04/09/2018
Enrico Borghi
2-00084

  Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nell'autunno del 2017 è stata avviata una raccolta firma nella provincia del Verbano Cusio Ossola volta a promuovere l'indizione di un referendum per il passaggio del Verbano Cusio Ossola alla regione Lombardia;

   a seguito di tale raccolta di firme e dopo la sentenza della Corte di cassazione che autorizzava la consultazione popolare, il Consiglio dei ministri in data 8 agosto 2018 ha deliberato su proposta del Ministro dell'interno Matteo Salvini l'indizione del referendum per la data del 21 ottobre 2018;

   l'organizzazione della consultazione referendaria comporta notevoli costi gestionali che sono stati quantificati dalla provincia del Verbano Cusio Ossola in circa 400.000 euro;

   tali risorse necessarie per il corretto svolgimento delle votazioni non sono nella disponibilità né della provincia del Verbano Cusio Ossola né tantomeno dei comuni appartenenti alla provincia del Verbano Cusio Ossola;

   il richiamato referendum risulta essere un unicum nazionale, in quanto non si è mai tenuto un referendum per il passaggio del territorio di un'intera provincia a una regione differente rispetto a quella di provenienza –:

   con quali strumenti e modalità il Ministro interpellato intenda intervenire, per quanto di competenza, per garantire le risorse economiche necessarie alla provincia del Verbano Cusio Ossola per l'organizzazione e la gestione del referendum del 21 ottobre 2018. 

Seduta del 5 ottobre 2018

Illustrazione e replica di Enrico Borghi, risposta del governo di Luigi Gaetti, sottosegretario di stato per l'interno.

Ilustrazione

Grazie, signora Presidente. Questa interpellanza urgente sottopone al Governo, oltre che un tema di carattere specifico, anche un unicum dal punto di vista nazionale, rispetto al quale c'è il rischio di creare un precedente, per il quale, dal nostro punto di vista, occorre che venga definita con grande nettezza e con grande chiarezza la modalità con la quale sia possibile svolgere, in maniera ordinata e in maniera assicurata, le operazioni di voto di un particolare referendum. Stiamo parlando del primo referendum indetto nella Repubblica italiana finalizzato a richiedere a cittadini lo spostamento di regione di una provincia.

Si è costituito uno specifico comitato che, nell'autunno del 2017, avvalendosi di un disposto dello statuto della provincia del Verbano Cusio Ossola, ha raccolto delle firme per richiedere l'indizione di un referendum popolare consultivo finalizzato a richiedere il consenso o meno circa la diversa collocazione amministrativa di tale provincia, oggi contemplata all'interno del territorio della regione Piemonte e, significativamente, la richiesta è di poter essere collocata in regione Lombardia.

Non è questa la sede nella quale entrare nel merito del quesito; questa sede vede un'altra domanda e, cioè, se il Governo è a conoscenza - naturalmente è una domanda retorica, visto che sappiamo di interlocuzioni della prefettura - del fatto che la provincia non ha le risorse per poter assicurare lo svolgimento del referendum.

L'amministrazione provinciale, nel momento in cui ha indetto il referendum e ha trasmesso alla Corte di cassazione le firme, ha fatto presente di non avere nel bilancio, nell'esercizio del bilancio 2018, attualmente in corso, le risorse stimate in circa 400 mila euro per assicurare lo svolgimento delle operazioni di voto.

Inizialmente, una circolare della prefettura, equivoca, ha parlato di una suddivisione di questi costi sugli enti locali interessati in rapporto alla popolazione e su questo si è, sul territorio, innescato un dibattito, in considerazione del fatto che non siamo in presenza di referendum promossi dai comuni, siamo in presenza di un referendum promosso da un comitato di cittadini sulla base di una prerogativa dello statuto della provincia e, quindi, secondo il principio della gerarchia delle fonti e dell'autonomia funzionale degli enti, parrebbe logico, in applicazione della normativa, che dovesse essere la provincia a doversi fare carico dei costi delle operazioni di voto, ma, e qui viene il problema, a seguito dei disposti delle leggi della finanza statale, la provincia non ha la disponibilità in bilancio per assicurare quell'esercizio democratico del voto.

Vorremmo che il Governo sgombrasse anche il campo rispetto a fantasiose interpretazioni che abbiamo sentito, sul territorio, avanzare dagli esponenti del comitato circa modalità differenti di organizzazione delle operazioni di voto, tipo riduzione dell'orario, riduzione del numero dei seggi e quant'altro.

L'ordinamento prevede, in maniera molto chiara, come debbano essere svolte le operazioni di voto e, quindi, questo ha un costo e crediamo che il Governo, il Ministro dell'interno in particolare, nel momento in cui ha indetto, con una deliberazione del Consiglio dei ministri, il referendum non poteva non sapere di questa situazione e, quindi, in conseguenza di questo, che cosa intenda fare, quali strumenti, quali modalità possa attivare per garantire le risorse economiche necessarie alla provincia del Verbano Cusio Ossola per la organizzazione e la gestione del referendum del 21 ottobre.

Risposta del governo

Grazie, signora Presidente. Signori deputati, come è noto, con decreto del Presidente della Repubblica, in data 9 agosto scorso, è stato indetto referendum consultivo per il distacco della provincia del Verbano Cusio Ossola dalla regione Piemonte e la sua aggregazione alla regione Lombardia, ai sensi dell'articolo 132, comma 2, della Costituzione. La consultazione si svolgerà il prossimo 21 ottobre, la richiesta di indizione del referendum, deliberata all'unanimità dal consiglio provinciale nella seduta del 3 maggio del 2018, è stata dichiarata ammissibile dall'Ufficio centrale per il referendum della Corte di cassazione, nell'ordinanza dell'11 luglio 2018. Essa rappresenta solo una parte del complesso provvedimento previsto dall'articolo 132, comma 2, della Costituzione, che stabilisce: «Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un'altra».

L'iniziativa in questione non ha precedenti, in quanto l'articolo 132, comma 2, della Costituzione è stato applicato, sino ad ora, soltanto per distacco di un singolo comune o più comuni e mai per un'intera provincia.

Per quanto riguarda la questione sollevata dall'interpellante circa le spese da sostenere per lo svolgimento della suddetta consultazione, si rappresenta che l'articolo 53, quarto comma, della legge 25 maggio 1970 n. 352, dal titolo: «Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo», pone a carico degli enti locali interessati, in proporzione alla rispettiva popolazione, le spese per tale tipologia di referendum consultivo. Sono, invece, a carico dello Stato, ai sensi del comma 1 dello stesso articolo, le spese per lo svolgimento del referendum di revisione della Costituzione e altre leggi costituzionali, articolo 138 della Costituzione, e di quelli previsti per deliberare l'abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge, articolo 75 della Costituzione.

La consultazione referendaria del prossimo 21 ottobre, come riferito dall'interpellante, secondo una stima effettuata dall'ente provincia, ammonterebbe a circa 400 mila euro. L'attuale quadro normativo ed i puntuali vincoli legislativi sull'imputabilità dei costi per lo svolgimento dei referendum consultivi, riferita chiaramente agli enti interessati, non consentono di ipotizzare soluzioni alternative volte a porre a carico del bilancio dello Stato gli oneri finanziari in questione e, in tal senso, gli uffici ministeriali competenti, con nota del 2 ottobre scorso indirizzata al prefetto, hanno chiarito che l'ente interessato a carico del quale la legge pone le spese per la consultazione referendaria è la provincia del Verbano Cusio Ossola.

Replica

Grazie, signora Presidente. La risposta pilatesca del rappresentante del Governo fa emergere una sorta di corto circuito tutto interno al movimento della Lega che questo referendum ha promosso, coordinato, supportato e autorizzato. Ora noi ci troviamo la seguente condizione, per la quale un comitato parallelo rispetto alla Lega ha – legittimamente, ovviamente – raccolto le firme, le ha depositate, il Ministro dell'interno, con una procedura d'urgenza, al mese di agosto ha indetto, consapevole del fatto che la provincia non avesse le risorse, il referendum e oggi ci viene a raccontare, oltre alla normativa che peraltro si dava per acquisita, che l'attuale quadro normativo non consente di ipotizzare soluzioni alternative. Tradotto: arrangiatevi, arrangiati. Ora, questo Governo, che cambia – a parole – le leggi ogni quarto d'ora, che dice – a parole – di essere attento ai territori, che declama – a parole – l'attenzione nei confronti delle realtà più periferiche, alla prima occasione, nei fatti, si smentisce. Naturalmente non possiamo che prenderne atto. Con un esercizio di finanza creativa, l'Amministrazione provinciale del Verbano Cusio Ossola, che peraltro, grazie a una legge fatta da questo Governo, tra pochi giorni non avrà più il presidente, ma avrà un presidente sganciato rispetto al proprio consiglio provinciale – quindi, una sorta di corto circuito nel corto circuito –, si dovrà vedremo come a voi avete letto non interessa, quindi prendiamo atto che la funzione elettorale per lo Stato si ferma esclusivamente ad un certo punto. Ci auguriamo che questo non determini problematiche nell'esercizio di voto. Occorrerà evidentemente vigilare sotto questo profilo, ma prendiamo atto che – a parole – dite che volete essere attenti, che volete cambiare, che volete sostenere e, nei fatti, lasciate in balìa di se stesso un ente che è nelle condizioni finanziarie che è, in conseguenza dell'azione dello Stato. Da ultimo, è davvero singolare – concludo su questo, signora Presidente – che da oggi il referente culturale del Ministro dell'Interno che spesso ha utilizzato recentemente, nel suo frasario, elementi culturali riferiti a un maestro di Predappio, diventa invece il procuratore romano dalla Giudea Ponzio Pilato