I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
l'attuale assessore alla cultura del comune di Pisa Andrea Buscemi è stato riconosciuto dal tribunale di Firenze responsabile di «stalking» anche se la sentenza emessa in data 30 maggio 2017 e depositata il 25 agosto 2017 ha dichiarato di non dover procedere per «estinzione del reato per prescrizione»;
la sentenza della corte d'appello di Firenze ha infatti condannato Buscemi «al risarcimento dei danni a favore della parte civile», oltre a «rifondere alla parte civile le spese di difesa», cioè tutte le spese del primo processo e di quello d'appello;
nella sentenza sono descritti i fatti che hanno portato il giudice alla condanna: violenze fisiche, pedinamenti, continue telefonate, ricatti, pressioni, minacce e violenze fisiche alle vittime (sono più di una) e ai testimoni. L'abbondanza delle prove testimoniali e documentali rendono conto delle gravi violenze protratte per oltre 15 anni e rilevano chiaramente la condotta aggressiva e manipolatrice del soggetto;
a carico di Buscemi sono state emesse anche misure cautelari di divieto di avvicinamento a due testimoni. Nella sentenza d'appello, infatti, è riportato: «l'istruttoria dibattimentale ha fatto emergere reiterati atti persecutori messi in atto dall'imputato» e ancora «l'imputato nel corso del procedimento penale si è reso responsabile di condotte di minaccia ai danni di due testi per indurle a non testimoniare, a seguito delle quali il giudice per le indagini preliminari ha emesso un divieto di avvicinamento alle predette testi»;
l'11 gennaio 2019, da quanto si apprende dalla stampa, «la Cassazione ha rigettato il ricorso proposto da Andrea Buscemi assessore alla cultura di Pisa contro la sentenza di secondo grado, che lo dichiarava responsabile del reato di stalking compiuto nei confronti della sua ex compagna a partire dal febbraio 2009 al novembre 2009 e ha rinviato al giudice civile il giudizio riguardo al risarcimento del danno che il Buscemi dovrà riconoscere all'ex compagna»;
sempre dai media si viene a sapere che il 27 febbraio 2019 si è tenuta l'udienza del processo di primo grado che vede imputato Andrea Buscemi nei confronti dei citati testimoni da lui minacciati;
contro la nomina di Andrea Buscemi ad assessore si sono mobilitati cittadini, associazioni e un ampio settore dell'opinione pubblica non soltanto a Pisa ma in tutta Italia e hanno preso posizione pubblica molte personalità politiche di tutte le forze politiche, compresa la Ministra Bongiorno;
tra le associazioni che hanno chiesto le dimissioni di Buscemi vi è la Casa delle donne di Pisa che ha promosso numerose iniziative per sensibilizzare la cittadinanza e l'opinione pubblica sulla vicenda a partire da una raccolta firme;
la Casa della donna è un'associazione femminile, di promozione sociale, senza scopo di lucro, fondata nel 1996 (ma attiva fin dal 1990) impegnata da molti anni sui diritti delle donne; la Casa è sostenuta dal lavoro volontario delle socie e di tante cittadine. La Casa è uno spazio di incontro, di riflessione e iniziativa culturale e politica dove quotidianamente viene promossa una intensa attività per il contrasto alla violenza di genere in ogni sua forma. La Casa della Donna è collegata alle reti regionali e nazionali dei centri antiviolenza, alle biblioteche e ai centri di documentazione, alle altre Case delle donne;
il 17 luglio 2018 sono state consegnate al sindaco di Pisa Michele Conti 37 mila firme raccolte per chiedere le dimissioni di Andrea Buscemi;
il 31 luglio 2018 il consiglio comunale di Pisa ha respinto la mozione che chiedeva la sfiducia e conseguentemente le dimissioni di Andrea Buscemi;
lo stesso Andrea Buscemi, che era già intervenuto pubblicamente contro l'associazione, ha dichiarato sui media che «se non verranno sostituiti gli attuali vertici della Casa delle Donne di Pisa» il comune bloccherà i contributi previsti per l'attività sociale e il supporto logistico dell'associazione;
il sindaco di Pisa, ad avviso degli interpellanti, ha tenuto fino ad oggi sulla vicenda un atteggiamento neutro, non dando nessuna rassicurazione e dimostrando di non volere affrontare in maniera seria questa gravissima situazione;
nei giorni scorsi alcune attiviste della Casa delle donne, dopo aver manifestato pacificamente sulla gravità della presenza nella giunta comunale di Pisa di un assessore accusato di reato di stalking, sarebbero state identificate dalla polizia municipale e successivamente insultate e denigrate sui social media a causa della pubblicazione non autorizzata di loro fotografie –:
se il Governo sia informato sulla vicenda;
se il Governo non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza per tutelare l'autonomia delle associazioni impegnate contro la violenza e garantire la piena e libera prosecuzione delle loro attività, tutelando e rafforzando i presidi istituzionali a difesa dei diritti dei cittadini e delle cittadine e, in questo specifico caso, dei diritti delle donne vittime di «stalking» e violenza.
Seduta del 22 marzo 2019
Illustrazione e replica di Susannna Cenni, risposta del governo di di Emanuela Claudia Del Re, Viceministra agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale.
Illustrazione
Grazie, Presidente. La vicenda su cui chiedo una risposta al Governo è una vicenda molto brutta in atto oramai da un anno a questa parte. Voglio sperare che il fatto che l'interpellanza urgente sia stata notificata al Ministero dell'Interno in data 8 marzo significhi qualcosa di positivo. Avrete visto che l'interpellanza è stata sottoscritta da moltissime colleghe non tutte della stessa forza politica e molte colleghe esponenti del Parlamento ma anche del Governo hanno preso parola sul fatto compresa lei, Presidente Carfagna. La premessa purtroppo è la seguente: l'attuale assessore alla cultura del comune di Pisa, Andrea Buscemi, è stato riconosciuto dal tribunale di Firenze responsabile di stalking, anche se la sentenza emessa in data 30 maggio 2017, depositata il 25 agosto 2017, ha dichiarato di non dover procedere per estinzione del reato per prescrizione. La sentenza della corte d'appello di Firenze, infatti, ha condannato Buscemi al risarcimento dei danni a favore della parte civile oltre a rifondere alla parte civile le spese di difesa, cioè tutte le spese del primo processo e di quello d'appello. Nella sentenza sono descritti i fatti, cui facciamo riferimento, che hanno portato il giudice alla condanna: violenze fisiche, pedinamenti, continue telefonate, ricatti, pressioni, minacce e violenze fisiche alle vittime, che sono più di una, e ai testimoni. Quindi c'è abbondanza di prove testimoniali e documentali che rendono conto delle gravi violenze protratte per oltre quindici anni e rilevato chiaramente la condotta aggressiva del soggetto. A carico di Buscemi sono emesse anche misure cautelari di divieto di avvicinamento a due testimoni. Nella sentenza d'appello, infatti, è riportato: “L'istruttoria dibattimentale ha fatto emergere reiterati atti persecutori messi in atto dall'imputato” e ancora “l'imputato nel corso del procedimento penale si è reso responsabile di condotte di minacce ai danni di due testi per indurle a non testimoniare, a seguito delle quali il giudice per le indagini preliminari ha emesso un divieto di avvicinamento alle predette testi”.
L'11 gennaio 2019, quindi poco tempo fa, da quanto si apprende dalla stampa, la Cassazione ha rigettato il ricorso proposto da Andrea Buscemi, assessore alla cultura di Pisa, contro la sentenza di secondo grado che lo dichiarava responsabile del reato di stalking compiuto nei confronti della sua ex compagna a partire dal febbraio 2009 fino al novembre del 2009 e ha rinviato al giudice civile il giudizio riguardo al risarcimento del danno che il Buscemi dovrà riconoscere all'ex compagna. Sempre dai media si apprende che il 27 febbraio 2019 si è tenuta l'udienza del processo di primo grado che vede imputato il medesimo Buscemi.
Questa è la premessa. Contro la nomina di Andrea Buscemi ad assessore si sono mobilitati i cittadini, associazioni femminili, un ampio settore dell'opinione pubblica, non solo di Pisa ma in tutta Italia, e hanno preso posizione pubblica molte personalità politiche, di tutte le forze politiche, compresa la Ministra Bongiorno, quindi anche esponenti del Governo. Tra le associazioni che hanno svolto un ruolo in questa protesta e chiesto le dimissioni di Buscemi c'è la Casa delle donne di Pisa. La Casa delle donne ha promosso numerose iniziative, raccolte di firme per sensibilizzare la cittadinanza e l'opinione pubblica su questa vicenda.
La Casa delle donne è un'associazione femminile, un'associazione di promozione sociale senza scopo di lucro, fondata nel 1996 ma di fatto attiva fin dal 1990, impegnata da moltissimi anni sui diritti delle donne. La Casa è sostenuta dal lavoro volontario di moltissime donne, da tante cittadine, è uno spazio d'incontro aperto, di riflessione e di iniziativa culturale e politica dove ogni giorno vengono promosse iniziative e attività, soprattutto sul tema del contrasto alla violenza di genere, in ogni sua forma. La Casa delle donne è collegata alle reti regionali, a quelle nazionali: come sappiamo funziona in questo Paese l'attività di chi vuole impegnarsi su questi temi; ha una propria biblioteca, centri di documentazione ed è legata a tutte le altre case delle donne, ed è un punto di riferimento fondamentale anche per le informazioni, per i primi contatti delle donne che si trovano in questa situazione.
Il 17 luglio 2018 sono state consegnate al sindaco di Pisa, Michele Conti, 37 mila firme raccolte per chiedere le dimissioni di Andrea Buscemi, e il 31 luglio 2018 il consiglio comunale di Pisa ha respinto anche una mozione che chiedeva la sfiducia a questo assessore. Lo stesso Andrea Buscemi, che era già intervenuto pubblicamente contro la Casa delle donne, ha dichiarato pubblicamente sui media che se non verranno sostituiti gli attuali vertici della Casa delle donne il comune bloccherà i contributi previsti per l'attività sociale e il supporto logistico all'associazione; lo ha dichiarato pubblicamente. Ecco, il sindaco di Pisa, a mio avviso ed a quello degli interpellanti, ha tenuto fino ad oggi sulla vicenda un atteggiamento fin troppo neutro, non dando nessuna rassicurazione sulla garanzia e la permanenza dei contributi in essere, quindi ha dimostrato di non voler chiaramente affrontare la grave situazione. Aggiungo che purtroppo nei giorni scorsi alcune attiviste della Casa delle donne, dopo aver manifestato pacificamente sulla gravità della presenza in giunta di questo assessore, accusato di reato di stalking, sarebbero state identificate dalla polizia municipale e successivamente insultate e denigrate sui social media a causa della pubblicazione non autorizzata delle loro fotografie. Quindi loro hanno protestato, e in virtù di questo sono state anche insultate.
Ecco, io penso che questa sia una situazione non tollerabile in una democrazia moderna. Ho visitato personalmente il Centro donna, ho incontrato queste donne: vi garantisco che sono donne generose, impegnate quotidianamente, che credono nel loro lavoro e che sono un punto di riferimento per moltissime donne di quella comunità, un punto di riferimento di cui queste donne non possono, e io credo non debbano fare a meno. Quindi questo per chiedere al Governo se non ritenga di dover assumere iniziative di competenza per tutelare l'autonomia di queste associazioni, delle associazioni impegnate contro la violenza, e garantire la piena e libera prosecuzione della loro attività, tutelando e rafforzando i presidi istituzionali a difesa dei diritti delle cittadine, e in questo specifico caso a tutela dei diritti delle donne vittime di stalking e di violenza.
Risposta del governo
Presidente, ringrazio per questa interpellanza, che appunto ci permette di chiarire una questione delicata ed importante. Io rispondo per conto del sottosegretario alle pari opportunità, l'onorevole Vincenzo Spadafora.
Il Governo tiene conto del fondamentale ruolo che rivestono le associazioni nelle azioni di prevenzione e contrasto alla violenza maschile sulle donne: infatti le coinvolge, queste associazioni, in ogni iniziativa che promuove e le finanzia per l'assistenza e il sostegno alle donne vittime di violenza. In particolar modo, le associazioni più rilevanti sulla tematica sono componenti in modo paritetico rispetto alle amministrazioni del comitato tecnico, un organismo tecnico di supporto alla cabina di regia del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020. Questo comitato tecnico è istituito con decreto del sottosegretario alle pari opportunità del 25 ottobre 2018.
Ciò premesso, la legge n. 119 del 2013 prevede per il sostegno e il potenziamento dei centri antiviolenza (CAV) e delle case rifugio (CR) l'attribuzione alle regioni di 10 milioni di euro circa annui, ed ulteriori 5 milioni di euro circa in virtù dell'incremento annuale per il triennio 2017-2019 disposto dall'articolo 1, comma 359, della legge n. 232 del 2016. La legge stessa prevede che il 33 per cento del totale venga destinato all'istituzione di nuovi centri antiviolenza e di nuove case rifugio, e il 67 per cento venga destinato a quelli esistenti, dotati dei requisiti descritti nell'intesa Stato-regioni del 27 novembre 2014. Le strutture dotate di tali requisiti sono rilevate dalle regioni, che ne danno comunicazione al Dipartimento.
La Casa delle donne di Pisa è inserita nell'elenco dei centri antiviolenza meritevoli di finanziamento, elaborato dalla regione Toscana e trasmesso al Dipartimento per le pari opportunità. Pertanto, l'attribuzione delle risorse alle associazioni che gestiscono i centri antiviolenza e le case rifugio non è rimessa alla volontà degli enti locali: questi ultimi sono tenuti, in ossequio al dettato normativo e alle linee di indirizzo del Dipartimento per le pari opportunità, a sostenere le attività delle associazioni che operano nelle strutture specializzate. È impedito loro dunque di escludere dal finanziamento sic et simpliciter le associazioni meritevoli di riceverlo.
Inoltre, deve evidenziarsi che il Dipartimento per le pari opportunità ha finanziato il progetto presentato dall'Associazione Casa delle donne di Pisa in risposta all'avviso per il sostegno ai centri antiviolenza e alle strutture pubbliche e private, finalizzato ad ampliare il numero di servizi offerti alle vittime la cui incolumità sia particolarmente a rischio, e per l'apertura di centri antiviolenza a carattere residenziale nelle aree dove è maggiore il gap tra la domanda e l'offerta (mi riferisco alla Gazzetta Ufficiale - 5ª serie speciale - Contratti pubblici n. 133 dell'11 novembre 2011). Tale procedimento amministrativo si è svolto nel periodo in cui era in corso l'attività giudiziaria citata nell'interpellanza, e tutte le attività previste sono state realizzate dall'Associazione.
La Casa delle donne di Pisa ha inoltre partecipato al bando pubblico del 2016 per il potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, e per il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, senza tuttavia collocarsi in posizione utile in graduatoria per essere ammessa al finanziamento.
Preme sottolineare inoltre che l'Associazione Casa delle donne di Pisa aderisce alla rete D.i.Re., Donne in rete contro la violenza, rete che fa parte del comitato tecnico sopra citato e dei relativi gruppi di lavoro.
Replica
Presidente, no, non sono affatto soddisfatta della risposta alla mia interpellanza, e non lo sono fondamentalmente per una ragione: la Viceministra ha fatto un quadro degli attuali finanziamenti in essere a livello nazionale e regionale, di cui tutti noi siamo molto consapevoli; anche perché buona parte di queste risorse sono state stanziate dai Governi precedenti, quindi sono a noi piuttosto note e le abbiamo anche sostenute convintamente, la nascita di queste norme e lo stanziamento di queste risorse. Fra l'altro vorrei anche ricordare che, a proposito di quanto assunto anche nell'ultima legge di bilancio, ad oggi non mi risulta che ci sia ancora il decreto di riparto delle risorse destinate ai centri antiviolenza.
Va quindi benissimo e sono felice che il Governo confermi le risorse a disposizione, confermi soprattutto - lo ha fatto e di questo la ringrazio, Viceministra - la validità e l'autorevolezza del Centro donne di Pisa, riconosciuto come un operatore importante dentro la rete degli strumenti di cui in questo Paese disponiamo contro la violenza sulle donne.
Però c'è un tema politico a cui lei è completamente sfuggita, ha evitato accuratamente di rispondere, e il tema politico è che c'è un sindaco della Lega, il sindaco di Pisa, ha ritenuto, nonostante tutte le cose che io ho puntualmente richiamato nella mia interrogazione, di nominare e mantenere l'assessore Buscemi nelle sue facoltà di assessore alla cultura, e soprattutto di non intervenire di fronte a minacce di revoca di contributi, che chiaramente non sono solo quelli del Governo, non sono quelli della regione, perché anche a livello regionale c'è un ‘attenzione molto grande all'attività di contrasto della violenza sulle donne ed anche di sostegno alla rete in essere.
Ma il tema è: il Governo attualmente in essere, il Governo Lega-MoVimento 5 Stelle, non ha niente da dire su questa vicenda? L'intervento che ha ritenuto di dover fare la Ministra Bongiorno è un intervento del tutto isolato dal resto delle voci presenti in questo Governo? So benissimo che non è facoltà del Governo intervenire sulle facoltà che un sindaco ha nella sua autonomia di nominare un assessore, di nominare in questa funzione qualsiasi persona - anche se credo tutti dobbiamo riconoscere l'inopportunità del mantenimento in carica, anche alla luce delle novità che io ho richiamato di queste settimane -, ma è abbastanza inaccettabile, anche alla luce di quello che sta avvenendo in queste settimane: la conferenza che si svolgerà a Verona nelle prossime settimane, la presa di parola molto spesso di esponenti di forze politiche del Governo con un linguaggio sicuramente non accettabile nei confronti delle donne, ci dicono che forse ci sarebbe davvero bisogno di prendere la parola con autorevolezza per fermare tutto questo, per ribadire che la violenza sulle donne si sconfigge in tanti modi, non solo con l'intervento certo fondamentale delle forze dell'ordine, ma facendo crescere in questo Paese una cultura del rispetto delle donne, una cultura che rispetta pienamente le relazioni fra gli uomini e le donne, e che mette al bando ogni forma di violenza sulle donne. Ecco, la vicenda di cui io ho riferito e su cui mi aspettavo qualche risposta purtroppo racconta tanto di ciò che non si sta facendo su questa vicenda, quindi non posso ritenermi soddisfatta.