10/07/2019
Antonello Giacomelli
Fiano, Enrico Borghi, Andrea Romano, Bruno Bossio, Berlinghieri, De Filippo, Mor, Quartapelle Procopio, D'Alessandro, Ciampi, Benamati, Serracchiani, Bazoli, Paita
2-00447

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha aperto la prevista procedura di consultazione, che si concluderà il prossimo 19 luglio, in merito alla eventuale proroga per ulteriori due anni del regime di aiuti vigente in tema di energia e ambiente sulla base delle linee guida della comunicazione della Commissione;

   le linee guida, già recepite dall'Italia nel corso dell'anno 2017, intervengono sui criteri per l'accesso ai previsti benefìci di settore con la previsione di avere un consumo annuo almeno di 1 GWh e sono rivolte alle imprese manifatturiere che operano in uno dei settori dell'allegato 3 delle linee guida CE oppure operano in uno dei settori dell'allegato 5 delle linee guida CE con indice di intensità elettrica positivo superiore al 20 per cento;

   nei richiamati allegati, attraverso il codice «nace», sono individuate le singole specifiche lavorazioni del diversi settori manifatturieri;

   sorprende che nell'ambito del settore tessile risulti essere assente il codice ateco 13.30;

   questo codice include il finissaggio dei tessili e degli articoli di vestiario, ossia candeggio, tintura, apprettatura ed attività similari che, in quanto fase del ciclo produttivo del tessuto, ricade pienamente come le altre fasi nella produzione tessile;

   suddetta fase ricade tra l'altro, ferma restando la soglia di consumo, anche nei parametri di forte esposizione alla concorrenza internazionale per intensità energetica;

   in particolare, nei distretti industriali di settore come ad esempio quello di Prato, caratterizzati appunto da una elevata articolazione delle diverse fasi di produzione in singole imprese, l'assenza del richiamato codice nell'elenco delle lavorazioni ammesse al beneficio in questione rischia di ripercuotersi in negativo sull'intero ciclo produttivo e conseguentemente sull'intero distretto, ridimensionandone fortemente la capacità competitiva;

   in base alle criticità riportate la regione Toscana, il comune di Prato e le organizzazioni di rappresentanza del mondo dell'impresa e del distretto hanno deciso di avviare iniziative per sollecitare, nell'ambito della consultazione in atto, la correzione di ciò che appare oggettivamente come quanto meno un errore interpretativo della realtà produttiva o peggio una ingiustizia e che rischia di penalizzare uno dei più importanti distretti produttivi italiani ed europei di settore –:

   in ragione di quanto riportato in premessa, quali iniziative intenda assumere tempestivamente il Governo in sede comunitaria per sostenere le argomentazioni avanzate dalle realtà istituzionali ed economiche del distretto di Prato, al fine di prevedere l'inserimento del richiamato codice 13.30 nell'allegato 3 relativo alla comunicazione in tema di energivori con l'obiettivo di salvaguardare la capacità competitiva di un polo di eccellenza dell'industria italiana ed europea. 

Seduta del 12 luglio 2019

Illustrazine e replica di Antonello Giacomelli, risposta del governo di Michele dell'Orco, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti.

Illustrazione

Grazie, Presidente, la illusro. Signor sottosegretario, con una comunicazione della Commissione, l'Europa ha fissato, nel 2014, il regime degli aiuti alle aziende cosiddette energivore ed ha fissato riferimenti chiari: intanto, la soglia minima di consumo, che è di un gigawattora anno, e due parametri importanti: il primo, l'intensità degli scambi commerciali, cioè l'esposizione dei settori a cui si danno gli aiuti alla concorrenza internazionale; il secondo, la cosiddetta intensità energetica, cioè il costo che il consumo dell'energia ha dentro il processo produttivo, nel costo complessivo di lavorazione.

Alla comunicazione della Commissione si aggiungono due tabelle, chiamate allegato 3 e allegato 5. Sostanzialmente, queste tabelle, recepite dalla Commissione, sono il frutto di un confronto, di un accordo fra le grandi associazioni produttive, manifatturiere degli Stati membri. E cosa sono queste tabelle? Queste tabelle, attraverso i codici ATECO, codici NACE, se si preferisce, identificano i settori, le lavorazioni ammesse al beneficio, cioè che hanno una combinazione di intensità di scambi, di intensità energetica tale da essere ammessi al beneficio. All'allegato 3 si riferiscono settori che hanno il 10 per cento di intensità di scambi, il 10 per cento di intensità energetica, oppure il 4 per cento degli scambi e il 20 per cento di intensità energetica o, infine, l'80 per cento di intensità degli scambi, il 7 per cento di intensità energetica. Le imprese che rientrano in questi codici sono direttamente ammesse al beneficio, a patto, naturalmente, di rispettare la soglia di consumo.

All'allegato 5 si parla di settori per i quali l'intensità di scambio è prevista al 4 per cento, ma le imprese che operano in questo settore devono dimostrare l'intensità energetica pari almeno al 20 per cento per essere ammesse al beneficio.

In Italia, sopravvive un regime di aiuti diverso da questo, fino al 2017: un regime, cioè, fondato sul valore del consumo assoluto di energia, con una soglia di 2,4 gigawattora. È il Governo Gentiloni, con la riforma del 2017, ad allineare il nostro Paese al regime europeo. In quel momento, noi ponemmo immediatamente, il Governo Gentiloni pose immediatamente la necessità di una rivisitazione degli allegati 3 e 5, alla luce della realtà specifica del nostro Paese, fatta più di piccole imprese, di sistemi distrettuali, che non di grandi gruppi produttivi. La Commissione rinviò al momento di una consultazione, da aprirsi entro due anni, questa valutazione. Ora la Commissione ha aperto una consultazione per raccogliere valutazioni e indicazioni finalizzate a prorogare questo regime degli aiuti.

Io pongo un problema generale di attivazione del Governo, perché immagino che vi siano molti settori nei quali è necessaria una rivisitazione, ma pongo, in particolare, un problema specifico, che riguarda il distretto tessile di Prato. Negli allegati 3 e 5 vi sono codici relativi al tessile - la preparazione di fibre tessili, la filatura, la tessitura -, ma mancano alcuni di questi codici e, in modo specifico, manca il codice 13.30 relativo alla nobilitazione, alla definizione, al finissaggio, che è una fase importante della lavorazione.

Qual è il punto? Il punto è che la realtà del distretto di Prato è caratterizzata da una elevatissima articolazione del processo produttivo, per cui ad ogni fase della lavorazione corrisponde, di fatto, uno specifico e diverso opificio, una diversa azienda. Allora, non ha senso misurare l'intensità degli scambi delle fasi intermedie, delle fasi che non hanno un diretto accesso al mercato. Nel momento in cui si riconosce che il prodotto del distretto tessile è esposto alla concorrenza internazionale e ha necessità di tutela, non ha senso che la misura si applichi ad alcune delle fasi di lavorazione e non ad altre.

Quindi, noi che cosa chiediamo al Governo? Intanto, diciamo al Governo che si sono attivate immediatamente l'amministrazione comunale, la regione, la Confindustria locale per partecipare in modo attivo alla consultazione e far correggere questa anomalia e reinserire tutti i codici della lavorazione tessile. Chiediamo al Governo il sostegno alle ragioni del distretto di Prato e l'attivazione di tutti i canali necessari a portare a buon fine l'operazione.

Il mancato beneficio ad una fase di lavorazione, di fatto, si ripercuote sull'intero distretto, evidentemente, quasi annullando l'effetto positivo che, finalmente, la riforma degli energivori aveva portato. È per questo che è fondamentale l'iniziativa del Governo.

Guardi, signor sottosegretario, noi non chiediamo il riconoscimento di un trattamento di favore, chiediamo un ragionamento di equità: se il tessile, come tale, è riconosciuto come un settore esposto alla concorrenza - naturalmente, a patto che rispetti intensità energetica e soglia di consumo - e, dunque, meritevole degli aiuti, bene allora ci si attivi perché si corregga una errata interpretazione della realtà che è avvenuta nella predisposizione di queste tabelle.

Il distretto di Prato conosce bene il tema della progressività dei percorsi e della pazienza: ha pagato per lunghi anni un'interpretazione, in Italia, del sistema di aiuti agli energivori che penalizzava il distretto. Ha pagato e sta pagando una concorrenza che non è solo esterna alla Comunità europea, ma interna da parte di altri Stati membri; una concorrenza sleale che non ha gli stessi oneri, che non rispetta gli stessi parametri, che non ha gli stessi vincoli. Dunque, conosciamo bene la pazienza nei percorsi progressivi di costruzione di condizioni di parità nella produzione e nella concorrenza, ma siccome questa norma c'è, siccome queste misure si ipotizzano prorogate per due anni, crediamo che sia l'occasione per fare un gesto che non è un apprezzamento a un territorio o a una regione particolare, ma è un gesto che va nell'interesse generale del Paese, perché il distretto tessile di Prato - parliamo, in questo caso, di circa 500 aziende che sono interessate alla questione che sto ponendo - è uno dei punti di forza nel sistema produttivo nazionale e ha una sua specificità di valore riconosciuta nella dimensione internazionale. È dunque necessario a nostro avviso, e questo chiediamo, che il Governo si attivi a sostegno delle ragioni, delle buone e fondate ragioni che le istituzioni locali e Confindustria locale stanno manifestando.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con l'atto in discussione, gli onorevoli interpellanti richiedono quali siano le iniziative che il Ministero dello Sviluppo economico compirà in merito al regime comunitario di aiuti in tema di energia e ambiente, con particolare riferimento a specifiche attività nell'ambito del settore tessile. Premesso che lo scorso 14 maggio la Commissione europea ha avviato la procedura di consultazione sulla disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell'ambiente e dell'energia 2014-2020, per verificare se le norme in vigore siano ancora idonee allo scopo ai fini della proroga della validità delle stesse di ulteriori due anni, preme specificare in questa sede che il Ministero dello Sviluppo economico intende fornire il proprio contributo alla consultazione e inserirsi in questo processo di revisione.

Ciò sarà effettuato sulla base delle evidenze di questi anni di applicazione della disciplina di cui si discute. Pertanto, saranno messe in luce tutte le eventuali criticità rinvenute, anche in considerazione delle peculiarità nazionali, nonché delle esigenze di determinati settori, tra cui quello dell'energia e senz'altro quello del tessile. Da quanto finora emerso nell'ambito dell'attuazione della misura energivori nazionale, infatti, si evidenzia che alcuni settori, affini a quelli ricompresi negli allegati 3 e 5 della disciplina, non risultano ammissibili alle riduzioni sui costi per il finanziamento delle fonti rinnovabili di energia, in quanto non sarebbero inclusi nei suddetti allegati. Tuttavia, i citati settori risultano comunque esposti alla concorrenza internazionale e le imprese che vi operano svolgono un'attività ad intensità elettrica elevata, analoga a quella di settori inclusi.

Tra questi, sono da considerarsi anche le lavorazioni del tessile, come segnalato appunto dagli onorevoli interpellanti. Pertanto, tenuto conto che la consultazione mirata al settore energia è ancora in corso, si rappresenta che il Mise sta inviando una serie di osservazioni, compresa quella di integrare i codici NACE, attualmente non ricompresi nell'allegato 3, per ricomprendervi settori attualmente non inclusi dalla Commissione, fornendo adeguata evidenza con dati oggettivi che giustifichino l'inserimento del codice Ateco 13.30 nell'allegato 3 delle linee guida sugli aiuti di Stato in materia di energia e ambiente.

Successivamente, la Commissione dovrà valutare la validità della suddetta richiesta. Ciò detto, voglio ricordare, oltre all'intervento nella procedura di consultazione posta in essere dalla Commissione europea, nei termini che poco fa ho citato, che il Ministero dello Sviluppo economico sta compiendo una serie di iniziative, tutte volte a dare sostegno alle imprese operanti nel settore energetico, nonché in quello tessile. Tra queste, quindi, voglio ricordare il decreto “semplificazioni” e il decreto “crescita”, con cui, da ultimo, si è dato un forte impulso alla ripresa economica del Paese, in un momento di congiuntura economica internazionale sicuramente difficile. Da ultimo, si rappresenta che è in corso di predisposizione un nuovo DDL in materia di energia, in cui si continuerà a cavalcare l'onda dello sviluppo in tale settore e a trovare soluzioni immediate, anche normative, alle problematiche rappresentate dalle imprese di settore. Questo Governo, infatti, è dalla parte delle imprese, nonché dei loro lavoratori, ed intende in tutti i modi possibili salvaguardare la capacità competitiva dei poli di eccellenza dell'industria del nostro Paese.

Replica

Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta e dell'impegno che il sottosegretario manifesta a nome del Governo. Io non dubito che alle parole faranno seguito i fatti; d'altronde, le questioni sono facilmente verificabili. La consultazione termina il 19 luglio, quindi vi è un'urgenza e una rapidità che consente anche di misurare lo sforzo di ciascuno. Tuttavia, l'impegno che il sottosegretario ha assunto di rappresentare e sostenere le ragioni dell'inserimento del codice 13.30 e degli altri relativi al tessile nelle tabelle è soddisfacente, e non dubito che Confindustria, le altre associazioni economiche locali, le realtà interessate in queste stesse ore forniranno o concorreranno a fornire al Ministero dello Sviluppo economico tutti gli elementi a sostegno della tesi, in modo da svolgere un'azione coordinata ai fini dell'ottenimento. Naturalmente, credo che sarà questa la sede in cui potremo valutare, al termine di questo percorso, che conosce la consultazione, conosce l'interlocuzione fra gli Stati membri, che conosce l'intervento attraverso i settori e le commissioni tecniche che operano a Bruxelles, e che dunque andrà costruito e coordinato insieme, e fare un bilancio dell'azione svolta nella questione che riguarda il tessile, ma, più in generale, nell'adeguare quegli allegati realizzati prima che l'Italia adeguasse il proprio sistema a quello europeo per valutare come Parlamento e Governo, oltre alle realtà economiche interessate, siano riusciti a far valere le ragioni dell'interesse generale del Paese.