I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:
nello stabilimento Berco di Copparo, in provincia di Ferrara, del gruppo ThyssenKrupp, e stata avviata la procedura per il licenziamento collettivo di 247 persone; la scelta è stata ulteriormente aggravata dalla decisione unilaterale di sospendere il contratto integrativo aziendale a far data dal 1° marzo 2025, con danni rilevanti per i salari degli oltre mille lavoratori e lavoratrici dell'azienda; ancor prima dell'avvio della procedura e della disdetta del contratto integrativo aziendale, c'erano state dimissioni volontarie di 153 dipendenti; la situazione è resa ancora più difficile dall'assenza di un adeguato confronto tra il board dell'azienda e le parti sociali; l'azienda ha deciso di non partecipare all'incontro che era stato indetto in data 13 febbraio 2025 presso il Ministero delle imprese e del made in Italy; le diverse istituzioni locali, dalla regione agli enti locali delle comunità coinvolte dalla crisi, hanno chiesto a più riprese che il Governo convochi e apra un confronto con la casa madre ThyssenKrupp, affinché si possa trovare una soluzione tutelante per i lavoratori e il territorio; sono in gioco i posti di lavoro ed un presidio produttivo fondamentale per il Paese –:
quali iniziative di competenza intenda assumere in merito.
Seduta del 28 marzo 2025
Illustrazione di Nadia Romeo, risposta della Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, replica di Andrea De Maria
NADIA ROMEO. Grazie, Presidente, e grazie anche alla Sottosegretaria per essere qui presente. Oggi siamo di fronte - lo dicono i dati Istat di qualche giorno fa - a una crisi sociale ed economica di proporzioni davvero importanti, che non possiamo più ignorare. I dati diffusi ci dicono chiaramente che il 23,1 per cento della popolazione italiana è a rischio di povertà o esclusione sociale, con un numero che è sempre in continua crescita. Stiamo parlando di oltre 13,5 milioni di persone che ogni giorno devono fare i conti con difficoltà economiche che, ovviamente, minano anche la loro dignità.
Ma la cosa più grave è che oggi, in Italia, avere un lavoro non è più garanzia di sicurezza economica. Il 10,3 per cento degli occupati è a rischio di povertà lavorativa. Un dato che sale ancora di più per chi ha figli, raggiungendo il 21,7 per cento per chi ha più di 3 figli. Questo significa che sempre più persone, pur lavorando, non riescono ad arrivare alla fine del mese. Il reddito familiare medio è di 30.039 euro annui, circa 2.500 euro al mese, ma questa cifra si riduce ancora più drasticamente nei luoghi dove invece il costo della vita è più alto.
Faccio questa premessa perché l'interpellanza urgente di oggi si inserisce in un quadro già economicamente difficile e di crescente insicurezza. Oggi poniamo all'attenzione del Sottosegretario, in maniera forte e decisa, il problema che sta attraversando una delle industrie, anche storiche, del nostro Paese, che è la Berco. Oggi fa parte del gruppo ThyssenKrupp, però è un'azienda che fa componenti e sistemi sottocarro dal 1920. Quindi, un'azienda che ha fatto anche la storia industriale di questo Paese, non è soltanto una realtà territoriale.
Oggi questa azienda ha deciso, in maniera unilaterale, nonostante gli interventi che sono stati compiuti in questi mesi sia dalle organizzazioni sindacali, sia dalle regioni e dagli enti locali interessati - perché ricordo che la Berco ha, sì, uno stabilimento a Copparo, ma ha anche uno stabilimento a Castelfranco Veneto, pertanto le regioni interessate sono più di una, così come gli enti -, quindi, nonostante gli sforzi di questi mesi, l'avvio della procedura di licenziamento di ben 247 operai.
Questo, ovviamente, è un durissimo colpo per il territorio, per i lavoratori e per le loro famiglie. Però, quello che rende, secondo me, ancora più inaccettabile questa vicenda - lo dico al Sottosegretario - è che l'avvio del procedimento di licenziamento unilaterale è avvenuto a pochi giorni di distanza dalla convocazione di un tavolo presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, che era fissato per il 13 febbraio. Questo lo ritengo davvero un atto molto grave anche nei confronti delle nostre istituzioni, perché con un tavolo convocato non si procede al licenziamento unilaterale, ma, soprattutto, non ci si è neanche presentati a quel tavolo.
Questo credo che sia anche a totale spregio delle istituzioni, e per questo, anche come Paese, dobbiamo un po' rispondere insieme a quello che ritengo un atto che non ha motivazioni. Dicevo, 247 esuberi. Questi 247 esuberi si vanno ad aggiungere alle 153 dimissioni volontarie che sono avvenute precedentemente, perché l'azienda, inizialmente, ha proposto un piano di risanamento e di investimento di 50-60 milioni di euro, dopodiché ha chiesto, invece, un esodo volontario per 400 lavoratori e lavoratrici. A questo esodo hanno risposto in 153, ovviamente non perché non volevano andare incontro a quelle che fossero le esigenze dell'azienda, ma perché, oggettivamente, sono esuberi che pesano in territori, tra l'altro, particolarmente fragili.
Si tratta di territori di aree rurali e di aree interne dove è difficile anche un ricollocamento delle persone, soprattutto in un settore, quello della metalmeccanica, che in questo momento è anche ulteriormente in difficoltà.
Quindi, con riferimento a questi 247 licenziamenti un'altra delle questioni che bisognerebbe porsi come domanda è la seguente: su 1.058 dipendenti totali che sono rimasti, 203 sono impiegati, 15 sono dirigenti, 25 sono quadri, 815 sono rimasti gli operai. Allora, se l'azienda vuole smantellare soltanto chi produce, forse dovremmo porci una domanda. Se è vero anche che l'amministratore delegato di Berco, proprio ieri, ha dichiarato che la fabbrica più produce e più perde, dobbiamo porci, anche qui, una domanda. Perché, se l'obiettivo fosse davvero quello di un risanamento aziendale, ci aspetteremmo una revisione complessiva di tutte le risorse, ma questa, invece, sembra più una strategia per ridurre il costo del lavoro. Infatti, tra l'altro, sempre in data 31 gennaio, con decorrenza 1° marzo e, quindi, con un tavolo ancora aperto presso il Ministero, sempre la Berco ha comunicato la sospensione dei contratti integrativi, quindi impoverendo ancora di più il costo del lavoro anche di chi dovrebbe eventualmente rimanere. Credo che non possiamo più accettare questa situazione, anche perché - ripeto - si inserisce in un territorio davvero molto, molto fragile.
Quello che chiediamo oggi al Governo - perché devo dire che le organizzazioni sindacali hanno davvero provato a riaprire questi tavoli, a cercare le mediazioni possibili - è di dirci quali sono le soluzioni che intende adottare, perché mancano 28 giorni alla chiusura delle procedure di licenziamento collettivo, non c'è più molto tempo. Il 5 maggio termina anche la cassa integrazione dello stabilimento a Castelfranco Veneto, quindi avremo altri 150 dipendenti, lavoratori e lavoratrici, che non sappiamo che fine faranno.
Il tempo è davvero prezioso in questi casi, quindi, chiediamo al Governo di farsi parte, davvero di prendere a cuore, insieme a noi, la situazione molto grave che sta avvenendo in questa crisi aziendale e di ricercare tutti i percorsi per non chiudere la procedura di licenziamento collettivo e, quindi, sospenderla. Questo si può fare soltanto chiedendo di riaprire il tavolo e chiedendo di partecipare alla proprietà, la ThyssenKrupp, che non è mai arrivata a partecipare al tavolo di concertazione che era presente al Ministero. I tempi sono brevi e, quindi, chiediamo davvero che ci sia un intervento forte, autorevole e convinto.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Rispondo all'interpellanza urgente in esame per evidenziare preliminarmente che, non appena si è avuta notizia dell'avvio della procedura di licenziamento per i 480 lavoratori, sui 1.200 impiegati nello stabilimento di Copparo (Ferrara), da parte della multinazionale Berco, è stato convocato, il 14 novembre del 2024, uno specifico tavolo di crisi presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy.
Al tavolo è intervenuto direttamente il Ministro Urso, che ha invitato la società a ritirare ogni iniziativa unilaterale avviata e ad iniziare un dialogo con le organizzazioni sindacali per giungere a decisioni non traumatiche e consensuali nella gestione della crisi aziendale. A seguito della richiesta avanzata, l'azienda ha dichiarato di voler accogliere l'invito a ritirare la procedura di licenziamento collettivo e la disdetta del contratto integrativo. L'incontro si è concluso con la sottoscrizione di un accordo tra Berco Spa e le organizzazioni sindacali, con il quale entrambe le parti hanno deciso di ritirare gli atti unilaterali intrapresi e hanno concordato di avviare una discussione in sede aziendale per il raggiungimento di una intesa.
Il 25 novembre poi, al tavolo di crisi ministeriale, è stato comunicato che la società e le organizzazioni sindacali avevano raggiunto un'intesa per l'avvio di un confronto negoziale sul rinnovo e la revisione del contratto integrativo aziendale. L'azienda si è inoltre impegnata a promuovere un'azione di dismissioni volontarie e incentivate per un massimo di 400 lavoratori dello stabilimento di Copparo, rinunciando ai licenziamenti collettivi che erano stati già avviati a ottobre 2024.
Tuttavia, nei successivi confronti, le parti - azienda e organizzazioni sindacali - non sono più riuscite a raggiungere l'auspicato accordo sul contratto integrativo.
Il 7 febbraio 2025 Berco ha, quindi, avviato la procedura di licenziamento collettivo, ai sensi della legge n. 223 del 1991, che interessa 247 lavoratori dello stabilimento di Copparo. La fase di confronto tra la società e le rappresentanze sindacali si è conclusa con esito negativo e si è pertanto passati alla fase amministrativa, gestita presso gli uffici della regione Emilia-Romagna.
Il 13 febbraio, però, il MIMIT ha nuovamente convocato un tavolo - come lei ha anche anticipato - con l'intento di addivenire ad una soluzione, ma l'azienda, pur convocata, non ha partecipato.
Il Ministero - che continua a seguire l'intera vicenda tramite un costante confronto con le parti coinvolte, cioè con la regione Emilia-Romagna, con le amministrazioni locali, con le organizzazioni sindacali e anche con le rappresentanze dei lavoratori -, considerata la situazione particolarmente delicata, ha valutato la necessità di rafforzare il dialogo con ThyssenKrupp - gruppo proprietario della società Berco - per approfondire e valutare ogni ulteriore iniziativa industriale idonea a sostenere il rilancio produttivo dei siti italiani, con l'obiettivo di tutelare e di valorizzare i lavoratori coinvolti per superare le attuali criticità.
A tal proposito, preciso che il Ministro Urso ha già incontrato i vertici di ThyssenKrupp al Ministero, con i quali è tuttora in corso - ma continua - un'assidua interlocuzione per trovare una soluzione.
ANDREA DE MARIA. Grazie, Presidente. Grazie Sottosegretaria, sì, devo dire che apprezzo l'impegno del Governo, che è stato testimoniato qui nell'intervento della Sottosegretaria.
La preoccupazione è veramente molto alta, le ragioni le ha spiegate benissimo la collega Romeo nel suo intervento. Noi, peraltro, avevamo presentato già un'interrogazione parlamentare, come gruppo del Partito Democratico, e abbiamo ritenuto utile trasformarla in interpellanza urgente all'inizio di questa settimana, perché lunedì c'è stato un incontro tra organizzazioni sindacali, proprietà e azienda che è stato molto negativo.
I lavoratori, martedì, hanno manifestato e, quindi, davvero la situazione è molto critica. C'è una conflittualità in atto e sono a rischio tanti posti di lavoro, le condizioni di vita di tante famiglie e - come veniva spiegato molto bene -, in prospettiva, anche la permanenza di un presidio produttivo di grandissimo valore, non solo per le regioni interessate ma per tutto il Paese, anche con una lunga storia imprenditoriale.
Noi, come Partito Democratico, siamo a fianco delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali, apprezziamo molto l'impegno delle regioni e degli enti locali, ed è molto importante che ci sia una piena scesa in campo del Ministero competente e del Governo, come è stato detto anche qui dalla Sottosegretaria.
Come in altre crisi aziendali - che, fra l'altro, ci siamo trovati ad affrontare insieme anche con la stessa Sottosegretaria Bergamotto -, la filiera istituzionale è assolutamente fondamentale, cioè che le istituzioni, tutte insieme, facciano sentire il loro peso - prima di tutto, ovviamente, il Governo, il Parlamento, le regioni e gli enti locali - per sostenere al massimo la prospettiva di una soluzione positiva di questa vertenza.
Noi, come Partito Democratico, continueremo a seguire quotidianamente quello che accade, anche con gli strumenti che abbiamo di iniziativa parlamentare. Per quanto ci riguarda, davvero, ci sentiamo impegnati, fino in fondo, a tenere in campo al massimo grado possibile l'iniziativa di tutta la filiera istituzionale.