27/04/2021
Antonella Incerti
Gribaudo, Fiano
2-01190

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:
   la Strategia nazionale per le aree interne (Snai) è un progetto nazionale, presentato nel 2012, che ha come obiettivo il rilancio socio-economico del Paese, ed in particolare di quelle aree interne caratterizzate da una forte diminuzione della popolazione, un tasso crescente di disoccupazione (specialmente quella giovanile), una carente offerta di servizi di base per la popolazione;
   sono 72 le aree selezionate nell'ambito della Strategia nazionale per le aree interne, pari a 1.060 comuni (il 13,4 per cento del totale nazionale), con una popolazione complessiva al di sotto dei 2 milioni di abitanti (3,3 per cento del totale nazionale) e una superficie che rappresenta il 17 per cento del suolo del Paese. Luoghi caratterizzati dalla distanza dai servizi essenziali e da un alto tasso di spopolamento. È pari a 1,142 miliardi di euro il valore complessivo delle strategie approvate, di cui 261 milioni di euro sono risorse statali, 693 milioni di euro provengono da Programmi finanziati dai fondi europei, mentre ulteriori 189 milioni di euro sono costituiti da altre risorse pubbliche e private;
   gli ambiti di intervento delle 71 aree approvate sono molteplici: mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, natura, cultura e turismo, agricoltura e zootecnia, bosco, energia, imprese, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione e sicurezza del territorio. Moltissimi i progetti già in fase di attuazione;
   nel corso del 2020 sono stati stanziati ulteriori 310 milioni di risorse nazionali alla Snai che, oltre a garantire una premialità all'area pilota che hanno fatto registrare le performance migliori e più coerenti con lo sviluppo della Strategia, consentiranno nei primi mesi del 2021 di attivare almeno 2 nuove aree per Regione;
   il 16 marzo 2021, durante l'audizione alla Camera dei deputati, la Ministra interpellata ha annunciato l'intenzione di ridurre da 1,5 miliardi a 900 milioni di euro i fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Strategia nazionale per le aree interne;
   la Federazione nazionale aree interne nel ribadire la necessità di rafforzare la Strategia nazionale per le aree interne attraverso interventi di riforma legislativa e con adeguati investimenti ha inoltrato alla Ministra una lettera nella quale ha riassunto l'esperienza della Snai nei territori e avanzato proposte di riforma in un'ottica di semplificazione procedurale –:
   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per avviare un confronto sulla nuova Strategia nazionale per le aree interne nell'ambito della programmazione dei fondi europei.

 

Seduta del 21 maggio 2021

Illustrazione e replica di Antonella Incerti, risposta della Ministra per il Sud e la coesione territoriale Maria Rosaria Carfagna

ANTONELLA INCERTI. Sì, la ringrazio, signor Presidente. Buongiorno, signora Ministra, con questa interpellanza vorremmo tornare su una questione, quella dell'attuazione della Strategia nazionale per le aree interne, su cui, peraltro, lei è intervenuta anche nelle recenti settimane, ma può essere utile fare una fotografia dello stato dell'arte. Come sa bene, la strategia delle aree interne è un progetto nazionale, che, dal 2012, si è posto l'obiettivo del rilancio sociale ed economico del nostro Paese, in specifico di quelle aree che sono caratterizzate da una forte diminuzione della popolazione, da un tasso crescente di disoccupazione, in special modo ricordo quella giovanile, con grande carenza di servizi di base per la popolazione.

Una strategia sperimentale è un progetto di grande ambizione, che, pur nelle tante criticità che ha affrontato in questi anni nel tempo, ha sviluppato tuttavia nuove modalità di governance locale multilivello, con un approccio integrato che ha voluto affrontare le grandi sfide del nostro Paese, a partire da quella demografica, dando risposte ai bisogni di quei territori che sono appunto caratterizzati da forti svantaggi di natura geografica. Ricordiamo ancora una volta che sono 72 le aree pilota selezionate, pari a 1.070 comuni, il 13,4 per cento del totale nazionale, con una popolazione complessiva di 2 milioni di abitanti, il 3,3 per cento del totale nazionale, per un complessivo di superficie che rappresenta il 17 per cento del suolo nazionale. Quasi l'80 per cento delle aree interne è rappresentato da comuni montani. Luoghi fragili, dunque, ma, come lei stessa ha ricordato, aree che sono il cuore della nostra società nazionale, un patrimonio ambientale, socioeconomico, culturale e artistico di valore inestimabile.

Ad oggi le risorse messe in campo per l'attuazione sono pari a più di 1.100 miliardi di euro per le strategie approvate, di cui parte di risorse dallo Stato, parte dai programmi finanziati dai fondi europei e parte da altre risorse del pubblico-privato. Fino ad oggi gli ambiti delle 71 aree approvate di intervento sono molteplici: mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, ma anche agricoltura e zootecnia, cultura e turismo, energia, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione, sicurezza del territorio. Parte di questi progetti sono in fase di attuazione. Nel corso poi del 2020 sono stati finanziati ulteriori 310 milioni di risorse nazionali, oltre a garantire una premialità a quelle aree pilota che hanno fatto registrare performance e politiche più coerenti con lo sviluppo della Strategia stessa e che consentiranno, nel corso dell'anno 2021, di attivare almeno altre due nuove aree per regione. Nel marzo scorso lei, in un'audizione qui alla Camera, ha annunciato l'intenzione di ridurre da 1,5 miliardi a 900 milioni - peraltro poi lei ha specificato, ritornando esattamente sul tema delle risorse - i fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Strategia delle aree interne. Questo naturalmente ha destato qualche preoccupazione, la stessa Federazione nazionale della SNAI, che raggruppa le rappresentanze di otto aree interne, riassumendo peraltro l'esperienza complessiva delle aree, ha ribadito la necessità di garantire la continuità di questo progetto, di rafforzare ulteriormente questa Strategia con disponibilità di ulteriori fondi, anche mettendo in campo tutta una serie di proposte di riforma in un'ottica anche di semplificazione procedurale, perché questo è stato effettivamente uno degli elementi che ha allungato la progettazione. Riforme nei servizi di cittadinanza partendo dalla salute - cito qualche elemento proposto -, riorganizzando la medicina di base, così come i luoghi di lunga degenza, rivedendo i ruoli degli ospedali di comunità e la riapertura in deroga dei punti nascita, insomma predisponendo servizi di base in ogni comune di queste aree, assicurando, ad esempio, un medico e una farmacia in ognuno di questi luoghi, così come sull'istruzione, prevedendo la deroga sul ridimensionamento scolastico - penso alla soglia di dimensionamento dei 300 alunni approvata con il comma 978 della legge di stabilità 2021 -, riqualificando l'edilizia scolastica, incrementando le dotazioni tecnologiche, realizzando, laddove non c'è, il tempo scuola ed incrementando la dotazione dei docenti, rivedendo i quantitativi minimi che oggi determinano la costituzione delle classi o, ancora, sulla viabilità, partendo da un miglioramento del trasporto pubblico locale, attivando anche nuovi servizi innovativi di domanda e, naturalmente, collegamenti diretti con i centri urbani ed industriali. Le problematiche nel corso degli anni sono state numerose, dicevo, a cominciare dalle difficili procedure di finanziamento, e forse c'è la necessità di fare un punto su queste criticità, cominciando proprio dai ritardi con cui si arriva anche alla stipula degli accordi di programma. I processi burocratici hanno penalizzato questa Strategia. Allora, con questa interpellanza, signora Ministra, le chiediamo di fare il punto e quali iniziative di sua competenza intenda intraprendere per avviare un confronto sulle nuove strategie nell'ambito anche della programmazione dei fondi europei.

 

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Incerti e gli onorevoli interpellanti per aver sollevato un tema che è oggetto della mia massima attenzione. Credo, infatti, che l'Italia interna sia il cuore della nostra società nazionale. Come ha ricordato lei, onorevole Incerti - cito testuale -, un patrimonio artistico, culturale, ambientale e socioeconomico di valore inestimabile. Intendo, quindi, perseguire l'obiettivo di adottare interventi specifici e mirati che vadano anche oltre rispetto a quanto investito e fatto sinora. In concreto, come Ministro per il Sud e la coesione territoriale, abbiamo messo in campo un piano organico di investimenti che porterà nelle aree interne non meno di 2 miliardi nei prossimi sette anni. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la Missione 5, Componente 3, stanzia complessivi 830 milioni per la realizzazione di infrastrutture sociali e per la realizzazione di presidi sanitari di prossimità nei piccoli comuni. Altri 300 milioni sono stanziati per interventi su strade provinciali inclusi nelle aree interne a valere sulla programmazione complementare al PNRR. Ci siamo battuti con l'Unione europea affinché questi finanziamenti potessero essere inseriti a valere sui finanziamenti comunitari; non ci siamo riusciti perché l'Unione europea considera inquinante il trasporto su gomma e, visto che la transizione ecologica è un pilastro del PNRR, questo intervento sarebbe stato in contraddizione con l'impianto complessivo del Piano, ma proprio per questo ci siamo battuti per inserire il finanziamento sulle strade provinciali nel Fondo complementare e abbiamo ottenuto il risultato auspicato. Saranno poi finalizzati i 310 milioni di euro stanziati per il 2020 con un'azione specifica sempre orientata alle aree interne, per rafforzare quelle esistenti e costituirne di nuove. Inoltre voglio ricordare che altri 210 milioni sono già stati indirizzati, con il DPCM di settembre 2020, sulle aree interne e con un'azione complementare ulteriori 316 milioni sono stati previsti per una linea di intervento per i comuni marginali. I nostri uffici sono al lavoro per l'adozione dei provvedimenti attuativi, orientati alla massima inclusività, in linea con gli intenti del legislatore. È mia intenzione, poi, individuare ulteriori 900 milioni, ripartiti tra la nuova programmazione europea e il Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 per interventi ulteriori rispetto a quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'obiettivo di assicurare un complementare e sinergico utilizzo delle diverse fonti finanziarie. Nelle prossime settimane, infine, sarà completato l'aggiornamento della mappatura delle aree, dopo un ultimo confronto con l'Istat, e sarà convocato il comitato per le aree interne. Questi due passaggi ci consentiranno di dare nuovo impulso alla Strategia delle aree interne anche nell'ambito dell'Accordo di partenariato sull'utilizzo delle risorse europee per il ciclo 2021-2027. Spero di aver così rassicurato gli onorevoli interpellanti e anche chi nutriva preoccupazioni per un eventuale disimpegno del Ministero per il Sud sulla Strategia nazionale per le aree interne.

Le preoccupazioni di un impegno minore non devono sussistere. Piuttosto, riteniamo necessario e urgente, come da lei anche auspicato, semplificare le procedure, e gli uffici hanno elaborato una proposta normativa in tal senso, facendo tesoro dell'esperienza acquisita nel tempo e anche dei suggerimenti preziosi che sono giunti dalla Federazione nazionale delle aree interne all'esito di un incontro molto, molto costruttivo e molto interessante che si è svolto la scorsa settimana. Quindi, nessun disimpegno, nessun arretramento, ma tutt'altro: la volontà di dare linfa a un rilancio della strategia su basi di maggiore efficienza.

 

ANTONELLA INCERTI. Grazie, Presidente. Ringrazio la signora Ministra per la puntuale risposta che ci trova soddisfatti. Questa sua attenzione credo che sia necessaria proprio anche per la visione europea che devono avere le aree interne nel loro complesso. Dunque, attenzione anche alle risorse a cui lei faceva riferimento (quindi, seguiremo i percorsi della strategia). Questa è anche l'occasione, per me, di ritornare su alcune questioni che riguardano, appunto, le aree interne, anche a seguito del dibattito che si è aperto anche su una revisione nella riattivazione di questa strategia a seguito della crisi pandemica, perché la crisi sanitaria generata dal COVID-19 ha evidenziato ancora di più quanto la dimensione territoriale, che tiene, appunto, la logica stessa della strategia, abbia acquistato importanza. Territorializzare le politiche è una priorità decisiva per il nostro Paese. Altresì ci ha rivelato come le aree che hanno avuto maggiore resistenza durante la pandemia sono proprio quelle dove buoni gradi di varietà e di interdipendenza delle parti vengono a coniugarsi con specifiche caratteristiche ambientali. Le aree interne hanno, quindi, molto da giocare in questa partita, anche ridefinendo, come si diceva, le policy dedicate a questi territori, che spesso sono state forse incentrate sulla patrimonializzazione delle risorse locali anche secondo una visione, che credo si stia superando, in qualche modo urbanocentrica.

Credo che questo ci dia anche occasione per superare quella logica contrapposta delle dicotomie che sempre abbiamo incontrato parlando delle aree interne, vale a dire centro-periferia, urbano-rurale, città-campagna, non in un aut-aut ma piuttosto in un et-et. Quindi, arrivare a un'idea cooperativa della compresenza delle nostre aree territoriali in un'idea che coniuga le aree urbane a quelle interne. Serve un patto nel momento in cui noi definiamo la strategia sulle aree interne. Sovente la frontiera dell'innovazione è proprio in queste aree linee di margine, dove abbiamo esempi di progetti di rigenerazione e di reinsediamento (penso alle cooperative di comunità). Le aree interne non sono un luogo di consumo urbano ma territori di produzione di nuove culture, di innovazione sociale, di rinnovati modi di fare welfare, di una nuova interazione con l'ambiente. Lo dico velocemente partendo da un esempio che io conosco concretamente. Io vengo da una di queste aree pilota dello SNAI, l'area dell'Appennino emiliano, che è la prima area pilota delle 4 individuate dalla regione Emilia-Romagna, ma potrei citare altri esempi virtuosi, come quello delle Madonie. Con altre aree, la nostra ha condiviso le complessità e la fatica della programmazione in questi anni. Per noi ci sono voluti 3 anni per approvare la strategia, ma durante questo lungo processo di gestazione quest'area ha potuto raccogliere l'adesione e il contributo di un'altissima platea di operatori, che vanno dalle imprese del mondo della scuola e della sanità alla grande rete di volontariato, dalle esperienze delle cooperative di comunità fino, naturalmente, alle istituzioni locali. Un vero processo dal basso che si è attuato, che poi si sta concretizzando in progetti di investimenti, e io cito quello, appunto, del parmigiano reggiano, che è un investimento non solo su filiere produttive ma sul capitale umano più in generale. Insomma, molte luci e anche ombre ed è necessario, come lei ha ricordato, valutare il funzionamento. C'è da riattivare il coordinamento nazionale, che sicuramente ha provocato ritardi. Come lei ha ricordato, l'auspicio - ed è il lavoro in programmazione - è un maggior raccordo tra Governo e regioni, così come diventa importante la comunicazione. Cioè, vanno diffusi i contenuti della SNAI, che non sempre le comunità stesse percepiscono anche nel miglioramento dei servizi di base. Occorre adeguare le normative e le regolamentazioni nazionali e regionali con l'obiettivo di rendere sempre più strutturali queste sperimentazioni, soprattutto quelle che hanno avuto successo. Trasformare, quindi, in politica ordinaria i risultati positivi, considerando le specificità di ognuna di queste aree. Credo che solo così avremo un reale vantaggio. Insomma, in conclusione, per usare le parole di uno di questi sindaci, “fare apprezzare il valore di queste aree all'intera collettività nazionale”, che è il compito che le migliori energie di queste aree hanno preso sulle proprie spalle e che necessita di uno sguardo attento e partecipe dell'intera opinione pubblica e dell'intera comunità nazionale. Credo che le sue parole vadano in questa direzione, per cui la ringrazio.