I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
la sicurezza nei luoghi di lavoro è un problema molto serio per il nostro Paese tanto che è riconosciuto ai più alti livelli istituzionali che si tratti di una «priorità sociale», con i suoi più di 1.000 morti l'anno (1.218 accertati nel 2018, fonte Inail) e quasi 645 mila incidenti denunciati;
si tratta di un problema fortemente accentuato dalla diffusione del coronavirus, tanto che in un accordo con il Governo, il 14 marzo 2020, sindacati e imprese hanno firmato un protocollo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal possibile contagio e garantire la salubrità dell'ambiente di lavoro;
sulla base di quell'accordo le imprese si sono impegnate ad adottare nei luoghi di lavoro tutte le misure necessarie non solo per garantire la sicurezza dei loro dipendenti, ma contribuire anche al contenimento della diffusione della pandemia;
non appena le condizioni minime sanitarie lo permetteranno, conformemente alle norme che saranno via via decise dal Governo e dal Parlamento, sarà necessario riavviare tutte le attività imprenditoriali, attraverso un percorso graduale e controllato, per garantire requisiti massimi di sicurezza per i lavoratori;
da tempo i sindacati denunciano una carenza di personale impegnato nei controlli, in particolare personale amministrativo e ispettori tecnici, questi ultimi necessari per tornare a svolgere appieno la vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nonché mancanza di strumenti e di risorse –:
quali iniziative intenda assumere per potenziare il personale impiegato nei controlli in modo da assicurare, soprattutto in questa fase di emergenza e poi nella fase di riavvio di tutte le attività, il rispetto delle normative già esistenti e di quelle messe in atto per l'emergenza Covid-19, anche al fine di integrarlo con l'istituzione di un tavolo nazionale per la sicurezza sul lavoro, quale riferimento di tavoli provinciali e territoriali, composto da rappresentanti di imprese, sindacati e Inail, per l'individuazione dei percorsi e delle azioni da assumere per la sicurezza dei lavoratori in relazione all'epidemia da coronavirus.
Seduta del 2 aprile 2020
Illustrazione di Serse Soverini, risposta del Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali Francesca Puglisi, replica di Andrea De Maria
SERSE SOVERINI: Presidente, illustro e lascio la replica all'onorevole De Maria. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, è di poco fa un'agenzia del nostro Presidente del Consiglio Conte nella quale dichiara che si sta già lavorando alla fase due, che ha un principio di base, cioè quello di iniziare a immaginare come possiamo convivere con il virus, nei prossimi mesi. Questa è un'agenzia importante perché spiega, appunto, che dovremo ritornare verso la normalità, attraverso un percorso di convivenza, di gestione del pericolo del virus e dei pericoli che questo comporta; è chiaro che quando si parla di fase 2 immediatamente si pensa a una fase dove principalmente si possano riaprire le attività lavorative delle aziende, dei servizi, insomma tutta quella che è l'economia produttiva.
Oggi il mio intervento è proprio in merito a questo percorso di riapertura che noi dobbiamo immaginare e pianificare, come appunto è stato detto dal Presidente Conte. Veniamo da un percorso di provvedimenti, dal protocollo del 14 marzo nel quale abbiamo definito quali sono i livelli adeguati di sicurezza, che era un protocollo iniziale in una fase diversa ma poi siamo stati costretti a limitare tantissimo le attività produttive; molte sono state chiuse, sono state definite le attività essenziali e abbiamo dovuto anche rivedere i codici che erano alla base dei criteri con i quali abbiamo selezionato le attività essenziali da quelle non essenziali. Il tema era quello di garantire un principio assoluto, cioè la difesa della salute dei lavoratori, aumentando il distanziamento tra le persone, limitando le occasioni di contagio e tutto questo si è reso necessario.
Ora, però, dobbiamo iniziare a immaginare, già da adesso, come possiamo riattivare le nostre attività produttive, quindi noi chiediamo al Governo di prendere in considerazione una nostra proposta, che è una proposta articolata, che è una proposta parlamentare e che ha un'esperienza concreta alle spalle, cioè quella della istituzione di un tavolo provinciale, che a nostro parere dovrebbe essere replicato su base nazionale, in tutte le province, che possa fare da riferimento per tutte le aziende che dovranno affrontare la cosiddetta fase 2 e possa essere da riferimento per permettere alle aziende di mettersi in sicurezza. Se noi andiamo nel concreto, nel dettaglio, dobbiamo immaginare quale può essere il percorso di un'impresa per riaprire. Anche quando noi diremo che, da un certo momento, la fase 2 è iniziata, l'impresa affronterà una fase di incertezza complessa: come far rientrare i dipendenti, come mettere in sicurezza i dipendenti, come essere sicuri di non incorrere in problemi, di non creare problemi per i dipendenti. Ricordo anche che in Italia, con una media di 3,5 addetti per azienda, moltissimi imprenditori lavorano anche a contatto con i dipendenti, quindi il tema della sicurezza riguarda i dipendenti e gli imprenditori stessi. Ebbene, noi dobbiamo far sì che gli imprenditori possano perlomeno limitare l'incertezza, la famosa convivenza con il virus, adottando quelli che sono i criteri del protocollo del 14 marzo in un allegato al proprio piano di sicurezza. In altre parole, un'azienda costituisce un allegato di sicurezza, facendo sue tutte le normative, lo fa con il responsabile per la sicurezza e con i dipendenti e lo invia a un tavolo provinciale dove sono presenti le parti sociali, le associazioni di categoria e i sindacati, e dove noi chiediamo che siano presenti anche l'ispettorato per il lavoro e anche le istituzioni sanitarie, in modo tale che da lì, attraverso un protocollo, si possa dare il via all'azienda per muoversi in sicurezza. Il problema è che noi dobbiamo garantire agli imprenditori e ai dipendenti che tutto quello che era possibile fare in un'azienda è stato fatto, e questa è l'unica formula che noi abbiamo di convivenza con il virus; dobbiamo mettere in sicurezza le aziende attraverso questo percorso.
Questo tavolo provinciale avrà la funzione di agevolare le imprese nell'apertura e anche, poi, di adottare specifiche misure per le imprese che possono aprire, per le imprese che non possono aprire o per le imprese che sono aperte adesso ma che non hanno ancora sviluppato un piano di sicurezza. Quindi, abbiamo diversi campi e avremo delle imprese che, purtroppo, non saranno in grado nell'immediato, per un tipo di attività o per una diversa gestione degli spazi, di poter garantire le norme di sicurezza.
Quindi, ci sarà uno scaglionamento, ci sarà un percorso graduale: avremmo delle imprese che potranno aprire prima e imprese che dovranno aprire dopo. Anche questa è una convivenza col virus, ma mi chiedo se quelle ora aperte hanno adottato con una certa sistematicità un regolamento interno, un piano di sicurezza che possa garantire al massimo i dipendenti.
Anche questa è una verifica che il tavolo provinciale può fare, però, visto che dobbiamo estendere, secondo noi, questo strumento anche a livello nazionale, abbiamo chiesto al Governo la possibilità di creare un tavolo nazionale, un tavolo nazionale composto nello stesso modo il tavolo provinciale, con l'ispettorato del lavoro, le parti sociali, i sindacati, le associazioni di imprese, il Governo, in modo che ci sia un tavolo che coordini a livello nazionale la fase di rientro, la fase di convivenza col virus; partendo dal protocollo del 14 marzo, poi, mano a mano, seguire questa fase. Il problema è che noi, sicuramente, dovremo, mano a mano che andiamo verso la normalità, adattare o ideare provvedimenti di ritorno alla normalità, di messa in sicurezza. Cioè, abbiamo bisogno di un tavolo dedicato a livello nazionale che dia percorsi certi a tutte le imprese, e soprattutto che collabori con queste esperienze provinciali, come nel caso di Bologna, nel caso specifico dell'area metropolitana di Bologna, e che dia quindi coordinamento in questo senso. Anche dal punto di vista, per esempio, dell'ispettorato del lavoro, c'è bisogno di un riferimento nazionale che dia un coordinamento ai rappresentanti degli ispettorati del lavoro che saranno presenti nei tavoli provinciali.
Aggiungo anche che, a mio parere, questi tavoli provinciali possono diventare un riferimento importante di supporto al ruolo che le prefetture devono svolgere in questa fase di ritorno alla normalità. Ora è il prefetto che gestisce, che dà la deroga o comunque che permette ad alcune attività di rimanere attive, però immagino che la prefettura da sola, una volta che si tornerà alla normalità, non possa gestire una fase così complessa e anche così pesante, nel senso del numero delle imprese. Quindi la nostra proposta è quella di costituire tavoli provinciali e un tavolo nazionale, e quello di seguire, a seconda dei territori, quello che sarà il percorso di rientro alla normalità, che sarà un percorso complesso, e via dicendo. Aggiungo anche che i tavoli provinciali, se hanno come riferimento un tavolo nazionale, possono essere di supporto a tutte quelle imprese che faranno un piano di sicurezza e che avranno bisogno di mascherine, dispositivi, suggerimenti ed altro. Questo è un tema importante, perché ci sono molte imprese che hanno bisogno di rifornirsi di materiale, e magari il tavolo provinciale può lavorare con la Protezione civile. Cioè, immaginiamoci uno strumento presente sul territorio. In più sappiamo che, a livello territoriale, abbiamo delle diversità. Noi abbiamo un capitalismo territoriale, come si è sempre detto, distretti differenti tra loro, filiere differenti tra loro, quindi cosa può fare, qual è un'altra funzione che possono svolgere questi tavoli provinciali? Superare il limite dei codici Ateco. Noi abbiamo utilizzato i codici Ateco per definire le filiere essenziali perché giustamente non avevamo altri strumenti e abbiamo utilizzato questi, però i codici Ateco, come sapete, sono dei codici verticali, mentre noi ormai abbiamo un modello di produzione, in particolare in Italia, orizzontale, distribuito in filiere orizzontali, dai distretti alle filiere. Quindi, secondo noi, un tavolo provinciale può essere più puntuale nel dire fino a che livello di estensione una filiera può essere autorizzata ad operare o meno, quindi una risposta puntuale. Noi chiediamo quindi che il Governo dia vita a un tavolo nazionale che sia da stimolo ai tanti tavoli provinciali che possono nascere. Dico anche che questa fase di convivenza con il virus non sarà breve, non è una questione di un mese il ritorno alla normalità. Noi abbiamo da affrontare questa fase e avremo da affrontare anche la fase invernale, quindi stiamo parlando di uno strumento, quello del tavolo, che avrà un'importanza rilevante per un tempo anche abbastanza lungo. Infine mi si permetta di dire che da tempo noi abbiamo bisogno di un piano di sicurezza puntuale sui territori, un piano per la sicurezza dei lavoratori che sia puntuale e presente sui territori. Questa crisi, da un certo punto di vista, ha ribaltato lo schema delle priorità. Cioè, noi abbiamo sempre agito privilegiando l'attività dell'azienda e poi, a seguire, mettendo in sicurezza i lavoratori, mentre qui siamo di fronte a un ribaltamento proprio di questa scala gerarchica a livello mondiale. Cioè, se non ci sarà sicurezza dei lavoratori, non ci sarà l'attività produttiva dell'azienda. Prendiamone atto, perché questo significa che nel focus della nostra azione di Governo, forse ora come mai nella storia italiana, la sicurezza dei lavoratori diventa strategica, prioritaria, per la produzione di ricchezza nazionale.
FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, con il presente atto parlamentare gli onorevoli interroganti, che ringrazio, richiamano l'attenzione del Governo sulla vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in particolar modo in questo periodo di grave emergenza sanitaria. Innanzitutto mi preme sottolineare che la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro costituisce un tema di importanza fondamentale, che il Governo, sin dal suo insediamento, ha inserito fra le priorità da affrontare. Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, infatti, ha convocato da subito, insieme al Ministero della Salute, un tavolo di confronto con tutte le parti sociali (l'INPS, l'INAIL, anche i NAS, per il Ministero della Salute, i nostri carabinieri che sono insediati presso l'INL), tavolo di confronto che ha l'obiettivo di avviare un dialogo costruttivo tra tutti gli attori coinvolti finalizzato all'individuazione di proposte condivise in ordine al rafforzamento e all'eventuale aggiornamento del quadro di tutele e di misure di prevenzione già disciplinate in maniera organica dal decreto legislativo n. 81 del 2008. Nel corso degli incontri, in particolare, è emersa la necessità di una semplificazione, interpretazione univoca della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, della creazione di banche dati condivise che facilitino il flusso delle informazioni, di un rafforzamento e miglioramento che il ruolo che la formazione svolge per la prevenzione degli infortuni e per la creazione di ambienti di lavoro più sani e più sicuri, nonché di un rafforzamento dei controlli. Ciò premesso, con specifico riferimento all'osservanza da parte del datore di lavoro delle indicazioni contenute nel “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro”, sottoscritto tra Governo e sindacati il 14 marzo scorso, posso senz'altro dire che da subito il Ministero che rappresento si è attivato, insieme agli altri organismi a questo deputati, per le verifiche da svolgere presso le aziende per garantire l'osservanza di quanto previsto nel protocollo. Voglio ricordare, peraltro, che lo stesso protocollo è stato costruito dopo un fitto confronto con le parti sociali. Al riguardo infatti faccio presente che l'Ispettorato nazionale del lavoro con specifica nota del 18 marzo ha fornito chiarimenti al personale ispettivo in ordine all'effettuazione di controlli sui luoghi di lavoro volti ad accertare l'osservanza delle citate misure precauzionali, evidenziando come nello stesso protocollo il COVID-19 sia definito un “rischio biologico generico per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione (…) che seguono la logica delle precauzioni e seguono e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell'Autorità sanitaria”.
Devo inoltre evidenziare che, oltre alle iniziative delle articolazioni provinciali dell'ispettorato del lavoro, il Comando carabinieri per la tutela del lavoro sta svolgendo specifiche attività di controllo a seguito della direttiva del Ministro dell'Interno del 22 marzo scorso, che ha espressamente previsto la possibilità da parte dei prefetti - come lei ricordava - di avvalersi del contributo specialistico di qualificati soggetti istituzionali, quali dipendenti del Nucleo carabinieri per la tutela del lavoro, che peraltro ringrazio davvero di cuore per il lavoro che stanno svolgendo.
Voglio infine sottolineare che il rafforzamento dell'attività di vigilanza e controllo, impegno prioritario nell'agenda di Governo, passa necessariamente anche attraverso l'investimento nelle risorse umane; in tal senso, ricordo che, con la legge n. 128 del 2019, di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, è stato introdotto, su proposta del Governo, l'articolo 5-ter, recante “Disposizioni in materia di personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro”. Questa disposizione normativa, al fine di rafforzare l'attività di contrasto al fenomeno degli infortuni sul lavoro, autorizza l'Ispettorato nazionale del lavoro a bandire una procedura di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato, a decorrere dal 2021, di un contingente di personale ispettivo di 150 unità espressamente destinato alla vigilanza in materia di salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Dunque, anche il personale ispettivo sarà incrementato. In conclusione, fermo restando che gli organi ispettivi presteranno la dovuta attenzione all'attività di vigilanza sui luoghi di lavoro, anche in considerazione dell'attuale fase emergenziale, è comunque intenzione del Governo accrescere i livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, anche attraverso il graduale potenziamento dell'organico tecnico dell'INL. In questa ottica va letta anche la disposizione, di cui al decreto-legge n. 18 del 2020, in fase di conversione, che ha potenziato ulteriormente le risorse umane dell'INAIL proprio per far fronte al meglio all'emergenza Coronavirus. Ugualmente il Ministero che rappresento ha promosso, nei diversi DPCM sulle materie in discorso, disposizioni stringenti volte alla tutela sui luoghi di lavoro in questa delicata fase, prevedendone da ultimo la proroga fino a cessata emergenza. A questo proposito, il tavolo nazionale che abbiamo istituito all'inizio del percorso, all'inizio del lavoro di questo Governo si è suddiviso in ulteriori tavoli tecnici tematici: un tavolo sul sistema di qualificazione delle imprese e un tavolo sul rafforzamento e la qualificazione e la vigilanza. Quindi, posso assicurare non solo che il Ministero del Lavoro, anche in seno al tavolo nazionale per la sicurezza del lavoro, intende portare avanti, nel rispetto delle normative già esistenti e di quelle messe in atto per l'emergenza COVID-19, tutte le azioni per l'individuazione dei percorsi e delle azioni da assumere per la sicurezza dei lavoratori in relazione all'epidemia da Coronavirus quando inizieranno appunto anche le aperture, ma soprattutto che c'è la disponibilità del Ministero del Lavoro di aprire un ulteriore tavolo tematico per seguire in particolare questo tema, che possa fungere anche da punto di raccordo e riferimento per i tavoli provinciali che vorranno essere istituiti.
ANDREA DE MARIA: Grazie, Presidente. Devo dire che siamo molto soddisfatti della risposta del Governo e voglio ringraziare davvero la sottosegretaria Francesca Puglisi per le considerazioni che ha svolto qui. Non voglio riprendere i contenuti della nostra interrogazione, che già ha illustrato molto bene il collega Soverini, che voglio ringraziare per il lavoro comune che abbiamo fatto su questo tema, per noi così importante. Quindi, in questa replica, voglio fare solo alcune sottolineature sulle considerazioni che, prima Soverini e poi la sottosegretaria, hanno fatto, che appunto condivido e, nel ringraziare loro, voglio fare un ringraziamento particolare anche al nostro presidente del gruppo del Partito Democratico, Graziano Delrio, che ci ha sostenuto molto in questa iniziativa, come ai colleghi Enrico Borghi e Debora Serracchiani, che hanno sottoscritto con noi l'interpellanza in discussione oggi.
La sicurezza sul lavoro è sempre una priorità - ha fatto bene la sottosegretaria a ricordarlo nel suo intervento - una priorità nel programma di questo Governo; lo è per il Paese, ce l'ha ricordato recentemente, anche con parole molto importanti, il Presidente della Repubblica e ce lo dicono i dati terribili di vittime che muoiono per cause di lavoro e sui luoghi di lavoro.
Oggi, però, questa sfida si presenta ulteriormente con caratteristiche diverse, di fronte all'epidemia del Coronavirus, intanto perché i provvedimenti da assumere sono diversi da quelli cui fino ad ora prioritariamente si è ragionato, cioè si tratta di mettere in sicurezza le imprese da un'emergenza sanitaria nuova, cui non erano abituate a fare fronte, e poi perché - veniva ricordato da Soverini nel suo intervento - davvero quello che sta accadendo ci dice che la sicurezza dei lavoratori è oggi la prima condizione, la priorità per rimettere in campo il nostro sistema delle imprese perché il nostro sistema economico riprenda a funzionare; e c'è davvero una coerenza fra il tema della sicurezza dei lavoratori, fra gli interessi del mondo del lavoro e la sicurezza delle imprese e la possibilità di riprendere il loro impegno e il loro lavoro. Peraltro, devo dire che questa sintonia fra mondo del lavoro e mondo dell'impresa - per quanto riguarda chi, come i due interpellanti, e devo dire anche la sottosegretaria, proviene da una terra come Bologna e l'Emilia-Romagna - corrisponde ad una nostra idea di comunità, anche a una tradizione del nostro riformismo, della nostra esperienza di Governo, che si è anche tradotta nella scorsa legislatura regionale nel Patto per il lavoro fra la regione, sistema delle imprese e le organizzazioni del mondo del lavoro. Forse, appunto, non a caso questa nostra idea, che il collega Soverini ha illustrato così bene poco fa, ha trovato a Bologna, in Emilia Romagna, una particolare attenzione; il comune di Bologna, la città metropolitana di Bologna e la regione Emilia Romagna ci stanno ragionando; voglio, da questo punto di vista, ringraziare i nostri interlocutori, l'assessore regionale Colla, l'assessore Tinti, la città metropolitana, l'assessore Lombardo del comune di Bologna con cui ci stiamo, anche in queste ore, confrontando, anche in piena sintonia con il Governo.
Quindi, come dicevo, lavoro e impresa oggi hanno un orizzonte comune: uscire dall'emergenza in piena sicurezza per i lavoratori e governare quella fase intermedia, che non sarà facile, di uscita graduale appunto dall'emergenza del Coronavirus e di ripresa delle attività produttive. Guardate, anche con una consapevolezza, dovremmo mettere in campo certamente molti interventi di sostegno di carattere sociale alle situazioni di povertà, partire dallo stesso reddito di cittadinanza e vedere come rafforzarlo ma, alla fine, il punto di fondo per salvare il Paese è che riparta l'economia, che si torni a produrre ricchezza, si torni a produrre lavoro, si torni a produrre investimenti perché, senza questa ricchezza, che viene prodotta dal nostro sistema delle imprese, non ci saranno nemmeno le risorse per realizzare i giusti interventi di attenzione alla sofferenza sociale, che già oggi abbiamo e che avremo di fronte ancora di più. Quindi, anch'io voglio associarmi - è stato fatto in alcune interpellanze precedenti - certamente ai ringraziamenti al personale sanitario per il lavoro straordinario che sta facendo ma a tutti coloro che in questi giorni continuano a lavorare nelle pubbliche amministrazioni, nelle Forze dell'ordine e nei servizi essenziali, in quelle tante filiere produttive che non possono chiudere. E voglio ringraziare anche le prefetture perché, come è stato ricordato, stanno svolgendo un ruolo molto prezioso in questa fase proprio sui temi che sono oggetto della nostra interpellanza, e tanti lavoratori in più dovranno tornare a lavorare presto, quando speriamo questa emergenza via via sarà superata e dovranno farlo in una condizione di sicurezza; di sicurezza per i lavoratori, di sicurezza per quei tanti imprenditori, penso ai tanti artigiani, ai tanti piccoli e medi imprenditori che direttamente lavorano nella loro unità produttiva, e sicurezza per le stesse imprese, per la loro capacità di riprendere pienamente l'attività. E per questo servono appunto certezze: prima di tutto, servono certezze per le imprese: indicazioni chiare su quello che bisogna che bisogna fare, la minor burocrazia possibile e non più soggetti diversi a cui rivolgersi uno per uno, ma un punto di riferimento certo che dia le indicazioni che bisogna mettere in campo per mettere in sicurezza le nostre imprese. I lavoratori dovranno sapere che le istituzioni ci sono, fanno la loro parte e che appunto ci sono dei luoghi dove, insieme, le istituzioni, il mondo delle imprese e i sindacati, che rappresentano quei lavoratori, condividono politiche, iniziative e norme per la sicurezza. In questo quadro, certamente sono importanti i controlli, lo abbiamo scritto anche nella nostra interpellanza: è importante che si rafforzi il personale a questo dedicato, come ci ha detto la sottosegretaria, perché, per garantire le regole, servono anche i controlli, ma prima di tutto, noi pensiamo a un lavoro davvero di supporto, di consulenza, di accompagnamento, vale a dire mettere in campo un sistema che faccia sì che le imprese abbiano un riferimento che, prima di tutto li aiuti, aiuti i lavoratori - che abbiano temi da porre, anche vertenze da aprire - a vedere risolti i loro problemi, a ricevere indicazioni chiare su come tornare a lavorare in piena condizione di sicurezza.
Da qui, appunto, questa idea di tavoli provinciali. A noi ciò piacerebbe in tutte le province d'Italia, con la possibilità di costruire una cornice per cui dove si vuole, dove si può, quei tavoli vengano insediati con tutti i soggetti interessati, istituzionali e di organizzazione del lavoro e di categoria, che siano sedi certe di riferimento per le imprese che devono riprendere la loro attività. Da questo punto di vista le parole della sottosegretaria sono per noi davvero molto importanti perché ha indicato nel lavoro del tavolo nazionale sulla sicurezza, che già esiste, nel modo in cui si sta organizzando per affrontare l'emergenza del Coronavirus, quel riferimento nazionale che può essere fondamentale per poter attivare questo percorso nei nostri territori. Questa è l'ultima cosa che voglio dire. È molto importante, a mio avviso - e noi proviamo a farlo con questa proposta -, che siano protagonisti davvero i territori della fase che abbiamo di fronte, perché è prima di tutto dove si è vicini ai cittadini e alle imprese che si conoscono e si affrontano meglio i problemi. L'impostazione che qui ho sentito la condivido molto: c'è un quadro nazionale, c'è una battaglia che riguarda tutto il Paese e, poi, c'è la capacità di articolare le iniziative e i progetti su situazioni territoriali fra loro anche molto diverse. Il protagonismo dei territori e delle loro istituzioni, della società civile organizzata che in quei territori si esprime, io penso che sia fondamentale, sia davvero uno dei grandi punti di forza che il nostro Paese ha per uscire da questa drammatica emergenza che tutti insieme stiamo e dobbiamo combattere.