I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro per la famiglia e le disabilità, per sapere – premesso che:
secondo i dati resi disponibili dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'anno scolastico 2018/2019 mancano su tutto il territorio nazionale 11.647 insegnanti di sostegno didattico su 13.329 unità necessarie nella scuola primaria e in quella di secondo grado;
sempre secondo la tabella ministeriale elaborata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, pubblicata anche on line su siti specializzati come «Orizzonte scuola», al nord le assunzioni sui posti di sostegno sono minime; infatti, a fronte di 10.350 posti liberi, gli assunti sono stati appena 452, con una percentuale media pari al 4,4 per cento (17,6 per cento alla scuola dell'infanzia; 6,9 per cento alla scuola primaria di primo grado e 0,2 per cento alla scuola primaria di secondo grado); mentre al centro Italia la percentuale sale al 26,3 per cento e al Sud la copertura passa al 59,6 per cento;
in definitiva su 13.329 posti disponibili, di cui 10 mila solo al Nord, i posti di sostegno coperti sono stati ad oggi solo 1.682 pari ad appena il 12,6 per cento;
tale situazione impedisce il pieno godimento del diritto allo studio di gran parte degli oltre 240 mila studenti con disabilità presenti nelle scuole italiane –:
se i Ministri interpellati non ritengano doveroso e urgente intervenire per impartire istruzioni e indicazioni in materia di adeguamento delle consistenze degli organici di diritto alle situazioni di fatto, al fine di favorire la completa funzionalità ed efficienza dei servizi scolastici, che non è stato possibile assicurare in sede di definizione dell'organico di diritto, garantendo così il pieno esercizio del diritto allo studio e all'assistenza didattica delle migliaia di studenti con disabilità che frequentano gli istituti primari e secondari del nostro Paese.
Seduta del 5 ottobre 2018. Illustrazione di Patrizia Prestipino, risposta di Lorenzo Fioramontii, sottosegretario di Stato per l'Istruzione, replica di Ubaldo Pagano
PRESTIPINO: Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è un tema, questo, molto delicato, molto complesso, che mi riguarda in prima persona non solo da deputata, ma anche da docente della scuola pubblica. Vogliamo rivolgerci, con questo atto, al Ministro dell'Istruzione e al Ministro per la Famiglia e la disabilità, per chiedere delucidazioni riguardo a una circostanza incresciosa che è rimbalzata su tutti i giornali, su tutti i media recentemente e che è arrivata anche a me di rimbalzo, come docente e deputato eletto in un collegio di Roma, da presidi, colleghi, genitori e ragazzi.
Mi riferisco alla mancanza di 11.647 insegnanti di sostegno nella scuole italiane su 13.300 unità necessarie; parliamo dell'87,4 per cento del totale, cosa che determina una situazione pericolosa e imbarazzante, che crea disagio, che lede il diritto all'istruzione e all'educazione di centinaia di migliaia di studenti disabili; sono circa 550 mila i ragazzi disabili, oggi, nella nostra scuola pubblica, tanto più che l'Italia è stata tra i primi Paesi al mondo a istituire un modello avanzato pedagogico, inclusivo e rispettoso della diversità, tanto da diventare un punto di riferimento in materia. Siamo stati per decenni un esempio di inclusione e di integrazione grazie ad una disciplina coraggiosa, che non ha rincorso i tempi, bensì li ha anticipati.
Si rende necessario ripercorrere insieme, però, alcune tappe che hanno sancito il vero cambiamento di passo del nostro Paese, quei passaggi che hanno segnato profondamente la coscienza sociale, culturale, educativa della nostra comunità e hanno introdotto nel nostro sistema educativo un approccio rivolto all'inclusione, appunto, un sistema avanguardistico sotto il profilo sociale, culturale, etico, politico e, soprattutto, umano.
Almeno fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo, il modello cui si ispirava il sistema scolastico della Repubblica verteva sull'esclusione, sulla deliberata separazione di gruppi di studenti con deficit vari di tipo fisico, psichico e sensoriale da tutti gli altri cosiddetti normodotati. Solo negli anni Sessanta cominciò a farsi largo, progressivamente, una prospettiva diversa, anche grazie alla diffusione di un nuovo interesse nei confronti del welfare e dei diritti umani.
La graduale costruzione di una coscienza politico-culturale orientata alla protezione dei diritti degli ultimi coinvolse in maniera molto forte, anche dal punto di vista emotivo, il mondo della scuola, i suoi obiettivi, le sue scelte politiche e didattiche. Tutti abbiamo nel cuore la I care di don Milani soprattutto in relazione alla disabilità. Di conseguenza, con la legge n. 118 del 1971 e dopo con l'istituzione della Commissione Falcucci nel 1974, la legislazione italiana diede il via a un vero e proprio processo di inclusione degli alunni disabili nella scuola pubblica.
Il “documento Falcucci” rappresenta, quindi, un passaggio definitivo da una concezione puramente assistenziale, derivante dalla logica del mero inserimento, a una prospettiva che, invece, era improntata alla relazione di aiuto che è tipica dell'integrazione. Sarà, però, la legge n. 517 del 1977 a recepire pienamente le risultanze e lo spirito di questo documento e a tradurre in norma l'estensione del diritto alla frequenza delle scuole comuni anche per i soggetti più gravi oppure non udenti e non vedenti.
Ma, come ricordato già, il perno attorno al quale l'intera legge ruota è appunto quel concetto di integrazione che a tutti è così caro e che oggi è tornato prepotentemente di attualità, che crea i giusti presupposti per la creazione di un modello dell'inclusione in quanto si occupa dei disabili non come problema specifico da trattare separatamente, ma li colloca all'interno del processo di trasformazione complessiva del sistema scolastico, un sistema che sappia innanzitutto prendere atto delle diversità e sia capace di farne, invece, un valore aggiunto, una risorsa preziosa per la comunità intera.
Un ulteriore passo in avanti si è fatto con la legge quadro sull'handicap nel 1992, la quale sancisce, all'articolo 12, il diritto assoluto all'istruzione e all'educazione nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie, sottolineando l'importanza dell'integrazione scolastica con l'obiettivo di sviluppo delle potenzialità della persona disabile nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione.
La stessa legge, inoltre, afferma che l'esercizio di questi diritti non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalla disabilità. L'inclusione diventa, quindi, il contesto entro il quale tutti gli studenti sono ugualmente valorizzati, rispettati e dotati delle stesse opportunità di formazione, crescita ed apprendimento.
Per rendere operativi, però, i principi della didattica inclusiva, per far sì che davvero gli studenti disabili possano godere pienamente del diritto all'istruzione e all'educazione, per realizzare un contesto effettivo di valorizzazione e cura, è assolutamente necessario che lo Stato si erga a garante di questi diritti, poiché garantirne l'esercizio solo ad alcuni equivale a non garantirli affatto.
Dunque, ritorno al mese di settembre, nel quale abbiamo appreso queste tristi notizie riguardo la mancanza di 11.647 insegnanti di sostegno. Sappiamo con assoluta certezza che la situazione, di una gravità davvero dolorosa - e ne sono testimone visivo ed oculare -, verrà risolta, ancora una volta, con l'impiego di docenti abilitati in tutt'altre materie.
Vi assicuro che, in 25 anni di insegnamento, ho visto situazioni estreme: ho visto, da una parte, colleghi che hanno l'abilitazione al sostegno occuparsi dei loro ragazzi in maniera virtuosa, competente e appassionata; dall'altra parte, ho visto ragazzi disabili che, in mancanza di insegnanti di sostegno nella scuola perché non ancora reclutati, sono stati parcheggiati nelle aule, in fondo all'aula, senza assistenza, o nelle palestre o nel cortile e questo determina l'emarginazione più dolorosa di cui parlavamo prima; e immaginatevi con quale sconforto dei genitori che, invece, si sarebbero aspettati o si aspetterebbero dalla scuola un sostegno a 360 gradi.
Ora, alla luce di questi fatti, qualcuno ha il dovere di spiegare come possiamo ancora sostenere di avere uno dei sistemi scolastici più inclusivi d'Europa e del mondo, come eravamo invece qualche anno fa.
Qualcuno deve spiegare come sia possibile avere norme specifiche per tutelare il diritto sacrosanto delle persone disabili di condurre un'esistenza dignitosa, di poter realizzare la propria personalità e di poter vivere normalmente in questa società, se poi queste prescrizioni sono smentite puntualmente nei fatti, se poi c'è la totale assenza di sensibilità da parte delle istituzioni, se c'è il totale caos nell'organizzazione legislativa, giuridica e anche amministrativa e scolastica, se c'è l'assenza, da parte della politica, di certe promesse, del mantenimento di certe promesse, se manca una chiara volontà di perseguire la strada non del taglio della spesa pubblica sulla pelle degli individui più deboli ma, al contrario, l'incremento della spesa pubblica a favore delle persone più deboli.
Inoltre, la mancata ed effettiva applicazione oggi delle nostre leggi scolastiche, così avanzate, inclusive e capaci di garantire tutti i ragazzi - tutti i ragazzi! - allo stesso modo, vuol dire, di fatto, cancellare le conquiste sociali che sono frutto degli ultimi quarant'anni di storia del nostro Paese, che abbiamo con orgoglio avanzato coram populo davanti al resto del mondo, che sono emerse prepotentemente negli anni Settanta e sulle quali tutti i nostri ragazzi, soprattutto i più deboli, hanno diritto, ancora oggi, di poter fare affidamento.
È per questa ragione che ci rivolgiamo ai Ministri Bussetti e Fontana per chiedere loro se non ritengano moralmente e legalmente doveroso ed urgente intervenire per porre un rimedio, strutturato e definitivo, a questo preoccupante problema della mancanza di sostegno, che toglie il sonno a migliaia di ragazzi ma anche a decine di migliaia di genitori del nostro Paese.
FIORAMONTI Vice Ministro per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Saluto i colleghi Pagano e Prestipino. Il diritto dei disabili all'istruzione, come è già stato detto, è oggetto di specifica tutela sia nell'ordinamento internazionale sia in quello interno e si configura come diritto fondamentale di cui l'Italia è stata pioniera nel mondo. Pertanto, la discrezionalità del legislatore nell'individuazione delle misure necessarie a tutelare i diritti delle persone disabili trova un limite invalicabile nel rispetto di un nucleo indefettibile di garanzie per gli interessati.
Quanto detto trova conferma nella nota sentenza n. 80 del 2010, con la quale la Corte costituzionale ha affermato che sono illegittime le norme che pongono limiti relativamente al numero delle ore di insegnamento di sostegno, in quanto comporterebbero automaticamente l'impossibilità di avvalersi di insegnanti specializzati che assicurino al disabile grave il miglioramento della sua situazione nell'ambito sociale e scolastico. In virtù di tale sentenza, i posti in deroga sul sostegno, pur destinabili solo a contratti a tempo determinato, non sono sottoposti ad alcun procedimento autorizzatorio ed è così possibile favorirne lo sviluppo in ragione delle maggiori necessità.
Venendo al suo quesito circa l'adeguamento del succitato organico di fatto in organico di diritto, ribadisco l'impegno di questo Ministero a continuare il percorso di consolidamento già intrapreso.
Ricordo che la legge di bilancio per il 2017 ha istituito nello stato di previsione del MIUR un apposito Fondo stanziando 140 milioni di euro per l'anno 2017 e 400 milioni di euro dal 2018 che, in seguito, il decreto-legge n. 50 del 2017 ha incrementato.
Da ultimo, la legge di bilancio per il 2018 ha disposto un ulteriore aumento del Fondo di 50 milioni nel 2018 e di 150 milioni annui a decorrere dal 2019. Già in precedenza il decreto-legge n. 104 del 2013 ha stabilito di accrescere l'organico di diritto relativo ai posti di sostegno gradualmente, in un arco temporale di tre anni scolastici, e la legge n. 107 del 2015 ha istituito oltre 6 mila posti di potenziamento sul sostegno. Ciò ha permesso in questi anni di assicurare un miglioramento del rapporto tra posti di sostegno e numero degli studenti e studentesse con disabilità, che segnalo in costante e graduale aumento.
Nonostante ciò, permane una carenza di personale scolastico specializzato in alcune regioni che rappresenta la maggiore criticità.
Consapevole di ciò, questa amministrazione ha recentemente adottato specifiche e adeguate iniziative. Primo, per tutti i gradi di istruzione, a solo un anno di distanza dal terzo ciclo del corso di specializzazione per il sostegno, sta per essere attivato il quarto ciclo di specializzazione. Secondo, circa la scuola secondaria si è data attuazione all'articolo 17, comma 2, lettera b) del decreto legislativo n. 59 del 2017, che ha permesso a tutto il personale già specializzato di iscriversi nelle graduatorie di merito regionali, al fine dell'ammissione al terzo anno FIT e alla successiva nomina in ruolo. Per ampliare la platea dei candidati, la stessa norma ha anche previsto che i soggetti già partecipanti al terzo ciclo del corso di specializzazione potranno partecipare comunque alle prove concorsuali, anche se con riserva. E infine, relativamente alla scuola dell'infanzia e alla primaria, il concorso straordinario previsto dall'articolo 4 della legge n. 96 del 2018, che sarà bandito a breve, permetterà a tutti gli specializzati in possesso dei prescritti requisiti di iscriversi anch'essi nelle nuove graduatorie di merito regionali di sostegno.
Più in generale, si sta procedendo a dare piena attuazione al cosiddetto decreto inclusione e si stanno valutando anche ipotesi di puntuali correttivi da apportare al medesimo decreto in raccordo con l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, al fine di rendere sempre più concreta e partecipata l'inclusione nel nostro sistema di istruzione e formazione.
PAGANO: Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per lo sforzo ragionieristico che ha provato a fare nel rispondere alla nostra interpellanza urgente, ma evidentemente, al di là del raccontarci quello che è stato consegnato dal Governo precedente, non mi pare ci siano elementi di novità evidente. Eppure, leggendo il punto 15 del contratto di Governo, che cito, mi pare di capire che loro si siano impegnati a garantire l'inclusione scolastica degli studenti con disabilità attraverso una migliore specializzazione degli insegnanti per il sostegno e l'implementazione della loro presenza in Aula. Bene, evidentemente, come già premesso dalla collega Prestipino, la realtà dei numeri riguardanti gli insegnanti di sostegno risulta con tutta evidenza impietosa, e quindi è bene ricordare la dimensione del fenomeno prima di avanzare i contenuti della nostra replica, anche perché dalla risposta pervenuta dal Governo non mi pare si sia compresa pienamente la gravità della situazione. Un report elaborato dalla CGIL scuola evidenzia come finora, su un totale di 57.322 posti in organico, ne siano coperti solo 25.105 con incarichi a tempo indeterminato, e peraltro, in molti posti, in molte province, le graduatorie ad esaurimento legale sono esaurite e le lungaggini dei vari concorsi hanno determinato la mancanza dei candidati. Ci sono intere province in cui quasi tutti i posti in organico non sono copribili.
Il problema, quindi, resta quello principalmente della specializzazione dei docenti. Ho sentito il sottosegretario parlare di un'accelerazione sull'iter, ma non ho compreso come, invece, si intenda dare organica definizione alla questione, in quanto mancano, proprio numeri in valore assoluto, i docenti specializzati. Secondo i dati diffusi dal MIUR, come ci diceva meglio la collega Prestipino, solo 1.682 cattedre su un totale di 13.329 risultano coperte, e peraltro non in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Insomma, tra scuola dell'infanzia, primaria e scuola secondaria di primo e secondo grado, ben il 75 per cento di posti è coperto da docenti non specializzati: una percentuale scandalosa e preoccupante. Oltre 11 mila posti scoperti si traducono in un imperdonabile disagio per centinaia di migliaia di famiglie, in quanto, come dicevamo prima ,sono circa 250 mila alunni coinvolti in questa problematica, e solo 120 mila, meno della metà, hanno iniziato quest'anno scolastico con lo stesso insegnante che avevano fino a giugno.
Quindi, più di 130 mila ragazze e ragazzi disabili, invece, hanno trovato o troveranno tra qualche settimana, forse, un docente nuovo, un estraneo che non conoscono e che non li conosce, e in molti casi saranno costretti a cambiarne più di uno durante tutto l'anno scolastico.
É del tutto prassi consolidata che le assegnazioni che vengono effettuate in deroga adesso, la prossima o in queste settimane, potrebbero essere superate già entro la fine dell'anno, e quindi bambini utenti con problematicità evidenti corrono il rischio nello stesso avvio di anno scolastico di cambiare due insegnanti di sostegno, e il più delle volte neanche formati adeguatamente. Insomma, il problema sta assumendo in tutte le dimensioni parti preoccupanti, mettendo a dura prova l'identità della scuola italiana, come ha ricordato la collega, che ancora continua ad esibire l'orgoglio di essere la prima ad aver fatto dell'inclusione una sua caratteristica peculiare. La scuola che include, dunque, assurge a una funzione fondamentale per l'intera società nel momento in cui rappresenta la prima ed essenziale esperienza di vita collettiva. Abbiamo, quindi, il dovere di considerare il ruolo della scuola alla luce di una prospettiva di impegno e di responsabilità atta a consentire il superamento di ostacoli che limitano gli inviolabili diritti di cittadinanza, precludono l'inclusione sociale e indeboliscono irrimediabilmente il prospetto di autodeterminazione e di emancipazione.
Però, guardate, c'è un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore, che ci sta particolarmente a cuore, ed è la questione del precariato nella vicenda che ci occupa. Infatti, l'enorme distanza tra organico di diritto e organico di fatto non solo compromette la continuità didattica degli alunni, ma alimenta vistosamente il precariato. La distinzione tra corpo di ruolo e posti supplenti dovrebbe rispondere alla fisiologica esigenza di garantire un adeguamento degli organici alle scuole nella fase di iscrizione degli alunni, per rispondere alle situazioni reali che si presentano ad ogni inizio anno scolastico. Invece, il meccanismo si verifica ogni anno e mobilita decine di migliaia di persone, con l'obiettivo palese di ottenere un risparmio a medio e a lungo termine sui costi del personale scolastico. La scelta del risparmio, infatti, significa non pagare le mensilità di luglio e agosto agli oltre 50 mila insegnanti assunti a tempo determinato, non fargli ottenere scatti di stipendio e condannarli a una condizione continuativa di precarietà, e dimostra che per lo Stato il risparmio sia un valore di importanza superiore al garantire il diritto all'istruzione e all'educazione degli studenti disabili.
Volendo quantificare il fenomeno, come ha fatto qualche sito specializzato, il costo degli insegnanti di sostegno, delle 60 mila circa unità di insegnanti di sostegno, costa alle casse dello Stato ben 2 miliardi di euro l'anno, a fronte di un regime a costo maggiorato, nel caso in cui si procedesse alla stabilizzazione di tutti coloro i quali, invece, hanno un contratto a tempo determinato o avrebbero un contratto a tempo determinato, di circa 550 milioni di euro l'anno. E allora, in una manovra in deficit che vi apprestate a presentare a questo Parlamento, che mi pare di comprendere dagli annunci roboanti si aggiri per maggiori spese per circa 21 miliardi e mezzo di euro, è mai possibile che non sia doveroso trovarne 550 milioni per chiudere un'esigenza, per chiudere problematiche di questa natura? È mai possibile che tutto quanto passi in secondo ordine perché, magari, poco appetibile nel circuito della comunicazione politica? La reiterazione di questa pratica, che ormai è diventata prassi, rivela non solo una importante deficienza sotto il profilo organizzativo, ma rinnova anche la situazione di perenne emergenza del sostegno ad ogni settembre.
Il punto resta sempre lo stesso: sappiamo da tempo che le iscrizioni di alunni disabili aumentano ogni anno di 7-8 mila unità, eppure il Ministero, invece di adeguarsi a questo trend, resta aggrappato a mere logiche del risparmio, che avviliscono la funzione dell'insegnante e pregiudicano l'educazione degli studenti. Mi pare di comprendere che vi stiate indirizzando per l'attivazione di circa 10 mila posti per le specializzazioni sul sostegno. Bene, temo che anche questi 10 mila posti, stanti i dati che vi ho raccontato, che fino ad oggi nessuno mi pare abbia smentito, saranno del tutto insufficienti a coprire il fabbisogno reale. E, allora, mi permetto di lanciare due ulteriori suggerimenti, ma appelli accorati, in chiusura di questa replica a questa interpellanza urgente.
La questione fondamentale è la stabilizzazione definitiva dei docenti di sostegno, per dare continuità didattica alle persone di disabili che prendono in carico e per dare anche una qualificazione di vita a questi professionisti, vivendo l'implementazione delle politiche dedite alla specializzazione dei futuri docenti di sostegno non semplicemente facendo affidamento sulle risorse a disposizione, ma attraverso un'analisi quantitativa dei fabbisogni reali seguendo il trend, che ogni anno è previsto in aumento. Insomma, proviamo a dare una definizione di sistema ad un problema che tutti quanti fino ad oggi hanno tamponato