17/11/2022
Debora Serracchiani
De Micheli, Di Biase, Fossi, Gnassi, Gribaudo, Laus, Orlando, Peluffo, Sarracino, Scotto
2-00017

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   a Bagnoli della Rosandra, frazione di San Dorligo della Valle (Ts), ha la sede legale Wärtsilä Italia s.p.a., controllata dalla società finlandese Wärtsilä Corporation, leader nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia per il settore marino e terrestre;

   il sito di Trieste di Wärtsilä Italia s.p.a. sviluppa, commercializza, produce e offre servizi di assistenza per un'ampia gamma di motori. A Trieste è presente anche la Land & Sea Academy, centro di eccellenza per la formazione di esperti in campo motoristico, l'Hybrid Centre, primo centro ibrido su scala reale al mondo ed il Contract Management Expertise Centre, supporto operativo da remoto ai clienti con contratti di manutenzione O.&M. dell'area SEAF (Sud Europa ed Africa);

   il 14 luglio 2022, senza alcun tipo di preavviso, l'azienda ha pubblicato sul proprio sito una nota in cui comunica di ridurre la produzione a Trieste e di centralizzare la produzione di motori a quattro tempi in Europa a Vaasa, in Finlandia. La fine della produzione dei motori e l'assemblaggio propulsori comporterà la perdita di 451 dipendenti, su un totale di circa 970 lavoratori impiegati nel sito produttivo triestino, senza contare i numeri correlati con l'indotto. Il Gruppo Wärtsilä a inizio 2022, al Ministero dello sviluppo economico, aveva smentito qualunque dismissione assicurando anzi un rinnovato interesse anche alla luce degli strumenti che il Ministero aveva messo a disposizione;

   le numerose attestazioni di solidarietà ai lavoratori di Wärtsilä Trieste a rischio licenziamento hanno raggiunto l'apice il 3 settembre 2022 con la straordinaria partecipazione alla manifestazione contro la chiusura dello stabilimento con la presenza di oltre 12.000 persone;

   il 23 settembre 2022 il tribunale del lavoro di Trieste, con decreto urgente, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito alla decisione di Wärtsilä di spostare la produzione dei motori da Trieste in Finlandia, annullando con sentenza la procedura di licenziamento collettivo dei 451 addetti promossa dal gruppo;

   con l'insediamento del nuovo Parlamento, tutti i rappresentanti di Camera e Senato eletti in Friuli Venezia Giulia hanno incontrato il 21 ottobre 2022 le rappresentanze sindacali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm e firmato un documento congiunto in cui si sono impegnati a sostenere le richieste dei lavoratori di Wärtsilä e dei sindacati in vista dell'imminente ripresa del confronto tra istituzioni e azienda e ad intervenire presso il Governo, non appena insediato, sui Ministri competenti;

   il 30 ottobre 2022 il Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, ha dato disposizione di congelare i 34 milioni di fondi Pnrr destinati al gruppo finlandese, concessi per sostenere progetti di ricerca e sviluppo per la realizzazione di motori con carburanti meno inquinanti, definendolo «un atto coerente con le decisioni improvvise della società», e impedendo alla multinazionale di accedere contemporaneamente ai finanziamenti dell'Ue sia in Italia che in Finlandia;

   il 10 ottobre e in ultimo il 7 novembre 2022, si sono tenuti due incontri tra i nuovi vertici di Wärtsilä Italia e le Rsu a seguito dei quali l'azienda ha sostanzialmente confermato i 451 licenziamenti, nonostante la sentenza del tribunale del lavoro di Trieste;

   in occasione dell'incontro del tavolo presso il Ministero delle imprese e del made in Italy del 17 novembre 2022, la dirigenza del gruppo finlandese ha riconosciuto l'importanza del sito produttivo per l'area e ha manifestato la disponibilità ad accettare un percorso di reindustrializzazione che contempli anche la costruzione di motori marini da parte di altri soggetti industriali;

   la sospensione della produzione ha già prodotto notevoli problemi anche alle imprese committenti del territorio e non solo –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare in tutte le sedi utili e opportune per sostenere le richieste lei lavoratori, del sindacato, delle istituzioni e delle imprese del comparto finalizzate alla continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con particolare riguardo al mantenimento della produzione di motori, componente essenziale alla filiera produttiva della cantieristica navale italiana;

   quali iniziative si ritenga di dovere porre in essere per preservare il know how e la capacità industriale del sito, evitando la dispersione del patrimonio professionale degli operai, dei tecnici e degli impiegati, quale presidio fondamentale per l'economia triestina e nazionale e che rappresentano uno dei punti di eccellenza del Made in Italy.

Seduta del 25 novembre 2022

Illustrazione e replica di Debora Serracchiani, risposta della Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto

DEBORA SERRACCHIANI. Grazie, Presidente. Illustrerò l'interpellanza e ringrazio per la presenza la sottosegretaria. Come lei ricordava, Presidente, si tratta di un'interpellanza che ha ad oggetto la società Wärtsilä Italia Spa, che ha sede a Bagnoli della Rosandra, a San Dorligo della Valle e a Trieste. È un'azienda molto importante, storicamente importante, una volta era la cosiddetta Grandi Motori, poi venne acquisita dalla Wärtsilä Corporation ed oggi, a San Dorligo della Valle, ha sede la parte italiana di Wärtsilä Spa.

È una società leader nella fornitura delle soluzioni per la generazione di energia per il settore marino e terrestre. Nella sostanza, soprattutto lì si fanno motori, grandi motori, i motori delle navi. È, per quanto ci riguarda, un settore strategico, quello della produzione dei motori, e ovviamente non è strategico soltanto per la produzione dei motori, ma anche per tutto l'indotto. Si consideri, Presidente, sottosegretaria, che a Trieste, ad esempio, sono presenti e hanno sede anche la Land & Sea Academy, un centro di eccellenza per la formazione di esperti in campo motoristico; l'Hybrid Centre, il primo centro ibrido al mondo; e il Contract Management Expertise Centre, supporto operativo da remoto ai clienti con contratti di manutenzione di tutta l'area del Sud Europa e dell'Africa. Quindi, non è soltanto un'azienda dove si fanno motori, ma è anche un'azienda che intorno ha una grandissima qualità e professionalità, e anche un grandissimo e importante centro di ricerca, sviluppo e assistenza, anche assistenza da remoto.

Ebbene, nonostante tutte le assicurazioni che negli anni questa azienda ha dato al territorio e alle istituzioni italiane, non ultimo all'allora Ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, l'azienda, il 14 luglio 2022 - mi verrebbe da dire in “una notte buia e tempestosa”, mi scuserà ma fu così, cioè avvenne durante la notte, in una riunione del consiglio di amministrazione - decise all'improvviso di chiudere il sito di Trieste, la parte della produzione. Parliamo, quindi, di 451 dipendenti su circa 1.000 e, soprattutto, del fatto che perdiamo una produzione, come dicevo all'inizio, strategica, quella della produzione dei motori. Perdiamo, però, anche e purtroppo, tanto indotto. Lo ricordava prima la collega, è esattamente quello che è successo e sta succedendo a Taranto su aziende di queste dimensioni, così grandi, con produzioni così importanti. È chiaro che intorno c'è un indotto altrettanto importante di tanti lavoratori e di tante piccole e medie imprese, che lavorano proprio in quel settore.

Ebbene, anche quei posti di lavoro con la chiusura della produzione si perderanno, anzi, purtroppo, si stanno già perdendo, perché l'azienda, dopo aver comunicato la chiusura ed aver avviato anche le procedure di licenziamento - poi dirò cosa è successo nel frattempo -, ha messo in difficoltà anche quell'indotto, e le aziende che erano più fragili o quantomeno più legate alla produzione di Wärtsilä, in questo momento, sono entrate in enorme difficoltà.

Nonostante questa decisione dell'azienda, vi è stato l'intervento, devo dire, immediato di tutte le istituzioni, a partire dai vari Ministeri degli allora Ministri del Lavoro, Orlando, e dello Sviluppo economico, Giorgetti, delle stesse istituzioni, della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, con il presidente Fedriga, di tutti i parlamentari e, devo dire, di tutta la città e di tutto il territorio del Friuli-Venezia Giulia, al punto che il 3 settembre 2022 c'è stata a Trieste, credo, una delle più grandi manifestazioni degli ultimi anni per quanto riguarda la difesa dei posti di lavoro, del lavoro e, ovviamente, di una produzione così importante.

Arrivarono a Trieste oltre 12 mila persone e tutti i sindacati, tutte le istituzioni, da Confindustria, ovviamente, e quindi, anche con l'apporto importante della parte datoriale, tutti hanno chiesto a Wärtsilä di ripensare quello che in qualche modo stava facendo e decidendo. La decisione era di chiudere il sito di Trieste e portare la produzione in Finlandia. Per questo motivo sono poi accadute due cose importanti. Intanto, il tribunale di Trieste ha annullato la procedura di licenziamento che era stata avviata, grazie anche al lavoro prezioso e importante dei sindacati che avevano impugnato la procedura e i licenziamenti; dall'altra parte, devo dire che è stato altrettanto prezioso l'intervento del Ministro Orlando, che fortemente ha voluto rivedere la norma sulle delocalizzazioni, la cosiddetta norma anti delocalizzazioni, che è stata poi scritta a quattro mani con il Ministro Giorgetti, e che è diventata norma in via definitiva con il “decreto Aiuti-ter”, approvato proprio alcune settimane fa.

Questa norma allunga i tempi delle procedure di delocalizzazione, cioè di chiusura delle attività; allunga i tempi, prevede delle sanzioni in caso di violazioni, prevede ovviamente anche che queste aziende, qualora violino gli impegni assunti, possano perdere anche i finanziamenti pubblici eventualmente ottenuti. È stato un segnale, un segnale importante, che i lavoratori, i sindacati, le istituzioni, la città e il territorio tutto hanno apprezzato, però non basta. Non basta perché, ovviamente, l'insistenza e la pressione che in qualche modo è stata fatta su Wärtsilä deve puntare, per quanto ci riguarda, a rinunciare alla chiusura dello stabilimento di Trieste, e anzi, a realizzare un investimento importante su quello stabilimento che, aggiungo, deve fare anche il Paese. Infatti, quello è un luogo nel quale si producono motori ed è una filiera, quella della produzione dei motori del settore marino, assolutamente strategica per il nostro Paese, non fosse altro perché abbiamo una importantissima cantieristica navale. E non ce l'abbiamo solo a Trieste e Monfalcone: ce l'abbiamo in tante regioni italiane dove Fincantieri, per citare il nostro fiore all'occhiello, è oggi uno dei più importanti e grandi asset mondiali proprio nello sviluppo non solo della crocieristica delle grandi navi, ma anche, evidentemente, di tutti gli altri settori del trasporto marittimo.

Ebbene, perdere la produzione di motori sarebbe per il nostro Paese un grave errore. Per questo al Ministero dello Sviluppo economico, dove si sono svolti già alcuni tavoli, vi è stata una particolare insistenza a - utilizzo questo termine in senso largo - costringere Wärtsilä a ripensare al comportamento tenuto fin qui.

Devo dire che, grazie all'insistenza con cui questo è accaduto, di fronte a una prima volontà di procedere con il licenziamento, di procedere con un piano di mitigazione che in qualche modo avesse un paletto per noi inaccettabile, cioè il fatto che la reindustrializzazione potesse avvenire solo alla condizione in cui eventuali aziende che si insediassero in quello stabilimento non dovessero produrre motori del settore marittimo (quindi è chiaro che, per quanto ci riguarda, questo era un paletto assolutamente inaccoglibile e irricevibile), l'azienda sembrerebbe aver cambiato idea, comunicando proprio in uno degli ultimi tavoli tenuti al Ministero dello Sviluppo economico che è pronta ad aprire anche a un eventuale insediamento che riguardi la stessa produzione attualmente concorrente della Wärtsilä Corporation.

Che cosa chiediamo oggi in questa sede e che cosa continueremo a chiedere con forza, dopo che, devo ricordare, i sindacati, ad esempio, hanno chiesto a tutti i parlamentari del Friuli-Venezia Giulia un impegno, che tra l'altro è stato sottoscritto da tutti noi con un documento che insiste proprio per queste richieste? In questo momento Wärtsilä Corporation ha dato incarico ad un advisor di trovare una reindustrializzazione alternativa a quella che si perderebbe. Ci sono delle proposte. Le proposte arrivano perché si tratta di uno stabilimento molto appetibile. Lo è non solo per come è fatto, ma anche per la logistica che è intorno a quello stabilimento: è uno stabilimento collegato direttamente con il treno al mare, ha una banchina dove vengono caricati e scaricati i motori, è vicino all'autostrada. Insomma, è in condizioni ottimali per un'azienda che volesse oggi investire in quel territorio. Quindi è molto appetibile e ci sono diverse proposte. Alcune di queste proposte sono state ricordate anche in un recente incontro che si è tenuto al Ministero dello Sviluppo economico, in cui, in quella sede, il capo di gabinetto del Ministro ha ricordato che, oltre a quelle cinque proposte, ce ne sono altre tre altrettanto interessanti, una o due probabilmente coincidono.

Questo è il momento però più importante perché, di fronte all'apertura mostrata dall'azienda, noi chiediamo al Governo di continuare nell'impegno che ci ha portato fin qui. In che cosa consiste quell'impegno? Nell'accompagnare le iniziative che si stanno prendendo sulla reindustrializzazione per la garanzia, evidentemente, della piena occupazione.

In questo momento c'è bisogno di tempo, quindi è probabile che si riesca a trovare una soluzione di - utilizzo anche qui questo termine in modo atecnico - congelamento della situazione, che consenta però la continuità dell'attività aziendale, che per il momento si è fermata, è fortemente ridotta. Quindi, Wärtsilä deve impegnarsi a continuare con l'attività aziendale e a prendere quel tempo necessario per capire se queste proposte poi possono essere calate a terra e comportare la soluzione che tutti auspichiamo, cioè la continuità aziendale.

Noi chiediamo un impegno forte perché quella continuità aziendale sia sulla produzione dei motori del settore marino proprio perché riteniamo sia un altro settore strategico che il Paese Italia non può assolutamente permettersi di perdere, non fosse altro nell'interesse di Fincantieri e di tutte le aziende che fanno grande il nostro Paese nel mondo proprio in quei settori che, ripeto, dobbiamo e possiamo considerare strategici.

Quindi, chiediamo al Governo quali sono le iniziative in base alle quali continuare questa attività di accompagnamento delle iniziative economiche e del reinsediamento industriale presso lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra con particolare riguardo, ripeto, però alla produzione dei motori. Se ci saranno alternative dovremo valutarle soltanto qualora la prima delle alternative, quella strategica, non fosse percorribile, e soltanto con l'accordo e l'accompagnamento del territorio, dei lavoratori, dei sindacati, delle istituzioni, perché finora tutti sono stati uniti e tutti devono rimanere uniti nell'unico obiettivo che è quello di garantire la piena occupazione e l'insediamento industriale nel sito.

E poi chiediamo quali iniziative il Governo ritenga di porre in essere per preservare anche la qualificazione professionale di quei lavoratori. Sono lavoratori altamente specializzati, in quello stabilimento c'è un know-how particolarmente importante, di grande capacità industriale, e quindi chiediamo come il Governo intenda preservare questo importante made in Italy.

 

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente, grazie, onorevole Serracchiani. Come è noto, la società a cui si riferisce l'interpellanza in parola fa parte del gruppo finlandese Wärtsilä, leader nella fornitura di soluzioni per la generazione di energia per l'intero ciclo degli impianti nel settore marino e terrestre.

Nel 1997 il gruppo Wärtsilä ha acquisito una quota delle azioni di Grandi Motori Trieste Spa, per poi rilevarne l'intera proprietà nel 1999. Wärtsilä in Italia attualmente occupa, come ha già detto l'onorevole, 1.154 persone, di cui circa 974 a Trieste e le restanti impiegate nelle sedi di Genova (126), Napoli (44) e Taranto (10).

La vertenza gestita dal tavolo di crisi del MIMIT riguarda esclusivamente lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra a Trieste, che produce, offrendo anche servizi di assistenza, un'ampia gamma di motori a velocità media con un range di potenza da 1,9 MW a 23 MW. In particolare, il tavolo di crisi per Wärtsilä Trieste è stato aperto a seguito dell'improvvisa decisione dell'azienda di avviare, il 14 luglio scorso, una procedura ai sensi della legge n. 234 del 2021 per cessare l'attività di produzione motori e l'attività di assemblaggio di propulsori a Trieste, che coinvolge circa 386 addetti, annunciando, allo stesso tempo, la volontà di impegnarsi per la realizzazione di un piano di salvaguardia degli stessi e di reindustrializzazione delle attività.

Al riguardo, informo che, in data 3 novembre scorso, il Ministro Urso ha incontrato il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia per un confronto sui principali temi del sistema economico e industriale friulano e triestino, ivi compresa la situazione del sito di Trieste di Wärtsilä.

In linea di continuità con tale incontro, come ricordato anche dall'onorevole interpellante, il 17 novembre scorso si è svolta, presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy, una nuova riunione del tavolo, alla presenza dei vertici aziendali, dei sindacati e degli enti locali. L'azienda ha proposto di riprendere la produzione nello stabilimento di Trieste per un periodo funzionale per portare avanti alcune commesse, sino a fine giugno 2023, nel mentre sta definendo i piani di reindustrializzazione. La parte sindacale, dal canto suo, ha rifiutato una produzione a scadenza e ha richiesto che l'azienda accompagni il processo di reindustrializzazione, garantendo la produzione fino a quando non ci sarà un piano chiaro per i lavoratori interessati volto a garantire la continuità produttiva del sito di Trieste. Sul punto, il Ministero per le Imprese e del made in Italy ha espressamente richiesto l'impegno dell'azienda sul tema della continuità produttiva, sottolineando, peraltro, come un sito di eccellenza trovi partner quanto più dimostri di essere attivo. Nel complesso, va sottolineato che sono stati fatti alcuni passi avanti nella direzione auspicata dall'onorevole Serracchiani. In primis, si riscontra il positivo orientamento della proprietà ad impegnarsi nell'interlocuzione con le istituzioni e le parti sociali, nonché la disponibilità ad accettare un percorso di reindustrializzazione. Sul punto, è stato riferito di aver avviato contatti con diverse società potenzialmente interessate al sito. Parallelamente, il Ministero ha avviato interlocuzioni con altre società, anche esse interessate a rilanciare l'impianto di Trieste, e ha dato la disponibilità a mettere in campo diverse misure di sostegno per il percorso di reindustrializzazione in parola. Può farsi riferimento, tra gli altri, agli strumenti incentivanti, ai percorsi di formazione e alle misure di accompagnamento per gli investimenti esteri. Ovviamente, le iniziative non si fermeranno. Infatti, le interlocuzioni, tuttora in corso con i soggetti interessati, proseguono e l'obiettivo condiviso è quello di garantire la continuità produttiva del sito triestino attraverso un efficace piano di reindustrializzazione, posto che il sito in argomento è considerato strategico, nonché patrimonio dell'industria nazionale da salvaguardare anche per l'alta professionalità delle maestranze impiegate.

 

DEBORA SERRACCHIANI. Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria, perché ha colto assolutamente l'importanza del sito e lo ha precisato (la ringrazio per questo). È un sito strategico - lo è per il Paese - ed è il motivo per cui l'iniziativa messa in campo dal Ministero è assolutamente fondamentale e dev'essere, in qualche modo, di accompagnamento a tutto quello che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi avverrà.

Desidero puntualizzare solo due questioni, sottosegretaria, auspicando che ciò possa essere utile anche per addivenire a una soluzione a cui tutti ovviamente stiamo mirando convintamente. La continuità produttiva è fondamentale. È chiaro che, come ricordava anche la sottosegretaria, se il sito non è produttivo il sito non è appetibile. Chiunque voglia entrare in quel sito e voglia fare qualunque procedura di reindustrializzazione e iniziare un'attività, deve trovare, in qualche modo, un corpo vivo nel quale potersi inserire e lavorare. Quindi, è importante che Wärtsilä comprenda che la continuità dell'attività aziendale è fondamentale.

Devo dirle, in questo senso però che, considerata l'importanza del sito, la strategicità dello stesso e la particolare complessità della produzione, immaginare che questa continuità aziendale possa avere una scadenza a giugno 2023, oggettivamente, mi sembra a dir poco ottimistico, ma anche molto pericoloso. Per cui, chiedo con forza che il Ministero faccia la sua parte, come ha fatto finora, per convincere l'azienda che, nel caso della continuità produttiva, già mettere una data di scadenza non è molto positivo ma, se proprio la si vuole mettere, la si metta in modo credibile e in modo puntuale, cioè consentendo che la reindustrializzazione si possa fare e non prendendo in giro nessuno, come del resto nessuno ha fatto finora. Oggettivamente, il mese di giugno mi sembra troppo vicino rispetto a una potenziale reindustrializzazione. È chiaro, altresì, che questa data di scadenza prelude al fatto che, nel momento in cui viene meno il periodo di congelamento - definiamolo così -, riparte la procedura.

La seconda cosa che credo debba essere messa nero su bianco in modo molto chiaro è che non ci deve essere alcun automatismo. Cioè, arrivati alla scadenza “x” - e ripeto che non può essere quella di giugno -, non deve esserci alcun automatismo, ma deve esserci la possibilità di verificare a che punto è l'ipotetica reindustrializzazione, se c'è bisogno di altro tempo e come accompagnare questa iniziativa e ciò meglio di tutti può farlo il Ministero. Il Ministero deve essere, quindi, parte attiva di un eventuale accordo tra le parti. Non è sufficiente che lo facciano soltanto i sindacati e la parte datoriale: è necessario che ci sia un supporto attivo, visibile, nero su bianco, del Ministero. Accordi di questo tipo sono stati fatti in passato - lo ricordava anche la collega poc'anzi per quanto riguarda Ilva - ed è chiaro che possiamo farlo anche in questa vicenda, dove lei, giustamente e puntualmente, ha detto che questo è un sito strategico. Se è tale, allora il Paese si deve impegnare, perché quella strategicità resti a Bagnoli della Rosandra, resti a Trieste, resti in Friuli-Venezia Giulia.

Ovviamente, questo significa anche rendere stabile, in qualche modo, i tavoli. Definiamolo tavolo di crisi, anche se mi piacerebbe definirlo non come un tavolo di crisi, ma come un tavolo di reindustrializzazione del sito. Quindi, rendiamolo stabile: che sia un luogo nel quale le parti si trovano per discutere di come sta andando avanti il progetto, con il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.

Mi permetta, da ultimo, di ringraziare proprio i lavoratori e i sindacati, perché l'unità che hanno dimostrato di avere in questa circostanza è stata la forza dell'intero territorio, è stata la forza dei lavoratori e delle lavoratrici stesse e delle loro famiglie.