10/06/2025
Anna Ascani
Casu
2-00622

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il trasporto pubblico locale è come noto un servizio essenziale per garantire il diritto alla mobilità sicura e sostenibile per tutte e per tutti, ma da tempo si trova in una situazione di grave emergenza e, nonostante gli investimenti che sono stati previsti nel PNRR per trasporti, infrastrutture e mobilità sostenibile, mancano ancora consistenti risorse per fronteggiare il continuo aumento della domanda dovuto in parte ai flussi turistici, alle conseguenze della crisi climatica, nonché alle necessità di gestione ed efficientamento dei nuovi mezzi;

   già con l'interpellanza n. 2-00441 del settembre 2024 e diversi altri atti di sindacato ispettivo, il gruppo parlamentare Partito Democratico aveva denunciato il preoccupante quadro finanziario del trasporto pubblico nazionale, dovuto anche alla carenza annuale del Fondo per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale (Fondo Tpl) per quasi 800 milioni di euro;

   da svariati mesi, inoltre, diversi sindaci italiani hanno manifestato preoccupazione di dover garantire la sostenibilità economica del Tpl messa a rischio dai rincari inflazionistici, nonché da un finanziamento del Fondo nazionale insufficiente a consentire la qualità del servizio, e proprio in questi giorni 31 sindaci di comuni appartenenti a Toscana e Umbria hanno inviato al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al presidente di Trenitalia e alla presidente di Rfi, e ai presidenti delle Commissioni competenti di Camera e Senato, nonché ai presidenti di regione interessati, un documento con cui hanno manifestato grave preoccupazione per la situazione dei trasporti ferroviari nei loro territori;

   tra le tratte in condizioni di criticità più gravi va sicuramente segnalata quella che riguarda il nodo del trasporto ferroviario nel Centro-Italia, e in particolare per regioni come Lazio, Toscana e Umbria, per le quali il documento dei sindaci chiede l'immediato ripristino del passaggio dei treni Intercity e Regionali sulla linea direttissima tra Orte e Settebagni, unico modo per garantire tempi di percorrenza equi e competitivi; la pianificazione trasparente degli interventi infrastrutturali, con comunicazione preventiva a comuni e utenti; l'istituzione di un tavolo permanente interregionale con la partecipazione di tutti gli attori istituzionali coinvolti ai diversi livelli di Governo, per affrontare tempestivamente le emergenze e definire una strategia condivisa; e infine interventi di tutela e valorizzazione di tutti quei servizi per i quali esiste un obbligo di servizio pubblico;

   particolarmente critica è poi la situazione della regione Umbria, a seguito dell'instradamento sulla linea lenta dei convogli con obbligo di servizio pubblico come i regionali veloci e che da gennaio 2025 – come denunciato nei numerosi atti di sindacato ispettivo presentati – sta non solo comportando per i cittadini umbri tempi di percorrenza insostenibili, ma sta di fatto determinando l'isolamento della regione Umbria, ormai sempre più raggiungibile solo con il mezzo privato;

   tale situazione, che sembrerebbe determinata dai lavori in corso sulla direttissima e che determina gravi ripercussioni anche per i cittadini di Toscana e Lazio, non è mai stata previamente comunicata o concordata con le amministrazioni interessate né tantomeno con l'utenza, né fino ad oggi si è riusciti ad avere informazioni circa il reale ripristino della situazione antecedente ai lavori;

   mentre in Europa si sperimenta il cosiddetto «biglietto climatico» con l'introduzione di abbonamenti mensili o annuali per il trasporto pubblico che siano economici e facili da usare, offrendo così una valida alternativa al trasporto privato, in Italia la situazione è ogni giorno più critica e come sottolineato anche in una risoluzione approvata in IX Commissione trasporti della Camera dei deputati negli scorsi mesi occorrerebbe incrementare la dotazione annua per almeno 800 milioni di euro al fine di consentire alle imprese di sostenere l'aumento dei costi dei fattori produttivi e per almeno 900 milioni annui per coprire i maggiori costi del nuovo contratto dei lavoratori del settore, risorse che potrebbero essere in buona parte ottenute anche attraverso la rimodulazione o l'eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, i cosiddetti Sad;

   la realizzazione di un sistema di Tpl efficiente è una delle strategie più importanti sia per ridurre le disuguaglianze fra la popolazione, rappresentate dalla distanza da servizi scolastici, lavorativi, sanitari, sia nell'ottica di diminuire la circolazione dei mezzi di trasporto privati e l'inquinamento atmosferico –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per realizzare nel più breve tempo possibile un trasporto pubblico locale efficiente e di qualità su tutto il territorio nazionale, e in grado di offrire, anche nelle aree interne e nelle periferie, un'alternativa credibile e funzionale all'uso del mezzo privato;

   se, come e in quali tempi intenda adottare le iniziative di competenza per reperire tutte le risorse necessarie per la realizzazione di un sistema di Tpl efficiente e di qualità su tutto il territorio nazionale;

   se, come e quando intenda adottare iniziative di competenza volte a ripristinare la linea direttissima anche per i così detti i regionali veloci, e comunque per tutti quei servizi di trasporto per i quali esiste un obbligo di servizio pubblico.

Seduta del 27 giugno 2025

Illustrazione di Anna Ascani, risposta della Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, replica di Anna Ascani

ANNA ASCANIGrazie, Presidente. Sì, è necessario illustrare questa interpellanza perché va dato qualche elemento di contesto. Io naturalmente rappresento qui l'Umbria, una regione piccola che è posta al centro del nostro Paese, come chiunque abbia guardato una cartina geografica sa, e, nonostante questo posizionamento che potrebbe risultare felice, è completamente esclusa dalle direttrici principali e infrastrutturali di questo Paese. Da tempo abbiamo posto il problema. Certamente non è un problema che nasce in questa legislatura, con questa maggioranza, però, negli ultimi anni si è consolidata una tendenza ad espellere questa regione dal sistema Paese perché nel tempo, invece che rafforzare quelle infrastrutture che esistevano e immaginare strumenti di inclusione per le cittadine e i cittadini della mia regione, si è fatto esattamente l'opposto.

Ecco, trovo innanzitutto ridicolo che si utilizzi la scusa - fatemela dire così - del PNRR, nato per rafforzare esattamente quelle infrastrutture che servivano al trasporto pubblico locale e, quindi, per dare proprio alle regioni attualmente più in difficoltà un trasporto pubblico di qualità, che si utilizzino i lavori del PNRR per stabilizzare una situazione folle, ovvero quella secondo la quale i treni regionali, i regionali veloci e, in alcuni casi, anche gli Intercity, a partire dal termine di questi lavori, saranno tutti - tutti - indirizzati sulla linea lenta; il che significa che per fare un tratto abbastanza breve, da Terni a Roma, ci si impiegherà quasi due ore. Questo evidentemente scoraggia i cittadini ad utilizzare il trasporto pubblico locale, perché in due ore oggi andiamo sostanzialmente da Firenze a Milano, si attraversa il Paese dal Centro al Nord Italia. Immaginare che questo tempo serva, quando va bene - io sono un'utente di quei treni e so bene che i ritardi e le cancellazioni sono diventati un'altra abitudine abbastanza consolidata -, significa di fatto spostare tutto il trasporto su gomma, almeno quello di chi se lo può permettere; significa colpire i pendolari; significa colpire chi si sposta in particolare verso la capitale per lavoro, per studio o anche solo per una visita medica.

Per quei danni che sono stati fatti nei mesi passati con lavori annunciati tardi e male, quei fine lavori che non sono stati rispettati, anche con riferimento al rapporto con i comitati dei pendolari, anche questo sostanzialmente ridicolo, per cui le informazioni venivano date in modo completamente incompleto e si lasciava che si acquistassero carte per i viaggi che poi venivano sistematicamente cancellati o magari sostituiti da un bus (chiunque abbia preso un bus sostitutivo tra Terni e Foligno negli ultimi mesi sa cosa significa affrontare l'inferno dello spostamento): io ho avuto modo di chiedere al Governo più volte cosa intenda fare.

Oggi a chiederlo non sono più soltanto io: lo hanno fatto 31 sindaci, non soltanto umbri, ma anche toscani e del Lazio, perché questo problema del dirottamento sulla linea lenta riguarda anche quelle regioni e si estende al Centro Italia; il 1° luglio lo faranno gli assessori alle infrastrutture delle tre regioni coinvolte che, evidentemente, pur di colori politici diversi e ci tengo a sottolinearlo, si sentono pressati dai cittadini delle proprie regioni rispetto all'esigenza inderogabile di garantire loro il diritto alla mobilità.

Quindi, gli unici che in questo momento non stanno avvertendo l'urgenza e la serietà del problema, purtroppo, sono i nostri rappresentanti al Governo.

E allora io oggi voglio chiedere al Governo se, di fronte a questa mobilitazione - oltre al fatto che non so a quale numero di interpellanze e interrogazioni siamo arrivati come Partito Democratico - abbia finalmente capito che c'è un problema, che questo problema va affrontato e che i vertici di Ferrovie dello Stato e Trenitalia vanno richiamati alle proprie responsabilità. La prima responsabilità di quell'azienda non è fare utili attraverso i servizi che ai cittadini costano centinaia di euro, ma è garantire il diritto alla mobilità, altrimenti non ha alcun senso avere quel tipo di aziende in questo Paese, e lo dico così, lo dico in modo duro proprio perché io ho avuto modo di parlare con loro - spesso ho avuto rassicurazioni che sono state tradite - e penso che debba essere il Governo direttamente, attraverso i suoi ministeri, invece a pretendere delle risposte e ad evitare anche un'altra cosa, che aggiungo a chiosa. Quelle regioni hanno fatto degli investimenti: la mia regione ha investito 172 milioni di euro per comprare 12 treni che possano raggiungere la velocità di 200 chilometri orari, perché il problema sembrava essere che non si può utilizzare la direttissima con dei treni che vanno troppo lenti, altrimenti rallenterebbero le frecce, quelle sì che fanno entrare soldi nelle casse di queste aziende, lo sappiamo benissimo colleghi, non nascondiamoci dietro un dito; 172 milioni di euro dei contribuenti italiani e dell'Umbria che vengono utilizzati e che adesso rischiano di essere completamente buttati, perché se non si ripristina la direttissima quei treni pensati per viaggiare lì dovranno, invece, viaggiare sulla linea lenta. Io credo che si prefiguri anche una forma di danno erariale, lo dico qui e lo dico al Governo, perché penso che questo dovrebbe essere un altro dei problemi che il Governo deve porsi.

Ecco, alla luce di questo quadro io vorrei capire se il Ministero delle Infrastrutture e quello dell'Economia, dato che stiamo parlando anche di spese importanti, siano a conoscenza del problema e cosa intendano fare perché questo problema venga risolto.

MARIA TRIPODISottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole interrogante, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, fin dall'insediamento dell'attuale vertice politico, è impegnato in una costante sinergia con le amministrazioni territoriali nella realizzazione di una serie di misure per il potenziamento del trasporto pubblico locale volto, in particolare, a garantire il miglioramento della qualità del servizio per i cittadini. Innanzitutto, occorre precisare che il finanziamento del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale già contribuisce per il 75 per cento alla copertura degli oneri sostenuti dalle regioni a statuto ordinario per i servizi di trasporto pubblico locale e ferroviario. Tale fondo è stato progressivamente aumentato a partire dal 2022. Attualmente la sua dotazione è pari a circa 5 miliardi di euro e lo stesso, in seguito ad incentivi progressivi, avrà nel 2026 una dotazione complessiva pari a 5.270.000.000.

Nell'evidenziare che le competenze normative e amministrative in materia di trasporto pubblico locale sono attribuite, a livello costituzionale, alle regioni e che quindi l'onere di cui sopra non può essere posto integralmente a carico del bilancio statale, si rappresenta che, in applicazione dell'articolo 27 del decreto- legge n. 50 del 2017, è in corso l'istruttoria del MIT e del Ministero dell'Economia. Ciò per individuare i “livelli adeguati dei servizi” uniformi su tutto il territorio nazionale, al fine di poter meglio determinare la qualità e la quantità dei servizi necessari ad assicurare un trasporto pubblico locale capillare e di qualità in grado di offrire, anche nelle aree interne e nelle periferie, un'alternativa credibile e funzionale all'uso del mezzo privato, con conseguente quantificazione delle risorse necessarie per garantirne la copertura.

Occorre evidenziare, inoltre, che lo scorso mese di marzo, dopo mesi di trattative e un intenso lavoro da parte del Ministero per reperire le risorse necessarie, grazie anche al senso di responsabilità dimostrato dalle parti datoriali e sindacali, si è raggiunto l'accordo per il rinnovamento del contratto collettivo nazionale di lavoro degli autoferrotranvieri, che coinvolge più di 110.000 lavoratori. Tale risultato è fondamentale per il sistema di efficientamento delle imprese del trasporto pubblico locale e quindi dei servizi che le stesse sono chiamate ad erogare quotidianamente.

Il MIT è impegnato, inoltre, nel potenziamento del trasporto pubblico locale attraverso la destinazione di specifiche risorse volte al miglioramento della mobilità urbana. Sono, infatti, in corso investimenti pari a circa 18 miliardi di euro per il trasporto rapido di massa mentre 5,7 miliardi di euro sono destinati al rinnovo della flotta degli autobus. Con riferimento agli investimenti della flotta regionale, le risorse disponibili sono pari a 3,2 miliardi di euro per l'acquisto di 478 treni di nuova generazione, che consentiranno una diminuzione significativa dell'età media dei convogli.

Inoltre, è stata riservata grande attenzione anche agli aspetti legati alla sicurezza, con la riattivazione del tavolo previsto dal Protocollo per promuovere la sicurezza del trasporto pubblico locale e regionale. Questo coinvolge Stato, regioni, associazioni datoriali e sindacati, assicurando un confronto costante e mirato sulle misure da adottare per garantire la sicurezza degli utenti e dei lavoratori del settore.

Con specifico riferimento, invece, al quesito relativo al ripristino della circolazione ferroviaria lungo la linea direttissima Firenze-Roma, occorre preliminarmente segnalare che tale linea è interessata da interventi di upgrade tecnologico e infrastrutturale con l'adeguamento agli standard europei di interoperabilità in termini di segnalazione e distanziamento treni, nonché di rinnovo di tutti gli apparati di stazione e di alcuni tratti di binari. Il progetto, che interessa in particolar modo il nodo di Roma e la linea direttissima Firenze-Roma nel tratto Orte-Roma, ovvero i principali nodi nevralgici dell'intero sistema ferroviario nazionale, consentirà di migliorare le performance in termini di regolarità e puntualità dell'intera linea ferroviaria.

Inevitabilmente, dunque, la programmazione di tali interventi - e qui vengo al quesito posto dall'onorevole interrogante - ha comportato ricadute sull'offerta commerciale dei servizi operati dalle imprese ferroviarie. I provvedimenti di riordino sono stati adottati dal Gruppo Ferrovie dello Stato sia su servizi erogati in regime di libero mercato (alta velocità) che soggetti ad obblighi di servizio pubblico (Intercity e regionali) puntando a garantire le corrispondenze e l'interscambio nei nodi principali.

Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha rappresentato che, in coordinamento con le regioni competenti per la programmazione del servizio, ha previsto un'offerta quotidiana di 53 treni regionali sulla tratta Orte- Roma. Nell'ottica di garantire una maggiore affidabilità e regolarità, sono stati adottati alcuni interventi migliorativi come l'ottimizzazione dell'instradamento, attraverso la riprogrammazione di 10 treni su linea lenta che consente maggiore fluidità e una riduzione della congestione sulla linea veloce, e la rimodulazione oraria di 6 treni che mantengono lo stesso percorso ma con orari aggiornati, pensati per rispondere alle esigenze dell'utenza.

Con riguardo, poi, ai servizi di media e lunga percorrenza (gli Intercity), che rientrano nel contratto di servizio MIT/Trenitalia 2017-2026, 9 treni Intercity su 34 sono stati instradati su linea lenta, garantendo comunque la copertura dell'intera tratta e assicurando la continuità dei collegamenti a media e lunga percorrenza.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è impegnato in un costante coordinamento con il Gruppo Ferrovie dello Stato, al fine di monitorare attentamente l'evoluzione della situazione. Sono attualmente in corso interlocuzioni, anche con l'Impresa ferroviaria, volte all'individuazione delle soluzioni più idonee per mitigare i disagi arrecati all'utenza.

ANNA ASCANI, E come faccio a dirmi soddisfatta, Presidente? Io ho grande rispetto della Sottosegretaria Tripodi, però ci ha praticamente detto che il Ministero non ha fatto nulla, non farà nulla, forse non vuole fare nulla, non lo so.

Allora torno a spiegare qual è il problema perché, nelle premesse che ha letto la Sottosegretaria, l'inquadramento c'era cioè abbiamo finanziato, col PNRR, un piano per il trasporto pubblico locale che doveva esattamente servire a fornire un'alternativa sostenibile all'uso del mezzo privato - ripeto quello che ho sentito dire dalla Sottosegretaria. L'esito di questa spesa gigantesca che noi facciamo è che i cittadini di quelle regioni coinvolte saranno costretti ad utilizzare il mezzo privato, anche quelli che prima, con treni che non erano nuovi, sicuramente con un servizio assolutamente migliorabile - e ripeto, lo dico da utente frequente dei treni regionali -, però perlomeno un treno per arrivare qui ce l'avevano. Ad esito quindi di questa spesa - e sappiamo cosa ha significato il PNRR per l'Italia, cosa significherà anche in termini di esposizione del nostro Paese - per loro, l'esito sarà che non c'è più neanche quel treno, cioè che viaggeremo magari in poltrone un po'più comode, perché mi pare di capire che quei 3,2 miliardi che sono stati investiti servono per avere dei treni più belli: peccato che, per fare 100 chilometri, adesso dovremo impiegare due ore se va bene!

Ancora, si dice che solo 9 intercity su 34 sono stati dirottati sulla linea lenta. Gli intercity non possono andare sulla linea lenta, sono un servizio pensato per portare velocemente le persone da un posto ad un altro: in particolare, conosco i disagi dei cittadini di Orvieto, che sono pendolari verso la capitale, e che ora il pendolare lo potranno fare soltanto attraverso le loro automobili! Il PNRR era pensato per limitare anche i danni sull'ambiente, ma l'esito è che aumenteremo l'inquinamento, aumenteremo la necessità di usare l'automobile, perché come ci si vada da Orvieto a Terni se neppure l'intercity ti ci porta in un tempo dignitoso? Sto dicendo dignitoso, non veloce, perché oggettivamente se da Bologna a Milano ci vado in un'ora, pretenderei che dall'Umbria a Roma ci si arrivasse in un tempo dignitoso, almeno dignitoso. Quello che voi invece ci state dicendo è che d'ora in poi, alla fine di questi lavori, ci vorranno due ore per fare 100 chilometri. Il prossimo passaggio, al prossimo investimento, ci verremo in carrozza a Roma, noi umbri! Non lo so.

Poi si parla di ricadute dei lavori. Le ricadute dei lavori sono esattamente questo: cioè abbiamo fatto un investimento, a mio avviso, si profila il danno erariale, perché quell'investimento aveva una funzione. Quindi la qualità del servizio, dopo 3,2 miliardi di investimento di cui 172 milioni investiti direttamente dalla mia regione, peggiorerà, sarà meno utilizzato, perché ovviamente solo quelli che saranno obbligati ad usare il treno, lo faranno, se davvero pervenire da Terni a Roma deve impiegare due ore. Sarà quindi meno utilizzato e sarà di qualità peggiore.

Poi la congestione. Avete detto che c'era un problema di congestione. Certo, il problema è che il trasporto pubblico locale non serve per far far soldi alle aziende che viaggiano lì sopra con i servizi ad alta velocità. Io utilizzo l'alta velocità, sono contenta che ci sia un servizio di grande qualità, un servizio veloce, un servizio che unisce il nostro Paese, ma attenzione che il trasporto pubblico è un diritto di tutte e tutti, anche quelli che non viaggiano sull'alta velocità. La congestione quindi non può essere pagata da quelle decine di migliaia di cittadini che si spostano per lavoro, per studio o per necessità e, invece, questo accadrà con quello che avete fatto.

Torno a chiedere al Governo che alzi la voce, che alzi la voce, che si faccia sentire, che dica che gli investimenti che come sistema Paese abbiamo fatto non possono avere ad esito un peggioramento della qualità della vita delle persone. È già successo troppe volte, ci sono già troppi i miei concittadini che hanno perso colloqui di lavoro, visite mediche a causa di cancellazioni non annunciate, di lavori prolungati, di bus sostitutivi che non c'erano, di ritardi di ore e ore, lasciati in mezzo al nulla passeggeri senza informazioni: adesso basta! Adesso il Governo faccia il suo mestiere, si unisca alle regioni del centro Italia che stanno protestando e dia a quei cittadini le risposte che meritano.