22/01/2019
Ivan Scalfarotto
Pollastrini, Quartapelle Procopio, Zan, Noja, Mor, Padoan, Serracchiani, Giacomelli, Morani, Annibali, Paita, Piccoli Nardelli, Nardi, Prestipino, Miceli, Cenni, Magi, Enrico Borghi, Ceccanti, De Luca, Gariglio, Schirò, Giachetti, Ascani, Nobili, Guerini, De Maria, La Marca, Boschi, Gribaudo, Pini, Fassino
2-00226

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che è in atto in Cecenia una nuova ondata di persecuzioni e violenze contro le persone ritenute omosessuali residenti nel Paese;

   secondo il portavoce dell'associazione Russian Lgbt Network, dalla fine di dicembre 2018 si è registrata una ripresa di arresti di uomini e donne a causa del loro presunto o reale orientamento sessuale. Le persone arrestate sarebbero poi trasferite in campi di prigionia e sottoposte a tortura, fino anche all'eliminazione fisica;

   si registra, inoltre, che tale episodio si colloca a due anni dalla protesta internazionale scoppiata dopo la denuncia di sistematiche persecuzioni contro la comunità Lgbt;

   più in generale, si registra che la Cecenia continua a essere oggetto di indagini da parte delle organizzazioni per i diritti umani che denunciano da anni decine di sequestri e arresti illegali;

   inoltre, tali pratiche messe in atto in Cecenia costituiscono una gravissima violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), convenzione firmata anche dalla Federazione Russa e quindi anche dalla Repubblica cecena, che della stessa è parte integrante –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i suoi intendimenti sull'argomento;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in campo – e in quali tempi – perché cessino gli arresti illegali e le violenze e per ristabilire le garanzie a tutela dei diritti umani nei confronti delle persone Lgbt che vivono in Cecenia;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche nei confronti del Governo della Federazione russa, per poter ottenere informazioni e rassicurazioni sulla gravissima situazione in cui versano la comunità Lgbt e, più in generale, la tutela dei diritti umani in quel Paese;

   quali iniziative intenda intraprendere, anche nei confronti del Governo della Federazione russa, perché cessino senza ritardo le violazioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu), avuto particolare riguardo ai temi della discriminazione e della violenza di cui sono fatte oggetto le persone sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;

   quali iniziative intenda intraprendere in sede di Unione europea affinché l'Unione si faccia parte attiva per ristabilire la piena tutela dei diritti dei cittadini e delle cittadine omosessuali nella Repubblica di Cecenia. 

Seduta del 25 gennaio 2019

Illustrazione e replica di Ivan Scalfarotto, risposta del governo di Ricardo Antonio Merlo Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale.

Illustrazione

Grazie, Presidente. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità l'omosessualità è una variante naturale della sessualità umana. Signor sottosegretario, questo significa che le persone omosessuali, le persone che chiamiamo convenzionalmente facenti parte della comunità LGBTQI, sono persone come le altre, sono persone che hanno diritto di vivere una vita libera e dignitosa, di avere un progetto di vita, di essere riconosciuti per il proprio progetto di vita.

Purtroppo non è così in molte parti del mondo: come sappiamo, le persone omosessuali, bisessuali e trans sono spesso fatti oggetto di discriminazione. Talvolta soltanto culturale, anche se ovviamente questa non è meno grave, perché si traduce in una serie spesso di comportamenti che fanno soffrire sin dall'adolescenza persone che non hanno nessuna colpa, se non quella di essere nati appunto con una variante naturale della propria sessualità, un po' come se si fosse nati con i capelli rossi o con gli occhi azzurri. Quindi in alcuni Paesi è soltanto culturale: io, ahimè, voglio ricomprendere talvolta anche il nostro. Purtroppo anche quando si penserebbe di aver raggiunto risultati importanti, come quelli che sono stati raggiunti nella scorsa legislatura, quando questo Parlamento ha approvato la storica legge sulle unioni civili, una legge che ha riconosciuto nel nostro Paese la quasi pienezza di diritti alle coppie omosessuali. Perché ricordiamo che esistono ancora delle aree che non sono coperte nel nostro Paese: in particolare mi riferisco a quello che è il tema della filiazione, quindi il tema delle adozioni, che sono rimaste fuori da quella legislazione e che necessitano di essere coperte al più presto.

Però dicevo, nonostante questi risultati anche nel nostro Paese basterebbe… Mi viene facile dirle, signor sottosegretario, che basta leggere i giornali, anzi talvolta le prime pagine dei giornali, talvolta soltanto i principali titoli di alcuni giornali, per capire che c'è ancora moltissimo lavoro da fare. Qualcuno dice che se aumentano i gay non c'è da stare allegri! Poi vorrei anche rassicurare il Governo tramite lei che non c'è nessun aumento di omosessuali; tra l'altro io penso che la cosa potrebbe essere anche celebrata. Ma insomma, non c'è nessun aumento di omosessuali, gli omosessuali ci sono sempre stati nella medesima quantità: diciamo che quando si raggiunge un livello di civiltà nella legislazione, questo comporta che le persone omosessuali che non sono immediatamente riconoscibili si sentono più libere di essere se stesse, e quindi di riconoscere appunto la propria condizione, il proprio status con maggiore tranquillità; e lo fanno, non come dice qualcuno per ostentare la loro omosessualità, ma lo fanno per vivere, perché quello che taluno chiama ostentazione noi la chiamiamo vita.

E però sebbene in molti Paesi, soprattutto del mondo occidentale, si siano raggiunte tappe di così importante civiltà giuridica, esistono molti Paesi dove la situazione invece è drammatica: sappiamo che esistono Paesi dove i comportamenti, le relazioni omosessuali e le persone ritenute a torto o a ragione omosessuali sono perseguitati. In alcuni Paesi esiste addirittura la pena di morte per il solo fatto, ripeto, di esistere; quindi lo stigma che tuttora permane purtroppo nella stragrande maggioranza del mondo, talvolta si traduce anche in atti di vera e propria violenza. Naturalmente io credo, immagino, sono sicuro tutta l'Aula sarebbe d'accordo nel dire che dobbiamo quindi opporci a questo tipo di fenomeni; però è vero che di tanto in tanto ci sono delle vere e proprie emergenze che scoppiano, e io ho voluto interpellare attraverso di lei, signor sottosegretario, il Governo in particolare in riferimento ad una di queste emergenze, che è quella che si sta verificando in Cecenia.

La Cecenia è una Repubblica caucasica, che è parte della Federazione russa, quindi è parte integrante della Federazione con capitale Mosca. Il Presidente è Vladimir Vladimirovič Putin, ma in realtà la Cecenia è governata da un dittatore sanguinario, ferocissimo, che si chiama Ramzan Kadyrov, il quale ha detto cose che voglio citare, perché per comprendere la dimensione del fatto converrà ascoltare le parole, far risuonare in quest'Aula le parole di Kadyrov. Il quale ha detto che non esistono persone omosessuali in Cecenia, e che se tuttavia tali persone esistessero, le forze dell'ordine non dovrebbero preoccuparsi di loro, dal momento che ci penserebbero gli stessi familiari a spedirli da dove non possono più tornare. Il suo Ministro dell'informazione, che si chiama Jambulat Umarov, ha naturalmente liquidato come falsa la notizia che vi siano dei veri e propri pogrom nei confronti della comunità omosessuale cecena, dicendo queste alate parole: “Non seminate - ovviamente cito - i semi della sodomia nella benedetta terra del Caucaso, non cresceranno come nella pervertita Europa. Lasciate in pace la Repubblica Cecena”.

E ancora, un altro portavoce di Kadyrov, che si chiama Alvi Karimov, ha detto che si tratta appunto di bugie, di disinformazione, insistendo che non c'è una comunità, non ci sono persone omosessuali in Cecenia; misteriosamente non ce ne sarebbero, anche la statistica viene sfidata. E dice: non si possono detenere e perseguitare persone che semplicemente non esistono qui da noi; se anche ci fossero sostanzialmente sapremmo come liberarcene, probabilmente, come si è detto anche prima, sarebbero le stesse famiglie.

Questi fenomeni si sono già verificati nel 2017, sollevando un'importante reazione internazionale. In particolare voglio segnalare l'opera meritoria di un'associazione LGBT che si chiama LGBT Network, che veramente è andata a salvare proprio fisicamente queste persone e a portarle fuori dalla Cecenia e a portarle in Russia, dove, magari avremo il tempo di dirlo, neanche se la passano benissimo, anzi, se la passano piuttosto male. La stessa Unione europea e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa si sono date da fare. In particolare voglio citare le parole di Maya Kocijančič, che è la portavoce del Servizio esterno dell'Unione europea, che ha detto che quello che si sta verificando adesso è un vero e proprio pogrom, ci sono almeno quaranta persone LGBT che sono state detenute da agenti delle forze locali dell'ordine, dice la Kocijančič, imprigionate e torturate; i rapporti indicano che almeno due delle persone sarebbero morte a causa di queste torture. Sono gravi violazioni dei diritti umani, che si aggiungono alla lunga lista di quelle promosse a livello statale in Cecenia, perché le violazioni dei diritti umani non riguardano, ahimè, solo la comunità LGBT.

All'interno dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, 15 Paesi, ma purtroppo non l'Italia, hanno chiesto di attivare il cosiddetto meccanismo di Vienna, cioè di porre delle questioni, delle domande precise al Governo russo; questi Paesi sono il Canada, la Danimarca, l'Estonia, la Finlandia, la Francia, la Germania, l'Islanda, l'Irlanda, la Lettonia, la Lituania, i Paesi Bassi, la Norvegia, la Svezia, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Questo meccanismo di Vienna prevede appunto che siano poste tali questioni. La rappresentante lituana ha detto che Mosca ha risposto, ma senza entrare nel merito della vicenda, quindi questi Paesi si sono dichiarati insoddisfatti; e con l'aggiunta ancora di un altro Paese che è stato il Belgio, ma ripeto, non l'Italia, hanno innestato un altro meccanismo che, ironia della sorte, si chiama meccanismo di Mosca, che prevede la formazione di una commissione di tre persone, una delle quali può essere indicata dal Governo russo, per indagare sulla vicenda.

Che cosa succede nella pratica? Quindi che cosa sappiamo, cosa ci dice LGBT Network, cosa ci dice anche Novaja Gazeta, che è il giornale, voglio ricordare, di Anna Politkovskaja, che di Cecenia tanto si occupò fino a perdere la vita per questo? Ci confermano che sostanzialmente quello che accade è che si individua una persona omosessuale, e poi, o con il ricatto di rivelare il suo orientamento sessuale alla famiglia, e/o con forme di tortura e di violenza e/o sottraendo gli apparecchi di telefonia mobile, e quindi guardando all'interno della rubrica telefonica, si costringe questa persona sostanzialmente a fare i nomi di altre persone.

Le torture sono terribili, c'è un bel servizio che ha pubblicato l'Espresso qualche tempo fa. Una di queste torture si chiama la telefonata di Putin (interessante il nome), perché viene applicato un elettrodo ai lobi dell'orecchio nella persona che viene torturata e vengono date scariche elettriche, vengono colpiti con tubi di gomma, perché naturalmente fanno male ma lasciano pochi segni. Vengono riportate notizie di campi di detenzione dove queste persone vengono tradotte e portate via.

Quindi una situazione veramente molto molto grave, della quale io ritengo valga la pena comunque di parlare, perché, spesso, i dittatori, quelli feroci, vivono del silenzio, del nostro silenzio, vivono dell'ignoranza dal resto del mondo. Quindi, prendo questa occasione un po' perché voglio davvero sapere cosa ne pensi il Governo, ma anche perché è giusto che dentro l'Aula del Parlamento italiano si ricordi quello che sta succedendo in Cecenia e si ricordi che appunto persone che - ripeto - hanno soltanto la “colpa” di avere una caratteristica naturale diversa dalle altre, possono per questo soffrire in un modo così grave ed è giusto quindi che una luce si accenda, che il mondo ascolti e che chi commette questi crimini sappia che stiamo guardando, che sappiamo che queste cose stanno succedendo, che non si illuda che non ce ne siamo accorti. Però è chiaro che i Governi hanno un ruolo importante - io sono stato al Governo e mi sono occupato di commercio estero - quindi capisco anche benissimo quanto siano delicati gli equilibri, però penso che ci siano occasioni nelle quali è proprio doveroso prendere una posizione, è doveroso farlo in questo caso nei confronti del Governo della Repubblica Federativa Russa, del suo Ministro degli esteri, dell'ambasciatore a Roma e io credo che sarebbe importante che il Governo si facesse sentire nelle sedi europee, anche se abbiamo visto che l'Alto rappresentante Mogherini e il suo Servizio stanno vigilando, però sarebbe anche bello che l'Italia si mettesse in prima linea, per esempio pensando di concedere dei visti per queste persone che fuggono sicuramente. Sappiamo che questo Governo non è molto amico delle protezioni umanitarie, che avete spazzato via, non vi state costruendo una grandissima reputazione. Io voglio ricordare che la Commissaria per i diritti umani, Bachehet, soltanto pochi mesi fa ha parlato di violenza e di discriminazione in Italia, annunciando l'invio di una Commissione, di un Comitato, insomma di un gruppo di esperti, quindi l'Italia potrebbe rafforzare la propria reputazione in questo settore, non soltanto facendo accadere episodi gravissimi come quello di Castelnuovo di Porto, dove ci sono persone che vengono appunto mandate via, senza sapere dove, oppure facendo dimenticare che il nostro Ministro dell'Interno è sotto osservazione della magistratura che lo vuole processare per questioni che hanno a che fare con gravissime violazioni dei diritti umani. Allora, forse il Governo potrebbe prendere questa occasione al volo e fare qualcosa di costruttivo, insistere sul Governo russo sul fatto che questa situazione in Cecenia non va bene, che fare leggi contro “la propaganda omosessuale” è una cosa che non sta né in cielo né in terra ed è veramente una specie di follia perché poi, in un certo senso, legittima l'omofobia, perché alla fine il razzismo, l'omofobia e la discriminazione, quando vengono “benedette” da chi ha il potere, da chi ha la possibilità di farsi ascoltare, sul cittadino comune diventa un gioco da ragazzi pensare: “se lo dice il mio Ministro dell' Interno, se lo dice il mio Presidente del Consiglio, perché non posso dirlo anch'io”? C'è una responsabilità, secondo me, ancora più seria e più grave in capo a chi governa - mi consenta un'espressione un po' antica - di “dare il buon esempio” e di comportarsi bene nei confronti dell'altro da noi in tutte le circostanze, anche per spiegare ai nostri concittadini qual è il comportamento giusto da tenere.

Allora, ecco sottosegretario Merlo, le sarei grato se lei mi rassicurasse, mi dicesse che conosce questa vicenda, mi desse altri dettagli, mi dicesse nel concreto che cosa intende fare il Governo italiano verso il Governo della Federazione russa, che è un Governo che sicuramente è amico del vostro Governo ed è guardato con simpatia dalle forze di maggioranza. Ecco, utilizzate questa simpatia più per concentrarvi su questo che su altre cose, come sulla comunicazione o cose di questo genere. Se mi rassicurasse, sottosegretario Merlo, le sarei molto grato, a nome non soltanto della comunità Lgbt, ma di tutti i nostri concittadini.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. La lotta contro ogni forma di discriminazione, anche in base all'orientamento sessuale e all'identità di genere, costituisce una delle direttrici della nostra azione internazionale nell'ambito dei diritti umani e figura fra le priorità del mandato italiano nel Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Uniti per il triennio 2019-2021.

Per questo, seguiamo con particolare preoccupazione la questione delle discriminazioni anche basate sull'orientamento sessuale nella Federazione russa e soprattutto i recenti casi di gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali ai danni delle persone Lgbt in Cecenia.

Fin dalla ripresa delle segnalazioni a dicembre 2018 da parte di media russi, abbiamo condiviso e sostenuto le principali iniziative avviate a livello internazionale e locale, anche in coordinamento con le istanze dell'Unione europea per accertare i fatti, nella convinzione che sia necessario fare piena luce sulla vicenda. Più nel dettaglio, abbiamo concorso con i partner dell'Unione Europea alla formulazione di un intervento congiunto sul tema al Consiglio permanente dell'OSCE. In tale dichiarazione, ribadendo la nostra profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo in Cecenia ai danni di persone Lgbt, abbiamo ribadito l'appello della Federazione russa di condurre indagini tempestive, efficaci e approfondite, garantendo la consegna alla giustizia dei responsabili o complici di tali atti. Inoltre, l'Italia è intervenuta sul tema delle discriminazioni nella Federazione Russa anche nell'ambito dell'ultimo esercizio di revisione periodica universale cui si è sottoposta la Russia, in sede ONU, a maggio 2018. In tale occasione, abbiamo formulato una raccomandazione al Paese di adottare misure concrete per combattere tutte le forme di discriminazione, incluse quelle basate sulla religione e sull'orientamento sessuale. Continueremo a seguire con la massima attenzione il tema e ad attivarci in tutte le sedi utili, opponendoci ad ogni forma di discriminazione e violenza.

Replica

Grazie, signora Presidente. Non sono soddisfatto, non sono soddisfatto per nulla; a dire la verità, sono particolarmente insoddisfatto perché - diciamo così - conosco il linguaggio governativo per esperienza personale e so che si tratta di parole di circostanza, nel senso il sottosegretario ha detto: “seguiamo”, “bisognerà fare piena luce”, “bisognerà accertare”, “abbiamo partecipato”, poi però abbiamo visto che in sede OSCE purtroppo il Governo italiano non era parte di quei quindici o sedici che hanno attivato il meccanismo di Vienna e poi il meccanismo di Mosca. Guardi, signor sottosegretario, come ho detto, capisco benissimo le complessità della politica estera, però penso che talvolta anche dei piccolissimi gesti facciano la differenza, gesti che vanno fatti direttamente. Si può e si deve talvolta avere relazioni: non è pensabile interrompere le relazioni internazionali con Paesi che sono nostri partner economici, magari importantissimi, dove le nostre imprese hanno interessi, dove ci sono legami culturali e storici antichi, ecco non sono così ingenuo da non capirlo, però anche in quelle situazioni è possibile, anche con una parola o un gesto significativo, un capitolo, poter fare la differenza. Noi abbiamo avuto importanti Ministri degli esteri: penso al lavoro che ha fatto Emma Bonino con l'Iran, per esempio, dove sicuramente ci sono delle situazioni terribili rispetto ai diritti umani e in particolare alla comunità Lgbtqi, però si può, durante quei colloqui, richiamare la differenza netta che c'è su quel tema e porre sul tavolo, con tutte le cautele della diplomazia che - ripeto – conosco, ma lo si può fare e lo si deve fare.

Quello che mi sarei aspettato da lei non è soltanto un ruolo di generico di compartecipazione di decisioni che ci sono fuori, ma un gesto concreto. Ecco, mi sarebbe piaciuto che lei oggi, venendo qui, avesse detto che nell'ultimo G8 o G7 o nell'ultima riunione G20 o nell'ultima riunione internazionale, quella sulla Libia a Palermo, in qualsiasi situazione, o durante un bilaterale, il nostro Ministro degli esteri o il nostro Presidente del Consiglio aveva fatto presente questa vicenda, oppure che la Farnesina avrebbe per esempio chiesto all'ambasciatore della Federazione Russa qui a Roma chiarimenti e ulteriori dettagli su questo tema.

Infatti, è importante fare delle cose concrete. Ripeto, anche semplicemente, come dicevo prima, la conoscenza e la consapevolezza di chi commette questi crimini orribili che il mondo li guarda, che il mondo sa, che il mondo condanna possono fare la differenza per chi vive situazioni disperate in Paesi come la Cecenia e, ripeto, non basta limitarsi a dire “chiediamo che si faccia piena luce”, perché nel tempo in cui si fa piena luce c'è qualcuno che muore e anche soltanto una vita che viene sottratta per ragioni così abiette è un crimine che non merita di essere consentito e la cui esecuzione non può consentita con la propria inerzia. Dunque, ripeto, teniamo conto che non basta genericamente schierarsi e francamente ho dei dubbi sul fatto che il Governo abbia tra le proprie priorità sconfiggere o combattere la discriminazione LGBT. Mi piacerebbe chiederle che tipo di misure legislative avete in animo di prendere: ad esempio, vogliamo fare una legge sull'omofobia in Italia? La firmate? O vogliamo allargare le adozioni al figlio del partner, come si sperava di fare nella scorsa legislatura, perché poi alla fine le chiacchiere stanno a zero, signor sottosegretario. Bisogna fare le cose: noi nella scorsa legislatura abbiamo dimostrato che anche in questo Paese le cose si possono fare. Abbiamo dovuto combattere, abbiamo dovuto anche sottrarci ai tranelli che forze come il MoVimento 5 Stelle ci hanno teso perché avevano promesso di votare quella legge e all'ultimo momento hanno fatto venire meno l'appoggio parlamentare alla legge stessa. Dunque le ricordo che cosa sta accadendo, signor sottosegretario, e voglio ricordarle che ogni parola vuota non contribuisce a risolvere il problema. Quello che conta è farsi sentire: io capisco che il problema non si risolve dalla sera alla mattina, però vi chiedo un impegno più concreto, più ficcante, più preciso. Mi faccia sapere la prossima volta se nel prossimo bilaterale il Presidente Conte, che è l'avvocato degli italiani e spero anche degli italiani omosessuali, o il Ministro Moavero Milanesi avranno la volontà di dire anche una sola parola ma chiara al Ministro degli esteri russo, al Presidente Putin o anche semplicemente all'ambasciatore russo a Roma. Io resto in attesa, nel frattempo voglio ancora una volta significare la mia solidarietà a tutto il popolo ceceno, che è sotto il tallone di una dittatura feroce, e in particolare alla comunità LGBT della Cecenia e della Russia che vive in situazioni di gravissima difficoltà in quanto io stesso, persona omosessuale, mi rendo conto di aver avuto molta fortuna a nascere dalla parte giusta del mondo ma è stato veramente un colpo di fortuna, non ho alcun merito. Penso che sarebbero bastate poche migliaia di chilometri più a est o più a sud e la mia vita, come quella delle persone come me, sarebbe stata molto peggiore.