I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
la normativa relativa alle politiche attive sul lavoro ha subìto negli ultimi anni un sostanziale processo di riforma, a partire dall'attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56;
la legge delega n. 183 del 2014 ha assegnato alle regioni la competenza della gestione del Centri per l'impiego (Cpi) e delle misure di politica attiva da erogare attraverso gli stessi, ovvero attraverso la rete dei soggetti accreditati;
la Toscana è stata la prima regione italiana a dotarsi di una legge di riordino istituzionale per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle province, tra le quali anche le politiche attive in materie di lavoro;
in particolare, la regione Toscana ha adottato una normativa regionale (con la legge regionale n. 59 del 2014) con l'obiettivo di predisporre gli elementi salienti del modello toscano di erogazione dei servizi per il lavoro, a partire dall'istituzione, una volta conclusa la fase transitoria, di un'Agenzia regionale del lavoro come ente regionale di riferimento per l'organizzazione e la gestione dei servizi per l'impiego sul territorio regionale e del relativo personale;
successivamente con la legge regionale 8 giugno 2018, n. 28 è stato disciplinato nel merito il processo riorganizzativo del mercato del lavoro, con l'istituzione in via definitiva dell'Agenzia regionale toscana per l'impiego (Arti);
dal 28 giugno 2018 è stato quindi trasferito ad Arti il personale a tempo indeterminato appartenente alla qualifica dirigenziale e alle categorie del comparto funzioni locali delle province e della città metropolitana risultante dall'elenco alle convenzioni stipulate tra la regione e gli enti medesimi;
è stato inoltre trasferito ad Arti il personale a tempo determinato, appartenente alle categorie del medesimo comparto ed il personale di qualifica dirigenziale, risultante dalle convenzioni sopra menzionate il cui rapporto di lavoro fosse in corso alla data del trasferimento;
il modello perseguito dalla regione Toscana relativo ai centri per l'impiego vuole valorizzare una proficua e stretta sinergia fra settore pubblico e privato, ovvero mediante l'appalto dei servizi per il lavoro, al fine di assicurare in tutte le sedi del territorio i migliori standard di qualità previsti dalla Carta dei servizi regionale e i livelli essenziali delle prestazioni previsti a livello nazionale;
questo modello di governance ha permesso nel corso degli ultimi anni l'inserimento di molte professionalità provenienti dal settore privato, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, all'interno delle strutture pubbliche che erogavano servizi in materia di politiche attive sul lavoro;
la Conferenza Stato-regioni ha approvato il 17 aprile 2019 un piano che prevede il potenziamento dei centri per l'impiego dal punto di vista infrastrutturale e delle dotazioni organiche;
la regione Toscana, al fine di potenziare i servizi di politiche attive sul lavoro, ha previsto 709 assunzioni in tre anni, dal 2019 al 2021 nei centri per l'impiego presenti sul territorio;
nelle scorse settimane è stato siglato un accordo per il potenziamento del personale per i centri per l'impiego tra regione Toscana e Cgil, Cisl e Uil che si pone l'obiettivo di bandire entro il 30 giugno 2019 i primi concorsi;
nel suddetto protocollo le parti hanno convenuto che, nel rispetto delle normative sull'accesso al pubblico impiego, venga comunque valorizzata l'esperienza e la professionalità maturata dagli operatori che da tempo si occupano di politiche attive del lavoro e che in questi anni vi hanno lavorato;
il consiglio regionale della Toscana ha approvato il 29 maggio 2019 una risoluzione unitaria che impegna la giunta ad attivarsi affinché «le professionalità che a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali operano all'interno dei Centri per l'impiego della Toscana vengano valorizzate al massimo e tutelate nell'attuale fase di potenziamento dei servizi in materia di politiche attive sul lavoro, anche attribuendo premialità e punteggi aggiuntivi in loro favore e salvaguardando le attuali forze lavoro». Il documento chiede inoltre alla giunta di continuare il confronto con il Governo affinché vengano prese adeguate iniziative volte a favorire procedure concorsuali agevolate per le professionalità richieste, anche approfondendo la possibilità di evitare loro meccanismi di preselezione previsti nei prossimi bandi di assunzioni di Arti, l'Agenzia regionale per l'impiego, al fine di garantire una piena operatività dei centri e non disperdere professionalità qualificate che si sono formate negli anni;
in questa direzione il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha inviato il 29 maggio 2019 una lettera a Giulia Bongiorno, Ministro per la pubblica amministrazione, in cui si sottolinearla volontà della Regione di «salvaguardare il proprio modello organizzativo di gestione della rete regionale dei centri per l'impiego, fortemente incentrato sulla governance pubblica e rafforzata da una funzione complementare svolta da operatori privati presso i nostri Centri per l'impiego, con la presenza di figure specialistiche nell'ambito delle politiche attive dei lavoro». In tal senso Enrico Rossi ha chiesto un confronto urgente con il Governo, in previsione della predisposizione dei bandi di concorso, «per sottoporre più approfonditamente le problematiche che ci troviamo a dover affrontare e collaborare all'individuazione di modalità e soluzioni operative più idonee a raggiungere l'obiettivo della massima valorizzazione delle professionalità competenze presenti» –:
se il Governo intenda attivare con urgenza un tavolo di confronto con la regione Toscana per poter individuare, per le procedure concorsuali relative al potenziamento dei servizi in materia di politiche attive sul lavoro e nel rispetto della normativa vigente in materia di accesso al pubblico impiego, modalità premianti per valorizzare e salvaguardare le professionalità che, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, già operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana.
Seduta del 28 giugno 2019
Illustrazione e replica di Susanna Cenni, risposta del Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico Michele Geraci
SUSANNA CENNI: Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, l'interpellanza di questa mattina riguarda la situazione dei centri per l'impiego in regione Toscana. Lei sa benissimo che la normativa relativa alle politiche attive sul lavoro ha avuto una serie di aggiornamenti conseguenti il processo di riforma, a partire dall'attuazione della legge n. 56 del 2014; ha seguito la legge delega n. 183 del 2014, che ha assegnato con chiarezza alle regioni la competenza nella gestione dei centri per l'impiego e delle misure di politica attiva, da erogare attraverso i centri per l'impiego territoriali o, comunque, attraverso la rete di tutti i soggetti accreditati.
La Toscana è stata la prima regione a dotarsi di una legge di riordino istituzionale, anche per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale che era nelle province; fra questi, anche il personale che già si occupava di politiche attive in materia di lavoro. In particolare, la regione Toscana ha adottato una sua normativa, la legge n. 59 del 2014, con l'obiettivo di predisporre tutti gli elementi che caratterizzano il modello toscano di erogazione di servizi per il lavoro, a partire dall'istituzione, una volta conclusa la fase transitoria, di una Agenzia regionale del lavoro come ente regionale di riferimento. Infatti, successivamente, con la legge n. 28 del 2018, è stato disciplinato il processo riorganizzativo del mercato del lavoro e, quindi, l'istituzione dell'Agenzia regionale toscana per l'impiego (ARTI).
Il 28 giugno di un anno fa è, quindi, è stato trasferito all'Agenzia regionale il personale a tempo indeterminato, quello appartenente alla qualifica dirigenziale e alle categorie del comparto delle funzioni locali delle province risultante dall'elenco e dalle convenzioni stipulate fra la regione e gli enti medesimi. Sempre ad ARTI è stato trasferito il personale a tempo determinato appartenente alle categorie del medesimo comparto, quello di qualifica dirigenziale risultante dalle convenzioni sopra menzionate, quello il cui rapporto di lavoro fosse in corso alla data del trasferimento.
Questo modello, quello voluto e perseguito dalla regione Toscana relativo ai centri per l'impiego, ha voluto sostanzialmente valorizzare una sinergia molto proficua, che ha dato buoni risultati, fra settore pubblico e privato e, quindi, mediante l'appalto di servizi per il lavoro utili ad assicurare in tutte le sedi i migliori standard di qualità previsti dalla Carta dei servizi regionale. Ecco, questo modello di governance ha permesso, nel corso degli ultimi anni, l'inserimento di molte professionalità provenienti dal settore privato, a diverso titolo e anche con diverse forme contrattuali, e questo ha rappresentato un elemento, sinceramente, di forza nelle politiche attive.
La Conferenza Stato-regioni, il 17 aprile scorso, ha approvato il piano per il potenziamento dei centri per l'impiego dal punto di vista infrastrutturale, con la previsione di indire concorsi entro il 30 di giugno. La regione, al fine di potenziare i servizi di politica attiva sul territorio, ha previsto, per quanto di sua competenza, 709 assunzioni in tre anni, dal 2019 al 2021, nei centri per l'impiego. Nelle scorse settimane, è stato anche siglato un accordo per il potenziamento del personale con le organizzazioni sindacali. In questo accordo, in questo protocollo si è convenuto che, rispetto alle normative per l'accesso al pubblico impiego, occorre, comunque, valorizzare queste professionalità maturate, anche con le forme che hanno visto l'utilizzo e l'integrazione con operatori del settore privato.
Il consiglio regionale si è pronunciato, lo hanno fatto con una risoluzione approvata da tutte le forze politiche, esprimendo con chiarezza la richiesta che le professionalità che, a vario titolo e con diverse forme contrattuali, operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana possano essere valorizzate al massimo e tutelate anche nella fase di predisposizione dei concorsi e, quindi, della definizione e messa a norma dei centri per l'impiego, come la legge prevede.
Ecco, noi sappiamo che, ovviamente, questo significa prendere iniziative adeguate e concordate anche con il Governo, affinché le scelte che vengono assunte non trovino ostacoli nelle normative in essere. E, in questa direzione, il presidente della regione Toscana, il 29 maggio, quindi, oramai, un mese fa, ha scritto ai Ministri Bongiorno e Di Maio, chiedendo un incontro, chiedendo un tavolo per definire al meglio le modalità utili e le scelte da compiere per la predisposizione dei bandi di concorso.
A tal fine, io sono a chiedere quale sia la volontà del Governo in questa direzione, se c'è la disponibilità ad attivare con urgenza questo tavolo di confronto per salvaguardare queste figure utilmente nella fase concorsuale, anche, ovviamente, con l'obiettivo di predisporre il lavoro più utile per il miglior funzionamento dei centri per l'impiego.
MICHELE GERACI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, prevede, nell'ambito del Fondo da ripartire per l'introduzione del reddito di cittadinanza, di cui al comma 255 del medesimo articolo 1, un importo fino a 467 milioni di euro per il 2019 e 403 milioni di euro per il 2020 destinato ai centri per l'impiego, di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 14 settembre 2015, al fine del loro potenziamento, anche infrastrutturale.
Inoltre, con la medesima disposizione, a decorrere dal 2019, le regioni e le province autonome, le agenzie e gli enti regionali, o le province e le città metropolitane, se delegate all'esercizio delle funzioni con legge regionale, sono stati autorizzati ad assumere, con aumento della rispettiva dotazione organica, fino a 4 mila unità di personale da destinare ai centri per l'impiego, avvalendosi delle risorse appositamente stanziate (120 milioni di euro per il 2019 e 160 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020), a valere sul Fondo da ripartire per l'introduzione del reddito di cittadinanza.
Successivamente, l'articolo 12, comma 3, del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019 ha previsto: a) che al fine di rafforzare le politiche attive del lavoro e di garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2013, n. 131, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, è adottato un piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro; b) che il piano di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro, di durata triennale ed aggiornato annualmente, debba individuare specifici standard di servizio per l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia e i connessi fabbisogni di risorse umane e strumentali delle regioni e delle province autonome, nonché obiettivi relativi alle politiche attive del lavoro in favore dei beneficiari del reddito di cittadinanza; debba disciplinare il riparto e le modalità di utilizzo delle risorse, di cui all'articolo 1, comma 258, primo periodo, della legge 30 dicembre 2018, n. 145.
Con la medesima disposizione, è stato previsto uno stanziamento aggiuntivo di 160 milioni per il 2019, di 130 milioni per il 2020 e di 50 milioni di euro per il 2021.
Infine, il comma 3-bis del medesimo articolo 12, sempre al fine di rafforzare i centri per l'impiego autorizzato e finanziato, l'assunzione da parte delle regioni e delle province autonome, delle agenzie e degli enti regionali o delle province e delle città metropolitane, se delegate all'esercizio delle funzioni con legge regionale, di complessive 3 mila unità di personale a decorrere dall'anno 2020, e di ulteriori 4.600 unità di personale a decorrere dal 2021.
In data 17 aprile 2019 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ha sancito l'intesa sul piano di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro. Non vi è dubbio alcuno, quindi, che le assunzioni straordinarie previste dalla legge di bilancio per il 2019 e dal decreto-legge n. 4 del 2019, in quanto finalizzate all'instaurazione di nuovi rapporti di pubblico impiego, dovranno essere effettuate secondo modalità coerenti con le previsioni di cui all'articolo 97 della Costituzione. Sul punto occorre essere chiari. La Corte costituzionale ha, in più occasioni, affermato che: 1) il pubblico concorso è forma generale e ordinaria di reclutamento del personale della pubblica amministrazione; 2) la natura comparativa e aperta della procedura è elemento essenziale del concorso pubblico, sicché deve escludersi la legittimità costituzionale di procedure selettive riservate, che escludano o riducano irragionevolmente la possibilità di accesso dall'esterno, violando il carattere pubblico del concorso. Sulla base dei medesimi princìpi sopra ricordati, il giudice delle leggi ha ritenuto costituzionalmente illegittime le disposizioni legislative che prevedevano il passaggio automatico di personale di società in house, ovvero società o associazioni private, all'amministrazione pubblica. Ciò in considerazione del fatto che il trasferimento di personale da una società partecipata della regione alla regione o ad altro soggetto pubblico regionale si risolve in un privilegio indebito per i soggetti beneficiari di un siffatto meccanismo, in violazione dell'articolo 97 della Costituzione.
Nella regione Toscana, come emerge dal testo dell'interpellanza formulata, l'attività di gestione ed erogazione di servizi per l'impiego si caratterizza per l'esistenza di una sinergia tra soggetti pubblici e soggetti privati che operano per conto dei primi, sulla base di specifici contratti. Relativamente ai lavoratori impiegati presso gli operatori privati affidatari dei servizi in parola, è da escludere, alla luce sia degli articoli 3, 51 e 97 della Costituzione, sia della giurisprudenza costituzionale sopra richiamata, la possibilità di procedere alla loro assunzione all'interno della pubblica amministrazione secondo modalità diverse dalla partecipazione e dal superamento di un concorso pubblico.
Quanto al personale impiegato presso i soggetti pubblici con contratti di lavoro flessibile, si ricorda che, ai sensi dell'articolo 1, comma 796 della legge del 27 dicembre 2017, n. 205, le regioni, le agenzie o gli enti regionali costituiti per la gestione dei servizi per l'impiego o le province e le città metropolitane, se delegate all'esercizio delle funzioni, e l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL), al fine di superare il precariato e valorizzare la professionalità acquisita dal personale a tempo determinato impiegato in funzioni connesse con l'indirizzo, l'erogazione ed il monitoraggio delle politiche attive del lavoro, possono applicare le procedure previste dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, in deroga al regime delle assunzioni previsto dalla normativa vigente.
A tal fine: a) i contratti di lavoro a tempo determinato e i contratti di collaborazione coordinata e continuativa in essere alla data del 31 dicembre 2017 sono stati prorogati fino al 31 dicembre 2018, ovvero, in caso di avvio entro tale ultima data, dalle procedure di cui al citato articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 fino alla loro conclusione; b) è stata vietata alle amministrazioni interessate l'instaurazione di ulteriori rapporti di lavoro flessibile in relazione alle medesime professionalità, fino al termine delle procedure previste dal citato articolo 20. Conseguentemente occorre distinguere tra il personale beneficiario delle procedure di stabilizzazione previste dall'articolo 1, comma 796, della legge di bilancio per il 2018, o da altre specifiche disposizioni di legge; e quello che, non essendo in possesso dei requisiti richiesti dalla norma primaria, è escluso dalle procedure in parola. Orbene, anche quest'ultima categoria di lavoratori potrà essere assunta a tempo indeterminato, ma soltanto a seguito della partecipazione e del superamento di un concorso pubblico.
Relativamente all'esigenza di valorizzare in modo adeguato nei concorsi pubblici l'esperienza e la professionalità acquisite nel campo delle politiche attive del lavoro, si segnala che le linee guida sulle procedure concorsuali di cui alla direttiva n. 3 del 24 aprile 2018 del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione prevedono che, in conformità alle vigenti disposizioni, nei bandi di concorso per l'accesso al pubblico impiego: a) possa attribuirsi rilevanza, entro limiti definiti e non discriminatori, ai titoli rappresentanti del meritevole svolgimento dell'attività lavorativa nelle materie oggetto delle prove d'esame, e comunque in settori coerenti con le funzioni che si andranno ad esercitare; b) con esclusivo riguardo all'accesso ai profili professionali più elevati, possa prevedersi come requisito di ammissione il possesso di una particolare competenza nella materia o di una specifica esperienza nel settore, adeguatamente documentata.
Con riguardo alla richiesta di istituzione di un tavolo di confronto con la regione Toscana, per poter individuare modalità premianti per la valorizzazione e salvaguardare le professionalità che, a diverso titolo e con molteplici forme contrattuali, già operano all'interno dei centri per l'impiego della Toscana, si comunica che, in data 30 maggio 2019, si è tenuto a Palazzo Vidoni un incontro con il presidente della Conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini. Nel corso dell'incontro è stata manifestata, tra l'altro, la disponibilità del Dipartimento della funzione pubblica a fornire tutto il supporto necessario, anche al fine di elaborare, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle regioni sancita dal Titolo V della Costituzione, delle linee guida per assicurare l'omogeneità delle procedure concorsuali bandite dalle singole regioni per il rafforzamento dei centri per l'impiego. A seguito dell'incontro sono state avviate, e sono tuttora in corso di svolgimento, le interlocuzioni tra gli uffici del Dipartimento della funzione pubblica e le strutture della Conferenza delle regioni.
Infine, in data 14 giugno 2019 si è tenuta presso gli uffici del Dipartimento della funzione pubblica una riunione con i tecnici della regione Toscana, nel corso della quale sono state affrontate le peculiarità della situazione toscana e sono stati forniti i medesimi chiarimenti testé illustrati in risposta all'interpellanza.
SUSANNA CENNI: Grazie, Presidente. Devo dire che lo sono solo parzialmente, perché ho trovato nei toni della risposta un'impostazione molto burocratica. Perché vede, sottosegretario, lei ha richiamato ovviamente una serie di tavoli e di riunioni che anch'io ho citato nell'interpellanza, di cui abbiamo tutti contezza; non basta però dire che c'è stata una riunione con la Conferenza delle regioni, perché credo che la lettera scritta dal presidente della regione ai due Ministri sia successiva, anzi credo contemporanea alla riunione, perché porta data 29 maggio. Chiedeva appunto un tavolo di lavoro proprio sulla questione specifica.
Ovviamente, non sfugge a nessuno che ci sono delle norme da rispettare: nessuno chiede di mettere in campo un provvedimento o addirittura bandi di concorso che possano violare le norme. Si chiede però che ci sia un riconoscimento di questa peculiarità, perché noi stiamo parlando di professionalità che in alcuni casi da decenni si occupano della materia, lo fanno egregiamente in sinergia con i centri per l'impiego attualmente in essere, quelli che sono arrivati con il trasferimento del personale dalle province. È chiaro che occorre un lavoro serio di redazione dei bandi di concorso che non privilegi nessuno, ma che contemporaneamente eviti che ci sia una selezione del personale che rischi di penalizzare addirittura queste persone, che tuttora, in questa fase, stanno svolgendo il loro lavoro.
Mi risulta comunque che, ad oggi, non ci sia stata una risposta a questa lettera da parte dei Ministri. Quindi, considerato che la scadenza data dall'incontro con la conferenza Stato-regioni non è stata prorogata, e quindi resta questa scadenza del 30 giugno – almeno a me risulta –, io mi auguro si possa veramente, anche con le competenze tecniche che il Governo può mettere a disposizione, supportare questo percorso.
Nel frattempo la regione Toscana, pur non avendo avuto risposte, ha compiuto i primi passi, e sta varando il suo primo bando per la selezione di una prima tranche di personale, cercando ovviamente di dare l'opportunità a tutti i cittadini che vorranno partecipare di poterlo fare misurandosi con le competenze e con lo studio acquisito, ma credo anche di valorizzare le professionalità e le esperienze già sperimentate in questo settore.
Su questo, essendo la regione Toscana coordinatrice nel riparto fra le regioni di questa competenza sulla formazione, perché credo che l'assessore regionale abbia già avuto in molte occasioni modo di esprimere le proprie valutazioni su una buona riorganizzazione dei centri dell'impiego e delle politiche attive, che, poi credo, sia il comparto con cui davvero si può fare la differenza per aiutare i cittadini che si presentano sul mercato del lavoro a trovare l'occupazione che a loro compete.