10/06/2025
Lia Quartapelle Procopio
Braga
2-00627

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della cultura – Per sapere – premesso che:

   Kamel Daoud, scrittore e giornalista franco-algerino, è atteso in Italia per partecipare a eventi culturali legati alla presentazione del suo ultimo romanzo «Urì», traduzione italiana di «Houris», i vincitore del Premio Goncourt 2024;

   sull'autore pendono due mandati di arresto internazionali emessi dall'Algeria, relativi a presunte violazioni della «Carta per la riconciliazione nazionale» e a un'accusa di utilizzo non autorizzato della storia personale di una donna algerina nel suo romanzo;

   tali accuse sembrano configurarsi come reati d'opinione, sollevando preoccupazioni circa la libertà di espressione e il diritto alla libera circolazione degli intellettuali;

   la presenza di questi mandati nei terminali della polizia italiana potrebbe comportare il rischio di arresto per Daoud al suo arrivo nel nostro Paese, nonostante la natura controversa delle accuse e il suo status di cittadino francese;

   l'editrice Elisabetta Sgarbi ha pubblicamente chiesto al Governo italiano di garantire la sicurezza e la libertà di espressione di Kamel Daoud durante la sua permanenza in Italia –:

   se il Governo italiano sia a conoscenza della situazione giudiziaria di Kamel Daoud e dei rischi connessi alla sua visita in Italia;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che lo scrittore possa partecipare liberamente agli eventi culturali previsti, senza il timore di essere arrestato o estradato;

   se il Governo intenda esprimere pubblicamente il proprio impegno a tutela della libertà di espressione e della protezione degli intellettuali perseguitati per motivi politici o ideologici.

Seduta del 13 giugno 2025

Illustrazione di Lia Quartapelle Procopio, risposta della Sottosegretaria di Stato per l'Interno, replica di Lia Quartapelle Procopio

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Grazie, Presidente. Vorrei portare all'attenzione dell'Aula questa mattina il caso di Kamel Daoud, che è un importante scrittore, intellettuale, giornalista, di nazionalità francese e algerina. Vincitore del più prestigioso premio letterario francese, il Premio Goncourt, lo scorso anno, che è stato invitato in Italia alla rassegna culturale de La Milanesiana per presentare il suo ultimo romanzo “Urì”, pubblicato da una casa editrice italiana. Su di lui pendono due mandati di arresto internazionali emessi dall'Algeria e, secondo quanto risulta da giornali italiani, notizie mai smentite dal Governo, sembrerebbe che questi mandati di cattura nei suoi confronti pesino sulla sua decisione di partecipare alla rassegna letteraria de La Milanesiana.

Daoud è stato condannato per cosiddette presunte violazioni della cosiddetta “Carta per la riconciliazione nazionale” e per avere utilizzato in forma narrativa una vicenda personale reale. A quanto ci risulta, stiamo parlando non di crimini nel senso comune del termine, ma di quelli che in Italia noi classifichiamo come reati di opinione. Non avendo risposte rispetto agli articoli di giornale nati dalla sua vicenda, Kamel Daoud sembrerebbe aver deciso di non venire in Italia, perché teme di poter essere arrestato e portato, estradato in Algeria.

Ora, l'interpellanza di questa mattina dà l'opportunità al Governo di chiarire se c'è una volontà del Governo italiano di procedere all'esecuzione della richiesta di estradizione da parte dell'Algeria. Abbiamo visto in vari casi, a livello internazionale, anche recentemente, che esiste una discrezionalità del potere politico italiano nell'eseguire o lasciar cadere mandati di arresto di questo tipo. Noi abbiamo un Governo che tante volte si è dichiarato difensore dell'Occidente: tra gli elementi costitutivi della nostra identità occidentale c'è la libertà di pensiero, e, quindi, poter dire quello che si vuole, nel rispetto, ovviamente, degli altri, ma poter dire quello che si vuole e non dover, per questo, incorrere in pesanti condanne penali, tanto più se di queste condanne penali viene chiesta un'esecuzione a livello internazionale.

Per cui offro al Governo l'opportunità di chiarire: Kamel Daoud può venire in Italia oppure no? Ribadisco, stiamo parlando di un importante intellettuale francese e algerino. ed è importante chiarire la sua posizione.

WANDA FERROSottosegretaria di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Preliminarmente, si precisa che il Ministero della Giustizia non ha avuto notizie della presenza dello scrittore algerino Kamel Daoud sul territorio italiano, né risultano aperte al momento procedure a suo carico. Si rappresenta che, sulla base della vigente normativa in materia, non essendoci accordi bilaterali di estradizione tra Italia e Algeria, nel caso di avvio di un'eventuale procedura estradizionale passiva nei confronti di Kamel Daoud, la stessa sarebbe regolata dalla cortesia internazionale a condizione di reciprocità.

Si ricorda infine che, ai sensi dell'articolo 13 del codice penale, l'estradizione non è ammessa se il fatto oggetto della domanda di estradizione non è previsto come reato dalla legge italiana e dalla legge straniera e che, ai sensi dell'articolo 698 del codice di procedura penale, l'estradizione non può essere concessa per un reato politico quando vi sia “ragione di ritenere che l'imputato o il condannato verrà sottoposto ad atti persecutori o discriminatori (…) ovvero a pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti”.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Grazie, Presidente. Diciamo, se io fossi Kamel Daoud non mi sentirei proprio sicura, non me ne voglia la Sottosegretaria Ferro.

È vero, Kamel Daoud non si trova in Italia in questo momento, però è noto - anche attraverso questa interpellanza - che è prevista la sua partecipazione, in presenza o da remoto, ad un'importante manifestazione culturale qual è la rassegna letteraria Milanesiana che si terrà a luglio a Pavia. Quindi, non è presente oggi, ma vorrebbe venire in Italia e vorremmo che ci fosse chiarezza sulla possibilità che lui venga in Italia senza che il Governo italiano esegua il mandato penale richiesto dall'Algeria.

La risposta della Sottosegretaria, purtroppo, non fuga, al cento per cento, i dubbi. Nel senso che parte dal presupposto che Kamel Daoud non si trova in Italia, e che al Governo non è noto nessun procedimento a suo carico. Se il Governo italiano volesse garantire, al cento per cento, la sua libertà, la libertà di Kamel Daoud di esprimere le proprie opinioni e di viaggiare in Italia, io, al posto della Sottosegretaria, avrei detto non c'è problema che Kamel Daoud viaggi in Italia perché l'Italia, questo Governo, il vostro Governo, non intende eseguire il mandato nel caso in cui le autorità algerine chiedessero l'esecuzione del mandato.

La risposta della Sottosegretaria, purtroppo, non è così chiara. E purtroppo, diciamo, resta nel vago quando gli elementi fattuali ci sono: la presenza di Daoud è prevista e il mandato esiste.

Ora, ci troviamo in quest'Aula in una situazione molto bizzarra nel senso che in due interpellanze precedenti il collega Toni Ricciardi ha chiesto alla Sottosegretaria che cosa intende fare il Governo nel momento in cui Vladimir Putin si presentasse a un confine terrestre o aereo del nostro Paese. E la risposta che la Sottosegretaria ha dato è stata molto indeterminata. Quindi ci troviamo in una situazione bizzarra in cui il bilancio delle due interpellanze di questa mattina che casualmente trattano, di fatto, lo stesso argomento, dicono che per Putin può essere che venendo in Italia nessuno esegua il mandato della Corte penale internazionale, per Kamel Daoud non si sa se può venire in Italia a fronte del fatto che è stato appunto condannato per un reato di opinione in un Paese, l'Algeria, dove un altro prominente scrittore e intellettuale, Sansal, in questo momento è in carcere con una condanna a 5 anni in un caso che, ancora una volta, è un caso legato a un reato d'opinione. Quindi non è che stiamo parlando di un paese dove queste cose non avvengono. Stiamo parlando di un caso dove un prominente scrittore algerino è già in carcere, con una pesante condanna, e una contesa tra la Francia e l'Algeria per la liberazione di quello scrittore.

Quindi io mi sarei aspettata, sinceramente, un atteggiamento diverso dal Governo. E lo dico con tutta la franchezza possibile, io non condivido tutto quello che Kamel Daoud scrive o pensa. Lo ritengo però un intellettuale molto interessante proprio perché non condivido tutto quello che lui scrive o pensa. E ritengo che sia importante che un Governo che si fa difensore dell'Occidente - la Presidente del Consiglio dei Ministri negli Stati Uniti ha detto che dobbiamo rendere l'Occidente di nuovo grande e che cos'è l'Occidente se non anche la difesa della libertà individuale e della libertà di pensiero -, ecco, vorrei che questo scrittore potesse prendere la parola in Italia.

E su questo io mi sarei aspettata una risposta di carattere politico, una difesa da parte del Governo della possibilità che in Italia venga udita una voce di questo tipo. Che è una voce controversa, ma ben vengano gli intellettuali controversi nel 2025.

Come riusciamo a capire il mondo in una situazione così complessa se non ascoltando e discutendo con persone che hanno dei pensieri eclettici, non normalizzati, complessi, che ci fanno pensare, che ci fanno discutere. Questo è il valore della presenza di Kamel Daoud in Italia e, secondo me, c'è anche un altro valore politico nella sua vicenda. Insomma, il valore politico è proprio questo: cioè, questo Governo è in grado di garantire che sul suolo nazionale italiano sia garantita la libertà di pensiero a tutti, a partire da intellettuali scomodi che ci mettono anche in frizione con qualche Governo amico o presunto tale, oppure no? Per noi viene prima la libertà di pensiero e il valore di chi esprime posizioni complesse oppure per noi vengono prima dei rapporti, il Piano Mattei, il gas, il controllo dei migranti con l'Algeria, cose a cui subordiniamo invece i nostri valori? Questa era l'occasione per il Governo di dire chiaramente e politicamente dove sta. In un mondo agitato e pericoloso in cui tutti agiscono con la forza bruta, l'Italia poteva ergersi a paladino della libertà di pensiero.

Purtroppo la Sottosegretaria, e non ne faccio insomma un suo demerito, nel senso che poi, appunto, lei risponde per alcuni Ministeri, non è strettamente competenza del Ministero dell'Interno, è una questione politica dove io avrei voluto vedere il Ministro della Cultura esprimersi, dove avrei voluto vedere il Ministro degli Esteri e della cooperazione internazionale esprimersi, avrei voluto vedere persino la Presidente del   Consiglio dei Ministri esprimersi. E dire: l'Italia è un Paese libero che accoglie chiunque pensi e, con le parole, con il proprio lavoro intellettuale, mette a disposizione un patrimonio.

Questa risposta, questa mattina, non è arrivata. E ribadisco, se io fossi Kamel Daoud non so se verrei in Italia.

Siccome la Milanesiana si terrà tra pochi giorni, all'inizio di luglio, a Pavia, vedremo se arriverà da parte del Governo una chiarezza più cristallina rispetto a questa vicenda, perché altrimenti, purtroppo, mi tocca di sottoscrivere quello che ha scritto un giornalista importante, Mattia Feltri, su La Stampa.

Mattia Feltri sottolineava come questo Governo è sovranista, cioè dice che in Italia vale il diritto italiano, tranne nel momento in cui si fanno applicare delle leggi di paesi non liberali che però ci servono per delle ragioni di amicizia o di vicinanza, presunta vicinanza, come appunto nel caso dell'Algeria. Cioè che siamo sovranisti finché, cioè che siete sovranisti finché vi conviene. Nel momento in cui si tratta di entrare in urto con un Paese che è un Paese importante, del Mediterraneo, allora forse il sovranismo, il rispetto dei principi, il rispetto delle leggi che vigono in Italia vigono per quasi tutti tranne per i personaggi scomodi. E davvero avete perso un'occasione.

Io spero e consegno alla Sottosegretaria questo - so che lei, insomma, è davvero un collegamento prezioso con l'attività di Governo - le consegno questa richiesta: ci sia una dichiarazione politica chiara, da parte di uno dei Ministri, che tanto si sono spesi per difendere la libertà di pensiero contro lo woke, contro il pensiero unico della sinistra, ma quando si tratta di un intellettuale che non è facilmente incasellabile, né nella sinistra, né nella destra - e lo ribadisco, io non condivido tutte le tesi di Daoud, ma voglio andare ad ascoltarlo insieme ad altri, voglio discutere le sue idee proprio perché ci tiene scomoda - ecco, le consegno la richiesta di avere una dichiarazione chiara, perché altrimenti ci tocca pensare che vale la libertà di pensiero finché questa libertà di pensiero non urta qualcosa o qualcuno, e che quindi il sovranismo è un sovranismo a targhe alterne.