettrica pubblica;

   per l'installazione di infrastrutture di ricarica elettrica il Pnrr prevede 741,32 milioni di euro sotto forma di sovvenzioni per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione con un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 per i quali sono necessari 31.500 punti di ricarica rapida pubblici;

   la milestone per l'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per l'installazione di almeno 4.700 stazioni di ricarica in zone urbane (tutti i comuni) (traguardo T2 2023), è stata conseguita con il decreto direttoriale del 30 giugno 2023, n. 416, di approvazione della graduatoria di 27 progetti per la realizzazione di 4.718 infrastrutture di ricarica nei centri urbani;

   si è però solo all'inizio del processo a cui deve ora seguire il conseguimento del Traguardo T4 2024 (M2C2 28) per l'aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane (tutti i comuni). Il progetto può includere anche stazioni di ricarica pilota con stoccaggio di energia;

   è necessario inoltre tener conto dell'atto che nel nuovo Pnrr la misura è stata modificata spostando dal secondo trimestre del 2024 al quarto trimestre del 2025, quindi di un anno e mezzo, l'entrata in funzione della rete infrastrutturale di ricarica elettrica, prorogando quindi l'attuazione di una misura di fondamentale importanza per la decarbonizzazione del settore dei trasporti del Paese;

   in pratica, ad oggi si è ancora alla sola aggiudicazione di una prima tranche dei progetti (4.718) mentre il grosso (7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane) deve essere ancora aggiudicato e, in ogni caso, la rete necessaria allo sviluppo della mobilità pulita non entrerà in funzione prima della fine del 2025, se non ci saranno altri rinvii;

   nello specifico le 3 linee di intervento la cui entrata in funzione è rimandata a fine 2025 sono le seguenti:

    linea A: installazione di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici in strade extraurbane da almeno 175 kW; (7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada (75 per cento del target Pnire);

    linea B: installazione di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici in zone urbane da almeno 90 kW; (13.755 punti pubblici di ricarica rapida nei centri urbani (70 per cento del target Pnire);

    linea C: installazione di stazioni di ricarica pilota con natura sperimentale e stoccaggio di energia (100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell'energia.);

   inoltre, poiché è stato chiarito che la misura di tipo A si riferisce alle autostrade e le stazioni consistono in punti pubblici di ricarica, sono state dichiarate non ammissibili ed escluse tutte le istanze di ammissione al beneficio pervenute per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica sulle Superstrade e alla luce del mutato quadro e in considerazione della riprogrammazione del Piano, il Governo ha dichiarato di aver predisposto due nuovi decreti ministeriali tuttavia ancora non adottati;

   nella quarta Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr (Doc. XIII, n. 2) si riporta che per le peculiarità relative ai progetti in zone urbane delle stazioni da almeno 90 kW (TIPO B), le 13.755 stazioni di ricarica sono state ripartite in ambiti regionali, con lotti corrispondenti a perimetri amministrativi pari a quelli delle province, con una distribuzione che tenga conto principalmente del parco circolante, affinata sulla base di ulteriori indicatori. Per i progetti delle infrastrutture di ricarica autostradali da 175 kW (TIPO A), sono state ripartite le 7.500 stazioni in ambiti regionali, con lotti corrispondenti a perimetri amministrativi di area pari a circa 20x20 chilometri, tenendo anche conto della necessità che almeno il 40 per cento sia realizzato nel Sud Italia;

   per le linee A e B, le risorse di 741,3 milioni di euro, destinate a finanziare fino al 40 per cento dei costi, sono assegnate attraverso bandi annuali nei quali viene messo a disposizione l'intero contingente previsto per ciascun anno. Per la linea di investimento C (stazioni di ricarica sperimentale con stoccaggio), le risorse a disposizione – pari a euro 28.216.625 – sono assegnate in un unico bando nel quale viene messo a disposizione l'intero contingente;

   la legge annuale sulla concorrenza 2021 (articolo 12, legge n. 118 del 2022) ha previsto l'obbligo, per i concessionari autostradali, di selezionare l'operatore che richieda di installare colonnine di ricarica veloce mediante procedure competitive, trasparenti e non discriminatorie –:

   quali siano state le motivazioni che hanno determinato lo slittamento di un anno e mezzo dell'entrata in funzione della rete di ricarica elettrica nelle zone urbane e sulle autostrade (Traguardi 29 e 29-bis) e quando saranno adottati i decreti ministeriali che consentiranno l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettrica nelle autostrade;

   quale sia ad oggi la situazione in relazione all'attuazione dell'investimento per le infrastrutture di ricarica elettriche e nello specifico in relazione all'aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada e almeno 9.055 in zone urbane (tutti i comuni) (traguardo T4 2024 (M2C2 28);

   se siano iniziati i lavori dei 27 progetti per la realizzazione di 4.718 infrastrutture di ricarica nei centri urbani e quale sia la loro puntuale distribuzione territoriale;

   se le 3 linee di intervento di cui in premessa siano sufficienti a garantire l'integrale copertura dei 31.500 punti di ricarica previsti e, in caso contrario, come si pensi di integrare la realizzazione di punti di ricarica elettrica.

Seduta del 12 luglio 2024

Illustrazione di Andrea Casu, risposta del Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica, replica di Anthony Emanuele Barbagallo

ANDREA CASU, Grazie Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo. Intervengo per illustrare l'interpellanza urgente che, insieme a Anthony Barbagallo, capogruppo in Commissione trasporti, e a tutti i membri della Commissione trasporti e della Commissione Ambiente, abbiamo voluto presentare per richiamare l'attenzione del Governo sui ritardi, a cui stiamo assistendo su un Piano molto importante, previsto dal PNRR, che prevede sovvenzioni per lo sviluppo della rete in infrastrutture di ricarica elettrica pubblica.

Prima di intervenire nel merito dell'interpellanza però volevo, anche in quest'Aula, rivolgere un pensiero alle ore di preoccupazione e di paura che ci sono state, nella giornata di ieri, per l'incidente ferroviario avvenuto nei pressi di Parma. Penso che sia fondamentale rivolgere un ringraziamento al Sindaco Michele Guerra e alle soccorritrici ed ai soccorritori del Vigili del Fuoco, della Polizia, dei Carabinieri, che sono immediatamente intervenuti. Si sono registrati 3 feriti ma, fortunatamente, non è stata una tragedia più grande. Abbiamo veramente rischiato moltissimo: danni ingenti ai treni coinvolti, alle auto parcheggiate nei pressi, fortissimi disagi per i cittadini. Il tema della sicurezza - anche ferroviaria -, il tema delle difficoltà che stiamo incontrando e il tema del rischio a cui siamo sottoposti sono temi prioritari su cui è fondamentale fare piena luce, di fronte ad accadimenti di questo tipo ed è fondamentale, al tempo stesso, rafforzare tutti quegli interventi di prevenzione e di sicurezza che sono previsti e che, in parte, il PNRR offre, tra le tante possibilità di intervento che sono messe in campo.

Proprio su questo noi vogliamo richiamare l'attenzione del Governo. L'interpellanza, in maniera molto puntuale, ricostruisce la storia e rivolge delle domande specifiche, molto chiare: si chiede quali siano le motivazioni che hanno determinato lo slittamento di 1 anno e mezzo dell'entrata in funzione della rete di ricarica elettrica nelle zone urbane e sulle autostrade; quale sia oggi la situazione in relazione all'attuazione dell'investimento per le infrastrutture di ricarica elettrica e nello specifico, in relazione all'aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7.500 punti pubblici di ricarica rapida in autostrada, almeno 9.055 in zone urbane (tutti i comuni) per il conseguimento del Traguardo T4 2024 (M2C2 28); se siano iniziati i lavori dei 27 progetti per la realizzazione di 4.718 infrastrutture di ricarica nei centri urbani e quale sia la loro puntuale distribuzione territoriale; infine, chiediamo se le tre linee di intervento siano sufficienti a garantire l'integrale copertura dei 31.500 punti di ricarica previsti e, in caso contrario, come si pensi di integrare la soluzione dei punti di ricarica elettrica.

Ora, questa è una questione cruciale che attraversa un tema più ampio, molto importante, che è quello che è il futuro della mobilità, del diritto ad una mobilità sostenibile e sicura per tutte e per tutti i cittadini. Io ho trovato molto illuminante da questo punto di vista - e lo condivido con il Governo, nella speranza che ci possa essere un confronto di merito in questa sede e in tutte le sedi parlamentari su questo tema - un articolo su come superare le resistenze sul futuro della mobilità, che è un futuro che passa inevitabilmente all'elettrico, articolo che è stato scritto da Flavia Belladonna sul sito dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Sono stati raccolti molti dati in questo articolo, dati forniti dal Kyoto Club, dal think-tank ECCO, da Transport & Environment e da tutte le agenzie che in Italia e in Europa studiano un fenomeno che sta attraversando il nostro Paese, che sta attraversando il mondo, e che mette in luce un elemento. Al di là delle fake news e delle ricostruzioni, l'utilizzo di un'auto elettrica emette in media tre volte di meno rispetto ad un'auto tradizionale, in termini di emissioni. E questa superiorità non è relativa solamente all'utilizzo, viene confermata se si tiene conto dell'intero ciclo, anche della produzione delle batterie. Ora, da questo punto di vista, qual è la follia green? La follia green è non considerare questi dati. La follia green è pensare a un PNIEC che punta tutto sul gas, ma dimentica la via maestra per la decarbonizzazione, che è scegliere ciò che veramente può permetterci di produrre meno emissioni, di fare meno danni all'ambiente, di fare meno danni al presente e meno danni al futuro. E la follia è arrancare, andare in ritardo, prorogare anche quegli investimenti che sono già previsti e per cui le risorse ci sono già. Qui non stiamo parlando di nuove risorse, stiamo parlando di un PNRR che c'è già, che questo Governo ha ereditato, e che si tratta semplicemente di implementare, di rendere possibile. C'è un tema, che è quello dei costi. Gli studi ci dicono che la parità di prezzo tra le auto elettriche e le altre auto potrebbe essere raggiunta nel 2030. Io non so se sarà quello l'anno, ma è chiaramente quella la direzione. Se noi pensiamo che negli anni Ottanta un cellulare costava circa 4.000 dollari e che adesso, con pochi euro, noi possiamo metterci in contatto ovunque nel mondo e avere una potenzialità, sappiamo che a un certo punto, certe tecnologie, quando vanno incontro a riuscire a soddisfare meglio un bisogno rispetto alle precedenti, sono destinate ad andare incontro ad un abbassamento di costo, e questo abbassamento di costo si sta registrando anche nel settore elettrico.

Ora la vera questione non è se noi avremo un settore elettrico più competitivo. La domanda è: in un mondo in cui il settore elettrico sarà sempre più competitivo, che ruolo avrà l'Italia? Che ruolo avrà l'Europa? È chiaro che noi dobbiamo immaginare, innanzitutto, che se c'è una rete di possibili ricariche elettriche, questa rete debba essere uniformemente sviluppata sul territorio nazionale. Oggi di 54.000 colonnine che abbiamo, il 58 per cento si trova al Nord, mentre il 42 per cento è diviso fra Centro e Sud. Quindi continuiamo a spaccare l'Italia, a far crescere le diseguaglianze, a rendere più difficile e più complicato compiere una scelta sostenibile al Sud rispetto al Nord. Se c'è un tema di materie prime è giusto, e serve una politica industriale europea che sappia cogliere questo come obiettivo. Noi non possiamo essere una colonia, abbiamo cominciato con un parallelismo con gli smartphone e io voglio andare fino in fondo con questo parallelismo.

Oggi, se c'è una cosa che hanno in comune 500 milioni di europei, è che se si mettono una mano in tasca hanno uno smartphone. Hanno una seconda cosa in comune: questo smartphone è stato costruito dall'altra parte dell'oceano, o dall'altra parte dell'Atlantico, o dall'altra parte del Pacifico. Solamente 600.000 smartphone negli ultimi dieci anni sono stati costruiti dalla Fairphone, che è l'ultimo soggetto che, con un prodotto sostenibile, produce degli smartphone in Europa.

Ma noi che futuro possiamo avere in termini economici e industriali, se la principale tecnologia, che hanno e avranno tutti i nostri figli e i nostri nipoti, che li accompagnerà nelle loro vite, che avrà un ruolo fondamentale, la dovremmo sempre comprare da qualcun altro? Noi non stiamo costruendo un futuro da protagonisti, noi stiamo costruendo un futuro da colonie.

Da questo punto di vista, non possiamo rischiare di fare la stessa fine anche nell'automotive. Nell'automotive è giusto accompagnare e sostenere le preoccupazioni dei lavoratori e le preoccupazioni delle imprese, ma, se il futuro è delle auto elettriche (e stiamo andando anche verso una parità di costi), allora costruiamo una politica industriale. Abbiamo delle materie prime in Europa? Le abbiamo. Costruiamo una politica di sostegno, che apra, riapra quelle infrastrutture strategiche che servono a far sì che ci siano le materie prime che servono a essere competitivi su questa tecnologia. Non freniamo, ma acceleriamo sulla possibilità della presenza delle colonnine, sulla possibilità di utilizzare tutte le risorse europee per essere protagonisti di questa sfida. Cerchiamo di non essere dalla parte di chi resiste, ma dalla parte di chi avanza.

Come Partito Democratico, abbiamo fatto una domanda puntuale, che merita una risposta puntuale, non ideologiche, e che merita un impegno che vada nella direzione di consentire alla straordinaria, grande, importante, fondamentale storia dell'automotive italiano di avere un ruolo anche nel futuro, non solo nel presente (un presente sempre più miope e sempre più incapace di vedere il futuro), ma nel futuro di una mobilità che passerà - sta già passando - per l'elettrico e che necessita, però, di garantire ai cittadini di poterlo vivere l'elettrico, da un punto di vista di quelli che sono gli attuali limiti, che si stanno superando molto velocemente (le ultime super batterie riescono a consentire a un mezzo di fare 1200 chilometri e possono essere ricaricate in dieci minuti). Da qui a pochi anni queste tecnologie saranno alla portata e saranno competitive rispetto alle altre tecnologie, ma, se non avremo costruito la rete di infrastrutture che è necessaria a garantire ai cittadini di poter accedere a quel tipo di mercato, noi veramente stiamo rischiando di portare l'Italia in una direzione totalmente opposta rispetto a quelli che sono gli obiettivi, non solo dell'opposizione, non solo della Comunità europea, non solo del buonsenso dei cittadini, ma anche del programma di questa maggioranza, che ha sempre rivendicato l'importanza di un ruolo dell'Italia in Europa. Ecco, il ruolo dell'Italia in Europa si gioca anche sul fatto, non di resistere, ma di partecipare alla rivoluzione climatica, che è anche una rivoluzione digitale e che è anche una rivoluzione industriale, che chiede a noi - come Paese - di fare un salto in avanti, di non ritardare, di non arrancare, ma di avanzare e di avanzare partendo proprio da progetti, come questo, dove le risorse ci sono già.

CLAUDIO BARBARO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Con riferimento alla questione posta dall'interrogante, si rappresenta quanto segue.

Come noto, il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia, approvato in via definitiva il 13 luglio 2021 con decisione di esecuzione del Consiglio, ha definito - nell'ambito della missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, componente 2 “Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile” - l'investimento 4.3 “sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica”.

Si ricorda che l'obiettivo della misura è quello di incentivare la realizzazione di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, anche dotate di sistemi di accumulo integrati, ristrutturando la rete di distribuzione dei carburanti, al fine di consentire al settore una rapida transizione verso una mobilità sostenibile, nonché misure di efficientamento amministrativo, garantendo il necessario coordinamento del quadro incentivante complessivo per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici.

A seguito delle successive decisioni di esecuzione del Consiglio del 12 settembre 2023, dell'8 dicembre 2023 e, all'esito del processo di revisione del PNRR, del 7 maggio 2024, è stato previsto il conseguimento dei seguenti target e milestone: Milestone intermedia M2C2-27, in scadenza a giugno 2023: notifica dell'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per la costruzione di almeno 4700 stazioni di ricarica in zone urbane (tutti i comuni). Il progetto può includere anche stazioni di ricarica pilota con stoccaggio di energia. Milestone finale M2C2–28, in scadenza a dicembre 2024: aggiudicazione degli appalti per la costruzione di 7500 punti pubblici di ricarica rapida in strade extraurbane e almeno 9055 in zone urbane (tutti i comuni). Il progetto può includere anche stazioni di ricarica pilota con stoccaggio di energia. In merito, si segnala che la versione italiana della CID utilizza il termine autostrade, ma, a seguito di specifica interlocuzione con la Commissione europea, il termine freeways deve essere inteso come strade extraurbane. Target intermedio M2C2–29, in scadenza a dicembre 2025: entrata in funzione di almeno 2500 punti pubblici di ricarica rapida per veicoli elettrici in strade extraurbane da almeno 175 kW. Target intermedio M2C2-29bis, in scadenza a dicembre 2025: entrata in funzione di almeno 4700 punti pubblici di ricarica rapida per veicoli elettrici in zone urbane (tutti i comuni) da almeno 90 kW. Il progetto può includere anche stazioni di ricarica pilota con stoccaggio di energia.

Si segnala che, con la CID del 7 maggio 2024, lo spostamento temporale, da giugno 2024 a dicembre 2025, dei target intermedi M2C2-29 e M2C2-29bis si è reso necessario “al fine di attuare alternative migliori per conseguirne il livello di ambizione originario”, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento (UE) n. 2021/241, ovvero al fine di consentire l'entrata in funzione dell'aumento del numero dei punti di ricarica (da 4000 a 4700). Target finale M2C2-30, in scadenza a dicembre 2025: entrata in funzione di almeno 7500 punti pubblici di ricarica rapida per veicoli elettrici in strade extraurbane da almeno 175 kW. Il progetto può includere anche le stazioni di ricarica pilota con stoccaggio di energia. Target finale M2C2-30bis, in scadenza a dicembre 2025: entrata in funzione di almeno 13.755 punti pubblici di ricarica rapida per veicoli elettrici in zone urbane da almeno 90 kW. Il progetto può includere anche stazioni di ricarica pilota con stoccaggio dell'energia. Target finale M2C2-30ter, in scadenza a dicembre 2025: entrata in funzione di almeno 100 stazioni di ricarica sperimentali con stoccaggio.

Con riferimento al contesto normativo nazionale, giova segnalare che il decreto legislativo dell'8 novembre 2021, n. 199, di attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, ha previsto, all'articolo 14, comma 1, lettera g), che, con decreto del MASE, fossero definiti criteri e modalità per la concessione di benefici a fondo perduto a favore di nuove infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici fast e ultrafast, anche dotate di sistemi di accumulo integrati, ristrutturando la rete di distribuzione dei carburanti, al fine di consentire al settore una rapida transizione verso una mobilità sostenibile, nonché misure di efficientamento amministrativo, garantendo il necessario coordinamento del quadro incentivante complessivo per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici.

Giova rappresentare che l'investimento 4.3 rientra tra le misure cosiddette “a regia” del MASE, quale amministrazione titolare della misura, con il coinvolgimento di un determinato numero di soggetti realizzatori, selezionati attraverso apposite procedure competitive gestite dal GSE, in qualità di soggetto gestore della misura, sulla base di un'apposita convenzione.

Nel contesto di cui sopra e in attuazione del predetto decreto legislativo n. 199 del 2021, il MASE, con i decreti ministeriali nn. 10 e 11 del 12 gennaio 2023, ha definito i criteri e le modalità per la concessione dei benefici a fondo perduto per la realizzazione, rispettivamente di almeno 13.755 stazioni di ricarica veloci per veicoli elettrici nei centri urbani, con uno stanziamento complessivo di 353.159.625 euro e di almeno 7.500 stazioni di ricarica superveloci per veicoli elettrici su superstrade con uno stanziamento complessivo di 359.943.750 euro. Con i successivi decreti direttoriali, protocollo n. 332 e n. 333 del 10 maggio 2023, sono stati approvati i primi avvisi pubblici per la presentazione di proposte progettuali finalizzate alla realizzazione delle predette infrastrutture di ricarica elettrica.

Più in particolare, con il decreto direttoriale n. 332 è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione nell'anno 2023 di 3.112 stazioni di ricarica sulle superstrade, da intendersi, per quanto sopra, come strade extraurbane, con uno stanziamento di 149.352.660 euro. Con il decreto direttoriale n. 333 è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione di 4.951 stazioni di ricarica nei centri urbani per l'anno 2023, con uno stanziamento di 127.116.925 euro. In seguito il MASE, sulla base di specifiche istruttorie tecniche del GSE sulle domande di agevolazione presentate, ha approvato, con i decreti protocollo nn. 416 e 417 del 30 giugno 2023, le graduatorie definitive relative agli avvisi di cui sopra.

Con riferimento all'avviso relativo ai centri urbani, si segnala che sono state valutate 59 istanze relative a 12 soggetti proponenti, aggiudicando 70.050.198 euro per la realizzazione di n. 4.718 infrastrutture di ricarica relativamente a 27 dei 30 ambiti di gara previsti. Si segnala che a valle dell'aggiudicazione all'esito delle successive verifiche del GSE, il MASE, con decreti dipartimentali n. 152 dell'11 aprile 2024 e n. 165 del 18 aprile 2024 di modifica del predetto decreto direttoriale n. 416 del 30 giugno 2023 ha ammesso al beneficio per il 2023 la realizzazione nei centri urbani di 3.044 stazioni di ricarica distribuite territorialmente nei seguenti 17 ambiti: Campania A, Campania B, Emilia-Romagna B, Lazio B, Liguria, Lombardia A, Lombardia B, Lombardia C, Marche, Molise, Piemonte A, Puglia A, Sicilia B, Trentino-Alto Adige, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto A.

Si rappresenta che l'avvio dei lavori è vincolato all'ottenimento, da parte dei soggetti beneficiari, della connessione alla rete di distribuzione di energia elettrica e delle autorizzazioni richieste all'ente proprietario della strada o dell'area nel caso di occupazione di suolo pubblico. Con riferimento all'avviso relativo alle superstrade, ovvero strade extraurbane, si segnala che sono state valutate 6 istanze, relative a 3 diversi soggetti proponenti. Tuttavia, all'esito delle verifiche istruttorie, nessuna istanza è risultata ammissibile per assenza dei requisiti minimi previsti dall'avviso. Pertanto, nel 2024, il MASE: con i decreti ministeriali nn. 109 e 110 del 18 marzo 2024 ha aggiornato - in sostituzione dei precedenti decreti di cui sopra nn. 10 e 11 del 12 gennaio 2023 - i criteri e le modalità per la concessione dei benefici a fondo perduto per la realizzazione di stazioni di ricarica superveloci sulle strade extraurbane e per la realizzazione di stazioni di ricarica veloci nei centri urbani, al fine, fra l'altro, di ampliare la concorrenza con la possibilità di partecipazione ai bandi da parte di più operatori, anche definendo ambiti di gara più contenuti in termini di stazioni di ricarica da realizzare; con i successivi decreti protocollo nn. 105 e 106 del 28 giugno 2024, ai fini del raggiungimento della milestone M2C2-28 in scadenza a dicembre 2024 (traguardo T4 2024), ha approvato i nuovi avvisi pubblici per la presentazione di proposte progettuali finalizzate alla realizzazione delle predette infrastrutture di ricarica elettrica nei centri urbani e lungo le strade extraurbane.

Più in particolare: con il decreto direttoriale n. 105 del 28 giugno 2024 è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione nell'anno 2024 di n. 10.880 stazioni di ricarica nei centri urbani con uno stanziamento di 279.344.000 euro; con il decreto direttoriale n. 106 del 28 giugno 2024 è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione di 7.500 stazioni di ricarica sulle strade extraurbane, con uno stanziamento di 359.943.750 euro. Si informa che le istanze di ammissione al beneficio dovranno essere presentate entro 100 giorni dalla pubblicazione dei decreti, mentre la relativa istruttoria dovrà essere effettuata dal GSE nei successivi 45 giorni.

Per quanto sopra, si rappresenta che lo stato di attuazione dell'investimento è in corso di avanzamento e che entro dicembre 2024 è prevista l'aggiudicazione degli appalti di cui alla milestone M2C2-28. In tal senso, giova segnalare che in relazione all'attuazione dell'investimento non sono state rilevate criticità dalla struttura di missione del PNRR della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Ragioneria generale dello Stato.

Da ultimo, si rappresenta che le misure previste dal PNRR si ritengono sufficienti a garantire l'integrale copertura dei fabbisogni infrastrutturali stimati per l'Italia, pari a 31.500 punti di ricarica. In tal senso sono state valutate congrue dallo stesso Piano nazionale integrato per l'energia e il clima.

Si rappresenta, infine, che con il decreto n. 106 del 16 marzo 2023 sono state individuate le modalità di funzionamento della Piattaforma unica nazionale dei punti di ricarica per veicoli ad energia elettrica. Si ricorda che la PUN consente di realizzare il censimento anagrafico delle infrastrutture di ricarica a pubblico accesso, dei connessi punti di ricarica, nonché dei relativi gestori e fornitori di servizi di mobilità elettrica, garantendo, allo stesso tempo, uniformità ed omogeneità delle informazioni in essa contenute.

Essa costituisce un elemento necessario per la diffusione dei veicoli elettrici nel Paese, per lo sviluppo del mercato dei servizi di ricarica ad esso collegati e per l'efficace pianificazione degli interventi e degli investimenti pubblici e privati.

ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO, Grazie, Presidente. Insieme ai colleghi della Commissione trasporti - l'onorevole Casu, l'onorevole Morassut, l'onorevole Bakkali e l'onorevole Ghio - abbiamo proposto questa interpellanza urgente sullo stato di attuazione dei bandi relativi alle infrastrutture di ricarica elettrica e proprio per conoscere la condotta del Governo rispetto a quello che è un progetto rilevante per l'ammodernamento e l'evoluzione del nostro Paese.

Io voglio ricordare all'inizio del mio intervento, come ha già fatto bene prima di me l'onorevole Casu, quello che è lo stato dell'arte delle colonnine di ricarica elettrica nel nostro Paese: ne abbiamo 54.000 e, di queste 54.000, poco meno del 60 per cento è nel Nord Italia, il 20 per cento circa nel Centro Italia e meno del 20 per cento nel Sud e nelle isole. Proprio per questo il progetto è stato inserito nel PNRR, per garantire non soltanto il rilancio, ma anche l'ammodernamento di tutte le parti del Paese, consentendo al Mezzogiorno di recuperare un evidentissimo gap che è in questi numeri.

Nella nostra interpellanza abbiamo dato atto nelle premesse che c'è stato un evidente differimento delle misure del PNRR, con uno spostamento fino al quarto trimestre del 2025 - quindi, a dicembre del 2025 - di tutte le misure relative all'implementazione delle colonnine elettriche. Quindi, abbiamo chiesto al Governo quali sono le motivazioni che hanno determinato questo slittamento, quale sono oggi la situazione e lo stato dell'arte sulle procedure di aggiudicazione e di esecuzione, se i lavori dei 27 interventi per realizzare oltre 4.700 colonnine di ricarica sono iniziati e stanno proseguendo regolarmente e se le tre linee di intervento sono sufficienti a garantire gli oltre 31.500 punti di ricarica.

Abbiamo proposto l'interpellanza perché avevamo dei sospetti e, francamente, la risposta del Governo non solo ha confermato quei sospetti, ma ci preoccupa molto. I dati che ci ha comunicato il Sottosegretario Barbaro si distinguono in due categorie, sostanzialmente: da un lato, i lavori che non sono iniziati, per cui c'è soltanto la formale aggiudicazione, con una serie di ritardi relativi sia ad altri gestori della rete elettrica sia alla concreta attuazione da parte delle ditte aggiudicatarie.

Dall'altro lato, un differimento consistente, sic et simpliciter, dei bandi relativi alle migliaia e migliaia di infrastrutture elettriche, anche a quelle relative sia alle aree interne che alle aree urbane e, quindi, ai comuni, che è il cuore pulsante della misura e su cui invece serve francamente cambiare marcia. Non siamo soddisfatti della risposta del Governo perché, al di là dei numeri, Sottosegretario, noi ci aspettavamo, oggi, in quest'Aula, una dichiarazione vera di impegno da parte del Governo, per portare a termine l'opera nel più breve tempo possibile e rimuovere gli ostacoli di natura burocratica rispetto alla realizzazione e all'installazione di queste colonnine elettriche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Il tema vero di oggi è questo e la sua risposta conferma un sospetto che, in questi mesi di governo Meloni e Salvini, abbiamo sempre di più alimentato, cioè, quello che questo Governo, anziché investire, alimentare e accompagnare le giovani generazioni, l'evoluzione del Paese, verso la transazione ecologica, vuole invece riportare le lancette indietro nel tempo, quasi al Medioevo. Ed è sintomatico che, dopo gli sforzi che abbiamo fatto - mi riferisco al Partito Democratico - quando eravamo in maggioranza, questa, che è una norma simbolo del PNRR, ancora sia ferma al palo, con le evidenti conseguenze per il Mezzogiorno italiano che è il meno infrastrutturato e dove serve percorrere centinaia di chilometri per trovare una colonnina elettrica, sia nelle aree interne che nelle isole del Mezzogiorno.

Lo diciamo stamattina in quest'Aula, in modo chiaro e netto: il PNRR è un impegno da rispettare, non soltanto per gli impegni che ha preso il Governo italiano, ma anche nei confronti di chi si è fidato del Governo italiano, come quei cittadini che, in questi anni, hanno investito sulle auto elettriche e che rischiano ogni giorno di restare appiedati, perché mancano le colonnine elettriche. Per non parlare dei continui disagi accumulati proprio per il ritardo di questa misura: mi riferisco non soltanto ai disagi non solo per cittadini, ma anche per le imprese e le case costruttrici. Insomma, quel mondo che ha fatto legittimo affidamento su quello che era un impegno pubblico del Governo.

C'è un altro dato che voglio comunicare stamattina: il ritardo del Paese rispetto agli altri grandi Paesi europei. L'Italia è ultima tra i grandi Paesi europei. I dati sono impietosi: nel Regno Unito, nel maggio del 2024, le auto elettriche immatricolate sono una su quattro, cioè, il 25,6 per cento; in Francia il dato è simile: il 24,1 3 per cento; in Germania: il 18,5 per cento; in Spagna: il 9,6 per cento; in Italia, invece, a maggio del 2024, sono state immatricolate appena il 6,9 per cento di auto elettriche. Io credo che questo dato si commenti da solo e, per questo, stamattina, signor Sottosegretario, la sua risposta non ci convince. Eravamo coscienti che la sfida della transizione green non sarebbe stata una passeggiata: serve proprio per questo l'impeto e la passione per quella che dovrebbe essere una piccola rivoluzione nella vita di ogni giorno, per tutelare la qualità dell'aria e garantire una maggior tutela dell'ambiente. Come dicevo prima: soprattutto le giovani generazioni sono pronte a trascinare questo processo; invece, siamo prigionieri dell'incapacità di quattro burocrati - perché le cose che ci ha comunicato lei stamattina sono soprattutto intoppi burocratici - e dell'inettitudine e malafede del Governo nell'intraprendere questo percorso. Sulla corretta esecuzione del bando restano, a nostro giudizio, ombre pesanti, così come sulla corretta installazione delle colonnine nelle autostrade, nelle aree interne e in quelle svantaggiate, anche per la circostanza che il numero di colonnine delle aree urbane coincide pressappoco con il numero dei comuni. Quindi, servivano rassicurazioni specifiche stamattina. In particolare, siccome le colonnine coincidono con il numero dei comuni, bisognava dire: “Noi rassicuriamo gli italiani che almeno in ogni comunità ci sarà una colonnina elettrica”. E questo non è arrivato.

Resta poi il tema del mercato e della produzione di auto, che ci vede sempre più in difficoltà rispetto ad altri Paesi ed a cui, la corretta e veloce esecuzione di questa misura, darebbe slancio e fiducia. Ed ancora: i danni all'ambiente, il numero di emissioni nocive, le PM10, le città del Mezzogiorno e le grandi città italiane che, ogni giorno, fanno i conti con gli ultimi posti nella classifica per la qualità dell'aria e per la qualità della vita.

Insomma, il Governo continua a guardare alla mobilità sostenibile come una preoccupazione, piuttosto che una grande sfida e una grande opportunità per il tempo che viviamo. Ed infine: il bando per l'installazione delle 31.500 colonnine di ricarica elettrica dava risposta anche alla sete delle giovani generazioni di un Paese più green, nonché - per dirla con Papa Francesco - garantendo una maggiore tutela del creato.

Insomma, questa melina che dura da 18 mesi non serve al Paese e non serve all'ambiente. È sintomatico, poi, che gli appelli più forti arrivano dalle parti più disparate del Paese e arrivano, soprattutto, dai ragazzi, sono loro che ci indicano la via. Serve uno scatto di reni e profondere maggiore slancio in questo settore anche per loro.

Concludo, signor Presidente, al Governo diciamo che va profuso ogni sforzo per definire il processo di transizione ecologica. C'è stato, qualche mese fa, un grande convegno di Legambiente, a cui il Partito Democratico ha partecipato e abbiamo rilanciato tutti insieme le grandi sfide della transizione ecologica, che ancora oggi resta ferma al palo. Sono parole d'ordine su cui il Governo dovrebbe riflettere per cambiare marcia: rivoluzione energetica, adattamento alla crisi climatica, riconversione industriale, economia circolare, lotta all'illegalità per mezzo anche dei bandi per migliorare la legge sulle agromafie, la rigenerazione urbana, l'agroecologia, le sfide sulla decarbonizzazione dei trasporti.

Ecco, concludo, signor Presidente, dicendo che continueremo a incalzare il Governo su questi temi, anche con ulteriori atti ispettivi e ci aspettiamo - lo dico ancora una volta, rappresentante del Governo - un cambio di passo e risposte più precise, anche sugli ostacoli da rimuovere.