09/03/2022
Susanna Cenni
Serracchiani, D'Elia, Incerti, Quartapelle Procopio, Nardi, Sensi, Braga, Ciagà, Mura, Morani, Bruno Bossio, Pellicani, Sani, Fragomeli, De Filippo, Morassut, Madia, Gribaudo, Boldrini, Frailis, Fiano, Pizzetti, Di Giorgi, Ianaro, Ciampi, Pollastrini, Carnevali, Bonomo, Schirò, Luciano Cantone, Casu, Cantini, Soverini
2-01442

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che a Vallerotonda (in provincia di Frosinone) una allevatrice, e in particolare una pastora di nome Assunta Valente, subisce da due anni minacce e danni;

   la sua azienda avrebbe infatti riportato numerosi danneggiamenti di origine dolosa tra cui l'abbattimento di palizzate, gomme del trattore squarciate, tubature spezzate, recinti abbattuti, animali (oltre venticinque mucche) avvelenati e spariti, otto cani uccisi con il veleno e persino un avvertimento con la testa di una agnellina conficcata su un palo. L'ingresso dei suoi terreni, per i quali paga regolarmente l'affitto, verrebbero inoltre resi impraticabili, da ignoti, per impedire il pascolo;

   sempre secondo la stampa la pastora verrebbe denigrata e diffamata da alcuni personaggi della comunità locale: è stata infatti accusata di «essere pazza, esaurita, di inventarsi fandonie per i giornalisti, di non sapersi occupare degli animali perché il suo non è un mestiere per donne»;

   si tratterebbe quindi di intimidazioni gravissime e continue sulle quali, secondo i media, «peserebbe l'ombra inquietante della mafia dei pascoli, quel fenomeno che vedrebbe grandi aziende occupare vaste aree di terreni con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l'effettiva attività di pascolo degli animali»;

   all'origine di tali persecuzioni vi sarebbe quindi la volontà di ignoti di ottenere, attraverso reati e truffe, fondi dell'Unione europea per i pascoli estesi e l'allevamento brado: risorse pubbliche che dovrebbe sostenere le realtà agropastorali ancora presenti sul territorio ma che avrebbero invece favorito una corsa senza precedenti all'accaparramento di terreni da pascolo;

   questa tesi sembra essere sostenuta anche dalle Forze dell'ordine, dopo le denunce di Assunta Valente, secondo le quali l'obiettivo delle minacce e dei danneggiamenti sarebbe proprio quello di indurre la donna ad andare via e abbandonare i terreni da pascolo;

   se in passato la presenza femminile nella pastorizia era concentrata soprattutto al Nord, negli ultimi anni molte donne hanno riscoperto tale attività e sono oggi numerose le titolari di aziende zootecniche al Centro e anche al Sud e sulle isole. Le donne, secondo recenti indagini, hanno dato a tale mestiere un'accezione moderna coniugando l'allevamento anche con la cura e il benessere animale, promuovendo al tempo stesso il ripopolamento di zone marginali e la presenza di vivaci comunità negli insediamenti montani;

   per la sua attività Assunta Valente ha ricevuto numerosi riconoscimenti, ha preso parte a documentari tematici ed è stata nominata ambasciatrice del suo territorio in occasione del III Forum nazionale Agroecologia circolare di Roma;

   è quindi necessario contrastare ogni tipologia di sopraffazione condizionata da retaggi culturali arcaici e misogini che ancora oggi, in alcune zone del Paese, trovano purtroppo terreno fertile; si tratta di una mentalità diffusa, figlia di un pastorismo patriarcale, che vede in esperienze di vita e professionali come quella di Assunta Valente esempi intollerabili, da abbattere con ogni mezzo;

   salvaguardare le attività e le esperienze come quelle di Assunta Valente significa, infatti, non solo contrastare le discriminazioni di genere e tutelare il lavoro, l'incolumità e dignità della donna ma anche garantire il presidio dei territori, la cura dei pascoli e la preservazione della biodiversità –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per tutelare l'incolumità e l'attività lavorativa nello specifico di Assunta Valente e delle donne pastore nel nostro Paese;

   se non ritengano necessario monitorare l'assegnazione dei fondi europei per la transumanza sul territorio nazionale al fine di contrastare e prevenire eventuali frodi.

Seduta dell'11 marzo 2022

Illustrazione e replica di Susanna Cenni, risposta del governo di Carlo Sibilia, Sottosegretario di Stato per l'Interno.

Illustrazione

Grazie, Presidente, sottosegretario e colleghi. Questa interpellanza è stata sottoscritta da moltissime colleghe e colleghi e tratta della storia, della vicenda e della vita di un'imprenditrice agricola, Assunta Valente, un'allevatrice. È una donna che ha scelto con passione e convinzione di svolgere un lavoro molto duro, complicato e, allo stesso tempo, molto prezioso. Assunta svolge la sua attività a Vallerotonda (in provincia di Frosinone), per scelta, e lo fa bene, lo fa con amore nei confronti della sua terra, quella che ha comprato e quella di uso civico, per la quale paga un affitto. Assunta ha ricevuto riconoscimenti importanti, come il premio di Legambiente, quale ambasciatrice del suo territorio, in occasione del III Forum nazionale Agroecologia circolare di Roma. Assunta è stata fra le protagoniste di un bel film- documentario dedicato alle donne pastore del nostro Paese, nell'anno in cui la transumanza è diventata patrimonio UNESCO, film che avremmo dovuto proiettare alla Camera nel marzo del

2020, cosa che non è stata possibile a causa del COVID. Assunta, da anni, subisce minacce e danni - vi sono stati anche episodi piuttosto recenti -; la sua azienda ha infatti - secondo quanto riportano numerosi organi di informazione - riportato danneggiamenti di origine dolosa, fra cui palizzate abbattute, gomme del trattore squarciate, tubature spezzate, recinti abbattuti, animali (oltre 25 mucche) avvelenati e spariti, 8 cani sono stati avvelenati e c'è stato persino un avvertimento con la testa di un'agnellina conficcata in un palo, un tipico messaggio mafioso. L'ingresso dei suoi terreni, per i quali paga un regolare affitto, è stato reso impraticabile da ignoti per impedirle il pascolo. Sempre secondo molte notizie di stampa, questa imprenditrice verrebbe denigrata e diffamata da alcuni personaggi della comunità locale, infatti è stata accusata di essere pazza ed esaurita, di inventarsi fandonie per i giornalisti e di non sapersi occupare degli animali perché il suo non è un mestiere da donne. Del resto, è una donna e fa un mestiere da uomo e, da centinaia di anni, accade nel mondo che le donne che non rientrano nei canoni dati vengano spesso definite pazze; ci sono stati tempi in cui venivano anche internate per questo, perché non rispondevano ai canoni comuni. Si tratterebbe comunque di intimidazioni molto gravi e continue, sulle quali - sempre secondo i media - peserebbe l'ombra inquietante della mafia dei pascoli, cioè di quel fenomeno che vedrebbe grandi aziende occupare vaste aree di terreni con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l'effettiva attività di pascolo degli animali. Quindi, all'origine di questi danni e di questa persecuzione, ci sarebbe proprio la volontà di ignoti di ottenere, attraverso reati e truffe, fondi dell'Unione europea per i pascoli estesi e per l'allevamento brado, quindi risorse pubbliche, che in realtà dovrebbero essere destinate al sostegno dell'attività pastorale. Questa tesi sembra essere sostenuta anche dalle Forze dell'ordine, che hanno ricevuto le varie denunce di questa imprenditrice, secondo le quali l'obiettivo delle minacce sarebbe proprio quello di indurre la donna ad andar via e ad abbandonare i terreni da pascolo. Va detto che, se in passato la presenza femminile nella pastorizia era concentrata soprattutto al Nord, negli ultimi anni sono tante le donne che hanno riscoperto questa attività e che, con generosità, si sono messe a svolgerla. Oggi sono tante le titolari di aziende zootecniche al Centro, al Sud e anche nelle isole del nostro Paese.

Queste donne, anche secondo recenti indagini, hanno dato a questo mestiere un'accezione molto rilevante, molto moderna, coniugando l'allevamento con la cura e con il benessere animale, obiettivi che l'Unione europea ci ha dato da tempo. Lo hanno fatto promuovendo al tempo stesso il ripopolamento di zone marginali e la presenza di comunità vivaci negli insediamenti montani. Quindi credo che sia necessario contrastare ogni tipologia di sopraffazione su queste donne e su queste attività; che occorra salvaguardare le attività e le esperienze come quella di Assunta Valente, perché questo significa non solo contrastare le discriminazioni di genere e tutelare il lavoro, l'incolumità e la dignità di queste donne, ma anche garantire il presidio dei territori, la cura dei pascoli, la preservazione della biodiversità, parola che abbiamo inserito in Costituzione recentemente.

Questa cura, questa presenza è una presenza ancora più necessaria oggi, in una stagione in cui noi dovremo incrementare la nostra presenza nelle aree rurali e la produzione di cibo anche nel nostro Paese. Sono quindi a chiedere se i Ministeri interpellati intanto siano a conoscenza dei fatti sopra illustrati; quali iniziative il Governo intenda assumere per tutelare l'incolumità e l'attività lavorativa, nello specifico di questa donna, ma direi, più in generale, delle donne pastore nel nostro Paese; se non ritengano anche necessario monitorare, soprattutto in alcune aree del nostro Paese, l'assegnazione dei fondi europei per la transumanza sul territorio nazionale, al fine di contrastare e prevenire eventuali frodi. Sottosegretario, noi crediamo che questa donna non debba essere lasciata sola; penso che abbia bisogno di sentire che con lei ci sono alcuni grandi alleati, e in modo particolare lo Stato, la legalità, la giustizia, perché Assunta fa il suo lavoro, ma anche perché produce cibo per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Risposta del governo

Presidente, gentili deputati, i deputati interpellanti prendono spunto dalle minacce rivolte a un'allevatrice del frusinate e chiedono, tra l'altro, iniziative per il monitoraggio dei fondi europei per la transumanza sul territorio nazionale e per la prevenzione di frodi in tale ambito. In ordine alla vicenda specifica, che riguarda un'allevatrice di bestiame operante nel comune di Vallerotonda, il prefetto di Frosinone ha comunicato che la predetta ha presentato denuncia per due episodi di minaccia nel 2017 e per danneggiamento nel 2021. Risulta anche che la medesima sia stata oggetto di denunce e querele anche per abbandono di animali nel fondo altrui e per pascolo abusivo nel 2020 e nel 2021. Dagli elementi acquisiti emerge che nella zona si sarebbe venuto a creare un contesto conflittuale tra allevatori, legato al reciproco sconfinamento del bestiame, per lo più lasciato allo stato brado sul suolo pubblico e nelle proprietà altrui. Per dirimere le tensioni, nel dicembre dello scorso anno il comune di Vallerotonda ha promosso un incontro per stigmatizzare la pratica del pascolo incustodito sulle strade, in aree pubbliche o su proprietà private, richiamando l'attenzione degli allevatori sui rischi per la pubblica incolumità.

Infine, circa l'accaparramento di terreni preordinato all'indebito ottenimento di contributi dell'Unione europea, il prefetto di Frosinone ha riferito che nulla di penalmente rilevante risulta agli atti delle Forze di Polizia né dell'autorità giudiziaria, né sono emersi, allo stato attuale, riscontri documentali o acquisizioni investigative concernenti tali illeciti nell'area considerata. Più specificamente, gli elementi raccolti dai carabinieri di Vallerotonda e portati all'attenzione della procura della Repubblica di Cassino sono stati ritenuti privi di significatività penale e afferenti esclusivamente ad un ambito interprivatistico.

Replica

Intanto ringrazio il sottosegretario. Ovviamente, la sua risposta ci pone anche una serie di quesiti su cui ragionare. Qualche giorno fa, in Commissione agricoltura, noi abbiamo proceduto al voto, che deve terminare, mancano un paio di articoli, su una proposta di legge che guarda alle tante donne della terra e del mare, in modo particolare a quelle che si vedono di meno, ma che comunque sono un presidio fondamentale; un presidio per le aree rurali, per le aree montane, dove è difficile fare impresa. Però credo che questa allevatrice, come Agitu Gudeta, pastora etiope di cui tutti conosciamo purtroppo la storia, uccisa nel dicembre del 2020, hanno provato a svolgere e provano a svolgere questa funzione, perché credo che non sia un fatto personale, sia un fatto collettivo la possibilità di lavorare e produrre cibo in queste realtà. Quindi spero e sono certa che l'obiettivo dello Stato e anche del nostro Governo sia quello di fare tutto quello che è necessario fare per garantire la legalità e la tutela di chi lavora in queste aree.