04/05/2021
Elena Carnevali
Siani, De Filippo, Rizzo Nervo, Pini, Madia, Dal Moro, Lepri, Delrio, Cenni, Incerti, Pezzopane, Pollastrini, Piccoli Nardelli, Gavino Manca, Bruno Bossio, Mura, Berlinghieri, Cantini, Critelli, Vazio, Soverini, Lorenzin, De Menech, Gariglio, De Luca, Bonomo, Raciti, Rossi, Nardi, Boldrini, Frailis
2-01207

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i malati di cancro hanno pagato un prezzo altissimo alla pandemia: il 20 per cento dei decessi legati all'infezione da Covid-19 ha riguardato, infatti, pazienti oncologici;

   la pandemia ha gravemente accentuato le differenze tra regioni relativamente alla disponibilità di prestazioni e all'accesso all'assistenza;

   numerosi reparti chirurgici sono stati chiusi e convertiti in reparti di medicina dedicati ai pazienti Covid-19 e, per molte settimane, è stato possibile trattare solo procedure oncologiche, sia di emergenza, sia elettive, con evidenti limitazioni in termini di volume di casi trattati e complessivamente, sono stati rinviati oltre un milione di interventi chirurgici;

   incrociando questi dati con le Sdo 2019, si ricava che sono stati posticipati, in particolare, il 99 per cento degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5 per cento dei tumori alla prostata, il 74,4 per cento dei tumori al colon retto;

   per il periodo ottobre-dicembre 2020, rispetto alla prima ondata e con riferimento al periodo febbraio-giugno 2020, si rilevano dati stabili o addirittura un peggioramento su nuove diagnosi (da -15 per cento a -14 per cento), interventi chirurgici (da -20 per cento a -24 per cento) e minori ricoveri (da -16 per cento a -37 per cento;

   a febbraio 2021, gli oncologi italiani hanno dichiarato di visitare ancora in media il 30 per cento di pazienti in meno rispetto al periodo pre-pandemia;

   con riferimento agli screening, aggiornati a dicembre 2020, si registra il -17 per cento nelle mammografie, -13 per cento nelle Tac polmonari e -13 per cento sulle colonscopie;

   in particolare, gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto, nel 2020 hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami;

   in media, per i tre programmi di screening il ritardo è compreso tra i 4-5 mesi;

   tale contrazione si è tradotta nella tardiva individuazione della lesione tumorale e nella perdita di tutti vantaggi legati alla diagnosi precoce, generando un fabbisogno di terapie più invasive e costose, con conseguente incremento della mortalità;

   con riferimento alla vaccinazione anti Hpv il Ministero della salute ha rilevato per il 2019 coperture ancora insufficienti e forti disparità regionali e, per l'anno 2020, sono attesi risultati peggiori a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19;

   il 15 ottobre 2020 è stata presentata e approvata alla XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati la risoluzione n. 7-00562 per far fronte all'emergenza oncologica denunciata dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, con cui è stato impegnato il Governo pro tempore tra l'altro, a provvedere con urgenza all'approvazione di un nuovo piano oncologico nazionale che ponga al centro della programmazione le reti oncologiche regionali, così come definite dall'Accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019, e l'attivazione della Rete nazionale dei tumori rari come previsto dall'Intesa Stato-regioni del 21 settembre 2017;

   nonostante l'approvazione nessuna iniziativa è stata ancora intrapresa;

   il 3 febbraio 2020 è stato approvato il Piano europeo di lotta contro il cancro (COM (2021)44) che riconosce la necessità di un rinnovato impegno per affrontare l'intero decorso della malattia, comprese le rilevanti implicazioni sociali ad essa connesse;

   il documento è strutturato intorno a quattro ambiti di intervento fondamentali: 1) prevenzione, 2) individuazione precoce della malattia; 3) diagnosi e trattamento; 4) qualità della vita dei pazienti oncologici e delle persone guarite dal cancro. Ogni ambito è articolato in obiettivi strategici, a loro volta sostenuti da dieci iniziative faro e da molteplici azioni di sostegno. Per ciascuna azione o per gruppi di azioni omogenee è indicato il relativo periodo di attuazione;

   le azioni previste dal Piano europeo di lotta contro il cancro saranno finanziate attraverso tutti gli strumenti a disposizione della Commissione europea, per una dotazione complessiva pari a 4 miliardi di euro destinati agli Stati membri che recepiranno i principi del Piano e che realizzeranno le diverse progettualità ivi comprese, rispettando la tempistica indicata;

   con particolare riferimento all'assistenza farmaceutica, il Piano intende migliorare «l'accesso di tutti a tutti i medicinali», compresi quelli innovativi, garantendo la sostenibilità economica delle cure, anche attraverso la modifica della direttiva Ema entro il 2022;

   per le dimensioni ormai assunte dal fenomeno, alla lotta al cancro è stata dedicata una delle cinque missioni nell'ambito del nuovo programma quadro per la ricerca e l'innovazione della Commissione europea Horizon Europe, finanziato con 100 miliardi di euro le altre grandi sfide sociali che l'Europa è chiamata ad affrontare sono: 1) adattamento al cambiamento climatico; 2) protezione dei mari e degli oceani; 3) raggiungimento della neutralità climatica per le città; 4) promozione della salute del cibo e del suolo;

   la Mission on cancer comprende un insieme di azioni interdisciplinari, anche di natura regolatoria e legislativa, che dovranno essere realizzate dagli Stati membri al fine di raggiungere, nell'ambito delle linee principali di intervento del programma ed entro un periodo prestabilito, l'obiettivo ambizioso salvare ben 3 milioni di vite umane nell'arco di dieci anni;

   nel complesso, il Piano europeo di lotta contro il cancro e la Mission on cancer definiscono una nuova era per l'oncologia europea;

   anche in ambito pediatrico si è osservato un numero inferiore di diagnosi oncologiche durante la pandemia –:

   se intendano immediatamente far fronte all'emergenza oncologica e, in particolare, se siano state intraprese le iniziative necessarie, nel contesto della crisi sanitaria ancora in corso, per ripristinare con urgenza il livello di assistenza pre-pandemia;

   se siano state avviate iniziative volte alla predisposizione e approvazione di un Piano oncologico nazionale che segua il metodo e le linee adottate dal Piano europeo e che rappresenti lo strumento per la definizione di una progettualità complessiva che consenta il superamento dell'emergenza, il potenziamento delle infrastrutture, nonché l'adeguamento all'innovazione tecnologica e di processo, superando le disparità regionali;

   se intendano promuovere e realizzare progetti mirati ad accedere ai finanziamenti nell'ambito dei 3 pilastri della Mission on cancer: prevenire tutto ciò che è prevenibile; ottimizzare diagnosi e trattamenti; promuovere la qualità della vita;

   se non ritengano di adottare iniziative per riservare parte delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in particolare, dalla Missione 6-salute, per l'attuazione di quanto sarà previsto del Piano oncologico nazionale.

 

Seduta del 7 maggio 2021

Illustrazione di Elena Carnevali, risposta del Sottosegretario di Stato per la Salute Paolo Sileri, risposta di Beatrice Lorenzin

 

ELENA CARNEVALI. Grazie, signor Presidente, la illustro. Grazie della presenza del sottosegretario. Ci tengo molto, ci teniamo molto a presentarle l'interpellanza perché questa nasce dopo aver approvato all'unanimità in Commissione affari sociali già una risoluzione che è stata condivisa da tutte le forze politiche e portava la data del novembre 2020 già quando gli effetti della pandemia li avevamo visti sul loro su impatto sia sui pazienti COVID che sui pazienti non COVID, in particolare su quelli oncologici. Questo grido di allarme fu un grido di allarme che noi abbiamo raccolto per voce della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO), richiesta che chiedeva un impegno vigoroso, decisivo, perché ogni ritardo di una visita, di uno screening mancato, di una diagnosi tardiva, ogni intervento chirurgico rimandato incide sulla vita, sulla prognosi, sulla cura e sulla speranza di molti pazienti. Si è partito molto in quel periodo e si sta patendo ancora molto, perché noi da una parte non vogliamo che questi pazienti finiscono all'interno di percorsi che non siano virtuosi e che poi potessero portarli a trattamenti non adeguati. Ci sono state grandi sofferenze negli screening e nelle chirurgie, però sappiamo che molti pazienti non sono mai stati privati dalle cure, nella consapevolezza che quella fu in parte una scelta obbligata, dovuta all'urto dell'epidemia, però i dati sono davvero preoccupanti e sono davvero spaventosi. Mi permetto di ricordarne solo alcuni, perché io credo invece che il tema che dobbiamo affrontare oggi verte sulle conseguenze e su quello che dobbiamo mettere in atto. Però vorrei ricordare, per esempio, la revisione sistematica di 52 studi che è stata pubblicata sull'European Journal of Cancer, quelli pubblicati dall'Università Cattolica Altems o tanti altri studi delle comunità scientifiche. Nei pazienti neoplastici il decorso dell'infezione risulta molto più sfavorevole sia sotto il profilo del fabbisogno di ricovero in terapia intensiva, che nell'incidenza dei decessi. Sotto il profilo della prevenzione, della possibilità anche di ottenere una diagnosi precoce bisogna tener conto che, a causa della dell'impatto da COVID-19, le biopsie sono diminuite del 52 per cento, le visite presso i reparti di oncologia del 57 per cento, e si sono registrati ritardi del 64 per cento degli interventi chirurgici. Concretamente, però, in Italia, nei cinque mesi del 2020, sono stati eseguiti un milione 400 mila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo. Questi sono i dati dell'AIOM e dell'ESMO del 2020. Ovviamente questo ha comportato non solo una netta riduzione delle nuove diagnosi di tumore alla mammella, oltre 2 mila in meno, del colon retto 600 in meno. Anche quella tardività della diagnosi, fatta proprio quando la patologia a volte era in stadio già avanzato e, quindi, meno curabile dal momento che l'individuazione delle neoplasie era in fase avanzata, ha determinato minore possibilità di guarigione e i costi anche delle cure molto più elevate. Voglio qui riportare l'ultimo dato che, però, merita, a mio giudizio, davvero attenzione. L'ultima indagine di IQVIA sui dati reali di prescrizione aggiornati al dicembre del 2020, quindi parliamo di cinque mesi fa, registra il 17 per cento in meno delle mammografie, il 13 per cento in meno delle TAC polmonare, il 13 per cento in meno delle colonscopie. Per tutti questi pazienti, e in particolare per i pazienti oncologici, persiste anche una grave e inaccettabile disuguaglianza territoriale, che è strutturalmente contraria ai principi fondanti del servizio sanitario nazionale, che sta generando ulteriori disparità rispetto alla disponibilità dell'innovazione. Abbiamo faticosamente lavorato e cercato di creare dei tumoral board caratterizzati da competenze avanzate e integrate sotto il profilo multiculturale ed interprofessionale. Oggi, appare evidente che, se non si dà vita a un molecola tumoral board fortemente integrata con competenze scientifiche di alta qualità, sarà impossibile rendere operativo il piano per l'innovazione del sistema sanitario basato sulle scienze omniche che puntano all'inserimento di una medicina personalizzata; parliamo di medicina di precisione e che permette, soprattutto, nell'ambito delle attività di prevenzione, di diagnosi e di cura di garantire anche lo sviluppo di nuove terapie. Pensiamo a quelle delle cartine di cellule ingegnerizzate che sono indispensabili per la cura e per dar vita alla medicina personalizzata. Mi permetta sottosegretario, lei conosce bene, che anche la strumentazione diagnostica risulta molto obsoleta. Abbiamo 865 mammografi ancora analogici, solo 18 ha un'età inferiore ai 5 anni, 121 hanno un'età compresa tra i 5 e i 10 anni. Abbiamo - e ci verranno in soccorso, per fortuna -, le risorse messe all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. So benissimo che questo tema è, in particolare, all'attenzione del Ministro Speranza, che ha ricordato più volte, anche in quest'Aula, l'esigenza di far fronte all'emergenza oncologica. Consapevolezza che è talmente chiara, forte e tangibile da parte del Partito Democratico che chiede - ed è per questa ragione che siamo qui - che ci si faccia carico di quella che viene considerata la cosiddetta sanità sospesa, che venga riconosciuta come urgente e necessaria e che non rimanga più orfana. Un'ultima considerazione nelle premesse, e poi vado al punto. Noi abbiamo un piano oncologico nazionale, un documento di indirizzo che è scaduto nel 2016. Noi sappiamo che per arrivare a un piano oncologico questo viene elaborato almeno cinque anni prima, così accadde, infatti fu pubblicato nel 2013. È chiaro che dobbiamo anche ricordarci che c'è stato un ultimo accordo, quell'accordo Stato-regioni del 17 aprile del 2019, che ha indicato la rete quale miglior modello organizzativo per la presa in carico del paziente oncologico, nella prospettiva di garantire un adeguato livello di accoglienza, di integrazione tra l'assistenza territoriale e quella ospedaliera, di armonizzazione dei percorsi, anche in funzione dell'appropriatezza e dell'equità di accesso su tutto il territorio nazionale. I pazienti oncologici non possono più attendere, il cancro è diventato un'emergenza nell'emergenza e, allora, cos'è, qual è il punto su cui vogliamo oggi porre l'attenzione qua, di nuovo? Abbiamo bisogno di un nuovo piano nazionale oncologico, che deve essere in linea con il piano europeo di lotta contro il cancro per tutelare la vita delle persone malate di cancro. Il piano europeo di lotta contro il cancro, che riconosce la necessità di un rinnovato impegno nel decorso della malattia, è stato approvato il 3 di febbraio. Però io voglio ricordare qui che quel documento ha dei pilastri che devono essere fatti propri: il pilastro della prevenzione, l'individuazione precoce della malattia, la diagnosi del trattamento, la qualità della vita dei pazienti oncologici e delle persone che sono guarite dal cancro. Tra questi obiettivi strategici, a loro volta, sono introdotte e sono sostenute dieci iniziative faro e molteplici come azioni di sostegno. Le azioni previste dal piano europeo di lotta contro il cancro saranno poi finanziate attraverso strumenti a disposizione della Commissione europea: stiamo parlando di 4 miliardi che sono destinati agli Stati membri che recepiranno, però, i principi del piano, che li realizzeranno rispetto alle diverse progettualità ivi comprese, e che rispetteranno la tempistica indicata. Con particolare riferimento anche all'assistenza farmaceutica, il piano intende migliorare l'accesso a tutti i medicinali, compresi quelli innovativi, garantendo la sostenibilità delle cure anche attraverso una modifica della direttiva europea EMA entro il 2022. Noi sappiamo anche che per le dimensioni che ha assunto questo fenomeno, alla lotta al cancro è stato dedicato una delle 5 missioni nell'ambito del nuovo programma quadro per la ricerca e l'innovazione della Commissione europea Horizon Europe, finanziato con 100 miliardi di euro, quindi, questo riguarda anche le altre sfide da adottare: l'adattamento climatico, la protezione del mare, dell'Oceano, il raggiungimento della neutralità climatica, la promozione della salute, del cibo e del suolo. La Mission Board of Cancer , guidata dal professor Ricciardi, comprende, quindi, azioni interdisciplinari anche di natura regolatoria e legislativa, che devono essere realizzate dagli Stati membri, al fine di raggiungere, nell'ambito delle linee principali di intervento del programma ed entro un periodo prestabilito, l'obiettivo ambizioso di salvare ben 3 milioni di vita nell'arco di dieci anni.

Quindi, Vice Ministro noi sappiamo che abbiamo l'urgenza di un piano oncologico e per questo siamo quI, ma sappiamo anche e vogliamo che questo piano oncologico italiano sia coerente, sia corrispondente, sia in linea con il piano europeo, perché quel piano durerà cinque anni. La domanda che noi le poniamo è se siano state messe in campo, quindi, le azioni per fare fronte all'emergenza oncologica in questo contesto e quali iniziative si pensa di intraprendere, anche con urgenza, rispetto all'assistenza pre-pandemica. Sappiamo della costituzione di un tavolo di lavoro per la predisposizione del piano oncologico nazionale, che noi vogliamo, che credo il Paese debba seguire sul metodo e sulle linee che sono adottate dal piano europeo e che rappresenta, quindi, lo strumento per la definizione delle progettualità complessive e che consenta il superamento dell'emergenza, il potenziamento delle infrastrutture, l'adeguamento dell'innovazione tecnologica e di processo, superando le disparità regionali.

Da ultimo, due questioni le chiediamo in questa interpellanza. Se pensiamo di realizzare progetti mirati e di promuoverli, in modo da accedere ai finanziamenti nell'ambito dei tre pilastri della Mission on cancer: prevenire tutto ciò che è prevedibile, ottimizzare la diagnosi e i trattamenti e promuovere la qualità della vita. Alla fine, l'ultima domanda è se non ritengono - e a nostro giudizio è importante che questo accada, anche se abbiamo già consegnato il piano a livello europeo - che il piano nazionale di ripresa e resilienza faccia sua, in particolare nella Missione 6, quanto deve essere attuato all'interno del piano oncologico nazionale. La ringrazio. Io credo che non possiamo perdere questa occasione non solo per rispondere a una necessità ma soprattutto per offrire davvero un piano di qualità, un piano europeo, un piano che allinei l'Italia per i prossimi anni per fare della lotta contro il cancro una lotta che è vincibile.

 

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie Presidente. Ringrazio l'onorevole Carnevali e tutti i cofirmatari di questa interpellanza, poiché mi dà l'opportunità, per la seconda volta in due settimane, di poter aggiornarvi su ciò che è stato fatto e su ciò che verrà fatto, dopo una mozione, peraltro, presentata al Senato della Repubblica due settimane fa proprio sull'argomento. La ringrazio, inoltre, proprio perché è coincisa, questa interpellanza, con la data di oggi - a dire il vero sarà domani - che è la Giornata mondiale per la lotta al cancro ovarico, che in Italia interessa un numero importante di donne che, peraltro, hanno una sopravvivenza a 5 anni che, sebbene in miglioramento, deve essere ulteriormente migliorata e che rientra proprio nell'analisi che lei ha fatto sul danno da pandemia. Insieme alle altre patologie oncologiche, proprio il cancro dell'ovaio ne rappresenta una, perché lei ha citato il cancro della mammella, ha citato il cancro del colon, con un numero di diagnosi inferiori, e pensiamo anche a un 10 per cento di tumori del polmone in meno diagnosticati nell'anno 2020. Io le cito oggi il cancro dell'ovaio, in cui, così come con il cancro della mammella, il ruolo della prevenzione - o, meglio, della diagnosi precoce - ha un ruolo fondamentale per migliorare drasticamente quella percentuale di sopravvivenza a cinque e a dieci anni (peraltro, è un tumore estremamente subdolo, la cui diagnosi è spesso tardiva e soprattutto se i controlli mancano è ulteriormente ritardata).

Ora farò un excursus un po' più generale, praticamente rispondendo alle domande che lei ha fatto e senza leggere completamente quello che è scritto qui, partendo proprio dal piano nazionale oncologico che, è vero, era del 2011-2013, prorogato fino al 2016 e poi il Ministero ha lavorato a un altro piano che, ovviamente, dev'essere ulteriormente aggiornato. È rimasto un po' indietro; è inutile negarlo, è inutile girarci intorno, ma è pur vero che l'oncologia corre e, quindi, ogni anno cambiano anche le necessità. In più, lei ha giustamente fatto presente l'impegno europeo e il perimetro che l'Europa ha dato e nel quale è giusto considerare quei pilastri e, quindi, fare il nostro piano sulle linee guida europee (chiamiamole così). Quello che le dico che innanzitutto con la Conferenza Stato-regioni del 6 agosto è stato adottato il nuovo piano nazionale della prevenzione per il quinquennio 2020-2025, che ha sottolineato l'approccio interdisciplinare e transdisciplinare tra ricercatori e professionisti, di provenienza sia tecnica sia medica, e all'interno - è un documento molto ampio - è previsto anche questo. Gli obiettivi di questo piano nazionale di prevenzione 2020-2025 sono, ovviamente, la prevenzione e tutte quelle azioni intersettoriali di promozione della salute, quindi la sana alimentazione e tutto ciò che riguarda la prevenzione primaria, fino poi al miglioramento degli screening oncologici e di tutti quei percorsi che devono tendere a rendere più omogenea l'adesione allo screening per tutti i tipi di tumori fra le varie regioni e, purtroppo, sappiamo perfettamente che vi è una differenza tra regione e regione e spesso anche nell'ambito della stessa regione.

Per quanto riguarda il Piano nazionale oncologico, quindi quel documento di pianificazione per la prevenzione oncologica, è stato fatto un decreto dei direttori generali coinvolti - che sono quello della prevenzione sanitaria e quello della programmazione sanitaria - il 27 aprile 2021. Ho incontrato i responsabili e ho chiesto loro di cambiare una parte di quella bozza di decreto, che ora è già decreto, riducendo il tempo per la consegna del nuovo piano: da un anno ho chiesto di ridurlo a tre mesi. Quindi, entro 90 giorni questa commissione, questo tavolo che si è istituito, provvederà a creare questo nuovo documento. Quindi, è anticipato di nove mesi rispetto a quello che era in origine, perché credo che dobbiamo recuperare del tempo. Ovviamente, cercare di anticipare significa recuperare questo tempo e avere, quindi, un documento pronto che poi potrà andare in conferenza Stato-regioni. Io ho detto tre mesi, ma è chiaro che poi servirà sempre un po' più di tempo perché andrà migliorato e quant'altro, ma spero che per la fine dell'estate questo potrà andare in Conferenza Stato-regioni. Questo tavolo si riunirà per la prima volta il 13 maggio 2021 e terrà in considerazione tutte le cose che lei ha elencato, partendo proprio dal piano europeo. Quindi, io spero, su questa parte, di averle dato una risposta esaustiva. Io ho chiesto poi che questo tavolo possa riunirsi con una frequenza di due o tre settimane, proprio per raggiungere e modificare…perché, d'altro canto, va preso il piano vecchio, aggiornato, migliorato con le nuove informazioni, adattato a quella che è l'esigenza europea e ripresentato. Spero che per il futuro tutto questo potrà essere fatto in maniera molto più agevole e molto più veloce, magari facendo sì che il tavolo rimanga permanente all'interno del Ministero. È un tavolo che vede scienziati e vede associazioni (alcune che lei già ha citato).

Per quanto riguarda, invece, cosa fare per il futuro, come cercare di recuperare questa mole impressionante di indagini diagnostiche, sia per la prevenzione sia per il follow-up dei pazienti oncologici, o questa mole impressionante di interventi chirurgici saltati o di azioni più o meno invasive nel trattamento dei tumori, già con gli ultimi decreti-legge abbiamo cercato di investire più risorse, ad esempio per l'abbattimento delle liste. Non è ancora sufficiente e il Ministero della Salute sta continuamente interloquendo con il MEF per trovare altre risorse e altre possibilità, perché se abbiamo diversi milioni di interventi chirurgici saltati e oltre 20 milioni di indagini diagnostiche più o meno invasive rinviate è chiaro che dobbiamo concentrare queste indagini in un periodo ristretto di tempo e potenziare quello che può essere potenziato, adesso che il COVID iniziamo a vederlo alle nostre spalle. È chiaro: il pubblico per primo, ma probabilmente - e questa è la mia personale opinione - servirà anche un aiuto del privato alle regole del pubblico, cioè mettere in rete tutto ciò che abbiamo in un periodo ristretto di tempo. Non so, devi fare due milioni di TAC, due milioni di risonanze magnetiche? Vanno divise. Regole del pubblico; si fanno queste risonanze e si recupera il tempo, tempo che abbiamo cercato di recuperare anche prima del COVID, quando le liste d'attesa, innegabilmente, sono state un problema annoso.

Il Ministro Lorenzin, il Ministro Grillo, il Ministro Speranza, cioè chiunque si è avvicendato ha avuto il problema della gestione delle liste. È arrivato poi il COVID, e certo questo non ha aiutato. Aggiornamento tecnologico: sapete perfettamente quanto il Ministero abbia a cuore questo, un processo iniziato diversi anni fa, potenziato recentemente. Qualità della vita: pienamente d'accordo, tu puoi avere più vita, ma devi vedere anche la qualità di quella vita e, a questo punto, anche le cure palliative, quindi tutto il percorso delle cure palliative con quelle differenze fra regione e regione, ma, ancor peggio, con le differenze fra età di persona colpita dal tumore. Sapete quanto siamo, purtroppo, ancora indietro e stiamo recuperando per le cure palliative e l'aiuto, ad esempio, alla popolazione pediatrica affetta da tumore. Il PNRR, ovviamente, valuta nel suo interno tutti questi percorsi, diviso chiaramente per le varie linee, e poi ovviamente le varie direzioni generali saranno in grado di procedere in questa direzione, quindi dalla prevenzione alla programmazione e l'aggiornamento tecnologico, agli investimenti per poter recuperare e migliorare.

Ci tengo a dire, però, una cosa, e concludo, così non vi tedio: per il futuro una parte degli investimenti, sì, mammografi vecchi, TAC vecchie, tutto deve essere aggiornato, giusto aggiornare anche la scatola, ma c'è un contenuto all'interno della scatola ospedaliera che dovrà essere aggiornato ancor meglio, che è la formazione, la formazione del personale, perché nell'oncologia è quell'approccio multidisciplinare ben formato dei professionisti che esercitano e che ruotano intorno al paziente che ha fatto la differenza negli anni passati, nonostante tecnologia magari vetusta o assenza di mezzi, ma è quel personale formato che, con il cuore e con la sua formazione, ha garantito quei risultati che noi oggi abbiamo per i tumori, cioè la migliore sopravvivenza a 5 anni per ogni tipo di tumore rispetto a tutti i Paesi europei.

Questo dobbiamo dirlo ed è un grazie ai nostri operatori. Se a questi operatori manteniamo quella formazione, gliela miglioriamo e aggiungiamo ciò che lei ha appena detto, quindi scatola - intendo dire ospedale - e tecnologia all'interno di questa scatola, credo che saremo, come lo siamo stati, leader in Europa nel trattamento dei tumori. È mia garanzia cercare di dare questo piano: spero entro tre mesi che la Commissione possa finire ed entro la fine dell'estate o magari all'inizio dell'autunno poter avere il piano approvato in Conferenza Stato-regioni.

 

BEATRICE LORENZIN. Sono sicuramente soddisfatta per l'impegno e anche il calendario che ci ha rappresentato il Vice Ministro Sileri, però vorrei anche rappresentare qualche preoccupazione o forse anche qualche indicazione per avere noi qui in Parlamento una certezza in una tabella di marcia, in una road map nell'affrontare la grande questione del cancro da parte del Governo. Ci troviamo di fronte a un'emergenza nell'emergenza, che è quella delle malattie croniche non trasmissibili, cancro, diabete, problemi legati alle malattie cardiovascolari, che sappiamo già, almeno tra addetti ai lavori, esploderanno. Abbiamo un tappo che verrà tolto con il COVID dove tutto quello che è rimasto fermo nell'ultimo anno e mezzo purtroppo ce lo ritroveremo con gli interessi e, soprattutto, se lo ritroveranno con gli interessi i nostri pazienti. Allora noi chiediamo che il Parlamento venga coinvolto per poter sapere e conoscere i meccanismi di azione che il Governo vuole mettere in campo, in particolare il Ministero della Salute, in particolare in questa mission che è quella del cancro.

Quattro miliardi abbiamo a disposizione dall'Europa, più gli altri che vengono da Horizon, più le risorse nel PNRR. A differenza del passato, ci sono risorse per trasformare il sistema delle malattie croniche non trasmissibili, in particolare sui tumori, per rimanere quello che eravamo, che ha citato lei, Vice Ministro, cioè un Paese che ha dato l'agenda politica sanitaria sul cancro, sulla ricerca e sui meccanismi della prevenzione. Quindici anni fa siamo stati all'avanguardia; oggi, se non corriamo come fanno i nostri partner europei, rischiamo di lasciare i nostri pazienti indietro, non soltanto il nostro sistema sanitario.

Quindi, bene un libro bianco per il cancro che tenga insieme tutti i meccanismi dell'innovazione e gli obiettivi che il Governo si dà nell'attuazione del piano europeo, nella formazione, ma anche in alcuni pilastri che sono quelli della ricerca traslazionale e dell'attività che noi possiamo fare utilizzando il PNRR. Penso, ad esempio, a utilizzare l'intelligenza artificiale in una grande piattaforma sui dati che vengono dai nostri IRCCS e dai centri di ricerca, il tema della diagnosi molecolare per poter applicare la medicina personalizzata, e quindi avere la possibilità di fare e indirizzare ai nostri pazienti farmaci target, targettizzati, cosa su cui oggi rischiamo di essere in ritardo rispetto ad altri partner internazionali, penso alla Francia, al centro di Lione. Cioè, riuscire ad accompagnare un piano che si basa su prevenzione, su health technology assessment, su formazione, su prestazioni e presa in carico del paziente anche con quei filoni della ricerca e della tecnologia che oggi sono indispensabili per permettere l'accesso ai nostri pazienti e ai nostri operatori del massimo dell'innovazione, sia nella diagnostica sia nella prestazione.

E, a questo proposito, credo che sia anche indispensabile immaginarsi un sistema di finanziamento del tema del cancro che tenga conto anche di nuovi modelli regolatori, perché poi noi parliamo qui di prestazioni innovative, di medicina personalizzata, che significa regalare anni di vita a chi altrimenti non ce l'avrebbe, e troviamo spesso delle barriere proprio nei sistemi regolatori, nei processi di accessibilità ai farmaci, nei sistemi autorizzatori dei farmaci. Noi dobbiamo modernizzare anche il nostro sistema regolatorio rispetto alla ricerca e all'innovazione e sviluppo, e questo è un compito complesso, che deve coinvolgere il Parlamento, perché spesso le regioni hanno altri obiettivi, che sono più obiettivi di budget, di tenersi dentro il budget, soprattutto quando si tratta di spendere in prevenzione, mentre il Parlamento e il Governo hanno obiettivi più complessi.

Dobbiamo quindi aiutare le regioni nel raggiungere insieme questi obiettivi, e, per farlo, ci vuole sicuramente una politica non a silos, ma più ampia, che riguardi questa patologia e quello che le è collegato, così come, ribadisco, tutto il mondo delle malattie croniche non trasmissibili, di cui presto, purtroppo, ci troveremo a parlare molto spesso in queste Aule.