08/02/2024
Andrea Rossi
Malavasi, Gnassi, Marino, Forattini, Vaccari, Lai, Peluffo, Manzi, Gianassi, Stefanazzi, Furfaro, Toni Ricciardi, Laus, Girelli, Ubaldo Pagano, Scarpa, Bonafè, Roggiani, Casu, Fornaro, De Maria
2-00325

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   nella frazione di Cervarolo, comune di Villa Minozzo, in provincia di Reggio Emilia, il 20 marzo 1944 si è verificato il noto eccidio di 24 civili ad opera delle milizie naziste e dei loro alleati repubblichini;

   suddetto eccidio criminale è stato acclarato anche in via giudiziaria come testimoniano una serie di sentenze come la n. 43 del 2012 Tribunale militare di Verona, la n. 107 del 2012 Corte militare di appello, la n. 23288 del 2014 della Cassazione e la n. 171 del 2014 Corte militare di appello in rinvio;

   in data 30 aprile 2022 il Governo ha adottato il decreto-legge n. 36, convertito con legge n. 79 del 2022, che all'articolo 43 ha istituito il Fondo per il ristoro dei danni subìti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo compreso tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945;

   il criterio per potere accedere la fondo di cui in premessa è l'aver ottenuto una sentenza passata in giudicato, ove sia presente la liquidazione del danno, avviata antecedente alla data di entrata in vigore del decreto;

   in base a quanto previsto dalla norma, alcuni eredi delle vittime dell'eccidio, legalmente rappresentati, hanno presentato istanza di accesso a tale fondo allegando la documentazione richiesta, nello specifico le sentenze, i certificati di morte, le denunce di successione e le dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà;

   nonostante tale istanza sia stata presentata nel giugno 2023, e certamente ricevuta dagli uffici preposti avendo la ricevuta di ritorno, a tutt'oggi non è pervenuta alcuna risposta –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di comprendere quali sono le ragioni del mancato riscontro rispetto alla documentazione inviata, con l'obiettivo di monitorare il prosieguo dell'iter promosso dai parenti delle vittime della strage nazifascista.

Seduta dell'8 marzo 2024

Illustrazione di Ilenia Malavasi, risposta della Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, replica di Andrea Rossi

ILENIA MALAVASI, Grazie, Presidente. Oggi portiamo in quest'Aula, come lei ha ricordato, una pagina di storia importante, accaduta nella mia provincia, nella nostra provincia, quella di Reggio Emilia. Non essendo un fatto di cronaca locale, ma una pagina di storia nazionale che ha segnato il cammino verso la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, ci tengo a raccontarla in modo puntuale e dettagliato. Si parla di fatti risalenti al marzo del 1944, durante la Seconda guerra mondiale, a cui tutto il territorio reggiano - lo ricordo con orgoglio - ha dato un contributo fondamentale, partecipando attivamente e convintamente alla Resistenza e alla liberazione dal regime nazifascista.

Nella frazione di Cervarolo, nel comune di Villa Minozzo, nell'Appennino reggiano, il 20 marzo 1944 si è verificato un fatto tristemente noto come eccidio di 24 civili ad opera delle Forze armate della Germania nazista e dei loro alleati repubblichini. In seguito, infatti, alle gravi perdite subite nel corso di una battaglia svoltasi nei pressi, a Cerrè Sologno, nell'alto Appennino reggiano, il 15 marzo 1944, le truppe nazifasciste iniziarono un vasto rastrellamento della zona, con l'intento di attaccare e distruggere le formazioni partigiane che operavano in zona. La mattina del 20 marzo, dunque, gli abitanti di Civago e Cervarolo furono investiti dalle truppe tedesche, guidate dai loro alleati fascisti. Dopo aver ucciso, lungo la mulattiera per Civago, un ragazzo e ferito gravemente un anziano, giunsero a Civago, giustiziarono altre 2 persone e si diedero al saccheggio, bruciando una ventina di case e danneggiandone altre 30. Carichi di questo bottino insanguinato, il primo della giornata, i tedeschi si unirono ad altri militi, che, allo stesso tempo, stavano saccheggiando la frazione di Cervarolo, sempre con la complicità di militi fascisti. Dopo aver ammassato all'interno del recinto di un'aia del paese, sorvegliandoli con le armi puntate, tutti gli uomini che riuscirono a catturare, si recarono dal sacerdote della comunità, don Giovanni Battista Pigozzi, obbligandolo a firmare un documento in cui avrebbe dovuto dichiarare che gli arrestati erano tutti i partigiani. Don Pigozzi, con grande coraggio, rifiutò di sottomettersi alle minacce, tanto che, dopo essere stato denudato e coperto di sputi, fu spinto anch'egli nell'aia, insieme a uomini di età compresa tra i 17 e gli 84 anni, tra cui una persona con grave disabilità. Dopo aver razziato quanto potevano, i tedeschi fecero allontanare le donne e mitragliarono a sangue freddo tutti i prigionieri, procedendo poi a dare alle fiamme le case del paese.

Furono 24 i civili trucidati a Cervarolo e voglio ricordare qui i loro nomi, per la dignità che meritano e il rispetto che a loro dobbiamo: Marco Alberghi, 26 anni, contadino; Egisto Alberghi, 18 anni, contadino; Giacomo Alberghi, 69 anni, contadino; Alfredo Alberghi, 63 anni, contadino; Emilio Alberghi, 68 anni, contadino; Maura Alberghi, 69 anni, sfollata; Cesare Borea, 82 anni, contadino; Adolfo Croci, 43 anni, contadino; Ennio Costi, 45 anni, contadino; Lino Costi, 20 anni, contadino; Armido Ferrari, 17 anni, contadino; Paolo Fontana, 29 anni, contadino; Remigio Fontana, 76 anni, falegname; Amerigo Genesi, 61 anni, calzolaio; Sebastiano Maestri, 68 anni, contadino; don Giovanni Battista Pigozzi, 63 anni; Gaetano Paini, 75 anni, commerciante; Pio Paini, 42 anni, contadino; Antonio Rovali, 82 anni, paralizzato; Celso Rovali, 50 anni, contadino; Italo Rovali, 17 anni, contadino; Dino Tazzioli, 24 anni, ferroviere di Civago; Agostino Vannucci, 57 anni, contadino; Giovanni Vannucci, 34 anni, contadino.

Non si era mai vista fino a quel momento nel territorio reggiano una così atroce rappresaglia. Di fronte a questi fatti i fascisti locali non inorridirono - loro, che tanto avevano la patria nel cuore - ma, anzi, parteciparono vigliaccamente a questa barbarie compiuta nei confronti di innocenti loro connazionali, come se fosse una semplice formalità o un ordine da eseguire. Una lunga scia di sangue nazifascista rimasta per decenni senza giustizia e riemersa solo dopo il 1944 grazie alla scoperta del cosiddetto armadio della vergogna: 695 dossier, un registro generale con 2.274 notizie di reato raccolte dalla procura generale del tribunale supremo militare relative a crimini di guerra commessi in Italia fra il 1943 e il 1945 dalle truppe nazifasciste, archiviate, diciamo, temporaneamente secondo una modalità che di fatto non esiste nell'ordinamento italiano. In quei fascicoli era presente anche la strage di Cervarolo, di cui oggi parliamo.

Fra le vittime anche i familiari dell'avvocato Italo Rovali, presidente dell'associazione vittime di Cervarolo, che prese il nome da suo zio e che perse all'epoca suo nonno, suo zio omonimo e il bisnonno, che non venne risparmiato dalla ferocia nazifascista nonostante fosse infermo. Lo voglio qui citare perché grazie anche alla sua incessante e coraggiosa opera e tenacia che si giunse alla storica sentenza su Cervarolo, che ha segnato una pagina fondamentale nella giurisprudenza per i risarcimenti ai familiari delle vittime. Fu una sentenza storica. La corte, infatti, ha condannato lo Stato federale tedesco al pagamento dei risarcimenti alle parti civili in quanto corresponsabile morale. Nel 2011, dopo 67 anni e 10 ore di camera di consiglio il processo ai responsabili di quella strage è giunto a sentenza finale. Il tribunale militare di Verona ha emesso un verdetto inappellabile: 7 ergastoli per altrettanti ex ufficiali nazisti e lo Stato tedesco è stato riconosciuto parte in causa e condannato al risarcimento ai familiari delle vittime e delle spese. Tutti i condannati erano accusati, di fatto, per crimini contro l'umanità e in quanto tali non soggetti a prescrizione. Per giungere a quella sentenza del 6 luglio sono state necessarie 44 udienze, 6 ore di requisitoria finale e 12 ore per la sentenza. È una sentenza che ha riguardato una serie di eccidi nazisti del 1944 avvenuti lungo l'Appennino tosco-emiliano. Ricordo, in particolare, le stragi di Monchio, Costrignano, Susano nel modenese, Cervarolo nel reggiano, appunto, e Vallucciole di Arezzo. Parliamo di 350 vittime. L'accusa si è potuta avvalere delle testimonianze dei superstiti delle stragi, di intercettazioni telefoniche degli imputati, della collaborazione con la giustizia tedesca di ex militari pentiti. Ci sono, inoltre, le prove documentali dei rapporti redatti dai comandanti della divisione Goering, quella che fu la responsabile dell'eccidio durante le operazioni negli Appennini in quella primavera del 1944, e dei fonogrammi della guardia nazionale repubblicana di Reggio Emilia che collaborò all'operazione.

La questione è stata ampiamente accertata, con effetto di giudicato, davvero da numerose sentenze. La Germania, però, non ha mai dato seguito a quelle condanne e ai risarcimenti e tocca, dunque, al nostro Paese farsi carico dei risarcimenti nei confronti degli eredi delle vittime della strage. Questa situazione sembrava essersi sbloccata nel 2022, quando con il decreto-legge n. 36 del 30 aprile 2022, appunto, un apposito decreto emesso dall'allora Governo Draghi, si era stabilito, all'articolo 43, un Fondo di 55 milioni presso il MEF, poi portato successivamente a 61, per procedere ai ristori.

Si tratta di un Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona compiuti sul territorio italiano o, comunque, in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo compreso fra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945, convertito, poi, con la legge n. 79 del 2022. Il criterio per poter accedere al Fondo, di cui ho detto, è stato aver ottenuto una sentenza passata in giudicato ove sia presente la liquidazione del danno avviata antecedentemente alla data di entrata in vigore del decreto.

In base a quanto previsto dalla norma, alcuni eredi delle vittime dell'eccidio legalmente rappresentati hanno presentato istanza di accesso a tale Fondo, allegando la documentazione richiesta, nello specifico le sentenze, i certificati di morte, le denunce di successione e le dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, ma nonostante tale istanza sia stata presentata nel giugno 2023 ancora non si è mosso niente. I fondi, dunque, ci sono, ma le cose non si sono ancora sbloccate. Ci sono oltre 20 sentenze definitive riguardanti stragi come quella di Cervarolo, ma gli indennizzi ancora non sono arrivati. Al tempo stesso l'avvocatura di Stato continua a tergiversare tra mille cavilli per rallentare forse il risarcimento dovuto.

La domanda, quindi, sorge spontanea: ma i soldi, i fondi, ci sono ancora? Ma soprattutto c'è la volontà politica per riconoscere i risarcimenti dovuti? La nostra interpellanza ha proprio questo scopo: chiarire quale sia la posizione del Governo al riguardo. Chiediamo, quindi, se il Governo sia a conoscenza di questi fatti, se ritiene che i parenti delle vittime delle stragi nazifasciste abbiano diritto all'indennizzo, così come individuato dalla legge, se intenda intervenire per verificare la situazione descritta per assicurare il buon fine della procedura al fine di riconoscere i risarcimenti dovuti.

Chiudo, ricordando con orgoglio, anche da cittadina reggiana, che il mio territorio ha dato un grosso contributo per la liberazione, che l'Italia è fortunatamente un Paese antifascista.

SANDRA SAVINO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. In riferimento all'interpellanza in esame, si ricorda che, in attuazione dell'articolo 43 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, con il quale è stato costituito presso il Ministero dell'Economia e delle finanze il Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità per la lesione dei diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano dalle forze del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, è stato adottato il decreto ministeriale 28 giugno 2023, pubblicato il successivo 1° luglio 2023 in Gazzetta Ufficiale, che individua le modalità per l'accesso al Fondo. L'articolo 3 di questo decreto prevede che le relative domande siano presentate utilizzando esclusivamente il modello reperibile sul sito istituzionale del Dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi del Ministero dell'economia e delle finanze, secondo le disposizioni procedurali dettate dal medesimo articolo 3, attestando, a pena di inammissibilità, la sussistenza delle condizioni soggettive ed oggettive previste per l'accesso al Fondo, indicando le somme ricevute o richieste dall'avente diritto a titolo di benefici o indennizzi.

Ciò posto, per quanto attiene all'eccidio avvenuto nella frazione di Cervarolo del comune di Villa Minozzo in provincia di Reggio Emilia, acquisite informazioni dai competenti uffici di questo Ministero si rappresenta che durante il mese di giugno 2023, quindi anteriormente all'entrata in vigore del citato decreto ministeriale, risulta essere stata presentata un'unica istanza da parte del legale rappresentante di alcuni eredi di vittime dell'eccidio in questione.

In particolare, l'istanza è pervenuta il 26 giugno 2023 e il competente ufficio ministeriale ha dato riscontro, il giorno successivo, con la nota n. 50855 del 27 giugno 2023, comunicata all'interessato mediante PEC, dichiarandone l'irricevibilità, in quanto non ha ancora adottato il decreto di attuazione dell'articolo 43 del decreto-legge n. 36 del 2022.

Successivamente, i medesimi uffici hanno contattato l'istante per informarlo dell'avvenuta pubblicazione del decreto attuativo, invitandolo a ripresentare la domanda nei modi e nei termini stabiliti da tale decreto, utilizzando i format pubblicati sul sito istituzionale del Dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi.

ANDREA ROSSI, Grazie, Presidente. Intanto mi sia consentito, in questo 8 marzo, di rivolgere alla Sottosegretaria e ovviamente a tutte le donne che operano in questa istituzione i miei più sinceri auguri. Mi sembrava ovviamente doveroso, seppure in un'Aula un po' sola.

Sottosegretaria, intanto la ringraziamo per questa risposta. La nostra interpellanza - glielo dico sinceramente -, non muove solo ed esclusivamente da una questione meramente tecnica di risarcimento. Lo ricordava bene prima la collega Malavasi: questa è una pagina della storia che ha segnato profondamente un territorio, soprattutto quello dell'Appennino, che ovviamente ha pagato a caro prezzo la battaglia avvenuta tra il 1943 ed il 1945, che è stata anche elemento fondante della nostra Repubblica. Però quella lotta di liberazione e soprattutto quelle stragi sono state vili, provocate nei confronti di 24 persone assolutamente inermi, di cittadini normali - come ci ricordava sempre prima la deputata Malavasi - e quindi per noi c'è un tema serio di ricordo e di memoria, perché io penso che il ricordo e la memoria siano il fondamento forte di quello che poi serve per affrontare le sfide del futuro. Lo facciamo, non solo nella terra di Reggio Emilia, ma nella stessa Villa Minozzo, che è il comune in cui rientra la frazione di Cervarolo, che è stato insignito di medaglia d'argento al valor militare proprio per la guerra di liberazione, con una specifica definizione per i sacrifici delle sue popolazioni, le quali, “sottoposte a fiera rappresaglia nemica, non si piegarono sotto il tallone tedesco”, a conferma appunto di quella gloriosa e tragica storia di cui è stato protagonista e che ancora oggi ispira i reggiani e noi che oggi qui vogliamo rappresentare. Dicevo che non c'è quindi, solo ed esclusivamente, una questione meramente economica: c'è una questione di ricordo, c'è una questione ovviamente di giustizia e c'è una questione che ritengo essere estremamente importante. La sua risposta la accogliamo in parte anche in modo positivo, nel senso che sappiamo anche che, dopo questa interpellanza, c'è stata un'iniziativa da parte del Ministero di contatto dell'avvocato di riferimento delle famiglie, un'iniziativa appunto che cercherà - ne siamo convinti -, attraverso quello che lei ci ha risposto e la nuova modulistica, di arrivare, essendo stata la domanda presentata precedentemente all'uscita del decreto, a riprodurre lo stesso materiale, essendoci tutte le caratteristiche - come ricordava giustamente anche qui la collega - perché noi siamo di fronte a una sentenza definitiva. Il Fondo istituito dal Governo Draghi parla chiaramente di sentenza definitiva e qui ci sono tutte le caratteristiche per poter andare a riconoscere i 680.000 euro di risarcimento alle famiglie. Però, Sottosegretaria, la cosa che ci lascia, dal nostro punto di vista, un po' sorpresi - e lo dobbiamo dire - è che, se non ci fosse stata l'interpellanza, quella domanda, quella richiesta del 27 giugno 2023 sarebbe rimasta inevasa, è questo il punto. Oggi il Governo si è mosso ed è venuto in Aula perché c'è stata un'interpellanza, perché abbiamo presentato un'iniziativa di sindacato ispettivo ma, se non ci fosse stata questa iniziativa, ci sarebbe stato molto probabilmente silenzio da parte del Governo e questo silenzio, personalmente, da rappresentante delle istituzioni, posso dire che fa male.

Torno, infatti, a ripetere che non c'è solo ed esclusivamente la dimensione economica del dolore per la perdita di un caro, ma c'è un elemento di fondamento, su cui si reggono i valori della nostra Repubblica e della nostra Costituzione. Questo elemento di silenzio lo ritrovo anche in una risposta che, per l'amor di Dio, è assolutamente corretta - perché non possiamo dire che la sua risposta non sia corretta, seguendo in modo puntuale la differenziazione di tempistica della domanda rispetto al decreto -, però mi sia consentito di dire che è una risposta un po' notarile, troppo tecnica: non c'è nemmeno una parola di cordoglio e di vicinanza rispetto a quell'evento, come se fosse un elemento distaccato, ma lì c'è qualcosa di profondamente e significativamente legato alla storia del nostro Paese, quindi ci saremmo anche aspettati una qualche parola. Non mi riferisco personalmente a lei, Sottosegretaria, però, se prendo gli atti che si sono succeduti, ho l'impressione che questo Governo oggi, rispetto a quel tipo di Fondo e rispetto a quel tipo di iniziativa che è stata introdotta dal Governo Draghi, stia cercando tutte le strade possibili per non addivenire al riconoscimento, da un punto di vista economico, di quei crimini. Consideriamo, per esempio, l'iniziativa messa in campo dall'Avvocatura dello Stato, rispetto a quello che accade anche in situazioni processuali simili a quelle che hanno riguardato Cervarolo, attualmente ancora in corso presso il tribunale di Firenze: prima mette in campo, durante il processo di primo grado, una richiesta di rigetto dell'istanza delle famiglie, appellandosi a pretesti che definirei assurdi, tanto che lo stesso tribunale, a un certo punto, arriva a dire che la posizione dell'Avvocatura si pone in palese contrasto con gli interessi del popolo italiano - questo lo scrive in una sentenza di primo grado - e oggi, sempre l'Avvocatura, fa appello contro la sentenza stessa di primo grado, facendo quindi scattare quell'elemento che riguarda la sentenza definitiva, che è la condizione fondamentale per poter accedere al Fondo. E l'Avvocatura non mi sembra che si muova indistintamente ed indipendentemente dalla volontà o dal volere del Governo. Non dimentichiamoci che, non più tardi di qualche mese fa, non sono stati accolti gli emendamenti utili a far sì che potesse scattare una proroga di qualche mese rispetto al 31 dicembre 2023, proroga sempre concessa nelle precedenti occasioni in cui è stata richiesta, perché comunque si è cercato di andare incontro alle famiglie, essendo comunque molto difficoltose la raccolta degli atti e tutte le indagini storiche da fare per presentare la documentazione necessaria per poter fare questo tipo di iniziativa. Essendoci comunque un Fondo ed uno stanziamento, non si è accolta la richiesta di posticipare e di prorogare la data del 31 dicembre 2023. Quindi, Sottosegretaria, c'è sicuramente - come lei ci fa presente da questo punto di vista - un errore tecnico, una mancanza. Noi le assicuro che faremo in modo di seguire i familiari e l'avvocato perché, attraverso la documentazione che lei ha evidenziato, si possa addivenire a presentare tutto in modo corretto e quindi ci adopereremo a questo fine, però non le nascondo che una certa preoccupazione, per come alcuni atti, anche politici, hanno segnato questi mesi, fa sì che da parte nostra ovviamente ci sia un po' di insoddisfazione per l'iniziativa condotta fino ad oggi rispetto a questo Fondo.

Tuttavia - come ho detto - noi siamo qui, vigileremo e faremo tutto il possibile affinché queste famiglie possano vedersi riconosciute, soprattutto perché vorremmo che non ci fosse più, come è successo fino a oggi, quel silenzio che ha necessitato, da parte nostra, di un'iniziativa di sindacato ispettivo per poter riportare alla luce quei fatti.