I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:
da quanto si apprende da notizie di stampa una professoressa di lettere del liceo scientifico Moro di Reggio Emilia avrebbe consegnato ai propri studenti di quinta materiale didattico di stampo revisionista, in particolare, sulla Resistenza, definita «un'invenzione», con uno spregevole attacco alle donne partigiane che, a suo dire, non sarebbero mai esistite;
avrebbe, inoltre, proposto un inaccettabile stravolgimento ideologico dei temi e degli obiettivi «green» dell'Agenda 2030, elaborata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 2015, definendoli «strumenti di manipolazione e controllo»;
come si apprende sempre dai quotidiani, non sarebbe la prima volta che la docente si lascerebbe andare a prese di posizione molto gravi e basate su inquietanti falsi storici suscitando la comprensibile indignazione non solo della comunità scolastica, ma dell'intera comunità reggiana;
nella mattinata del 6 giugno 2024, numerosi insegnanti del liceo hanno pubblicamente preso le distanze dai volantini, definiti «negazionismo storico»;
mentre il dirigente scolastico sta svolgendo approfondimenti per accertare l'accaduto, l'Ufficio scolastico provinciale attende l'esito dell'indagine interna per esprimersi;
si tratta di una vicenda molto grave che nulla ha a che fare con la presunta libertà di pensiero e sviluppo del senso critico – invocati dalla docente – ma con la diffusione agli studenti di materiale didattico che contiene teorie revisioniste e negazioniste e palesi falsi storici;
il Ministro interpellato nel corso del suo incarico è stato molto solerte nell'indirizzare alle scuole letture sui fatti più importanti della storia e nel disporre accertamenti ed ispezioni a vari istituti scolastici del Paese –:
quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda attuare al fine di svolgere tutti gli approfondimenti del caso affinché sia valutato l'operato della docente.
Seduta del 14 giugno 2024
Illustrazione di Irene Manzi, risposta della Sottosegretario di Stato all'Istruzione e al merito, replica di Ilenia Malavasi
IRENE MANZI, La ringrazio, signor Presidente. Illustro l'interpellanza. La ringrazio e saluto la Sottosegretaria presente. Con le colleghe Braga e Malavasi, abbiamo sentito l'urgente necessità di presentare un'interpellanza rispetto ad un fatto - molto grave, a nostro avviso - che si è realizzato a Reggio Emilia presso il liceo scientifico “Aldo Moro”. Molto grave perché una docente ha distribuito tra gli studenti della classe quinta del materiale didattico non solo discutibile, ma dal contenuto decisamente grave, di stampo revisionista, che mette in discussione non solo il ruolo e l'importanza della Resistenza nella costruzione del percorso e del processo identitario, democratico e repubblicano del nostro Paese, ma mette in discussione anche il ruolo delle donne all'interno della Resistenza, considerandolo quasi “un'invenzione” della storia.
Questo materiale, queste frasi deliranti, mi si passi il termine, erano unite anche ad un profondo stravolgimento dei contenuti, dei princìpi e degli obiettivi dell'Agenda 2030, prodotta dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015, definiti addirittura strumenti di manipolazione e di controllo. Noi pensiamo che questo tipo non solo di materiale didattico, ma di idee che vengono propagandate, in questo caso, all'interno di una scuola, tra gli studenti, siano idee molto, molto gravi e pericolose. Proprio per questo, tra l'altro, alla diffusione di questo materiale ha fatto seguito anche una reazione molto ferma e molto decisa da parte dei colleghi stessi della docente, che non sembra nuova, devo dire, a questo tipo di dichiarazioni e affermazioni.
Docenti che si sono non solo, ovviamente, dissociati dalle parole e dal contenuto del materiale diffuso dalla loro collega, ma che hanno, in questo caso, condannato in modo molto fermo il materiale stesso. Il dirigente scolastico risulta avere avviato una serie di approfondimenti e di verifiche. E noi, in questa sede, vogliamo sapere, attraverso la nostra interpellanza, quali saranno le azioni che l'Ufficio scolastico e il Ministero, tramite l'Ufficio scolastico, intenderanno porre in essere.
Perché? Perché noi riteniamo che quelle affermazioni siano gravi in via generale e lo sono ancora di più, tra l'altro, in una città come Reggio Emilia, che ha pagato un prezzo molto doloroso e molto pesante alla lotta di liberazione nazionale. Cito su tutti, in questo caso, l'esempio fulgido dei fratelli Cervi, l'esempio importante di divulgazione della storia e della memoria che Casa Cervi, tra l'altro, fa quotidianamente e costantemente in quei territori. Reggio Emilia è medaglia d'oro al valor militare e, quindi, queste parole hanno risuonato in maniera ancora più dirompente e ancora più forte in una realtà che si fonda sull'antifascismo. La docente ha difeso il proprio operato, dicendo che mira, in realtà, a diffondere il pensiero critico tra gli studenti. In realtà, la Resistenza non è un'opinione, mi verrebbe da dire; la Resistenza è un pilastro e un fatto fondativo della nostra storia democratica e repubblicana, la Resistenza è l'antifascismo in questo caso.
Quindi, proprio per questo motivo riteniamo che questo tipo di azioni non possano essere fatte passare sotto silenzio e meritino e necessitino un approfondimento, proprio perché alla docente, che definisce, appunto, la sua come un'azione che mira a diffondere il pensiero critico, mi verrebbe da rispondere proprio con le parole, con le frasi di Alcide Cervi, il padre dei fratelli Cervi: “Mi hanno sempre detto: tu sei una quercia che ha cresciuto 7 rami e quelli sono stati falciati e la quercia non è morta. Ma guardate il seme, perché la quercia morirà e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo”. È l'ideale, appunto, che fonda, in questo caso, il valore che si dovrebbe far conoscere, anzi, e divulgare tra le più giovani generazioni, per spiegare quella che è stata la storia del nostro Paese, quella che è stata la terribile occupazione nazifascista che le nostre terre e i nostri comuni hanno vissuto, con le stragi nazifasciste che tanti luoghi d'Italia in quegli anni terribili hanno vissuto, e l'esperienza, ancora prima, della dittatura fascista.
Poi, c'è un altro fatto molto grave che quel materiale che è stato diffuso in realtà realizza, cioè la messa in discussione del grande contributo che le donne partigiane hanno dato alla Resistenza, dicendo, appunto, che sarebbe quasi un fotomontaggio, una invenzione degli eserciti alleati, che le hanno costruite ad arte. Anche qui mi appello alla storia e mi appello ai numeri, in questo caso: sono state 35.000 le donne partigiane e 70.000 hanno fatto parte dei gruppi di difesa della donna; 4.653 donne furono arrestate, 2.812 furono fucilate e impiccate, 1.070 caddero in combattimento e 19 furono insignite della medaglia d'oro al valor militare. Sono tutte riunite sotto quella frase di Tina Anselmi, una di loro, tra l'altro, convinte del fatto che per cambiare il mondo bisognava esserci e loro ci furono e non furono in alcun modo un'invenzione della storia. Furono delle combattenti, contribuirono attivamente a quello che sarebbe stato poi il percorso che sulle spalle e nei visi delle 21 costituenti avrebbe consentito un passo di emancipazione, un passo profondo in avanti nella storia del nostro Paese.
Ebbene, di fronte a queste parole noi avremmo voluto assistere, per la verità, a una condanna anche abbastanza ferma del Ministro Valditara, che del resto è sempre piuttosto solerte nell'intervenire quando si tratta di ispezioni o di azioni rispetto a singole scuole, come abbiamo visto nella vicenda, che è stata oggetto, tra l'altro, di una interpellanza qui in Aula, dell'istituto Iqbal Masiq, di Pioltello, dove addirittura ha iniziato un'azione abbastanza veemente anche nei confronti di quel dirigente scolastico che ha ricevuto tra l'altro, a seguito delle polemiche e della propaganda anche politica che si è costruita, minacce gravi e pesanti che hanno minato la serenità di quella comunità scolastica. Di fronte a questo noi avremmo voluto leggere una dichiarazione di ferma condanna da parte del Ministro, magari in linea anche con le parole che il dirigente scolastico di quell'istituto ha pronunciato, dicendo proprio che stava operando non solo i doverosi approfondimenti per accertare quanto accaduto ma soprattutto volendo cogliere l'occasione per condannare fermamente il contenuto inaccettabile di quei fogli, ribadendo con chiarezza l'altissimo valore della Resistenza e il contributo dato dalle donne quale elemento fondante della Costituzione e della Repubblica italiana, riconoscendo altresì l'antifascismo come principio in cui il liceo Aldo Moro si riconosce da tempo.
Noi avremmo voluto sentire parole analoghe da parte del Ministro e, invece, abbiamo purtroppo letto soltanto un tweet stizzito sul profilo del Ministro stesso, che, in polemica con la FLC CGIL che aveva chiesto una presa di posizione netta in merito, ha risposto che non abbiamo bisogno degli inviti offensivi, strumentali e denigratori della CGIL per intervenire a difesa della verità storica e della Costituzione repubblicana. Però, avremmo voluto sentire, magari, più che una reazione un'azione e, quindi, una difesa dei valori costituzionali.
Avviandomi alla conclusione, pensiamo che questo tipo di azioni vadano fermamente e severamente stigmatizzate all'interno delle scuole e all'interno degli istituti, diffondendo e divulgando quello che è il valore e il contenuto della nostra storia. Il Ministero stesso ha avviato e rinnovato un protocollo con l'istituto “Parri” in questo senso, che è fondamentale e importante per l'azione di memoria rispetto alle generazioni più giovani e non soltanto rispetto ad esse. Però, non possiamo fare a meno di notare una cosa, ossia che è in atto una profonda sottovalutazione di quelli che sono fatti tragici della nostra storia e, purtroppo, lo abbiamo visto all'opera anche in queste ultime ore all'interno di quest'Aula. Abbiamo visto delle violente aggressioni e abbiamo visto sottovalutazioni pesanti di azioni - e l'abbiamo visto, purtroppo, anche nella recente campagna elettorale che ha segnato le elezioni europee - di squadre come la Xa MAS. Noi pensiamo che certi atti e certe pagine della storia vadano conosciuti e ne vadano riconosciuti, appunto, il senso e le conseguenze che essi hanno prodotto.
Proprio per questo, attraverso l'interpellanza che abbiamo voluto presentare, noi vorremmo sapere davvero dal Ministero come si stia attivando e come si stia muovendo e, magari, vorremmo sentire anche da parte del Ministro - e di questo spero che la Sottosegretaria si farà parte attiva - delle parole di condanna ferma e netta rispetto a materiale inqualificabile che è stato trasmesso, che è stato diffuso tra gli studenti e rispetto a ogni atto che sia diretto, in qualche modo, a sminuire il valore della nostra storia e della memoria fondativa della nostra Repubblica, proprio perché - e torno a ribadirlo - la Resistenza e la lotta di liberazione nazionale non sono un'opinione, che può essere oggetto o meno di senso critico in questo caso, ma un pilastro fondativo che le stesse frasi che sono riportate alle sue spalle, all'interno di quest'Aula, ci ricordano ogni giorno e in ogni momento, come monito perenne di quella che è la nostra storia, di quello che è quel seme, a cui faceva riferimento proprio Alcide Cervi, su cui poggiano le nostre istituzioni.
PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli colleghi per questa interpellanza. In merito alla vicenda del liceo scientifico “Moro” di Reggio Emilia rispondo con gli elementi forniti dall'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna. Il dirigente del liceo in argomento, in data 5 giugno scorso, ha provveduto a inviare segnalazioni all'ufficio territorialmente competente di quanto verificatosi nella giornata precedente in una classe quinta, nella quale la docente di italiano avrebbe diffuso un volantino dai contenuti negazionisti nei confronti di alcuni aspetti della Resistenza italiana e contenente un'aperta sconfessione degli obiettivi previsti dall'Agenda 2030. Conseguentemente, ritenendo che dalla condotta della docente potessero emergere possibili elementi di rilevanza disciplinare, è stato avviato il relativo procedimento, con audizione a difesa fissata nei termini normativi prescritti. Al contempo il dirigente ha ritenuto opportuno procedere alla sostituzione della docente quale commissario interno degli esami di Stato. Inoltre, il dirigente scolastico ha pubblicamente preso le distanze dall'iniziativa intrapresa dalla docente mediante una dichiarazione resa alla stampa locale, con la quale ha ritenuto di esprimere il suo disappunto per l'operato della stessa.
Concludo rassicurando sul fatto che, come testimoniano le attività già svolte dagli organi competenti, il sistema scolastico contiene già al suo interno le procedure necessarie a garantire agli studenti il rispetto della costituzionale libertà di insegnamento.
ILENIA MALAVASI, Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria, anche se non posso ritenermi soddisfatta e ne spiego il motivo. Io credo che abbia operato benissimo il dirigente scolastico, il professor Cenini, che, già come ricordava la collega Manzi, immediatamente ha condannato e ha stigmatizzato il comportamento e le azioni messe in campo dalla docente, l'abbiamo letto tutti a mezzo stampa e ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con lui essendo io del territorio di Reggio Emilia, così come ha fatto benissimo l'ufficio scolastico territoriale e provinciale ad attivarsi per un procedimento interno nel supportare anche questa attività del dirigente scolastico, e bene ha fatto il dirigente scolastico a sostituire per gli esami di Stato la docente, visto che il fatto è accaduto comunque alla fine dell'anno scolastico e non ci sarebbero stati altri spazi nell'anno stesso per intervenire con altri tipi di sanzioni. Quello che mi dispiace è non sentire, nemmeno oggi, nella risposta che ha dato la Sottosegretaria, che ovviamente ringrazio, una condanna rispetto a quanto è successo in quella scuola, che è una cosa ben più importante rispetto a una sanzione amministrativa rispetto al comportamento della docente.
Riprendo alcune cose che molto correttamente la collega Manzi, che ringrazio, ha illustrato, perché non può essere che la condanna venga solo dal dirigente scolastico, dall'ufficio scolastico, dagli studenti, che hanno allertato il proprio dirigente, e dai docenti di quella stessa scuola, che hanno condannato e hanno preso le distanze da quel comportamento, perché deve essere il Ministro che dice una parola chiara rispetto a quanto è successo, anche perché siamo, infatti, abituati a vedere un Ministro che interviene nelle nostre scuole, che prende posizione nelle nostre scuole contro fatti, che dal suo punto di vista, non rispettano coerentemente i parametri e i confini nei quali, comunque, le nostre scuole si devono muovere. Dico questo perché distribuire materiale didattico che attacca l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sostenendo che non avrebbe come reale obiettivo sostenere lo sviluppo sostenibile, ma sostenere le vaccinazioni forzate, controllare le risorse, razionalizzare l'acqua, utilizzare la scuola come strumento di massa, significa diffondere affermazioni gravi, ancor più gravi se, in aggiunta, si tende a definire la Resistenza, come ha ricordato la collega, un'invenzione. Riporto, qui, in quest'Aula che cosa c'era scritto in quel volantino; apro le virgolette e riporto testualmente. Si chiede: “Partigiane ne abbiamo? No, pare proprio di no ed allora che si fa? Si prendono tre tizie - neanche tre donne, tre “tizie” - e le si arma per fare la foto (…): la prima a destra ha un fucile forse un po' troppo lubrificato e perciò ha un fazzoletto o un giornale per non sporcarsi (…). Quella al centro, non sapendo come impugnarlo, decide di trascinare il fucile come se fosse un ombrello (…). Bella foto che conferma una Resistenza nata dopo l'8 settembre del ‘43, pagata dagli Alleati, inventata come questa foto”. È evidente che l'assunto di questa docente è che la Resistenza sia stata fondamentalmente una creazione degli Alleati e da loro finanziata.
Si tratta di una affermazione assolutamente inaccettabile ed è gravissimo che venga fatta da un insegnante, perché è come un tentativo di revisionismo, di riscrittura della storia - così anche i docenti l'hanno descritta -, un esercizio sbagliato, che va condannato senza tentennamenti e il primo che la deve condannare è il Ministro che giura sulla nostra Costituzione, che è nata dalla guerra di liberazione e dalla Resistenza.
Sappiamo bene come Reggio Emilia abbia dato un contributo importante a quella lotta di resistenza, alla liberazione del nostro Paese e sappiamo bene che la storia della nostra Repubblica è una sola, è quella di una Repubblica scelta dai suoi cittadini con un referendum a seguito del quale è stata scritta la nostra Carta costituzionale, nata dalla Resistenza. Lì, c'è il cuore della nostra Repubblica; nella difesa dei valori costituenti e della nostra Resistenza c'è il cuore della nostra storia, di un'Italia antifascista, che nasce dalla nostra Costituzione. Questo è il perimetro dei valori che dobbiamo insegnare ai nostri giovani e un insegnante ha il diritto e il dovere di esercitare la propria missione educativa, nel rispetto delle leggi dello Stato e della sua e della nostra storia.
Dico questo, perché la vicenda ha colpito, non solo, la comunità scolastica, ma l'intera comunità reggiana che, come ho detto, ho l'onore di rappresentare in quest'Aula. Avrei voluto sentire parole ferme dal Ministro, proprio perché l'abbiamo sempre visto, come diceva giustamente la collega Manzi, molto solerte ad intervenire, ben al di là e intervenendo anche sull'autonomia scolastica per altri fatti. La collega ha già ricordato quanto è successo, e abbiamo discusso anche in quest'Aula della scuola Iqbal Masih di Pioltello, quando un istituto scolastico nelle vesti del consiglio d'istituto aveva deciso, un anno fa, di deliberare un giorno di chiusura nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica. Tanta solerzia aveva generato una grancassa mediatica che ha messo in pericolo il dirigente, che è stato minacciato, e la serenità di un'intera comunità scolastica. Ma, forse, l'autonomia scolastica vale a fasi alterne o a convenienza, oserei dire, anche perché abbiamo visto lo stesso atteggiamento del Ministro riguardante il liceo Leonardo da Vinci di Firenze, quando ha pubblicamente censurato con toni intimidatori la lettera della dirigente scolastica che voleva spronare i suoi studenti a non essere indifferenti rispetto alla violenza che portò al fascismo. La dirigente, anche in questo caso, è stata biasimata, mentre non è stata pronunciata una sola parola contro l'aggressione di Azione Studentesca ai liceali, che hanno spinto poi la preside a muovere quella riflessione.
Il Ministro ha definito, infatti, quella lettera del tutto impropria; si è dispiaciuto di leggerla. Cito testualmente: “Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l'atteggiamento dovesse persistere, vedremo se sarà necessario prendere misure”. Quindi, mi chiedo se non sia questa un'iniziativa strumentale che esprime una politicizzazione grave della nostra storia, molto più grave del fatto a cui il Ministro fa riferimento. E in questo caso non ha sentito il dovere etico e morale di intervenire per condannare questi fatti? La politicizzazione a cui il Ministro fa riferimento si verifica solo quando si affrontano temi che lui non condivide? E per il Ministro - mi chiedo - va bene censurare un esercizio attento alla memoria, un discorso civile rivolto ai giovani, a cittadini in formazione, ma non va bene censurare pubblicamente una docente che dice che la Resistenza è un'invenzione e che le partigiane non sono mai esistite, una docente che rilancia tesi complottiste e paccottiglia negazionista e revisionista?
Lo avrei chiesto volentieri al Ministro e mi scuso con la Sottosegretaria che ascolta le nostre riflessioni. Tramite lei, ovviamente, sono certa che le nostre domande non rimarranno inascoltate. Mi spiace davvero non averglielo potuto chiedere, perché noi abbiamo bisogno di capire se il Ministro ha intenzione con equità di tutelare sempre la nostra comunità scolastica, le nostre scuole pubbliche, il ruolo prezioso che svolgono i dirigenti, che sono i suoi principali collaboratori. Il Ministro pare scelga, di volta in volta, di scegliere; pare scelga, di volta in volta, se una scuola merita o non merita la sua attenzione e quale tipo di attenzione, se un docente merita o no un'ispezione, una lettera di biasimo, una lettera di richiamo, insomma, reazioni dettate da convinzioni ideologiche e politiche del Ministro.
Mi domando francamente se tutto ciò sia possibile in un Paese democratico e che riflessi abbia questo atteggiamento nell'organizzazione della nostra scuola. Purtroppo, fino a pochi anni fa non si sarebbe fatto, non si sarebbe sentito. Nessuno avrebbe avuto l'ardire di professare revisionismi pseudo fascisti di questa natura. Evidentemente, oggi, c'è più coraggio, perché si è creato un clima favorevole nel nostro Paese. Lo ricordo, però, ancora una volta: la nostra è una Costituzione ed è repubblicana e antifascista e lo sarà per sempre. Non è corretto parlare di libertà di pensiero e di parola in questo caso, qui si parla di libertà di dire scempiaggini, di dire sconcezze, di dire falsità. Da un Ministro della Repubblica che ha giurato sulla Costituzione questo mi sarei aspettata: una difesa senza tentennamenti delle nostre radici democratiche, per un Paese che deve avere una memoria sempre più limpida e sempre più forte.
La memoria, infatti, non è una camicia di forza, è un pensiero vivo, vivificante, è una chiave importante per guardare al futuro, è uno strumento per insegnarci quali sono le parole e i valori che devono contare e sta prima di tutto al Ministro e, ovviamente, a tutti noi cittadini, prenderci la responsabilità della nostra storia repubblicana. La scuola ha bisogno di un Ministro - e concludo - che promuova il rispetto, il dialogo e la conoscenza. Non posso, quindi, in questa occasione ringraziarlo e mi dispiace molto non aver sentito altro, anche in questa risposta, se non un'informativa tecnica su procedimenti correttissimi, e ringrazio, ancora una volta, il dirigente Cenini e il responsabile dell'ufficio scolastico territoriale di Reggio Emilia, il professor Bernardi per essersi attivati immediatamente. Ma non ci accontentiamo, continueremo a sollecitare, a vigilare sull'azione del Ministro, perché la cura della memoria e della nostra storia non può essere affidata solamente a studenti, a docenti, a un'intera comunità che, per fortuna, ha avuto il coraggio, in modo compatto, di reagire per difendere la nostra storia, su cui si fonda la nostra Repubblica.