15/07/2025
Roberto Morassut
Casu, Di Biase, Madia, Mancini, Prestipino, Orfini
2-00660

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 10 e l'11 luglio 2025, a Roma, nel quartiere Montespaccato, la sezione locale del Partito Democratico è stata vandalizzata da ignoti che hanno imbrattato le pareti esterne e le serrande con svastiche e simboli nazifascisti;

   si suppone che l'atto vandalico sia stato compiuto in risposta alla rimozione di un murale, da parte del Municipio 13 di Roma, apparso la settimana prima all'ingresso del Grande raccordo anulare di Montespaccato. Un murale composto da un tricolore, la scritta Montespaccato e i versi di una canzone del gruppo musicale neofascista «Amici del Vento»;

   il murale rimosso inneggiava a figure che potrebbero risultare identificabili con personaggi legati alla criminalità locale dominata da un ben noto clan storico del territorio;

   la stessa sezione del Partito Democratico, il 2 maggio del 2025, era stata vandalizzata, sempre nella notte e sempre da ignoti, subendo la rimozione della targa;

   a Roma, come in altre città, sono sempre più frequenti gesti di questo tipo contro sedi di partiti politici e di associazioni. Gesti che portano la firma di gruppi neonazisti e neofascisti che sembrano operare indisturbati sui territori –:

   se intenda adottare iniziative di competenza idonee a garantire l'incolumità delle persone e la sicurezza di tutti i cittadini dei territori esposti a queste gravi derive e se intenda adottare iniziative di competenza volte a pianificare controlli più efficaci in prossimità delle sedi dei partiti politici e delle associazioni esposte a questi gravi atti intimidatori, anche al fine di verificare la connessione di tali azioni con elementi della criminalità organizzata del territorio.

Seduta del 25 luglio 2025

Illustrazione di Roberto Morassut, risposta del Sottosegretario di Stato per l'Interno, replica di Andrea Casu

ROBERTO MORASSUT, Grazie, Presidente. La nostra interpellanza di oggi si riferisce ai fatti accaduti circa tre settimane fa nel quartiere romano di Montespaccato, che si trova nella periferia occidentale di Roma. Quello che è accaduto, per certi aspetti, può essere considerato ormai ordinario nella sua gravità e già questo fa pensare. Si è trattato di un'aggressione, piuttosto violenta dal punto di vista fisico, non rivolta alle persone, ma alle strutture del locale, circolo del Partito Democratico di Montespaccato, che è stato danneggiato e coperto di scritte di orientamento nazista. Dico “ordinario” perché questi fatti ormai a Roma - e credo non solo a Roma - sono diventati abbastanza frequenti, fino a perdersi addirittura la possibilità di un computo esatto; ogni volta, naturalmente, li segnaliamo alle autorità di Polizia e alla prefettura e cerchiamo di sollecitare il massimo dei controlli possibili.

Nel caso di Montespaccato però c'è una specialità; c'è qualcosa di più, nel senso che, rispetto a tutto questo, c'è stato un precedente. Il precedente è costituito dal fatto che era apparso all'ingresso del quartiere (al quale si accede tramite un'uscita del raccordo anulare), su un grande muro di cemento, che è una specie di porta d'accesso al quartiere, un grande murale. Questo murale era chiaramente di ispirazione neofascista e aveva un richiamo, alla fine, ad un personaggio - riteniamo in maniera abbastanza certa e verificabile - che appartiene ad un locale clan mafioso, più precisamente della 'ndrangheta, scomparso diverso tempo fa, che veniva assunto come un mito, quasi come un eroe, un personaggio al quale riferirsi in maniera eroica per certi aspetti.

Naturalmente, di fronte alla comparsa di questa scritta, di questo murale, peraltro realizzato in maniera molto elaborata (quindi, c'è stato un lavoro continuo per realizzarlo), ci siamo rivolti alle autorità municipali locali; molti cittadini preoccupati e anche noi, nel senso gli eletti del territorio, abbiamo sollecitato l'intervento del municipio affinché questo segno venisse eliminato per il danno che portava anche all'immagine del quartiere; cosa che è stata fatta. Immediatamente dopo è scattata questa vendetta - non so come chiamarla diversamente - nei confronti della struttura del Partito Democratico, del circolo del Partito Democratico, che peraltro è stato danneggiato altre volte nel tempo.

Quindi, questa vicenda diventa un po' particolare rispetto agli altri episodi perché fa emergere, in quel quartiere, un nesso e un legame tra organizzazioni di chiaro stampo neofascista e organizzazioni di chiaro stampo criminale. Questo nesso è preoccupante, perché non è la prima volta che si manifesta e non è la prima volta che si manifesta anche nelle forme più subdole di ricatti e di minacce sommerse, di un clima nei confronti di cittadini o di militanti del quartiere che fa riproporre la presenza di un'organizzazione, di una rete criminale, politicamente consolidata con alcuni settori, che nel tempo ha avuto un ruolo abbastanza pregnante nella vita di questo quartiere; Montespaccato è una vecchia borgata - si sarebbe detto un tempo - che si è generata nel dopoguerra, con i fenomeni di immigrazione del dopoguerra, con l'afflusso di tante popolazioni, provenienti dalle regioni meridionali o dalle regioni del circondario di Roma, dalle province intorno, che, dopo la guerra, si sono trasferite nella città e hanno popolato quartieri; li hanno costruiti anche.

Questa è anche una storia nobile, di un'espansione urbana basata su un apporto di povertà, di rigore, di famiglie che hanno costruito con le proprie mani la propria casa, che hanno lavorato, che hanno sofferto, ma, naturalmente, nelle contraddizioni di questi fenomeni si sono poi determinati anche elementi che hanno prodotto il trasferimento di modalità e di sottoculture criminali che si sono poi particolarmente radicate in certi quartieri.

Montespaccato è uno di questi quartieri dove, nel tempo, ci si è dovuti sempre confrontare, le istituzioni democratiche hanno dovuto sempre lottare contro la presenza di clan ben individuati, uno dei quali - adesso non voglio creare un nesso specifico con il fatto che è accaduto, ma lo cito perché comunque è alla cronaca della storia di Montespaccato - è il clan dei Gambacurta, cioè una famiglia che ha dominato la vita civile ed economica del quartiere per tanti anni e che poi, grazie agli interventi e grazie alla risposta delle istituzioni democratiche, dei partiti e delle associazioni libere e indipendenti è stato espulso qualche anno fa, è stato cancellato, anche se poi qualche radice è pur sempre rimasta e ora sembra, forse, riproporsi. Ecco, questo fenomeno con un collegamento politico si è riproposto e ripropone naturalmente con sé una preoccupazione forte nei confronti della vita economica, dei lavoratori, delle imprese, della rete commerciale e poi della sicurezza dei semplici cittadini, perché qui non parliamo soltanto della sicurezza di militanti di un partito - che pure è un problema - o della sede di un partito - che pure è un problema - ma della salute, della sicurezza anzi e della tranquillità delle famiglie e dei cittadini che circolano liberamente nel quartiere e svolgono le loro attività e che hanno diritto ad una vita normale.

Ora, noi abbiamo - noi intendo sempre dire gli eletti del territorio, le reti non soltanto del Partito Democratico - subito dopo chiesto un incontro al prefetto di Roma, dottor Giannini, che si è reso devo dire immediatamente disponibile, e voglio sottolineare la solerzia e la disponibilità che il prefetto ci ha messo a disposizione per ascoltare il nostro racconto e le nostre preoccupazioni, e ci ha riferito, appunto, che attraverso un lavoro di coordinamento delle Forze dell'ordine si sarebbe dato un particolare occhio alla situazione di Montespaccato, al riprodursi di questi fenomeni e anche, possibilmente, ad un controllo più stretto.

Quindi, la nostra interpellanza è finalizzata proprio a chiedere al Governo - interpellanza, peraltro, calendarizzata prima del nostro incontro con il prefetto - una conferma di questa disponibilità, ma più in generale a chiedere che vi sia su tutti questi fenomeni che si manifestano continuamente nella corona urbana. Faccio l'esempio di Ostia: ecco, Ostia, più o meno negli stessi giorni di Montespaccato, ha visto episodi di questo tipo; ci sono state delle manifestazioni, manifestazioni che sono state condotte, guidate da ragazzi giovanissimi che hanno tenuto il coordinamento di manifestazioni pubbliche e che sono stati, poi, immediatamente sottoposti a segnalazioni, a piccoli segnali, a piccole ritorsioni - piccoli nel senso che sono segnali che vengono inviati per far capire come stanno le cose - e quindi intimidazioni vere e proprie. Ma questo accade a Ostia, accade a Montespaccato, è accaduto tanti anni fa a Cinecittà in cui, come molti ricorderanno, all'epoca ci fu il caso dei Casamonica, che dominano interi quartieri e a seconda dei periodi sono più o meno presenti, più o meno arroganti nella loro presenza. Ma si potrebbe fare un lungo elenco che riguarda tutta la corona urbana di Roma.

Questo rapporto tra criminalità e milizia neofascista estremista emerge in moltissime occasioni, e noi siamo preoccupati perché questo è un fenomeno storico, va detto: il rapporto tra organizzazioni criminali mafiose, camorristiche, legate alla 'ndrangheta o ad altre organizzazioni più specificatamente romane, in particolare, e settori dello schieramento politico di estrema destra è un rapporto che fa parte della storia, non è un'invenzione che noi produciamo per pura propaganda; fa parte della storia di questa città - e non solo di questa città -, è qualcosa di profondo legato all'evoluzione di processi che si sono determinati nel tempo e che a seconda dell'efficacia della risposta delle istituzioni, del momento politico e del clima affiorano o si immergono, scompaiono o riaffiorano senza mai scomparire del tutto e riproducendo anche con il tempo e con l'arrivo di nuove generazioni un nuovo rapporto con generazioni nuove che nel disorientamento culturale e politico, nelle difficoltà anche di prospettiva, di vita, spesso si affidano in qualche maniera o vengono assoggettati da questi grumi e da queste relazioni assai pericolose.

Quindi, noi ancora una volta, ma facendo riferimento ai fatti specifici, chiediamo al Governo un impegno. L'amministrazione comunale di Roma è impegnata in prima fila, tant'è che - ritorno a ricordare - il murale è stato poi cancellato immediatamente dal municipio, proprio per fare in modo che il quartiere non fosse segnato da questa simbologia. Appena all'ingresso, trovarsi un grande murale che inneggia ad un personaggio legato alla criminalità locale, certamente danneggia tutto il quartiere, come così accadde, per esempio, tanti anni fa a Tor Bella Monaca: ci fu un episodio simile e il murale fu cancellato.

Queste organizzazioni agiscono spesso in maniera arrogante, cioè vogliono dimostrare il possesso del territorio; per loro è importante dimostrare il possesso del territorio e, con il possesso del territorio, il dominio sulle persone e sulle situazioni, sulle attività. Quindi, questo va assolutamente cancellato, impedito in tutti i modi, facendo emergere, invece, un'identità diversa del quartiere e di questi quartieri, che invece sono ricchissimi di talenti giovanili, producono cultura, producono arte, c'è tanto lavoro, tanto PIL; come si dice, la città di Roma nasce in questi quartieri, dove la gente si alza presto la mattina, va a lavorare, affronta le difficoltà anche del trasporto per raggiungere i posti di lavoro, impegna la propria giornata, le proprie famiglie per produrre, per creare qualcosa di buono per se stessi, ma anche per la città, anche per la collettività. E vogliono far crescere i propri ragazzi e far in modo che i propri quartieri, che hanno tante difficoltà, siano quartieri belli, siano quartieri che abbiano nella loro storia una piena dignità.

Quindi, rivolgiamo, con questa interpellanza al Governo, un appello e richiediamo un impegno, soprattutto affinché questi episodi, laddove si manifestino, siano assolutamente attenzionati e contrastati con efficacia e con sufficiente forza da parte delle Forze dell'ordine pubblico, che, ci rendiamo conto, agiscono spesso con difficoltà e con deficit di risorse e di mezzi, ma che, quando queste punte vengono fuori, hanno, secondo noi, il dovere di intervenire affinché questi episodi e queste punte siano tagliate e siano sradicate per sempre.

EMANUELE PRISCOSottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputati, in relazione a quanto segnalato dagli onorevoli interpellanti, all'esito dei primi accertamenti effettuati nella mattina dello scorso 11 luglio delle Forze di polizia, è stato possibile verificare che presso le sedi dei circoli locali del Partito Comunista Italiano e del Partito Democratico, site a Roma in via di Montespaccato, erano state vergate scritte inneggianti al nazismo e al fascismo.

In relazione a quanto accaduto, la questura ha provveduto tempestivamente ad informare l'autorità giudiziaria e il competente distretto di pubblica sicurezza, ha effettuato mirati servizi di pattugliamento e perlustrazione nei pressi delle suddette sedi, intensificando l'attività di controllo, soprattutto nelle ore serali e notturne.

Lo scorso 15 luglio, il prefetto di Roma ha ricevuto l'onorevole Morassut, primo firmatario dell'interpellanza, accompagnato da una delegazione dei rappresentanti del municipio III, dando rassicurazioni sulla particolare attenzione riservata alla vicenda, già esaminata nel corso della riunione tecnica di coordinamento, tenutasi nella medesima giornata, all'esito della quale è stato disposto un rafforzamento dei presidi delle Forze di polizia nella zona interessata.

Per quanto riguarda, invece, la precedente vandalizzazione, avvenuta ai primi di maggio sempre ai danni della medesima sezione del Partito Democratico, che avrebbe comportato l'asportazione della targa affissa al muro d'ingresso, non risultano presentate né denunce, né segnalazioni alle Forze di polizia in relazione al descritto episodio.

Voglio evidenziare, su un piano generale, che il Governo non sottovaluta il significato di tutti gli atti di violenza o vandalismo contro sedi di partito o altri luoghi che rivestono anche un valore simbolico per la collettività e per le sue singole componenti. Si tratta di gesti rispetto ai quali va espresso la più ferma condanna. Evidenzio, altresì, che le Forze di polizia sono impegnate a svolgere una costante attività di vigilanza rispetto ai siti sensibili nell'ambito della pianificazione dei servizi di controllo del territorio. In tale contesto, a livello nazionale sono assicurate alle sedi e agli uffici del Partito Democratico complessivamente 301 dispositivi di sicurezza, di cui 1 vigilato in forma fissa, 3 in forma dinamica dedicata e 297 vigilate in forma generica radiocollegata, come poi del resto avviene anche per altre formazioni politiche.

ANDREA CASU, Grazie, Sottosegretario. Sicuramente vogliamo esprimere anche in questa sede la nostra soddisfazione e il ringraziamento per l'intervento immediato del prefetto, per la disponibilità del prefetto a incontrarci. Devo sottolineare una cosa, Sottosegretario, mi auguro che sia stato solo un errore di lettura: il Municipio di cui stiamo parlando non è il Municipio III, ma il Municipio XIII della Capitale. I rappresentanti di quel territorio, che si sono immediatamente mobilitati al fianco della reazione che c'è stata da parte del circolo, ma non solo, del Municipio guidato dalla Presidente Giuseppetti, di tutto il Campidoglio, del comune di Roma Capitale guidata dal sindaco Gualtieri. È stata una reazione che ha visto anche una bellissima reazione popolare poche ore dopo, lo abbiamo ricordato: abbiamo partecipato con l'onorevole Morassut e non solo, c'era l'onorevole Zingaretti, c'erano i rappresentanti del Partito Democratico Romano, il Segretario Foschi, il Presidente Tempesta. C'era tutta una comunità territoriale che partecipò in maniera molto convinta in un luogo che è un luogo che ha anche un valore simbolico, perché questa sede così storica, a cui noi siamo così legati, sorge in un quartiere, in una ex borgata - come ricordava bene il collega Morassut - che in questi anni sta combattendo, palmo a palmo, una battaglia per andare oltre quei problemi che c'erano stati con la presenza così invasiva, invadente e devastante delle forze criminali e sta riconquistando palmo a palmo spazi di partecipazione e di democrazia.

Penso all'esperienza straordinaria dell'Asilo Savoia, del Montespaccato Calcio, che in questi anni sta raggiungendo grandi risultati sportivi, ma anche sociali; non a caso è stato oggetto, poi, anche di attacchi in spazi che sono stati ricostruiti e restituiti alla socialità che, poi, sono stati di nuovo oggetto di attacchi.

Penso allo straordinario Polo nell'ex fabbrica Campari a via Manzoni a pochi metri da lì, che è stato inaugurato nel 2024 da questa nuova Amministrazione: uno spazio per il co-working, per gli incontri di quartiere, per momenti di socializzazione e non solo, di studio, una biblioteca.

Ecco si sta portando avanti un lavoro molto importante. È chiaro che di fronte a tutto questo, quando le organizzazioni criminali e le organizzazioni che si ispirano, diciamo, a quelle che sono le pagine più nere della storia, anche della nostra città e del nostro Paese, assistono a tutto questo cercano di reagire e colpiscono coloro i quali reputano essere una minaccia: colpiscono l'Asilo Savoia, colpiscono la sede del Partito Democratico, colpiscono quei luoghi in cui si sta innescando quel motore di riscatto, di riconquista di spazi sociali che sta togliendo la terra sotto i piedi a queste organizzazioni e a queste realtà.

Ora, però, da questo punto di vista è chiaro che noi pensiamo che ci sia e ci debba essere un impegno e riconosciamo quello che si sta facendo, ma pensiamo che sia indispensabile…e lo diciamo in una settimana particolare perché in questi pochi giorni fa abbiamo visto vandalizzare ancora una volta la targa che ricorda l'eroismo di Giacomo Matteotti. Noi abbiamo dedicato quello scranno, da cui era stato fatto l'ultimo discorso in Aula dall'onorevole Matteotti, per lasciare un segnale tangibile del riconoscimento dell'eroismo, del coraggio con cui lui aveva denunciato la violenza del nazifascismo, quella denuncia che poi ha portato alla sua morte. Abbiamo costanti episodi di vandalismo, di attacco delle sedi politiche e non solo, penso alle sedi sindacali, alle sedi sociali, abbiamo una situazione che continua ad andare avanti su tutto il territorio e che richiede un'assunzione di responsabilità collettiva. Ora, io credo che sia complesso, ma credo che alcune questioni debbano essere ormai affrontate, che sia ormai ineludibile e lo dico, guardi, prendendo i numeri che lei ha letto nella risposta.

Quando ha posto giustamente l'accento sul fatto che siano necessari, ad esempio, per le sedi del Partito Democratico su tutto il territorio nazionale 301 dispositivi di sicurezza, tra l'altro, diciamo, a fronte di una quantità molto superiore di spazi e di sede, quindi per quanto uno sforzo lodevole chiaramente non sufficiente a garantire un controllo di tutte le singole sedi in qualunque momento, che non sarebbe umanamente possibile. Però, dobbiamo anche renderci conto che, al tempo stesso, ormai - e lo dico, veramente, fuori dagli schemi politici - noi dovremmo anche entrare nell'ottica di considerare che quelle organizzazioni…ora noi non sappiamo ancora…diciamo, noi abbiamo sempre denunciato tutti gli attacchi che abbiamo subito.

E, in una prima fase, venivano rivendicati, io ricordo molte volte che avevamo le rivendicazioni addirittura sui social; poi, avendo noi fatto causa, avendo vinto molte di queste cause, essendo andati avanti, molte di queste organizzazioni hanno, diciamo, smesso di rivendicare apertamente, a viso aperto, il nome, però, si firmano: si firmano con le svastiche, si firmano con le celtiche, si firmano, diciamo, con i simboli della loro appartenenza politica.

Detto questo, però, quello che vogliamo porre è un accento, nell'interesse proprio generale della sicurezza, sul fatto che intervenire finalmente, per fare sì che quelle organizzazioni che si richiamano esplicitamente a una storia, che è una storia che va contro i principi della nostra Costituzione, e che alimentano azioni di violenza sul territorio e anche una retorica della violenza e dell'azione violenta sul territorio…consentire a queste organizzazioni di restare attive, di raccogliere fondi, di portare avanti attività, di legarsi col mondo del tifo organizzato, di legarsi col mondo della criminalità organizzata, di legarsi con altri mondi, significa non solo alimentare un rischio e un pericolo per le sedi delle forze politiche che queste organizzazioni considerano avversari, nemici, non solo un rischio politico per tutto quel territorio. Perché quando, poi, ci sono questi fenomeni, questi fenomeni, poi, possono portare a violenze, possono comportare un rischio anche per gli altri cittadini. Significa non solo rallentare quel processo di riscatto sociale che è accompagnato dall'esperienza, dall'impegno delle nostre amministrazioni, ma significa anche togliere energie, forze e risorse alle Forze dell'ordine che devono garantire la sicurezza sulle nostre strade e che devono occuparsi di contrastare i problemi veri di insicurezza che colpiscono la vita dei cittadini. Perché questi 301 dispositivi di sicurezza se non fossero presenti e attive tutte le organizzazioni fasciste, neofasciste e neonaziste che ci sono sul nostro territorio, potrebbero essere impegnati nei parchi, magari, per difendere i ragazzi nelle situazioni di maggiore degrado, potrebbero essere impegnati in altri territori. E noi quanto avremmo bisogno di potenziare? Se guardiamo i PIAO quante Forze dell'ordine mancano all'appello? Quanto sarebbe importante far scorrere le graduatorie per gli assistenti, per i funzionari e non solo? Per gli agenti, per gli ispettori, per gli ispettori di cui abbiamo bisogno in funzioni chiave? Noi dovremmo avere più energie per le Forze dell'ordine e le Forze di polizia, invece, siamo costretti a chiedergli di intervenire. Perché non abbiamo il coraggio, la forza di dire una cosa che va detta con grande chiarezza, ossia che noi siamo tutti, qui, nella casa delle istituzioni, nel Parlamento della Repubblica, su una Costituzione che è nata dalla vittoria che hanno avuto le forze della Resistenza insieme agli alleati - non lo dimentichiamo - nella liberazione dal nazifascismo di questo territorio. Da quella storia è venuta la nostra democrazia e i nostri principi. Non tutte le forze politiche che siedono in Parlamento hanno partecipato alla storia della Resistenza e alla storia della Costituente e hanno fatto parte di quella stagione della storia. Ma oggi siamo tutti figli di quei valori, di quei principi. E chi si pone fuori da questo territorio si pone fuori dal terreno dell'agire democratico, costituisce un rischio, costituisce un pericolo, costituisce una minaccia. E non ci possiamo limitare a condannarlo il giorno dopo le aggressioni. Dobbiamo fare qualcosa il giorno prima, per cancellare questo tipo di organizzazioni, perché queste organizzazioni non devono esistere in una democrazia, in una Repubblica, a prescindere dal fatto che firmino o meno le iniziative. Perché rappresentano una minaccia non solo per il Partito Democratico, ma per tutte le istituzioni e per chi oggi, indipendentemente dal fatto che abbia fatto parte in passato delle tradizioni politiche da cui è ispirato, delle storie che hanno portato oggi a questi valori e questi principi, oggi, li rappresenta e li deve difendere.